(Ultimo aggiornamento: )

di Roselina Salemi
da Corriere della sera, 4 settembre 1988, p. 9

DAL NOSTRO INVIATO
ECUVILLENS (Friburgo) — Il Mirage 2000 è una freccia d’argento che buca le nuvole. I Collbri volteggiano leggeri come fogli di carta. Il mitico Christian Schweitzer si esibisce in educatissimi svolazzi. Gli «Assi del Portogallo» strappano gli applausi. La squadriglia francese disegna cerchi colorati nel cielo grigio. Ma l’ombra di Ramstein si allunga pericolosamente sul Meeting acrobatico di Ecuvillens, il primo, dopo il disastro. Mancano gli olandesi, bloccati da un permesso. Mancano gli svizzeri, assenti in segno di lutto. E mancano soprattutto gli italiani. Eppure la loro esclusione ha tutta l’aria di un equivoco: «Non è stato l’Ufficio federale per la sicurezza aerea a rifiutarli» giura l’ispettore capo Armando Baccalat.

«Non abbiamo niente contro le Frecce — minimizza Jean Overney, presidente dell’Aeroclub di Friburgo e organizzatore del Meeting — anzi, sto per scrivere una lettera di scuse. Ma sa, abbiamo avuto momenti terribili. Assediati dai “paparazzi” Boicottati!».

Overney, tipo gioviale ed efficiente, ha ragione. Non è stato divertente per lui scoprire che a Berna sui poster del Meeting era stato Incollato un volantino con la scritta «annullato». Come dire 820mila franchi svizzeri (circa 700 milioni) buttati al vento. E poi, tre giomi di riunioni non stop, una prova per 1400 bambini («ringraziamo tanto i genitori che li hanno lasciati venire»), stoccata dei giornali, faticosi tentativi di rassicurare Georges Karth, preoccupatissimo sindaco di Ecuvillens.

Criticato, quasi travolto dall’onda lunga della paura, con due sole pattuglie acrobatiche superstiti (portoghesi e francesi) il Meeting ha resistito. Riprendendo quota. «Ah, — sospira Overney — mi sarebbe piaciuto vedere le Frecce qui a Ecuvillens. Anche per un volo di saluto, due o tre passaggi sulla pista con i colori italiani. Ma quando ho sentito in televisione che la squadriglia era pronta a ripetere lo stesso esercizio di Ramstein, allora ho detto no».

E si è dedicato anima e corpo alle precauzioni. Tante. Più di quelle richieste dal pur rigido regolamento svizzero. Niente volo incrociato sul pubblico. niente bambini arrampicati sulle transenne, niente scuse: doppia distanza tra il pubblico e la pista. E niente brividi. Anche se le acrobazie non mancano. Compreso il fatale cardioide di Ramstein. A disegnarlo sono cinque piloti italiani, ex Frecce che per nostalgia dell’aria hanno formato nell’82 un team privato: Alpi Eagles (Aquile delle Alpi). Angelo Boscolo, Vincenzo Soddu, Giuseppe Uva, Vittorio Cumin e Joe Ferrarci volano su Marchetti MB 399, vestono divise bianche e azzurre sponsorizzate dalla Agusta, ma dentro si sentono sempre trecce tricolori. E a loro dedicano la «Due giorni» di Ecuviliens.

«Ramstein è stato un caso — protesta Vincenzo Soddu — terribile, d’accordo, ma un caso. I tedeschi sono diventati isterici perché hanno motti problemi con le basi americane, ma gli svizzeri per fortuna sono obiettivi. Non una delle nostre “figure” è stata censurata. Nessuno di noi vola per ammazzarsi».

Angelo Boscolo, ex solista, rincara la dose: «Perché dare addosso alle Frecce? È la nazionale più pulita d’Italia. Che c’entrano Piccoli e Craxi? Siamo noi i piloti». Sl, sono loro. Orgogliosi dei 130 show annuali. Dei telegrammi. Delle richieste da tutta Europa.

«Chi ha veramente passione, chi capisce il volo, non può lasciarsi spaventare — assicura Renato Rocchi, speaker del gruppo, avvelenatissimo — l’esempio è qui. E questa gente».

Famigliole tanquille che arrivano alla spicciolata, bambini con hamburger, coppiette sgranocchianti (cioccolato, patatine fritte, popcorn). Tutti felici, forniti di cinepresa e binocolo.

A mezzogiorno sono già tanti gli svizzeri seduti sulla tribuna di legno o ai margini del prato, ma un po’ meno dei cinquemila necessari a pareggire i conti. Anche per questo forse, un speaker con toni da disk-jockey tranquillizza gli ansiosi dall’altoparlante: «Non preoccupatevi, è tutto in ordine, assisterete ora ad una esercitazione per la sicurezza».

E, anche se nessuno ne parla, le Frecce sono davvero qui. Nel ricordo degli «Assi» spagnoli («Li conoscevamo bene. Abbiamo parlato con loro poco prima di decollare»). Nell’asciutto commento di Ray Han, ombroso e famosissimo pilota americano: «Cosa posso dire? Niente può definire professionisti così grandi». Nello slancio dei francesi: «Gli italiani? Bravissimi, li aspettiamo». Nella rabbia di Vincenzo Soddu: «Basta con le accuse. Volete abolire gli sport pericolosi? Cominciate con la F.1.».

In Svizzera tra fan amarreggiati 'Ma dove sono le Frecce?'

di Giorgio Lonardi
da repubblica.it, 4 settembre 1988 [ fonte ]

FRIBURGO Il dopo Ramstein si tinge di giallo internazionale. Gli svizzeri, infatti, addossano a Roma la mancata partecipazione delle Frecce tricolori al meeting Air ‘ 88 in programma ieri all’ aerodromo di Ecuvillens, vicino Friburgo. Da parte nostra assicura Armando Baccalat, ispettore dell’ ufficio federale dell’ aria non c’è stata alcuna pressione sulle autorità italiane. La decisione di ritirare la pattuglia è stata presa in totale autonomia.

Ad attaccare con maggiore asprezza il nostro governo sono le Alpi Eagles, un team composto da ex piloti delle Frecce che se la prende con la decisione di annullare le manifestazioni acrobatiche in programma a Ferrara, Modena e Gorizia.

Il giorno più lungo di Ecuvillens è iniziato sotto un cielo livido alle 8,30 del mattino. Armando Baccalat ha convocato in un hangar tutti i piloti. Alle spalle dell’ Ispettore Federale una scritta a caratteri cubitali: Per prima viene la sicurezza. Lui, Baccalat, ha spiegato pazientemente che in seguito alla richiesta delle massime autorità della confederazione, il suo ufficio aveva verificato nuovamente tutte le procedure di sicurezza aerea adottate in Svizzera durante le manifestazioni acrobatiche. Un lavoro duro che però aveva confermato che le misure in questione erano più che sufficienti. Tuttavia gli organizzatori di Air ‘ 88 avevano deciso di loro spontanea volontà di accrescere le precauzioni tenendo gli spettatori più lontani dalle piste.

Non tutti in Svizzera sono però favorevoli allo svolgimento di Air ‘ 88. Michael Flashtner, capo dell’ ufficio stampa della manifestazione, se ne è accorto alle nove quando è entrato nell’ hangar con le mano nei capelli gridando: “Sabotaggio!”. Cosa era successo? Racconta Flashtner: A Berna i verdi stanno cercando di rovinare il meeting. Hanno messo delle affiches sui nostri manifesti dicendo che l’ incontro era sta annullato. In Italia il sabotaggio sembrerebbe uno scherzo da liceali. Ma Michael è sinceramente scandalizzato e tira un sospiro di sollievo solo quando la radio emette un comunicato ufficiale.

Mano a mano che passa il tempo la gente si affolla nell’ aerodromo. Sono a decine poi a centinaia e forse a migliaia. Osservano i volteggi del potentissimo Mirage 2000, le squadre di alianti, i Siai Marchetti delle Alpi Eagles. La manifestazione ha avuto successo però il dubbio che anche nella Confederazione ci siano degli oppositori resta. Ci si chiede, ad esempio, per quale motivo non sia presente la pattuglia acrobatica svizzera lasciando così a francesi e portoghesi l’ onere di essere le uniche equipe militari a volteggiare sui cieli di Friburgo.

Spiega Baccalat: “I nostri piloti erano molto amici di quelli italiani. Per anni la squadra svizzera si è allenata in Sardegna assieme alla vostra. E proprio in segno di lutto e di comprensione della difficile situazione in cui si trovano i colleghi è maturata la decisione di non volare. In effetti a Friburgo sembrano tutti sinceramente dispiaciuti della mancata partecipazione delle Frecce Tricolori”. Certo, nessuno a livello ufficiale fa dei commenti salvo chiarire che Ecuvillens avrebbe accolto con simpatia l’ esibizione.

Dice all’ altoparlante lo speaker del raduno: “Sarebbe stato bello avere con noi la pattuglia italiana”. Anche se dopo la sciagura di Ramstein quello delle Frecce sarebbe risultato solo un passaggio. La morte dei tre piloti ha infatti privato la squadriglia di ufficiali di grande valore. E’ come se in un’ orchestra mancassero i fiati o i violini. Qui a Ecuvillens, in mezzo a questo popolo di adoratori pagani dell’ aeroplano, la memoria dei tre piloti caduti a Ramstein è sacra.

I giornali tedeschi accusano le Frecce di imprudenza? Ray Hann, per anni a capo del team acrobatico della Raf, una figura asciutta che sembra scolpita dalla matita di Hugo Pratt, risponde secco: “I professionisti non si discutono”. Poi sorride e scompare mescolandosi alla folla che osserva le esibizioni dell’ asso svizzero Christian Schweizer.

No, non sono fanatici quelli che incontri nell’ aerodromo di Friburgo. Questa folla di Ecuvillens, però, ha qualcosa di alieno per chi non impazzisce per gli spitfire e a malapena riconosce un looping da un tonneau. I bambini per esempio, sono tanti, bellissimi, biondi, ipernutriti e come i bambini di tutto il mondo scrutano affascinati aerei e piloti.

Ma le madri? Lei, signora, perché ha portato suo figlio, non ha paura dopo quello che è accaduto a Ramstein? “Paura?” risponde la donna “e perché dovrei? Quella di Ramstein è stata una disgrazia”. Fra fiumi di birra, raclette al formaggio, immancabili wurstel ai margini delle piste di Ecuvillens si sta consumando una tipica kermesse nordeuropea. Qualcosa di mezzo fra un raduno di motociclisti e una Oktoberfest in sedicesimo.

“Sì, è soprattutto una bella festa” afferma Angelo Boscolo dal ‘ 72 all’ 80 pilota nelle Frecce Tricolori, oggi in forza alle Alpi Eagles “ed è per questo che vogliamo difendere i nostri raduni”. Già, ma la gente di Ramstein, i quarantantré spettatori morti fra le fiamme? “E’ stata una cosa orribile” dice Renato Rocchi dal ‘ 62 al ‘ 78 speaker delle Frecce, l’ uomo che ha commentato al microfono le esibizioni della pattuglia “però se è questo il solo metro di paragone allora dovevamo proibire il calcio dopo la partita di Bruxelles, oppure finirla con le corse automobilistiche quando c’ è stata la sciagura di Le Mans”. Interviene Vincenzo Soddu, nelle frecce fra il ‘ 74 e il ‘ 78: “Crede che non siamo rimasti addolorati? Quelli che sono morti erano nostri amici, gente a cui volevamo bene. Però quando muore un amico non puoi smettere di vivere”. Incalza Boscolo: “Smettiamola di dire che siamo imprudenti. Venga con me sull’ aeroplano, noi li teniamo a Thiene, vicino Vicenza, e glielo dimostrerò. Capirà che non siamo kamikaze”.

Angelo Mario è un capitano dell’ Aeronautica portoghese. Schivo, silenzioso, farebbe volentieri a meno di parlare. La sua pattuglia sarà l’ unica ad esibirsi assieme a quella francese. Cosa ne pensa? “Noi ci alleniamo ogni giorno, controlliamo le nostre macchine. Siamo dei professionisti, volare è il nostro mestiere”. D’ accordo capitano, ma quei morti di Ramstein? “E’ stato terribile. A Ramstein c’ ero anch’ io. Noi ci siamo esibiti subito prima delle Frecce. Ricordo che quando siamo atterrati gli italiani ci hanno fatto i complimenti. Poi hanno decollato”. Mentre il portoghese finisce di parlare si alzano in volo i jet francesi. Gli spettatori li indicano, applaudono durante i passaggi più difficoltosi. Il sole è tornato a splendere a Ecuvillens, sui visi della gente non c’ è tristezza.

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