Ultimo aggiornamento: 29 Luglio 2024

... e ricomincia la polemica

Il 27 agosto la pattuglia italiana si esibirà in Belgio

Proteste in Germania, dove un migliaio di pacifisti ha contestato le esercitazioni - Un anno fa la tragedia di Ramstein

di Roselina Salemi
da Corriere della sera, 12 agosto 1989, p. 9

MILANO — A un anno esatto dalla tragedia di Ramsteln (70 morti o 300 feriti) le Frecce Tricolori tornano a volare. II 27 agosto, domenica. Questa volta disegneranno le loro acrobazie sull’aeroporto di Gosselies, 60 chilometri a sud di Bruxelles. Riaprendo forse la stagione delle polemiche. Mai del tutto chiusa da quando, il 28 agosto 1988, la pattuglia italiana ha provocato il più grave incidente della sua storia. L’errore del «solista» ha provocato una collisione a bassa quota. Dai tre aerei trasformati in torce, una pioggia di fuoco e schegge si è rovesciata sul pubblico terrorizzato. Ed è stata l’apocalisse.

Ma a Charleroi gli organizzatori delle quattro «Giornate dell’Aria» (dal 24 al 27) sembrano aver dimenticato tutto. E per concludere il meeting che ospiterà come al solito aerei d’epoca, palloni e macchine volanti di ogni genere, hanno voluto cinque pattuglie acrobatiche: italiani, belgi, francesi, inglesi e americani.

Invece a Ramstein, base militare americana della Germania federale, diventata tristemente famosa dopo l’incidente, lo slogan è di segno opposto: «Non dimenticheremo». Un migliaio di pacifisti si sono riuniti ieri insieme ai parenti delle vittime e hanno marciato per protestare contro gli esercizi acrobatici e chi continua a organizzarli.

Già l’anno scorso i volteggi degli aerei militari erano stati definiti «atti di terrorismo»: ora un gruppo di deputati dell’opposizione si prepara a rilanciare il dibattito politico. Anche perché un altro incidente, l’8 dicembre a Ramscheid ha riaperto la ferita: un aereo Usa, precipitando su un gruppo di case, ha ucciso 6 persone, oltre il pilota. Una ragione in più per dire basta. In Italia, dopo Ramstein, le Frecce si erano trovate in piena bufera: tre piloti morti (Ivo Nutarelli, Mario Naldini e Giorgio Alessio), accuse di leggerezza, richieste di sospendere i voli, di sciogliere addirittura la pattuglia. Momenti di amarezza, interrogazioni parlamentari, inchieste. E una decisione immediata: cancellare tutto il carnet delle Frecce, gli otto appuntamenti già concordati, da Ferrara a Saragozza.

Una settimana dopo il disastro, primo banco di prova «Air ’88», il tradizionale meeting aereo di Ecuvillens, nel cantone di Friburgo. Il primo dopo Ramstein. Invitati gli italiani a restare a casa, cancellati i loro nomi con un colpo di penna dal programma, raddoppiati i controlli, gli organizzatori avevano comunque paura che la gente rimanesse a casa.

Invece, il 3 settembre era arrivata la solita folla di famigliole con bambini e aspiranti piloti. A difendere il buon nome degli «azzurri» c’era il gruppo «Alpi Eagles», tutti ex Frecce, pronti a disegnare in cielo «looping» e «cardioidi» al posto dei vecchi compagni. Così «Air 88», cominciato all’insegna delle polemiche, si era concluso con una nota dl rimpianto per l’assenza della pattuglia italiana. «L’avremmo voluta lo stesso — aveva confessato il direttore dell’aerodromo — anche soltanto per un volo di saluto».

Non che Ramstein fosse già archiviata. Anzi. In Italia a difendere le Frecce e il loro diritto a riprendere quota erano rimasti il capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, generale Franco Pisano, e il ministro della Difesa Valerio Zanone. Attaccati dai Verdi, da Dp, dai radicali, criticati, invitati a dimettersi o a prendere decisioni drastiche sul futuro della pattuglia, avevano rifiutato di cedere terreno. Zanone a Taranto e Pisano a Roma avevano ribadito: «Le Frecce tricolori torneranno a volare». Hanno avuto ragione.

«Frecce tricolori» Voleranno in Belgio ad un anno dall'incidente. Proteste in Germania

Ad un anno esatto dall'incidente di Ramstein che costò la vita a settanta persone, le «Frecce tricolori», la pattuglia acrobatica dell aeronautica militare italiana, torneranno a volare. L'occasione le «journées dell'air», di Charleroi in Belgio. Proteste in Germania, imbarazzo tra le autorità. Il portavoce dell aeronautica italiana «Ci hanno invitato, non competeva a noi rifiutare»

da L’Unità, 17 agosto 1989, p. 8

BONN. Disagio, imbarazzo delle fonti ufficiali e qualche protesta ha suscitato in Germania la notizia che le »Frecce Tricolori», la pattuglia acrobatica dell’aeronautica militare italiana che l’anno scorso fu protagonista di un gravissimo incidente a Ramstein che costò la vita a settanta persone torneranno ad esibirsi in una manifestazione ufficiale fuori d Italia.

L’annuncio della reentrée internazionale il prossimo 27 agosto alle «journées de l’air» di Charleroi in Belgio non è stato commentato da alcuna autorità ufficiale della Repubblica federale, ma diversi giornali ne hanno parlato ricordando l’entità della tragedia di cui le «Frecce» furono responsabili a Ramsteln dove il 28 agosto 1938 due aerei si scontrarono in volo a 30 metri di quota e uno cadde provocando la morte di 70 spettatori e sottolineando il particolare che la nuova esibizione della pattuglia acrobatica italiana avverrà quasi esattamente un anno dopo quella terribile giornata.

C’è da chiedersi in effetti con quale sensibilità si sia scelto di far tornare le «Frecce» ad esibirsi proprio nell anniversario di un evento che, oltre che costare la vita a 70 innocenti, provocò un ondata di commozione e di indignazione per la leggerezza con cui si organizzavano (e si continuano ad organizzare evidentemente) manifestazioni aeree rischiose per i partecipanti e gli spettatori.

D’altronde di un insensibilità davvero deplorevole dettero testimonianza subito dopo la tragedia di Ramstein le stesse autorità, non solo militari, italiane. Qualche giornale tedesco riporta, a questo proposito, la risposta pilatesca del portavoce del ministero dell Aeronautica italiana: alla domanda se la decisione di partecipare al meeting di Charleroi non debba essere considerata quanto meno inopportuna, «Le autorità belghe ci hanno invitato a partecipare non competeva a noi rifiutare». E già.

Le «autorità belghe» intanto si son curate di far sapere che le «Frecce tricolon» sono state escluse dalla manifestazione curata dall’aeronautica militare che si è tenuta il mese scorso a Coxijde e che non sono invitate a quella che si terrà il 9 e 10 settembre a Brustem, non lontano da Bruxelles. Chi si sia assunto la responsabilità di chiedere la loro presenza per il gran finale delle «journées de l’air» all’aeroporto dl Gosselies presso Charleroi il 27 agosto, invece, nessuno lo ha chiarito.

«Coraggio, tornate a volare»

Ma le Frecce Tricolori danno l'addio alle acrobazie più difficili

Centinaia le lettere d'incoraggiamento - Ieri le prove a Rivolto (Udine): la «figura» che causò la tragedia ripetuta senza il solista - Il nuovo comandante: «Dovevamo ricominciare» - Ma le polemiche restano

di Gian Antonio Stella
da Corriere della sera, 18 agosto 1989, p. 9

DAL NOSTRO INVIATO
RIVOLTO (Udine) — Nell’azzurro slavato del cielo friulano, si è rivisto ieri mattina il grande «cuore» delle Frecce Tricolori. Tre caccia da una parte, tre dall’altra, hanno disegnato nell’aria quella figura a «cardloide» che impazzì e si disintegrò un anno fa nelle fiamme di Ramstein.

Dall’orizzonte opposto alla torre di controlla, sopra i pioppi e le vigne di Rivolto, non é sbocciato però il fiore di fumo del «solista», che una volta appariva di colpo per andare a conficcarsi in quel cuore come una saetta.

Non è sbocciato ieri e non lo farà per chissà quanto tempo. La pattuglia acrobatica che a un anno esatto dalla strage in Germania tornerà ad esibirsi domenica 27 agosto a Charleroi, in Belgio, chiudendo le «giornate dell’aria», Infatti, non ha più il «solista». Cioè quel teme-rario «artista» della cloche che alle figure geometriche pitturate nell’aria dagli altri della squadriglia dava l’ultima pennellata, il tocco più spettacolare e mozzafiato.

Dopo il tragico errore di Ivo Nutarelli, che arrivando in ritardo di qualche centesimo di secondo, provocò l’impatto con altre due «frecce» costato la vita a settanta spettatori accorsi ad assistere alla manifestazione tedesca, la figura del «solista» è stata almeno provvisoriamente soppressa.

Può darsi che venga ripristinata, un giorno o l’altro. Ma per il momento lo Stato Maggiore ha preferito lasciar perdere.

Non é questo, d’altra parte, l’unico prezzo pagato in seguito alla sciagura di Ramstein. «Mai più in volo sugli spettatori», chiese la pubblica opinione sconvolta dalla tragedia. E cosi è stato.

Tornando a esibirsi dopo un anno nei «ventagli» e nelle «bombe» che li hanno resi celebri, i piloti della squadriglia acrobatica apriranno a Charleroi un nuovo capitolo della loro storia.

Anche i numeri considerati «facili facili», quelli che comportano (secondo loro) una percentuale di rischio minima, non saranno più compiuti sulla testa della gente.

I «ritocchi», accettati di buon grado dalla pattuglia e dalle autorità militari come un pedaggio inevitabile, non sono però bastati a sopire le polemiche. Le quali, dopo essersi riaccese in Germania per iniziativa del verdi e dei pacifisti, promotori di una manifestazione di protesta, minacciano di tornare a divampare anche in Italia.

Valeva la pena di tornare alle esibizioni acrobatiche (i «passaggi» dimostrativi non sono stati sospesi mai, neppure per una settimana) proprio il giorno prima dell’anniversario di Ramstein?

Il tenente colonnello Luigi Lorenzetti, un biondone alto e magro di Caserta che ha preso il comando delle «Frecce» dopo la morte di Paolo Scoponi (il giovane ufficiale schiantatosi con Il suo aereo a metà dicembre, battendo con un’ala la pista di Rivolto mentre si avvitava rasoterra in addestramento, quattro mesi dopo la sciagura in Germania) non ha dubbi. Si, bisognava ricominciare. E come lui la pensano tutti i piloti, compresi quelli come Maurizio Guzzetti o Piergiorgio Accorsi che quel giorno, a Ramstein, avevano volato con Ivo Nutarelli, Mario Naldini e Giorgio Alessio fino all’attimo dello schianto.

In un armadio della palazzina che ospita il comando della pattuglia acrobatica, il tenente colonnello Gianfranco Da Forno, un romano che da anni fa il portavoce delle «Frecce» e che sembra il fratello gemello di Renzo Montagnani, ha messo da parte centinaia e centinaia di lettere. Lettere di gente comune, uomini e donne, vecchi e bambini, spedite da tutta Italia. Gente colpita dalla sciagura di Ramstein, che ha affidato alla posta, nella stragrande maggioranza del casi, un messaggio dl poche parole: «Coraggio, riprendete a volare».

Di audacia, veramente, quelli della squadriglia non sembrano difettare affatto. Anzi. Fino alla temerarietà spaccona e al gusto del rischio per il rischio, dicono gli avversari, tanti, di queste esibizioni. Ma la cosa più complessa, a Rivolto, dopo quell’apertura «Cardioide» così tragicamente fallita nel cielo tedesco il 28 agosto dell’anno scorso, è stata la ricostruzione «psicologica» della pattuglia.

Per fiondarsi l’uno contro l’altro fino a sfiorarsi a una velocità di cinquecento chilometri l’ora, infatti, occorre avere una fiducia piena e assoluta negli altri piloti. L’idea che chi ti vola al fianco possa sbagliare non ti deve neppure toccare. Pena la perdita di lucidità e quindi di sicurezza. E quell’errore di Ramstein ha pesato. Molto.

L’operazione di recupero, tuttavia, sarebbe riuscita. E lo dimostrerebbero anche le esercitazioni che da qualche giorno le «Frecce» stanno facendo nel cielo di Rivolto per preparare il rientro di Charleroi.

Si levano in volo tutte le mattine. E per un’oretta disegnano nel blu tutte le figure più spettacolari e azzardate. All’ombra degli alberi, accanto alla pista, c’è sempre un capannello di gente. Qualcuno, per vedere le «Frecce», viene da lontano.

Se qualcuno fa domande su Ramstein si sente rispondere: «È stata una tragica fatalità, che cerchiamo di dimenticare. Perché parlarne ancora?».

«Frecce», oltre le polemiche

Ad un anno dalla sciagura di Ramstein

Fra una settimana il nuovo appuntamento della Pattuglia acrobatica nazionale

di Roberta Missio
da Il Piccolo, 19 agosto 1989, p. 5

UDINE – «La sciagura di Ramstein è un episodio triste e dolorosissismo che ci ha segnato nel più profondo. Un dramma che è bene ricordare, ma non certo tutti i giorni e in maniera così pressante! La vita continua. Bisogna, quindi, anche saper guardare avanti».

È ormai trascorso un anno da quando il tragico errore del pilota Ivo Nutarelli costò la vita a settanta spettatori accorsi alla manifestazione tedesca. Dodici mesi nel corso dei quali le polemiche hanno avuto voce più forte dell’immenso cordoglio provocato in tutti dalla sciagura. Un dolore che ha visto protagonisti per primi gli stessi piloti della Pattuglia acrobatica nazionale che hanno la loro base all’aeroporto di Rivolto. Primi nella sciagura, primi ad essere messi alla gogna. Il tempo, per la Pan, non sembra voler lenire il dramma di quei ricordi, anzi.

Domenica 27 le «Frecce tricolori» ritorneranno ad esibirsi a Charleroi, in Belgio, chiudendo le «Giornate dell’aria». Un appuntamento, questo, atteso con impazienza dalle migliaia di persone che negli anni sono rimaste sedotte dall’estrema professionalità dei dieci piloti. Grazie a loro, infatti, un freddo intreccio di lamiere e fili elettrici puntualmente si tramuta in un affascinante gioco di armonie nelle quali il cielo, i colori e la passione per il volo si fondono.

A una settimana dall’atteso ritorno degli Aermacchi Mb 339, però, sono già scoppiate nuove polemiche. In Germania, come in certi ambienti italiani, sembra si voglia riaprire a tutti i costi una ferita dalla quale non può uscirne che rancore e rinnovato dolore.

Frecciate infuocate alla Pan di Rivolto, quindi, che in 365 giorni ha appena ritrovato lo spirito di squadra, l’affiatamento e la cieca fiducia per i compagni. Un feeling che Ramstein aveva profondamente segnato. La tensione, anche se ben celata, regna nell’aeroporto friulano. I commenti con gli estranei sono scarni. Si teme che ogni frase possa essere strumentalizzata a discapito del le «Frecce». «Dobbiamo con tinuare a volare! – rompe il ghiaccio il tenente colonnello Gianfranco Da Forno, portavoce della Pan – Il nostro programma, nonostante le modifiche decise, rimane sempre altamente spettacolare. Questo è l’essenziale: rappresentare sempre degnamente l’Italia. Le polemiche, ín quest’ottica, non ci toccano».

L’esibizione in Belgio dei «magnifici dieci», come sono stati spesso soprannominati in Friuli, tecnicamente non presta il fianco ad alcuna critica. Diversamente da quanto effettueranno altre pattuglie, infatti, la Pan eviterà ogni passaggio che potrebbe comportare il benché minimo rischio per gli spettatori. Il grande brivido nel sentire sopraggiungere all’improvviso gli Aermacchi da dietro le proprie spalle, il tuffo al cuore quando il solista si insinua nelle varie figure con fare malizioso e falsamente spericolato, la piacevole paura nel vedere gli aerei puntare in un «faccia a faccia» con il pubblico: queste le «chicche» dell’esibizione delle «Frecce tricolori» che rischiano di rimanere solo un ricordo. Lo Stato maggiore, infatti, in seguito alla sciagura di Ramstein, ha stabilito di abolire alcuni passaggi. Settecento metri di pista, poi, divideranno il pubblico dalla zona dove si esibirà la Pan. La figura del solista è stata provvisoriamente soppressa. Ufficialmente perché manca un valido pilota. Tanti piccoli ritocchi che, assicurano a Rivolto, non nuoceranno allo spettacolo.

Aspettando Charleroi, intanto, ogni giorno decine di persone fermano le proprie auto di fronte all’aeroporto friulano. In un silenzio quasi religioso osservano le evoluzioni degli Aermacchi. Sono solo briciole di programma, spezzoni degli ormai famosi «cardioide» e «bomba» che hanno reso famosa in tutto il mondo la Pan. Ed è proprio questa immancabile presenza a riempire il cuore dei piloti. Quegli sguardi puntati affettuosamente sulla pattuglia che, da soli, compensano le mille rinate polemiche. Scompaiono così le difficoltà delle esercitazioni, i rischi del doversi sfiorare a 500 chilometri all’ora, il dolore per i piloti scomparsi. Un abbraccio ideale del Friuli che ha sempre voluto incoraggiare le «Frecce» nel ritornare a solcare i cieli di tutto il mondo.

Pan, la sicurezza al primo posto

Ad un anno da Ramstein

Venerdì le «Frecce» partono per Charleroi

da Il Piccolo – Trieste, anno 108, n° 191, 22 agosto 1989, p. VI

UDINE — La pattuglia acrobatica nazionale (Pan) delle Frecce tricolori partirà venerdì per Charleroi (Belgio) dove tornerà ad esibirsi ad un anno dalla sciagura aerea di Ramstein, nella quale persero la vita 59 persone fra cui tre piloti. A Charleroi la Pan schiererà nove aerei, al comando del capo pattuglia, tenente colonnello Alberto Moretti (il comandante della Pan è invece il tenente colonnello Luigi Lo-renzetti).

Prosegue, intanto, anche l’inchiesta giudiziaria sulla sciagura di Ramstein da partd del giudice istruttore di Udine, dottor Paviotti, che, dopo avere prosciolto i sette piloti superstiti per non avere commesso il fatto e lo stesso solista, perito nell’incidente, ha deciso di acquisire la traduzione di tutta la documentazione sul fatto, fra denunce e lavori della commissione di indagine, per accertare le  modalità di esecuzione del «cardioide», la figura acrobatica durante la quale il solista si è scontrato con un altro aviogetto.

Le Frecce Tricolori, dalla tragedia di Ramstein, non hanno mai interrotto gli addestramenti con due voli. giornalieri di trenta minuti ciascuno sul campo friulano di Rivolto.

Il portavoce della pattuglia, colonnello Da Forno, ha preannunciato che in Belgio la Pan presenterà il programma consueto con una serie di modifiche per evitare i passaggi e le puntate sul pubblico. Anche le distanze dagli spettatori saranno maggiori che in passato e addirittura superiori anche a quelle fissate dai regolamenti internazionali. I componenti della Pan (la formazione base, ma senza il solista, mai rimpiazzato dopo la morte in Germania di Ivo Nutarelli) farà rientro a Rivolto lunedì.

Foto da sbap.be

Le Frecce vincono la prova del nove

In Belgio gli acrobati del cielo cancellano la tragedia di Ramstein

Il riscatto dei nostri piloti sotto gli occhi dei meccanici e di duecento spettatori - Nessun ufficiale dello Stato maggiore a vederli - Programma ridotto per motivi di sicurezza - Uno spettatore: «Si sono esibiti troppo lontano dal pubblico, per dare il brivido»

di Adriano Baglivo
da Corriere della sera, 27 agosto 1989, p. 9

DAL NOSTRO INVIATO
CHARLEROI (Belgio) — Hanno volato, per la prima volta nel cieli stranieri, in ricordo dei compagni caduti a Ramstein. È passato un anno. Tra polemiche, speranze, delusioni. Il partito del «tutti a terra» contro quelli del «tutti in volo». Ed è il trionfo del coraggio. L’orizzonte si squarcia. Le nuvole si diradano. L’azzurro, per un quarto d’ora, regala alle Frecce tricolori a massimo di visibilità.

Ed eccole, poco prima del tramonto, in questa regione dai colori grigi, plumbei, sfrecciare con una caparbietà e uno stile raramente osservati. Ed è, allora, il concerto delle figure, classiche, nulla di estemporaneo, che trasforma quel poco azzurro nel trionfo dei colori nazionali. Scie di fumo che pare avvolgano i duecento spettatori presenti.

In questo piccolo aeroporto c’è tutto il clima della sagra paesana, che dà ai piloti una notevole dose di serenità. Sono in 9, guidati da Alberto Moretti. LI abbiamo incontrati pochi istanti prima che salissero sui jet. Facce tese che tentavano di mostrare un sorriso. Ben consapevoli, nonostante le esibizioni precedenti, di affrontare la prova determinante per la sopravvivenza della pattuglia.

Non c’erano occhi di generali, di gente dello stato maggiore, a vederli. Soltanto Io sguardo e l’attenzione dei meccanici. Per alcune ore del primo pomeriggio, questi uomini hanno osservato, quasi sempre in certosino silenzio, le evoluzioni della pattuglie marocchina, simpatica, su quattro monomotori che non si capisce bene come possano piroettare in cielo. Cosi, altri tre Skyhawks, britannici, che assomigliano molto agli apparecchi disegnati da Walt Disney.

Un’esibizione di qualche tempo fa delle Frecce Tricolori

Le nuove Frecce tricolori, partite in formazione, danno il brivido. Il colonnello Gianfranco Da Forno si trasforma in speaker. A questo punto. esplode la felicità dei bambini, delle ragazze, dei giovani della seconda, terza generazione di emigrati. Poi applausi, grida.

Le frecce sorvolano Marcinelle. E simbolo della tragedia italiana nelle miniere belghe. Passano sulla verticale di Waterloo, un altro nome storico. Un’altra sconfitta. Ma sulla verticale di Charleroi le storie, lontane e recenti, si fondono. E per i connazionali non c’è miglior regalo che nostro Paese possa aver loro fatto.

I piloti rientrano all’hangar. Finalmente, qualche ufficiale comincia a sorridere. Antonino Vivona, Maurizio Guzzetti, Giampietro Gropplero si tolgono lentamente ll casco. Non dicono una parola. Ma il silenzio diventa voce nel lampo degli occhi.

Certo la «marcia verde» marocchina ha compiuto figure, come il «cardioide» (una forma di cuore, trafitto dal solista, quella che costò la vita a tre piloti a Ramstein) che ora alla pattuglia acrobatica sono vietate. I nostri piloti hanno dovuto accontentarsi di un «tonneau», cioè di avvitamenti a media quota, di passaggi in formazione, con pochissime variazioni. Tutto in zona di sicurezza, a parecchia distanza dal pubblico.

In questa giornata spettacolare, qualche «pazzo» volante non poteva mancare. Ed ha assunto la forma prima dl un elicottero Chinhk, poi, quella più concreta, in pelle ed ossa, dell’ineffabile mister Eric Muller, campione del mondo di acrobazia aerea.

Nel gioco delle forme, quasi un puzzle, un Harrier, a decollo verticale, ha fatto capire che le leggi della fisica possono essere stravolte da due semplici reattori. Con danno, ovviamente, dei timpani.

Muller, di certo, non ha rispettato le distanze di sicurezza. È venuto a piroettare proprio sulla testa dei presenti. E, come lui, altri piloti. Certo le tre Frecce si sono esibite «un po’ troppo lontano».

Dice un ingegnere, un po’ troppo critico: «Per avere il brivido occorre vederli da vicino, senza cannocchiale». Il mondo dell’acrobazia, per quanto si è visto qui, a Charleroi, raggiunge le sue massime espressioni quando tra pubblico e pilota c’è osmosi, c’è il brivido dell’avvitamento, del passaggio raso-terra. Cose che sono ormai escluse dai programmi tricolori.

Ieri, era importante, però, che i nostri piloti tornassero nei cieli stranieri. E la sagra li ha colti con uno scenario dalle quinte molto semplici: accanto alle più sofisticate tecnologie, gli hamburger, litri di birra, gelati, bibite di ogni sapore, persino un baraccone da circo, nel quale si proiettavano filmati con danze di serpenti, eruzioni di vulcani, pazze discese in teleferica.

Oggi, replica dei voli. Quelli definiti «ufficiali». La kermesse continua, Un’altra prova per le Frecce, per sollevare ancora più alto il morale, tra i colori spenti del bacino carbonifero.

Italian Stunt Team Stages First Show Since Ramstein Disaster With AM-Ramstein’s Legacy

da apnews.com, 28 agosto 1989 [ fonte ]

(testo originale)

CHARLEROI, Belgium (AP) _ An Italian air force stunt team staged their first show Sunday since they crashed at a 1988 West German air show and killed 70 people.

At a Charleroi municipal airport, a few thousand people watched the Freece Tricolori’s nine Aermachi jets execute several aerobatic stunts, including a modified version of the ″pierced heart″ that went awry at Ramstein Air Base.

″We cannot forget what happened, but you have to overcome that and try to do your job,″ said spokesman Lt. Col. Gianfranco da Forno.

On Sunday, the team performed more than 1,300 feet from the crowd, almost twice the distance they used at Ramstein. It was the last event of a five-hour show in which several countries’ aircraft were displayed, including ones from Belgium, Britain, Holland and the United States.

As they did at Ramstein on Aug. 28, 1988, the planes fell away into two groups at the top of a loop.

Then they descended in opposite directions, trailing smoke in the colors of Italy’s flag – red, green and white – to form a giant heart.

At Ramstein, a 10th plane cut through the formation but collided with two other jets. One plane hurtled into the spectators, killing 70 people including the pilots of the three jets.

″Our main concern is overall safety,″ da Forno said of the decision not to use the 10th jet to pierce the heart.

The return of the team capped a yearlong effort to rebuild the team. It resumed aerobatic training in April, da Forno said, but now operates under much tighter safety restrictions. Military officials have reviewed the angles, timing, speed and distance of the teams’s stunts, he said.

(testo tradotto)

CHARLEROI (Belgio) – Domenica, la Pattuglia Acrobatica Italiana si è esibita nel loro primo show da quando è successo l’incidente nel 1988 nell’air show della Germania Ovest in cui uccisero 70 persone.

All’aeroporto municipale di Charleroi, alcune migliaia di persone hanno visto i nove Aermacchi delle Frecce Tricolori eseguire diverse acrobazie, inclusa una versione modificata del “cuore trafitto” (cardioide, ndt) che andò male alla base di Ramstein.

“Non possiamo dimenticare ciò che è successo, ma devi superarlo e provare a fare il tuo lavoro”, ci ha detto il portavoce ten. col. Gianfranco Da Forno.

Domenica, il team si è esibita a più di 1300 piedi dalla folla, almeno il doppio della distanza tenuta a Ramstein. È stato l’ultimo evento di uno show durato 5 ore durante il quale si sono esibiti velivoli di diversi stati, inclusi quelli di Beligio, Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti.

Come fecero a Ramstein in quel 28 agosto 1988, gli aeroplani si sono divisi in due gruppi alla sommità del looping.

Sono poi discesi nelle opposte direzioni, trascinando il fumo dei colori della bandiera italiana – rosso, verde e bianco – per formare un grande cuore.

A Ramstein, un decimo aeroplano tagliava la formazione ma collise con altri due jet. Un velivolo precipitò in mezzo alla folla, uccidendo 70 persone inclusi i piloti di altri tre aerei.

“Il nostro principale interesse è la sicurezza”, ha detto Da Forno riguardo alla decisione di non usare il decimo velivolo per trafiggere il cuore.

Il ritorno del team è il coronamento dello sforzo per ricostruire la Pattuglia. “Ad aprile ha ripreso l’addestramento acrobatico, ha detto Da Forno, ma ora opera con misure di sicurezza più restrittive. Sono stati rivisit gli angoli, i tempi, le velocità e le distanze dei piloti del team”.

Le Frecce esaltano ma non c'è brivido

L'esibizione dei nostri piloti in Belgio

di Adriano Baglivo
da Corriere della sera, 28 agosto 1989, p. 10

UN, NOSTRO INVIATO
CHARLEROI — Il drappo tricolore, disegnato dai fumogeni, riappare nel cielo del bacino carbonifero un anno dopo la tragedia di Ramstein. È la prima esibizione ufficiale delle Frecce tricolori all’estero. La geometria perfetta delle figure solleva emozioni, c’è qualcuno che persino porta il fazzoletto agli occhi, asciuga una lacrima.

II volo dei nove si apre con un «diamante», poi una caduta a «bomba». Con centinaia di telecamere puntate. Ramsteln insegna. La pattuglia vola con un programma acrobatico «normale». Manca il solista. E questo umilia i piloti. Visto l’alto potenziale di capacità accumulato in migliaia dl ore di volo.

Nella saletta vicino alla torre di controllo il «briefing» delle ore 16, poco prima del volo, prende atto delle incerte condizioni meteorologiche, fissa i limiti operativi del passaggi. Le norme Italiane hanno valori di sicurezza nettamente più alti dl quelli, ad esempio, delle pattuglie marocchina e francese, o inglese. Le Frecce non rispondono a questa polemica che lentamente si insinua negli hangar.

Dicono soltanto: dopo Ramstein noi possiamo volare soltanto così. Cioè, niente «cardioide», distanza tra gli aerei più che raddoppiata, passaggi a terra a media quota, non «bassa», lontano dalla folla, più di 450 metri. Vi è, però, un’altra folla, a tre chilometri dl distanza. È nelle case di Gosselies, che i jet sorvolano nelle manovre di virata verso est, per riprendere la verticale di Charleroi.

Gli organizzatori di questa manifestazione non sembrano affatto preoccupati. Questa è una sagra. E l’obiettivo è far capire che Charieroi può diventare il secondo aeroporto della regione, importante quanto Bruxelles. Cosi, sono arrivati acrobati dell’aria, campagne promozionali, incentivi, sollecitazioni, promesse.

La kermesse è un contenitore con grandi spazi aperti dalla fantasia. Con 200 mila lire si può provare il brivido di scendere da un aereo a mille metri di quota, aggrappato, meglio dire saldamente legato, alle spalle di un paracadutista professionista. C’è pure, per 35 mila lire, il sorvolo del Belgio in bireattore della Babena. Tutto è fatto in funzione dl un proselitismo esasperato.

Sono tremila le persone assiepate ai bordi della pista, dietro le transenne, un po’ piove, un po’ c’è il sole. Per le Frecce tricolori, uno squarcio di sereno. Nel cielo appaiono festoni policromi ed anche piccoli uomini e ragazzi in casco giallo e verde. Sono i paracadutisti civili che fanno da prologo al volo della pattuglia.

Ed ecco le Frecce, finalmente, nell’esaltazione di una perfetta geometria. Ma senza brivido.

Frecce tricolori, tornerà anche il solista

Dopo l'ottima prova della pattuglia ieri a Charleroi. «Sarà scelto tra uno di noi»

di Daniela Daniele
da Stampa sera, 28 agosto 1989, p. 2

DAL NOSTRO INVIATO CHARLEROI
Non molte persone hanno seguito, ieri, le acrobazie nel ciclo di Charleroi, nei pressi di Bruxelles, ma quando le Frecce Tricolori sono atterrate, dopo avere disegnato su uno sfondo pieno dí contrasti, dall’azzurro intenso al bianco delle nuvole, le figure che le hanno rose celebri nel mondo, tutta la gente era lì, ad applaudirli, a chiedere autografi, a congratularsi per un rientro difficile, a un anno esatto dalla tragedia di Ramstein.

Negli occhi dei nove piloti, che prima del decollo avevano controllato benissimo la tensione. brillava una luce diversa o la voglia di ridere era tanta. Stretti tra la folla, sembravano quasi cercare quell’abbraccio che, ieri, aveva un sapore diverso, un significato più profondo. Nell’inconscio c’era, forse, anche il bisogno di essere accettati ed amati come «prima».

Abbiamo raccolto i commenti a caldo di alcuni di loro, pochissimi istanti dopo l’esibizione e l’atterraggio.

Il capitano Maurizio Guzzotti (con la passione, neppure tanto segreta, per le biciclette e le gare ciclistiche, «ho gareggiato per dieci anni sulle due ruote. Poi sono entrato nella Pattuglia»).

«Per me è stato emozionante il decollo — ricorda —, la prima volta che abbiamo di nuovo preso quota davanti al pubblico. Se ho pensato a Ramstein?, nean-che una volta e non perché sia
un insensibile, ma perché non c’è tempo di pensare a nient’altro che a quel che devi fare, per farlo bene».

Il comandante, tenente colonnello Luigi Lorenzetti, altissimo e di poche parole, ha seguito le evoluzioni in collegamento radio con i suoi ragazzi dal prato antistante la pista.

Dopo l’atterraggio si è come sciolto e con un sorriso disteso ha stretto le mani di chi si congratulava, dicendo: «Ce l’abbiamo fatta», non certo a compiere alla perfezione ogni manovra, ché è routine, ma a superare i momenti più brutti che la Pattuglia abbia mai avuto.

I programmi futuri?
«Domenica prossima ci esibiremo in Turchia, ad Ankara. Poi, il 10 settembre, saremo a Forlì. Il 17 settembre voleremo all’Argentario e dopo, il 24 del mese prossimo, a Ravenna.
«E ai primi di ottobre, speriamo di poter partecipare alla manifestazione di Scampton, in Gran Bretagna, dove la Pattuglia dei Red Arrows festeggerà il proprio 25° anniversario».

Quando tornerete a volare con il solista?
«L’anno prossimo: la prima uscita del ’90 sarà con il solista». Avete già il nome? «Non ancora, ma sarà senz’altro scelto tra quel-li della Pattuglia».

Soddisfatto anche il tenente colonnello Alberto Moretti: «È stata la prima manifestazione alla quale ho partecipato come capo formazione. Si, ero emozionato, soprattutto per la responsabilità che avevo. Ho cercato di mantenere il controllo dí me stesso e ci sono riuscito. Certo, stare tanti anni in pattuglia mi è servito molto».

Silenzioso, con il volto un po’ arrossato per la tensione, il più giovane dei piloti il capitano Francesco Tricomi (28 anni).

Appena un accenno di sorriso, poi le parole escono come in una cascata: «Ho pensato molte volte a questo momento e a quello che avrei provato vivendolo, tuttavia, nonostante ogni sforzo d’immaginazione, le emozioni di questo pomeriggio sono state molte, nuove e difficili da descrivere. Per me, oggi, con questo volo si è chiuso un capitolo amaro e doloroso e contemporaneamente abbiamo scritto le prime righe di uno nuovo che mi auguro lungo, sereno e aiutato da un pizzico di meritata fortuna».

Continua: «Questo non significa affatto che il ricordo di un anno fa sia svanito o accantonato: le Frecce non dimenticheranno mai il sacrificio di chi non è più tra noi per avere dedicato le proprie migliori energie allo sviluppo di questa meravigliosa attività o di chi semplicemente era là ad ammirarci, come mille altre volte. E siamo sollevati e soddisfatti di avere potuto manifestare questa speranza nell’unica maniera realmente significativa per tutti noi: riprendendo a volare, circondati dall’affetto dei molti che ci amano».

Un momento dell’esibizione in Belgio delle Frecce Tricolori

Ecco di nuovo le Frecce tricolori. Poco spettacolo, molta polemica

In Belgio un anno dopo la tragedia di Ramstein

Le Frecce tricolori sono tornate ad esibirsi fuori d'Italia, ieri per la prima volta dopo il gravissimo incidente di Ramstein, del quale furono protagoniste esattamente un anno fa e che costò la vita a 70 persone Lo show della pattuglia acrobatica italiana a Charleroi, in Belgio, è stato accompagnato da polemiche e da dure accuse di insensibilità. A Ramstein commemorata la tragedia

di Paolo Soldini
da L’Unità, 28 agosto 1989, p. 8

BRUXELLES. Una giornata quasi autunnale ha contribuito a tener lontane le folle dallo show aereo di Gosselies, l’aeroporto di Charleroi dove nel tardo pomeriggio di ieri le Frecce tricolori hanno fatto la loro contestatissima rentree internazionale.

Gli organizzatori una finora non meglio conosciuta «Società per la promozione dell aeroporto di Charleroi” – città che si trova a soli 60 chilometri a sud di Bruxelles e del suo scalo internazionale – sostenuta dalle autorità provinciali vallone avevano puntato sulla presenza della pattuglia acrobatica italiana ben conosciuta al pubblico (specie da un anno a questa parte) per attirare un pò di gente all’ultima delle «journées de I air» in programma a Gossehes.

Ma già dalle prove di sabato pomeriggio si era capito che l’esibizione delle Frecce non sarebbe stata un granché. Costretti nelle norme di sicurezza adottate dopo la tragedia di Ramstein (volare a non meno di 100 metri d altezza e a più di 400 metn di distanza dal pubblico) i piloti hanno compiuto le loro figure aeree meno rischiose che un tempo, ben lontani dalle piste e dall’area riservata al pubblico. I pochi spettatori intirizziti – circa un migliaio – non debbono essersi divertiti molto dimostrando – se ce n’era bisogno – che il «fascino» di simili esibizioni sta tutto nel brivido e che tolto quello…

Non è stato insomma un rientro «alla grande» per la pattuglia acrobatica italiana già oggetto di critiche durissime per I’insensibilità dimostrata (da Ioro ma anche e soprattutto dal comando dell’aeronautica militare e dalle autorità italiane in genere) con la scelta di celebrare – in questo modo I’anniversario di Ramstein e di una contestazione radicale sul senso stesso della loro esistenza.

Al di là dell’indubbia perizia e del coraggio personale dei loro componenti le Frecce Tricolori non sfuggono infatti alle crescenti pressioni perché siano mandati in pensione o a svolgere più utili – e meno pericolose – attività i vari «giocolieri del cielo» ancora in servizio nelle diverse aeronautiche militari.

In Germania gli show aerei di questo tipo sono bloccati da un anno ed è molto difficile che riprenderanno in futuro. Discussioni simili ci sono in Olanda in Gran Bretagna e in Spagna e anche in Belgio il ministero della Difesa ha stabilito norme di sicurezza molto severe e ha fatto sapere nei giorni scorsi di aver negato l’invito alle Frecce Tricolori per due manifestazioni che avvenivamo sotto la sua responsabilità (non è chiaro invece chi abbia autorizzato I’invito della «Società per la promozione dell aeroporto di Charleroi»).

Mentre la pattuglia acrobatica italiana ieri si preparava alla sua «rentrée» in Belgio sul teatro della tragedia di un anno fa la base americana nei pressi della cittadina di Ramstein nella Renania Palatinato si è tenuta una cerimonia civile e religiosa. Con i parenti delle 70 vittime e i sopravissuti di quel terribile pomeriggio domenicale del 28 agosto dell’88 (fra 1300miia spettatori ci furono oltre ai morti oltre 400 feriti alcuni dei quali non guariranno mai) erano invitati a rappresentare le Frecce tricolori «impegnate altrove» anche ufficiali dell aeronautica militare. Il loro intervento se c’è stato non ha lasciato tracce nei resoconti della manifestazione.

Anche a Ramstein non sono mancate le polemiche. La Spd e i Verdi hanno accusato il presidente democristiano del Land Renama Palatinato Wagner di aver sfruttato la triste occasione per rendere un atto di omaggio al comando militare americano da cui dipende la base aerea (la più grande installazione militare Usa in Europa) dimenticando che furono proprio quelle autorità militari che ignorando tutte le proteste organizzarono lo show che un anno fa fini in tragedia. L’opposizione cui si sono uniti molti Laender governati dai dc chiede inoltre una drastica nduzione dei voli militari a bassa quota che americani francesi e britannici compiono su varie regioni della Germania. Una versione «sana» e «utile», ma altrettanto rischiosa e stressante per le popolazioni civili dei «giochi pericolosi» delle pattuglie acrobatiche.

Oggi ma solo oggi in segno di lutto tutti i voli a bassa quota sul territorio tedesco saranno aboliti.

Una prova del fuoco per le Frecce Tricolori

di Vincenzo Nigro
da repubblica.it, 29 agosto 1989

CHARLEROI. È una pattuglia dimezzata quella che sale verso il cielo d’ Europa. Un anno dopo Ramstein, dieci piccoli aerei cercano conforto, sicurezza e giustificazione in un discreto quasi timido volo. Un volo poco acrobatico, eppure emozionante e liberatorio, come null’ altro era mai stato per i piloti italiani. Domenica scorsa sulle piste del piccolo aeroporto di Charleroi, a 60 chilometri da Bruxelles, la Frecce tricolori sono rientrate ufficialmente in azione; sabato pomeriggio avevano fatto un piccolo volo di prova, solo 15 minuti, ma domenica era l’ appuntamento ufficiale.

Un aeroporto piccolo

Questa prima esibizione pubblica è stata preparata con cura, non soltanto tecnicamente, anche politicamente. Charleroi è un aeroporto efficiente, bene organizzato, ma di piccole dimensioni. La manifestazione aerea che un frenetico organizzatore locale mette in piedi ogni anno è di importanza del tutto trascurabile, tanto che – contrariamente a quanto annunciato nei manifesti ufficiali – le pattuglie acrobatiche di Belgio, Olanda e Inghilterra sono composte prevalentemente da semplici piloti privati. Onesti appassionati del volo come ce ne sono a decine nei ranghi della gente dell’ aria. Ma forse proprio per questo l’ Aeronautica militare ha scelto Charleroi per l’esordio della pattuglia acrobatica nazionale.

Ramstein non fu un incidente da poco. Accadde esattamente un anno fa, il 28 agosto, nel caldo pomeriggio di una domenica di fine estate. In quei giorni, tutta l’attenzione era concentrata sui 110 all’ora del ministro Ferri, sulle innumerevoli interviste ai vacanzieri in fila ai caselli. All’improvviso le immagini del telegiornale cambiarono, portando nelle case della gente l’ esplosione cupa del kerosene. I piloti parlano malvolentieri dei momenti dell’incidente. “Capii immediatamente che era accaduto qualcosa, anche se io volavo nella formazione che non venne attraversata dall’aereo del solista”, dice uno degli ufficiali della pattuglia. “Negli specchietti retrovisori, alle mie spalle, vidi le fiammate. Poi, continuando ad andar su, con il tettuccio rivolto verso terra, a testa in giù vidi gli aerei rovinare fra la gente”. Passarono lunghi attimi di silenzio totale fra i piloti della pattuglia, che nel frattempo si allontanavano dalla pista per prepararsi al nuovo passaggio. Il comandante Diego Rainieri, da terra, con la radio, ordinò ai suoi uomini di fare l’appello, di contarsi per capire chi era rimasto in volo, chi era rovinato fra la folla. Per lunghissimi minuti nessuno rispondeva all’appello. Poi qualcuno capì: il numero 1, Mario Naldini, non poteva rispondere, non poteva dare il via all’appello.

Un anno terribile

“E’ stato difficile, un anno terribile”, confessa a mezza voce un altro dei piloti, che come il suo compagno preferisce non essere citato in nessun modo. “A Ramstein oggi è stato scoperto un cippo, porta i nomi dei nostri tre compagni morti, delle vittime fatte fra la gente. Avremmo voluto essere lì. Quel cippo è il segno di un dolore che non potrà passare mai”. Nel segno di questo dolore, il volo di domenica è stata una vera e propria prova del fuoco per le Frecce. Dopo un anno di preparazione, la pattuglia ha stabilito nuove norme per le manifestazioni pubbliche. Gli aerei non possono passare a meno di 450 metri dalla linea delle transenne lungo le quali è schierato il pubblico, e non possono abbassarsi a meno di 250 metri. Ma le nuove regole della pattuglia non sono soltanto metriche. La filosofia del volo effettuato domenica è apparsa totalmente diversa; cambiano le figure, non solo le distanze.

All’occhio del profano l’esibizione appare molto tranquilla; i piloti badano a volare correttamente in formazione, più che all’acrobazia in sé e per sé. Mancano quei passaggi, improvvisi, sul pubblico; manca forse l’emozione. Un esperto dell’Aeronautica che ha visto volare i piloti quando si sono esibiti per la Commissione Difesa della Camera che a maggio ha fatto visita all’aeroporto di Rivolto del Friuli, sostiene che i piloti già dalla primavera avevano ripreso buona confidenza col loro lavoro. L’ esibizione di domenica è iniziata con un looping in formazione a diamante, e si è conclusa con il tradizionale passaggio sulla pista con i fumi tricolore, il saluto finale al pubblico che i nove MB-339 fanno poco prima di atterrare. La pattuglia ha modificato la bomba, una delle figure più spettacolari, facendo in modo che dopo l’ esplosione della figura, gli aerei non si incrociassero più sul pubblico, ma soltanto sulla direttrice della pista.

Rivista la bomba

La bomba fra l’altro viene ridimensionata dall’ assenza del solista, che al momento opportuno si inseriva fra gli altri nove aerei; per quest’anno la Pan non avrà solista, un nuovo pilota deve essere ancora scelto e addestrato. Troppo atipico, troppo lontano dall’ Italia e dalle polemiche, dalle perplessità che si sono avute sul lavoro delle Frecce, lo show di domenica è solo un debutto in provincia. Una manifestazione aerea all’Argentario, a metà settembre, sarà il vero ritorno della Pan in Italia.

Le «Frecce» a casa

da Il Piccolo, anno 108, n° 197, 29 agosto 1989, p. 4

UDINE — Le «Frecce tricolori» dopo aver partecipato alle «Giornate internazionali dell’aria» a Charleroi in Belgio, sono rientrate nella tarda mattinata di ieri all’aerobase di Rivolto. Gli Aermacchi MB 339 hanno toccato il suolo poco dopo le 11.30.

Sempre ieri una messa di requiem è stata celebrata nella chiesa di S.Nikolaus a Ramstein per ricordate le vittime dell’incidente avvenuto il 28 agosto dell’anno scorso, durante l’esercitazione delle Frecce, nel quale persero la vita 70 persone e 450 rimasero ferite. Erano presenti anche i familiari del tenente colonnello Ivo Nutarelli, il solista della pattuglia morto a Ramstein, e quelli del tenente colonnello Mario Naldini.

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