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L'incidente durante un'esercitazione stamane a Udine - La vittima è Giovanni Gallus, da pochi giorni promosso tenente colonnello, il cui aereo è esploso - L'altro pilota si è salvato

da Corriere d’informazione, 2 settembre 1981, pp. 2 – 3

RIVOLTO (Udine) — Tragico incidente dl volo per la pattuglia acrobatica italiana «Frecce tricolori». Questa mattina, alle 9,40, durante un normale addestramento sulla base di Rivolto, sono entrati In collisione due «G91 Pan» uno dei quali pilotato dal capo pattuglia Antonio Gallus. Gallus è morto non essendo riuscito a catapultarsi fuori dall’aereo che, al momento dell’incidente, era a non più di cento-duecento metri dl quota e si è disintegrato sulla pista.

Antonio Gallus era nato a Cagliari il 22 settembre 1939 ed era entrato a far parte della pattuglia nel 1969 proveniente dal quarto stormo caccia. Solo pochi giorni fa era stato promosso tenente colonnello. Per molti anni comandante della pattuglia acrobatica nazionale il pilota aveva al suo attivo quattromilacento ore di volo.

L’altro aereo precipitato nella collisione era pilotato dal capitano Fabio Brovedani, 32 anni, triestino, in servizio da alcuni anni nella pattuglia acrobatica. Brovedani è riuscito a mantenere il controllo dell’aereo e con una manovra brillantissima è atterrato regolarmente nello stesso aereoporto.

Si scontrano in volo due Frecce Tricolori. Morto il capo pattuglia

Antonio Gallus otto anni fa aveva avuto un incidente simile - Si salvò catapultandosi - Salvo l'altro pilota - Due commissioni indagano sull'incidente

di Daniele Martini
da L’Unità – 3 settembre 1981 – p. 4

ROMA — Sono cinquantanni che la pattuglia acrobatica vola per i cieli di mezzo mondo per esibirsi in spericolate figure e evoluzioni. Cinquantanni di successi e di tremende sciagure, di trionfi e di giorni di lutto.
Dal ’64 la pattuglia vola sui G 91 Pan, un derivalo del G 91 della Fiat, un caccia tattico leggero adottato da diverse nazioni della Nato e acquistato da numerosi paesi. Un aereo vecchiotto, senza dubbio superato per le esigenze militari per cui fu ideato e costruito, ma di indubbia affidabilità e sicurezza. La sua eccezionale maneggevolezza lo fece scegliere dall’Aeronautica militare per le esibizioni della pattuglia
Il guasto tecnico non è ovviamente da scartare a priori nello spettro di Ipotesi per la sciagura di ieri anche se in questi casi la pericolosità del volo moltiplica enormemente le possibilità dell’errore umano. Le Frecce tricolori volano in formazione a velocità che può arrivare fino a 0,9 Mach, quasila velocità del suono.

UDINE — Una normale esercitazione: otto aerei della pattuglia acrobatica sfrecciano a neppure duecento metri di altezza sopra la pista di Rivolto. Sono vicinissimi, le ali si sfiorano: è così che devono fare, è l’allenamento. A un tratto succede qualcosa su in aria: due jet si toccano, a quella velocità l’impatto è violentissimo: uno piomba giù come un missile e si schianta sulla pista. Sono le dieci di mattina.

Il pilota non ce l’ha fatta a premere il pulsante per l’espulsione automatica, muore sfracellato dentro la carlinga. È il tenente colonnello Antonio Gallus, capo pattuglia e veterano delle Frecce Tricolori, da dodici anni uomo di punta della formazione acrobatica. Otto anni fa ebbe un incidente simile, ma quella volta ce la fece a salvarsi catapultandosi fuori del suo aereo impazzito. Questa volta non ha avuto la stessa fortuna.

Quarantadue anni, sardo di Selargius. moglie e due figlie, 4.200 ore di volo sulle spalle, Gallus proprio in questi giorni era stato promosso tenente colonnello. Quello di ieri era uno dei primi voli con il nuovo grado. L’aereo di Gallus è stato toccato da quello vicino del « primo gregario di sinistra » capitano Fabio Brovedani e si è spezzato in due come un bastoncino di legno. II.troncone di coda è volato via lontano; la carlinga è caduta a piombo sotto gli occhi del comandante della pattuglia, Corrado Salvi, che da terra seguiva via radio le evoluzioni dei suoi uomini.

L’altro aereo ha subito gravi danni ma il pilota è riuscito ugualmente a fargli prendere terra senza altri incidenti il capitano Brovedani è salvo. Il corpo del tenente colonnello Gallus a fatica è stato tirato fuori dai rottami; la salma è stata composta in una camera ardente allestita nella palazzina del comando dell’aeroporto di Rivolto.

L’incidente — impatto e schianto — è stata questione di attimi, ancora non si capisce come realmente sia andatasu nel cielo dove si allenavano le Frecce Tricolori. Come al solito saranno le inchieste ufficiali a stabilire con la maggiore certezza possibile come si sono svolti i fatti. Due sono le commissioni che stanno indagando sull’incidente, una militare formata da ufficiali dell’Aeronautica, esperti e piloti e l’altra della magistratura (ne fanno parte il Procuratore della Repubblica di Udine, ài pretore e ufficiali dei carabinieri).

Le Frecce Tricolori, spericolata, ammirata ma anche discussa formazione acrobatica dell’Aeronautica militare non sono certo nuove ad incidenti anche mortali. Le loro esibizioni, i loro volteggi in aria, le figure descritte con i fumi dello scarico di  coda dei jet impongono ai piloti allenamenti costanti per raggiungere una precisione e una abilità di manovra eccezionali, notevolmente superiori a quelle richieste ai piloti degli aerei civili ed anche a quelli dei più saettanti e sofisticati jet militari. Ma è proprio questa perfezione richiesta il sintomo della pericolosità dei voli della pattuglia.

I G 91 quando sono in formazione schizzano spesso a distanze non superiori di tre quattro metri l’uno dall’altro a velocità di diverse centinaia di chilometri all’ora. Basta il più piccolo errore ed è la tragedia.

Ed infatti le notizie sulle Frecce si ripartiscono equamente tra elogi sperticati dì ammirazione per la bravura e il coraggio e titoli sulle sciagure.

Particolarmente impressionante quella del 2 giugno di otto anni fa nella quale rimase coinvolto l’allora capitano Gallus. Dopo la parata militare ai Fori Imperiali due aerei si scontrarono in aria nel cielo di Torvaianica sotto gli occhi di migliaia di bagnanti. Il G91 del maggiore Angelo Gajs si schiantò in un pascolo ai bordi della base aerea di Pratica a Mare: Gallus quella volta riuscì a padroneggiare il suo aereo, a portarlo fin sopra la tenuta di Castelporziano. ad abbandonarlo a se stesso dopo essersi lanciato fuori con il seggiolino eicttabile e il paracadute. Si fece solo pochi graffi e non pensò affatto a lasciare la pattuglia: dopo otto anni la morte in un incidente del tutto simile.

Ancora tre anni fa. nell’estate del ’78. due G 91 delle Frecce si scontrarono in volo e ancora una volta uno dei piloti, il capitano Graziano Carrer, si sfracellò a terra con il suo aereo. Un anno dopo, il 27 maggio del ’79. al termine di un’esibizione in Inghilterra per i trentanni della Nato si schiantò un’altra Freccia, il capitano Pier Gianni Petri che per evitare un camping preferì morire con il suo aereo.

Così come ammirazione e sciagure anche adesione incondizionata e polemica sono una costante della vita della pattuglia acrobatica. Le sue evoluzioni sono richieste in tutto il mondo ma più di una volta si sono levate voci, anche in Parlamento, per chiedere se era ancora il caso di tenere in vita una tradizione prestigiosa ma anche terribilmente e inutilmente rischiosa.

Ringrazio per le foto Giovanni Roli Tonini

Un G91 delle «Frecce» si schianta a Rivolto

II pilota, ten. col. Antonio Gallus, capo pattuglia, è morto - L'altro aereo coinvolto è riuscito ad atterrare riportando gravi danni - Il pauroso incidente è accaduto mentre la Pan eseguiva la manovra acrobatica Arizona che ha reso famosi gli Italiani - Il velivolo di Gallus, per una inspiegabile avaria, si è trasformato In una palla infuocata

articolo da quotidiano sconosciuto, trovato da ricerca internet

Dall’inviato RIVOLTO — Una «Freccia tricolore» si è spezzata nel cielo del Friuli. Il ten. col. Antonio Gallus si è schiantato con il suo G. 91, ieri mattina, nel prato della pista della base della pattuglia acrobatica nazionale. Il capo formazione della Pan ha raggiunto nel «Paradiso» dei piloti delle «Frecce tricolori», i compagni caduti: Piergianni Petri, Graziano Carrer, Ivano Poffe, Angelo Gais, Valentino Jansa.

Erano passate le 10 da qualche minuto, il rombo dei reattori dei G. 91 sono stati coperti da un sibilo, poi l’esplosione in volo del velivolo del leader Gallus. I sei gregari e il solista si sono aperti in tutte le direzioni del cielo, sul campo dell’aerobase. La formazione, che solo un secondo prima sembrava disegnata con il compasso sullo sfondo delle nuvole, è «esplosa» in un pazzo carosello aereo. Ancora pochi attimi e il velivolo di Gallus, trasformato In una palla di fuoco, si è schiantato sul lato destro della pista.

Ma che cosa ha causato la tragedia? Come è potuto precipitare il più grande dei capi pattuglia che le «Frecce tricolori» abbia mai avuto? Solo la commissione d’inchiesta potrà stabilirlo dopo la complessa sintesi degli elementi che sono stati raccolti. Per la cronaca non rimangono che le prime testimonianze, raccontate con la voce rotta dall’emozione da coloro che sono stati testimoni della fine del più bel «manico» dell’Aeronautica italiana. Potrebbe essere stato un guasto agli apparati del piano di coda a provocare la tragedia.

RIVOLTO — II ten. col. Antonio Gallus e II cap. Fabio Brovedani; i rottami sul bordo della pista.

Chi sono le Frecce Tricolori il cui capo è rimasto ucciso oggi

Ecco gli assi che volano a testa in giù

La pattuglia delle «Frecce Tricolori» costituita nel 1960, ha sede nell’aeroporto di Rivolto del Friuli ed è agli ordini del tenente colonello Corrado Salvi. La fotografia mostra una fase di incrocio tra due velivoli durante una esibizione nel nel cielo di Udine, proprio dove oggi ha perso la vita il colonnello Antonio Gallus. La nostra pattuglia acrobatica, che vola sul Fiat G 91 Y,  esegue un programma della durata dl 22 minuti che prevede una serie di figure obbligate. Ogni manovra è controllata istante per istante dal colonnello Salvi a terra e del capo dalla formazione In volo. Nell’altra fotografia la formazione al completo delle Frecce Tricolori. in ginocchio da sinistra a destra: cap. Gabriele De Podestà, cap. Diego Ranieri, cap. Giuseppe Liva, cap. Fabio Drovedani , cap. Vito Posca, cap. Giambattista Molinaro. In piedi, da sinistra e destra: cap. Sergio Valori, cap. Massimo Montanari, ten. col. Corrado Salvi, Antonio Gallus (che oggi ha perso la vita) e il solista cap. Pietro Purpura.

Un G91 delle «Frecce» si schianta a Rivolto

Il capo pattuglia «Frecce tricolori» muore urtando in volo un altro aereo

di Giuliano Marchesini
da La Stampa, 3 settembre 1981, pp. 1 e 2

DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
LIDINE — Sciagura nel cielo di Udine: il comandante della pattuglia acrobatica, è morto nel suo aereo, precipitato durante un’esercitazione dopo aver urtato contro un altro dei velivoli che componevano la formazione. Il pilota dell’apparecchio coinvolto nell’Incidente è riuscito a salvarsi, con un disperato atterraggio.

La vittima è il tenente colonnello Antonio Gallus, 41 anni. originario dl Selargius. In provincia dl Cagliari, sposato e padre di due bambine: era entrato dodici anni fa nel gruppo delle cosiddette «Frecce tricolori», aveva accumulato oltre 4 mila ore di volo. Per il momento, non c’è alcuna versione ufficiale su questa tragedia, l’autorità militare mantiene un rigoroso riserbo in attesa delle conclusioni delle Inchieste condotte dalla magistratura e dall’aeronautica.

Il dramma è avvenuto Ieri mattina, poco prima delle 10. Era in programma un normale volo dl addestramento sopra l’aeroporto di Rivolto, dove hanno la base le «Frecce tricolori». Sono esercitazioni che si ripetono tutti i giorni se le condizioni atmosferiche sono favorevoli. Si tratta, naturalmente, di prove particolarmente impegnative, di evoluzioni con cui gli acrobati dell’aria tengono la gente con il fiato sospeso. Questi piloti selezionattsslml prendono parte a una quantità dl manifestazioni, da maggio a ottobre: è il «campionato». come Io chlamano loro.

Ieri mattina la pattuglia acrobatica, reduce da una esibizione in onore dell’Aeroclub dl Thlene, è tornata in pista per prepararsi ad un’altra domenica di voli spettacolari. Seguendo scrupolosamente il programma, decollano dalla pista di Rivolto sette «G-91» e quello del «solista», il quale ha il compito dl riempire con una varietà di manovre il vuoto lasciato dagli aerei della pattuglia che vanno raggruppandosi dopo una figura.

Come il solito, parecchia gente segue l’addestramento delle «Frecce tricolori». Il comandante a terra, tenente colonnello Corrado Salvi, ha pregio posto sulla «biga», la torretta d’osservazione, e si mantiene in contatto radio con Antonio Gallus. Gli otto aerei si impennano sopra l’aeroporto, volano in formazione compatta, poi eseguono una manovra: la pattuglia si divide in due gruppi. I velivoli ai incrociano e tornano al riunirsi. procedendo a brevissima distanza l’uno dall’altro.

Sono passati circa 12 minuti, quando l’esercitazione diventa una tragedia. Secondo quanto racconteranno alcuni testimoni, l’aereo del comandante Gallus comincia a vibrare, non si mantiene In linea, mentre la formazione vola a 800 chilometri orari, a 150 metri dal suolo. Sopra Rivolto, il velivolo del tenente colonnello Gallus va a sbattere contro quello pilotato dal capitano Fabio Brovedanl dl Trieste, «gregario» dl sinistra della pattuglia.

Un istante dopo, l’aereo del comandante piomba giù, la gente dirà dl aver sentito un’esplosione, di aver visto una «palla dl fuoco».

Il capitano Brovedani, nonostante il suo «G-91» sia gravemente danneggiato, riesce a mantenere in qualche modo Il controllo dell’apparecchio e tenta disperatamente l’atterraggio alla base: tocca Incolume la pista. mentre partono a sirene spiegate le ambulanze e i mezzi anitincendio.

In un ampio cerchio dl rottami fumiganti, si raccoglie il corpo del comandante Gallus, in un prato sulla destra dell’aeroporto. Accorrono stravolti i piloti di Rivolto, e nessuno sa dare una spiegazione dl questo dramma.

È la sesta vittima che si conta nella pattuglia acrobatica. Negli Annl Settanta perdettero la vita tra le «Frecce tricolori» Pier Gianni Petri, Graziano Carrer, Ivano Poffe, Angelo Gais, Valentino Jansa. Ora, la tragedia del tenente colonnello Antonio Gallus.

Nel 1973, il comandante scampò per miracolo ad un incidente, lanciandosi con li paracadute. Il colonnello Renato Rocchi, che è stato per molti anni «speaker» della pattuglia acrobatica, esclude che Gallus abbia potuto commettere un errore nel volo in formazione. «Aveva troppa coscienza — dice — ed era uno straordinario professionista: non è pensabile che abbia sbaglialo qualcosa».

Adesso, in attesa di quanto stabiliranno le inchieste, probabilmente riemergeranno le polemiche rulla sopravvivenza di questa pattuglia nazionale dl acrobati.

Acrobati nel cielo

La pattuglia acrobatica nazionale, dopo essere stata Inizialmente equipaggiata con velivoli «F 86 E», dal 1964 è dotata dei «G 91 PAN» che dovrebbero cedere il posto al nuovi Macchi «MB 339».

Il «G 91 PAN» è derivato dal Fiat «G 91», un caccia tattico leggero adottato da diversi Paesi della Nato. La versione «PAN» (pattuglia acrobatica nazionale) ne mantiene inalterate Ie caratteristiche essenziali esaltandone le doti di maneggevolezza e di docilità al comandi. Alcune modifiche o alleggerimenti alle installazioni di bordo lo rendono particolarmente adatto quale velivolo per le formazioni acrobatiche.

Il «G 91» ha una apertura alare di 8,56 metri, una lunghezza di 10,43 metri e un peso totale di quasi 5 tonnellate. In volo orizzontale raggiunge una velocità massima di 0,9 Mach (quasi la velocità del suono). La quota massima operativa è dl oltre 12 mila metri e l’autonomia dl 1700 chilometri.

La pattuglia acrobatica nelle sue esibizioni svolge due distinti programmi di figure acrobatiche: un programma «alto», quando la vlsibilita consente dl eseguire e dl seguire da terra le evoluzioni fino ad una quota di 2 mila metri, ed un programma «basso», che si sviluppa orizzontalmente, quando la presenza di nubi limita lo spazio per l’esibizione. Entrambi I programmi vengono effettuati con nove velivoli più un «solista» che esegue una diversa figura acrobatica.

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Si scontra in volo con l'aereo di un gregario: morto il capo pattuglia delle «Frecce tricolori»

di Luciano Paolini
da Corriere della sera, 3 settembre 1981, p. 7

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
RIVOLTO (Udine) — Il capo pattuglia delle «Frecce Tricolori» tenente colonnello Antonio Gallus, 41 anni da Cagliari, é morto ieri mattina in seguito a un incidente accaduto durante un normale volo di esercitazione nel cielo di Rivolto, la base della pattuglia acrobatica nazionale dell’Aeronautica militare.

L’aereo del tenente colonnello Gallus si è scontrato con un gregario durante la ripetizione di una «figura» acrobatica chiamata «Arizona» che porta la formazione, divisa in due, a incrociarsi ad alta velocità. Poiché gli aerei volano, in quella fase, a circa 800 chilometri all’ora, la velocità relativa diventa di circa 1.600 chilometri all’ora. Una errata valutazione della posizione o nell’apprezzamento delle distanze ha avvicinato talmente la rotta dell’aereo del capo pattuglia a quella del suo gregario, da causare un urto.

La meccanica esatta dell’incidente non è stata ancora esattamente ricostruita, ma mentre il velivolo del gregario, il capitano Brovedani, non è stato irrimediabilmente danneggiato ed è riuscito a rientrare, quello del tenente colonnello Gallus si è infilato nel terreno, esplodendo. In quei pochi istanti, anche a causa dell’urto che può averlo stordito o danneggiato il congegno, il pilota non ha potuto azionare il seggiolino eiettabile e si è schiantato al suolo.

Antonio Gallus era nato a Caglari il 22 settembre 1939 e avrebbe pertanto dovuto compiere 42 anni fra pochi giorni. Abitava a Udine con la moglie e due figli. Alla pattuglia acrobatica nazionale era arrivato nel 1969 proveniente dal 4° Stormo caccia ed era appena stato promosso tenente colonnello. Aveva al suo attivo 4.100 ore di volo.

Il capitano Brovedani, triestino, occupa, nella formazione tipo della pattuglia, la posizione di primo gregario di sinistra: in stato di choc, dopo il fortunoso atterraggio, non è stato ancora in grado di ricostruire quanto è accaduto.

Per tentare di spiegare la tragedia che ha gettato nella costernazione la base di Rivolto e nel lutto l’Aeronautica militare, sono state nominate due commissioni, una tecnica e una giudiziaria, ma come sempre in casi del genere, ci vorrà molto tempo per arrivare a qualche risultato. Incidenti alla pattuglia acrobatica ne sono purtroppo accaduti già alcuni e valentissimi piloti hanno perso la vita, ma è la prima volta che perisce lo stesso capo formazione.

La storia della acrobazia aerea collettiva risale, in Italia, alla scuola di Campoformido comandata dal colonnello Rino Corso Fougier all’inizio degli anni ’30.

Dopo la seconda guerra mondiale la pattuglia nazionale era designata ogni anno scegliendo a rotazione fra gli stormi della caccia. La prima fu quella del 4° Stormo con i primi aviogetti in dotazione all’Aeronautica militare, i De Havilland 100 « Vampire » di costruzione inglese. Dal 1960 è stato scelto il 313′ Gruppo come reparto specificamente destinato all’addestramento e all’impiego della formazone acrobatica Italiana.

Attualmente i velivoli impiegati (da molti anni e quindi al limite estremo della operabilita) sono i Fiat G.91 nella versione Pan (Pattuglia acrobatica nazionale) opportunamente alleggeriti dell’armamento.

Data la presumibile meccanica dell’incidente non é tuttavia ipotizzabile un guasto alla macchina come causa della collisione.

Secondo i progetti dell’Aeronautica militare i Fiat G.91 dovrebbero prossimamente essere sostituiti con i più moderni e recenti Macchi MB 339.

L’aeroplano per l’acrobazia in formazione

Il «G 91 PAN» è derivato dal Fiat «G 91», un caccia tattico leggero adottato da diversi Paesi della Nato. La versione «PAN» (pattuglia acrobatica nazionale) ne mantiene inalterate le caratteristiche essenziali esaltandone le doti di maneggevolezza e di docilità ai comandi. Alcune modifiche e alleggerimenti alle installazioni di bordo lo rendono particolarmente adatto quale velivolo per le formazioni acrobatiche.

Il «G 91» ha una apertura alare di 8,56 metri, una lunghezza di 10,43 metri e un peso totale di quasi 5 tonnellate. In volo orizzontale raggiunge una velocità massima di 0,9 mach (quasi la velocità del suono), la quota massima operativa è di oltre 12 mila metri e l’autonomia di 1.700 chilometri.

La pattuglia acrobatica nelle suo esibizioni svolge due distinti programmi di figure acrobatiche: un programma «alto», quando ta visibilita consente di eseguire e di seguire da terra le evoluzioni fino a una quota di 2 mila metri, ed un programma «basso», che si sviluppa orizzontalmente, quando la presenza di nubi limita la spazio per l’esibizione.

Per le Frecce tricolori sono due le inchieste

da La Stampa, 4 settembre 1981, pag. 7

I funerall del capopattuglia delle «Frecce tricolori», tenente colonnello Antonio Gallus, 41 anni, morto mercoledì durante un volo di addestramento sull’aeroporto di Rivolto, dove ha sede la base della Pan, si svolgeranno, in forma privata. nel tempio ossario dl Udine.

Il governo sarà rappresentato dal sottasegretario Difesa on. Scovacricchi.

Sulla pista di Rivolto, intanto, i rottami del «G 91» dl Gallus precipitato dopo la collisione con l’aereo del primo gregario di sinistra alla cui guida era il capitano Fabio Brovedani, che è rimasto indenne, vengono esaminati dai componenti delle due commissioni incaricate dl svolgere le inchieste: una è avviata dalla Procura della Repubblica di Udine e l’altra dal ministero della Difesa. Dovranno essere valutati tutti gli aspetti dell’incidente, raccolti dati e testimonianze.

Oggi le esequie del comandante delle «Frecce»

da Il Piccolo, 4 settembre 1981, pagg. 2 e 6

Sarà per l’ultima volta assieme ai suoi ragazzi della Pattuglia acrobatica. Stamane alle 10 nel Tempio ossario dei Piazza XXVI Luglio a Udine si svolgono i funerali del tenente colonnello Antonio Gallus; e saranno proprio i gli uomini delle Frecce tricolori a portare In spalla la bara con la salma del loro amato comandante.

Dietro a loro la moglie Elvira e le figliolette Claudia e Monica. Tutta la città stamane si fermerà per il lutto che ha colpito tutti sia perché le Frecce sono di casa, sia per le indimenticabili doti uma-ne del comandante Gallus.

La cerimonia verrà celebrata dal capellano delle Frecce tricolori, don Giuseppe Artico.

Cordoglio per la morte di Gallus

Il presidente della Giunta Comelli ed il presidente del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia Colli hanno inviato al comandante delle «Frecce tricolori», col. Salvi, un telegramma di partecipazione al grave lutto per la scomparsa del tenente colonello Gallus.

L'estremo saluto alla Freccia caduta

da Il Piccolo, 5 settembre 1981, pagg. 2

UDINE — Nel tempio-ossario di Udine si sono svol-ti ieri i funerali del capofor-mazione della Pattuglia acro-batica nazionale delle Frecce tricolori, tenente colonnello Antonio Gallus, morto nell’incidente aereo di mercoledì mattina all’aerobase di Rivolto.

Una grande folla commossa, tra cui la moglie Elvira, in gramaglie, e le due figlie, i fratelli e gli altri congiunti, nonché i commilitoni della Pan, ha partecipato alle esequie.

In piazza XXVI Luglio, fuori del tempio, una moltitudine ha seguito l’uscita del feretro, trasportato a spalla dai componenti della Pattuglia acrobatica.

Per avaria l'incidente delle Frecce tricolori

da Stampa Sera, 9 settembre 1981, pag. 2

Antonio Gallus, il comandante della pattuglia acrobatica morto nel cielo di Rivolto il 2 settembre, era ai comandi di un «Muletto», un aereo di riserva, il cui motore ha avuto un improvviso calo di potenza. Lo ha accertato l’Inchiesta In corso sull’incidente.

L’Affetto “furlan” per Antonio Gallus

da “FRIULI NEL MONDO” – Mensile a cura dell’Ente “Friuli nel mondo” – Anno XXX, ottobre 1981, n. 324

La vita dell’uomo sta come una tela di ragno. Dura nella sua elasticità e sopporta carichi immensi. Poi d’improvviso uno strappo di vento, una mano estranea e la tela si sfi laccia, scompare nella polvere. Accade da sempre. Uomini che fanno più guerre tra mille pericoli e sfuggono miracolosamente alla morte, poi, inavvertibile, una fine. La Pattuglia Acrobatica Nazionale d’Italia solca i cieli friulani da cinquant’anni.
I suoi Piloti sanno tutto delle pieghe della nostra terra vista in modo normale col capo all’insù o in modo quasi spaziale a capo all’ingiù.
Anche al Ten. Col. Antonio GALLUS, venuto dall’antica e generosa terra di Sardegna, il Friuli non riservava segreti nelle sue pieghe di colli e di monti, di pianure arate, di fiumi e lagune sul litorale.
I cieli di Europa lo hanno visto in momenti di brivido nelle figure della PAN, tracciate al millimetro a velocità supersoniche.
4.200 ore di volo, un primato, e ancora sulla breccia. E’ bastato un attimo di primo settembre per lacerare la tela, per troncare la danza delle mille e più geometrie del cielo, per togliere un personaggio dalla cronaca e consegnarlo alla storia.
Non si sentiva che un soldato, che un impiegato della Patria e dell’aria.
Il rischio valeva per lui come per tutti. Si muore anche inciampando in un sasso sulla strada. Cosi lui almeno lo diceva e lo pensava.
In realtà il grado di audacia era alto, quanto quello dell’esperienza.
L’allenamento quotidiano dei mattini sereni era un lavoro, il lavoro del Ten. Col. GALLUS, e voleva dire impegno, serietà, coscienza che si deve essere sempre preparati.
Tante cose che ci sembrano da profani un miracolo, sono il frutto di un sacrifi cio assiduo e impagabile.
Questo elogio se lo merita il Comandante e se lo meritano i Piloti che lo hanno preceduto nel sacrificio come quelli che ne seguono le orme.
Si parla di guasto, ma c’è chi smentisce, si parla di errore, si parla di fatalità.
La figura dell’Arizona si è spenta all’improvviso e del suo fascino Western non è rimasto che un velivolo infranto, frantumato nell’urto, in un bagliore di fiamma.
Di Antonio GALLUS, nel suo casco, nel fazzoletto azzurro attorno al collo, nella tuta pressurizzata, non è rimasto che un cuore fermo, un corpo senza battiti.
Il Friuli lo rimpiange come uno dei suoi figli più cari.
Le lacrime di chi lo attendeva come ogni giorno con un po’ di batticuore a casa si assommano al pianto dei compagni di squadra, dei parenti, degli amici.
Si è compiuto il suo ultimo volo a ottocento chilometri all’ora. Adesso vive e vola in un cielo diverso fatto di memoria e di fede. Si compie il mezzo secolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale e GALLUS si inserisce nella formazione dei caduti della Pattuglia.
La Squadra non vola solo per prestigio o per inutili acrobazie, vola per essere pronta alla difesa della Nazione, per affermare il nome della nostra Aeronautica all’Estero, il che significa nella realtà ossigeno per un’industria che occupa altri uomini nel lavoro, per insegnarci che l’uomo deve superare se stesso.
Le Frecce Tricolori hanno perso una rondine abituata a tagliare il cielo. Ma il ricordo e l’esempio di questa rondine abituata a tagliare il cielo continuano a sfrecciare nel “cielo friulano” in un rombo divenuto muto e resosi eterno.
Al Fogolàr furlan « ad honorem » che la Pattuglia Acrobatica Nazionale ha l’orgoglio di far vivere tra i suoi Piloti, il nostro sempre fedele affetto e la nostra profonda ammirazione di friulani.

Domenico Zannier

da Renato Rocchi, La meravigliosa avventura – Storia del volo acrobatico, Aviani editore, p. 280 e segg.

Martedì 2 settembre – una giornata di sole. Per Toni Gallus era il secondo volo di addestramento acrobatico. Decollava alle 9.50 con la “nazionale”.
La formazione:

Gallus
Brovedani – Raineri
Posca – Accorsi
Montanari
De Podestà
Molinaro (solo)

Un volo che si svolgeva in tuta normalità, un programma sviluppato con autorità, con mano sicura da un “leader” che non aveva segreti, che conosceva e sapeva smussare ogni difficoltà nell’esecuzione della figura acrobatica, mettendo sempre a loro agio i “gregari”, quando la formazione arrivò all'”Arizona” … e lascio la parola al Cap. Fabio Brovedani, il primo gregario sinistro:

“… in quel momento eravamo in volo in otto, compreso il solista, il Cap. Molinaro. Interessati alla figura che stavamo per compiere eravamo, quindi, in sette: una formazione di 5 velivoli a “cuneo”, con davanti, a “leader”, il Ten. Col. Gallus. Alla sua sinistra io e alla mia sinistra il Cap. Posca. Alla destra di Gallus il Magg. Diego Raineri che aveva alla sua destra il Cap. Accorsi. Dalla nostra formazione si erano staccati il primo fanalino, il Magg. Montanari e il Cap. De Podestà, con i quali ci dovevamo incrociare. E’ la manovra detta “Arizona”, che avviene a cento metri dal suolo, in virata.
Noi, cioè, viriamo a destra (e quindi io vedo sotto di me a brevissima distanza, quattro o cinque metri, il capopattuglia) e loro due ci vengono incontro e sfilano, in virata anche loro, sotto la pancia dei nostri aerei. In quel momento viaggiamo a una velocità di 740 chilometri orari.
L’incidente non so spiegarmelo: tutto è successo in un attimo, senza che in cuffia avessimo sentito nulla di anormale. Improvvisamente il velivolo di Gallus si è impennato ed è venuto addosso a me, che in virata sono più alto di lui. Non so che cosa sia successo al mio apparecchio, devo aver fatto una specie di “looping” (di giro della morte per intenderci) spinto dalla gran botta ed ho ripreso i comandi appena in tempo per accorgermi che stavo picchiando a terra.
Sono riuscito a tirare ed a rimettere diritto l’aereo, dopodiché, con l’anemometro a zero, fuori uso, non sarei potuto atterrare se non mi si fosse accostato un collega che, volando al mio fianco, mi ha fornito via radio tutti i dati per farmi scendere sulla pista.
No, i danni al mio velivolo non sono lievi, è tutto storto, non credo che potrà più volare”.

Il Magg. Montanari – capocoppia della seconda sezione – ricorda:

“…la formazione era di 7 più ‘Gi Bi’, già impegnato nel suo programma… Toni Gallus entrava nell'”Arizona” con la mano del maestro, una manovra che per lui era familiare, naturale – l’avrà fatta e ripetuta centinaia e centinaia di volte… venivamo da Beano… tirava sù… e sui 6000-6500 piedi dava il “break”… mi “staccavo”… Toni, a “cuneo” di 5 andava a sinistra, portandosi sulla testata “24”… io, a destra, con a bastone De Podestà, riportavo sulla testata “06”… seguivo in cuffia le indicazioni di quota e di assetto che mi dava il “leader”… “testata pista… sù… ora 3500… 4000… 4500” – non si toccavano i 5000 – “rovescio, ora!” -… e, appena girato, con il muso giù, controllavo e distinguevo le scie fumogene del “cuneo” in discesa, per impostare l’incrocio…”sono in leggero anticipo…riduco!…comunicavo… In quel preciso momento Toni mi informava: “stringo e dò motore!”…avrà avuto 3 G e 1/2 – 4 G al massimo…dopo un attimo vedevo il suo velivolo – eravamo in discesa – effettuare uno spostamento di muso, una impennata… un assetto anomalo… d’istinto ho mollato… vuol dire che non facevo l’incrocio tra la pista e il raccordo, ma avrei riportato sui “pompieri” (n.d.a. area riservata ai mezzi di soccorso)… in quell’istante ho visto il tricolore delle ali e una palla di fuoco che mi veniva contro…mi sono buttato giù per evitare i rottami… il motore mi è passato sopra… Brovedani mi ha ruotato sopra, mezzo rovescio, con l’estremità dell’ala destra rovinata… Fabio, infatti, aveva interferito sul piano di coda del “leader”… Toni Gallus cadeva sul prato – tra raccordo e pista – … a cinquecento metri dalla testata pista “06”… Seguiva una grande confusione… la “Biga” si era persa… bisognava recuperare i piloti… via radio comunicavo: “chi non risponde dia i fumi!”… immaginando che Brovedani riceveva ma non trasmetteva… era sul Tagliamento… è stato Posca a recuperarlo… io avevo seguito fino a terra Raineri e Accorsi… era aperta soltanto la pista di rullaggio – in uso la “24” … la principale era ingombra del motore e dei rottami… quindi atterravo io con De Podestà… poi Brovedani a tutto motore… con il parafreno che ha miracolosamente tenuto… seguiva Posca… ultimo “Gi Bi” Molinaro. È andata così!”

La notizia mi raggiunse a Campoformido sul posto di lavoro. Incapace di accettare una verità così crudele, piansi il fratello.

Il corpo esanime di Toni Gallus era là, sul prato, ancora legato al seggiolino, in attesa di un Procuratore della Repubblica. Poi le azioni seguirono la cadenza impersonale di un “check-list”!

Ricordo che, in un momento di confidenza, in quella tormentata giornata, Salvi mi chiese del futuro. “Be’ – gli risposi – come ha fatto Squarcina con Scala (incidente di volo) e Sburlati con Franzoi (ingessatura), in qualità di Supervisore dell’addestramento del volo acrobatico, devi “tu” prendere la formazione, perché le “Frecce” devono continuare a vivere”.

Poi, la bufera del “giorno dopo”. L’on. Accame riandava ancora una volta alla carica con la solita interrogazione, non cambiando neanche la virgola del testo. Tanto lui, Falco Accame, il “potere” lo aveva avuto dal popolo…

Per tante risposte date all’onorevole socialista, basta una sola:

Il Giornale
Mercoledì 23 settembre 1981
“La pattuglia acrobatica”

Caro direttore,
l’on. Accame non ha perso tempo a fare sentire la sua voce nella tragedia che ha recentemente colpito la Pattuglia acrobatica nazionale (Pan). Mi riferisco alle dichiarazioni che il detto deputato ha rilasciato all’indomani dell’incidente mortale nel quale ha perso la vita il capo pattuglia della Pan e che sono state riportate dalla stampa nazionale. Con tali dichiarazioni l’on. Accame ha voluto rilanciare la richiesta della chiusura del Reparto acrobatico dell’A.M., perché “la morte dei piloti non è giustificata da fini esibizionistici per una attività dispendiosa in tempi di austerità”. Siffatta richiesta, secondo il mio parere, evidenzia due cose fondamentali:
– la assoluta povertà spirituale del proponente di fronte al valore delle gloriose tradizioni dell’Aeronautica militare, riassunte e sublimate, ieri come oggi, nel Reparto acrobatico nazionale, immagine nel mondo intero della professionalità, generosità e slancio degli aviatori ita-liani
– l’ignoranza completa da parte dell’autore della proposta dell’esigenza dell’attività acrobatica che nei Reparti caccia dell’A.M. viene normalmente espletata, non a fini esibizionistici, ma quale forma di addestramento indispensabile per la formazione dei piloti di tale specialità. Se si dovesse prendere sul serio la richiesta dell’on. Accame, si dovrebbe cancellare tale attività anche dai programmi addestramento dei reparti caccia: il che, essendo tale attività componente essenziale dell’addestramento, non può non considerarsi se non uno sproposito proprio di chi non ha alcuna conoscenza tecnica al riguardo.
D’altra parte non c’è da sorprendersi; l’on. Accame non è nuovo ad iniziative del genere che, prendendo le mosse da tragedie umane, appaiono fine a se stesse. Al riguardo basterebbe ricordare, fra l’altro, le due interrogazioni, ricche di insinuazioni non rispondenti alla realtà, che il detto onorevole fece in Commissione il 25 ottobre 1980 al Ministero della Difesa in occasione di due eventi luttuosi: il suicidio di un ufficiale e la morte per annegamento di un sottufficiale, entrambi dell’A.M.
Mi auguro che questa attività singolare e puntigliosa dell’on. Accame, rivolta a dare un’immagine deformata dell’A.M. e del suo personale per scopi probabilmente elettorali ma che comunque appaiono ben lontani dai più seri compiti cui un parlamentare dovrebbe attendere, possa essere adeguatamente valutata dai cittadini e dal partito stesso cui l’on. Accame appartiene, il quale, a mio avviso, da tale comportamento dovrebbe trarre le dovute conseguenze.
G.B.A. Ercole Andrei Roma

Il 10 settembre, un passaggio in formazione di “cuneo” di “7 G.91” sull’aeroporto di Villafranca.
Era la prima “uscita” senza quel “leader” carismatico che era per tutti e da tutti considerato Toni Gallus.

Pilota ed eroe Gallus è con noi

da La Nuova Sardegna – 12 Settembre 2004

Una folla commossa e partecipe ha ricordato ieri mattina Antonio GALLUS, in occasione dell’inaugurazione del monumento che è stato dedicato all’eroico Pilota selargino: tra le vie Istria e Manin, un piccolo giardino ospita un caccia G 91 PAN, donato dall’Aeronautica Militare, del tutto simile a quello pilotato per anni dall’eroico selargino, che si è distinto in numerose occasioni.
La storia di Antonio GALLUS è emblematica del suo impegno assoluto, non solo nel lavoro.
Capo-formazione delle Frecce Tricolori, nei dodici anni di permanenza nella Pattuglia Acrobatica Nazionale Antonio GALLUS effettuò oltre duecento manifestazioni, portando la formazione ai vertici mondiali e distinguendosi lui per primo in numerose occasioni. Ma un incidente fermò la sua carriera, a soli quarantadue anni: il 2 settembre 1981, durante un’esibizione nei cieli di Udine, perse il controllo del mezzo in seguito ad una collisione in volo.
Sacrificò la vita rinunciando a lanciarsi col paracadute per portare il suo aereo lontano dal centro abitato per evitare danni alle persone che assistevano alle evoluzioni.
Un sacrifi cio che nessuno ha dimenticato. «Possiamo affermare – ha detto don Ireneo Schirru, parroco della chiesa Beata Maria Vergine – che Antonio GALLUS è morto da eroe e da cristiano. Ha infatti sacrificato la propria vita per gli altri,  secondo gli insegnamenti di Gesù, con un gesto eroico”.
Oltre alla “moglie” di Antonio GALLUS, Elvira e a tutti i familiari del Pilota scomparso, erano presenti numerose personalità di spicco dell’Aeronautica, come il Capo di Stato Maggiore, Gen. S.A. Leonardo Tricarico, e il responsabile delle strategie internazionali di difesa Gen. Giuseppe Bernardis, oltre al Sindaco di Selargius, Mario SAU e al Presidente del Club Lions cittadino, Alberto Diana, promotori dell’iniziativa, era presente anche il Sottosegretario alla Difesa Salvatore Cicu, che ha esaltato le virtù del Ten. Col. GALLUS: “Questo grande eroe selargino oggi ci consente di capire qual è il valore della pace e il signifi cato della dedizione e del sacrificio per gli altri. Chiedo a tutta la comunità, rispetto per questo luogo e per questo monumento”.

Monumento in memoria del Col. Pil. Antonio Gallus G 91 della P.A.N. donato in suo ricordo dall’Aeronautica Militare e restaurato con l’aiuto dei Lions Club International

Antonio Gallus è sempre con noi!

da “Circolo della PAN” – Notiziario riservato ai Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale
anno 18 – n° 31 – 1/03/2016 – pp. 1 e segg.

Voglio ricordare Antonio GALLUS, “TONI” per gli amici … e ne aveva tanti.

E’ un personaggio poco ricordato della storia della PAN, emblematico, assieme a moltissimi altri, della generosità che contraddistingue l’essere un Pilota delle “Frecce Tricolori”.

Ho avuto la fortuna di volare con “TONI” per quasi 7 anni ed assicuro che era un Pilota “eccezionale”; da Capo-formazione sviluppava le manovre acrobatiche sempre in modo coordinato, armonico, progressivo ed uguale … l’acrobazia era una danza su un binario disegnato nel cielo e gli ordini di esecuzione delle manovre acrobatiche erano perentori ma nello stesso tempo calmi.

Sarebbe troppo facile continuare a ricordare le doti di “TONI” come “pilota” … ma ci sono i fatti che parlano per lui: foto, video e le forti emozioni lasciate a chi ha assistito alle Manifestazioni Aeree del suo periodo, piuttosto preferisco sottolineare alcuni caratteri dell’ “uomo”.

Sempre sereno, tranquillo ed equilibrato; affrontava qualsiasi situazione, anche la più critica, con calma seppur in modo determinato … ciò ovviamente gli era concesso grazie alla sua straordinaria “professionalità”.

Era molto generoso sia in volo che a terra verso i colleghi bisognosi di qualche consiglio che dava con la sua usuale semplicità ed umiltà; il suo altruistico impegno era finalizzato a mantenere inalterato lo “spirito di squadra” che è un elemento integrante delle “Frecce Tricolori”.

Toni” dimostrava sempre di capire i problemi connaturati alle tensioni, a volte forti, insite nello svolgimento di una stagione acrobatica e, dopo averli lasciati decantare, con un atteggiamento spontaneamente tranquillo riusciva a tranquillizzare e rasserenare i colleghi e quindi tutto l’ambiente… era un vero “leader” !

Con gli Specialisti aveva un rapporto di grandissima reciproca stima e rispetto, ed aggiungerei, anche di amicizia.

Verso le migliaia di “appassionati” che lo avvicinavano era sempre cortesemente disponibile ed aveva sempre un portamento signorile e gentile.

Ha rappresentato con orgoglio l’Italia nel mondo trasmettendo forti emozioni che hanno lasciato un’immensa gioia, riempiendo ogni volta il cuore di “italianità”.

Sì, il tuo ultimo volo è stato una dolorosissima perdita, ma ancora oggi tutti ti ricordano sempre con la tua proverbiale espressione serena… la qualità degli uomini forti!

Assenzio Gaddoni

Quel fatidico giorno era il 2 settembre del 1981.

Il Comandante Antonio GALLUS, era nato a Selargius (CA) , un paesone alla periferia di Cagliari, il 22 Settembre 1939, a 20 anni prestò servizio di leva come Ufficiale di Complemento in Aeronautica, ma il suo sogno era diventare “Pilota Militare”.

Nel 1961 fu ammesso al Corso A.U.P.C. (Allievi Ufficiali Piloti di Complemento), nella Scuola di Volo di Lecce – Galatina conseguì il “Brevetto di Pilota Militare” … il suo sogno era ormai una realtà!
Fu assegnato alla 36° Aerobrigata presso il 12° Gruppo Caccia Intercettori (74° Squadriglia) dove conseguì la “Combat Readiness” su velivolo Fiat F-86/K.

Nel 1969 venne assegnato alla P.A.N. ricoprendo la posizione di 2° Gregario Sinistro – pony 4 (1970-71), 2° Fanalino – pony 9 (1972-73) e Capo-formazione – pony 1 (1974-1981).
Era abilitato sui velivoli: Piaggio P-148, North American T-6, Lockeed T-33/A, Lockeed RT-33/A, Canadair CL-13/Mk4 “Sabre” (F-86/E), Fiat F-86/K, Fiat G-91/PAN, Fiat G-91/T, Siai S-208/M, Aeritalia G-91/ Y, Aermacchi MB-326/E e Aermacchi MB-339/A.

Il Ten. Col. A.A.r.n.s. Pilota Antonio GALLUS morì in un incidente di volo il 2 Settembre 1981, nella base aerea di Rivolto (UD).

Durante la manovra detta “Arizona”, il suo G-91 n. 12 (utilizzato quel giorno al posto del n. 1 in manutenzione) ebbe una collisione in volo con il G-91 n. 2 del Cap. Fabio BROVEDANI (1° Gregario Sinistro) che fortunatamente, nonostante i gravissimi danni subiti al suo aereo, riuscì ad atterrare, per il Capo-formazione la sorte non fu così favorevole.

Al momento dell’incidente aveva al suo attivo 246 Manifestazioni Aeree ed un totale di oltre 4.100 ore di volo.

Il 3 Marzo 1983 il Col. ANTONIO GALLUS è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Aeronautico per avere sacrificato la propria vita dirigendo il suo aereo, ormai privo di controllo dopo una collisione in volo con un altro velivolo durante un’esercitazione, verso una zona disabitata.

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