Vai, vai con quei saltimbanchi!
Sono arrivato alle “Frecce Tricolori” nel 1979, in un modo tanto movimentato quanto fortuito. In quell’anno c’era stato l’incidente di Petri, che mi aveva colpito non poco…
Sono arrivato alle “Frecce Tricolori” nel 1979, in un modo tanto movimentato quanto fortuito. In quell’anno c’era stato l’incidente di Petri, che mi aveva colpito non poco…
Correva l’anno 1966 e d trovavamo a Rimini. Dovevamo fare la manifestazione a Lugo di Romagna ed ero piuttosto tranquillo. Ero riserva. Arrivai alla PAN sul finire del 1964, l’anno successivo completai il mio addestramento…
Il documentario “Frecce Tricolori – Super rolling in the sky”, filmato e prodotto dalla giapponese Geneon Entertainment.
Eravamo pronti. Avevamo fatto addestramento a sufficienza per iniziare a utilizzare questo nuovo velivolo. La diffidenza c’era, da parte soprattutto dei piloti e degli specialisti anziani; si sa i cambiamenti portano sempre scompiglio e preoccupazione.
Vito, il pubblico non sa cosa lo aspetta. Viene a fare una scampagnata in aeroporto, un pic-nic. Non sa bene cosa sia una manifestazione aerea. Noi lo dobbiamo stupire. Non dobbiamo dare il tempo alla gente di azzannare la coscia di pollo che si è portata per pranzo.
Eravamo passati dal G.91 all’MB.339. I tempi erano stati rapidissimi, perché la decisione di cambiare aeroplano venne presa drasticamente dopo l’incidente di Toni Gallus del settembre 1981. Il trauma fu forte.
«Shut down the engine, you have a delay». Per ben due volte il comandante delle Frecce Tricolori, Massimo Tammaro, che stava rullando sulla pinta dell’aeroporto militare di Maitiga ha ricevuto dalla torre di controllo l’ordinedi spegnere i motori degli Aermacchi.
«Shut down the engine, you have a delay». Per ben due volte il comandante delle Frecce Tricolori, Massimo Tammaro, che stava rullando sulla pinta dell’aeroporto militare di Maitiga ha ricevuto dalla torre di controllo l’ordinedi spegnere i motori degli Aermacchi.
Con lo spegnersi del rombo dei turbogetti della pattuglia acrobatica dell’aviazione americana ed il lento disperdersi delle ultime fumate colorate nel cielo di Lo Bourget, si è Infine chiuso il XXVI salone Internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Parigi.
Più di duecentomila persone (qualcuno ne calcola trecentomila), comunque una siepe umana ininterrotta intorno ai tre chilometri e mezzo della pista dell’aereoporto di Rivolto, e una coda di auto lunga 40 chilometri, per la festa degli acrobati dell’aria, il quarto raduno delle pattuglie acrobatiche militari.
