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Anziché cercare la propria salvezza, il capitano Jansa è rimasto a bordo del suo « G 91 » in fiamme, per dirigerlo lontano da un asilo e da un mercato della periferia di Palmanova

da Corriere dell’Informazione, 23 – 24 settembre 1971, p. 11

Palmanova 23 settembre

Un’inchiesta aperta dalle autorità militari cercherà di appurare le rame della sciagura aviatoria di ieri pomeriggio, che è costata la vita al trentenne capitano Valentino Jansa, pilota della pattuglia nazionale acrobatica « Frecce tricolori » di stanza a Rivolto. La fine dello Jansa, che lascia la moglie e una figlioletta, riesce tanto più dolorosa, in quanto è dovuta alla sua esemplare abnegazione: mentre il suo « G.91 » stava precipitando in fiamme, per un’improvvisa avaria al motore, sopravvenuta durante un « looping », il capitano Jansa ha ritardato deliberatamente il proprio lancio con seggiolino eiettabile per poter dirigere l’apparecchio lontano dall’abitato di Palinanova.

I suoi disperati sforzi sono valsi a scongiurare una catastrofe: Infatti il « G 91 » che dapprima puntava su una zona in cui si trovavano un mercato affollato e un asilo infantile, si è poi schiantalo sul fianco esterno dl uno dei bastioni della città-fortezza, senza alcuna grave conseguenza. Ma il coraggioso pilota, catapultatosi in extremis, è morto sul colpo.

I resti dell’aereo « G 91 » abbattutosi sui bastioni della città-fortezza di Palmanova – Il capitano Valentino Jansa

Pilota triestino si schianta con il suo aereo a Palmanova

Tragica fine di un capitano delle « Frecce Tricolori »

Valentino Jansa, per evitare che il jet cadesse sulle case, si è espulso in ritardo

di Giorgio Verbi
da Il Piccolo, 23 settembre 1971, pp. 1 – 2

Palmanova, 22

Un Fiat G-91 della pattuglia acrobatica nazionale «Frecce Tricolori» è precipitato questo pomeriggio, poco dopo le 17, a Palmanova, appena al limite del centro abitato. Il pilota, capitano Valentino Jansa, di Trieste, si è schiantato al suolo, poco distante dallo aereo. Il suo paracadute non si è aperto per la troppo esigua altezza (non più di 100 metri) alla quale era stato fatto azionare il seggiolino di espulsione. L’aviogetto, appena toccato il suolo, è esploso, e le fiamme che vi si sono sprigionate hanno bruciato l’erba e gli arbusti su un’area di oltre 400 metri quadrati.

La sciagura è avvenuta esattamente alle 17.17, ora in cui si è fermato l’orologio che il pilota aveva al polso. Il capitano Jansa stava sorvolardo per un normale volo di prova velivoli da circa una ventina di minuti Palmanova, nel cui cielo aveva anche compiuto alcune evoluzioni. Alcuni testimoni, a questo proposito, hanno dichiarato che gli aerei in volo erano due. Ad un certo punto l’aereo del capitano Jansa, sotto la spinta poderosa del motore «tirato» rabbiosamente, è stato visto compiere una lunga cabrata. Quindi il Fiat G-91 ha iniziato la picchiata, o meglio a planare, senza che si avvertisse più il rumore del turboreattore. Ma in quegli attimi nessuno ha paventato il peggio, dal momento che tutti, senza rendersi conto che ciò è tecnicamente impossibile in questo tipo di aereo, si aspettavano che il pilota «riaccendesse» il motore.

Invece l’aviogetto a un certo punto è entrato «in vite», dirigendosi tra lo sgomento e la paura di coloro che erano rivolti con gli occhi al cielo, diritto verso il centro abitato di Palmanova. Il pilota, accortosi di quanto stava succedendo, deve aver tentato una manovra in extremis, per fortuna riuscita, con la quale ha deviato la direzione di caduta del suo aereo. Il Fiat G-91 è andato così a schiantarsi contro la parete del bastione che cinge Palmanova, esplodendo; i rottami dell’apparecchio sono quindi caduti nella sottostante scarpata.

Immediatamente sul posto, oltre ai vigili del fuoco di Udine, giunti con tre auto-pompe, sono accorsi i passanti e gli artiglieri della vicina caserma. Ma per il pilota, la cui salma giaceva sul bastio-ne, non c’era più nulla da fare, Il capitano Jansa infatti si era sfracellato al suolo, do-po essersi fatto catapultare dall’aereo con l’apposito di-spositivo, ma troppo tardi. Questo particolare fa ritenere che il pilota abbia sacrificato la propria vita, cercando di deviare la direzione di caduta dell’aviogetto, per evitare una sciagura di ben più vaste pro-porzioni. Basti pensare che in un raggio di non più di 200 metri dal luogo in cui l’aeree, è precipitato, sorgono un asilo infantile, la caserma che ospita il 5.o e l’8.o reggimento di artiglieria e numerose abitazioni private. Quando si è accorto che era riuscito nel suo intento, il capitano Jansa ha cercato di porre in salvo anche se stesso, ma evidentemente era troppo tardi.

Valentino Jansa, che aveva 32 anni, ed era di Trieste, abitava insieme alla moglie e alla figlioletta di sette anni a Rivolto; da sei anni faceva parte della pattuglia acrobatica «Frecce Tricolori».

Sul luogo della sciagura sono giunti il comandante dell’aeroporto di Campoformido ten. col. Tetro, il comandante del 313.0 Gruppo di addestramento acrobatico ten. col. Sburlati, il comandante dell’aerobase di Rivolto dove le «Frecce Tricolori» sono di stanza, cap. Toso, oltre a numerosi colleghi e sottufficiali. Circa le cause della sciagura, sulla quale è stata aperta una inchiesta, non si possono per ora formulare ipotesi, anche se alcuni testimoni hanno asserito di aver udito uno scoppio nel momento in cui lo aviogetto stava raggiungendo l’apice della cabrata.

NEI PRESSI DI UDINE - Precipita un aereo della squadra acrobatica

da Corriere della sera, 23 settembre 1971, p. 11

Udine, 22 settembre.

Un « G.91 » delle Frecce Tricolori, la squadra acrobatica nazionale che ha la base a Rivolto, si è disintegrato oggi verso le diciassette su un bastione della città-fortezza di Palmanova. Il pilota, il capitano Valentino Jansa, di 35 anni, da Trieste – che non è riuscito a farsi catapultare in tempo prima che l’aviogetto sl schiantasse al suolo — è stato trovato cadavere.

Commosso omaggio al cap. Jansa

Solenni esequie al pilota sacrificatosi a Palmanova

Il rito a Udine e la tumulazione a Sant'Anna

da Corriere della sera, 23 settembre 1971, p. 11

Si sono svolti ieri in forma solenne, al Tempio Ossario, a Udine, i funerali del capitano Valentino Jansa, perito nella sciagura aerea di Palmanova accaduta mercoledì pomeriggio. Le esequie si sono svolte in una atmosfera di intensa commozione, per l’affetto che circonda i componenti della pattuglia acrobatica nazionale «Frecce Tricolori» non solo da parte della famiglia aereonautica ma anche dalla popolazione.

La bara, avvolta nel tricolore e recante il berretto e la sciabola del pilota caduto, era stata posta sul catafalco allestito al centro del Tempio, mentre dal retro dell’altare si levavano, durante tutta la mesta cerimonia. le fumate tricolori, riproducenti quelle che la pattuglia traccia in cielo al termine di ogni sua esibizione.

Il Tempio Ossario era letteralmente affollato di colleghi dello scomparso, di autorità civili e militari, di ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica e di tutte le altre armi, e di cittadini, accorsi in gran numero a porgere l’estremo saluto a colui che viene ormai considerato un eroe, avendo sacrificato la propria vita per evitare una tragedia di vaste proporzioni a Palmanova.

Fra le autorità presenti, in rappresentanza del Presidente della Repubblica Saragat il Consigliere aggiunto del Capo dello Stato capitano di vascello Marcello Pirozzi, il Prefetto Cellerino, il comandante della prima Regione aerea gen. di squadra aerea Giovannozzi, il comandante della V ATAF di Vicenza gen. di squadra aerea Lucertini, il comandante del V Corpo d’armata gen. Borsi di Parma, il comandante della SETAF gen. McAlister, il comandante del Presidio di Udine e della divisione Mantova gen. Murero, il comandante della brigata alpina Julia gen. Mola Di Larissè, il comandante della brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli gen. Raganella, i comandanti dell’artiglieria e della fanteria della Mantova generali Sandrucci e Viola, quest’ultimo comandante anche del Presidio di Palmanova.

Il rito funebre è stato officiato dal cappellano dell’aeroporto di Campoformido don Nicola Gentile, ed ha avuto inizio alle 10.30. Al termine la bara, portata a spalla da ufficiali e sottufficiali dell’Aeronautica. è stata deposta su un autocarro militare. Quindi il corteo funebre si è incamminato lungo viale Venezia, fino a raggiungere il piazzale antistante l’ingresso del cimitero di San Vito, dove si è sciolto, mentre la salma è stata fatta proseguire per Trieste.

Aprivano il corteo funebre una sessantina di corone, fra le quali quella inviata dal Presidente della Repubblica, portata da due corazzieri in alta uniforme. Quindi la banda della Mantova e il picchetto armato. Dopo il feretro, gli affranti familiari, la mamma e la sposa dello sventurato capitano Jansa, i fratelli, i parenti, i colleghi con i quali il pilota triestino aveva diviso le fatiche e gli onori di tanti anni di vita in comune, in terra e in cielo, quasi gomito a gomito alla velocità di mille chilometri orari, in una sintesi di bravura, coraggio, di eccezionale sangue freddo e di sapiente calcolo millesimale che fanno di questi piloti una compatta pattuglia di ardimentosi dalla preparazione pressoché perfetta; la pattuglia acrobatica nazionale «Frecce Tricolori» che si fa sempre onore sui cieli di tutto il mondo nel nome dell’Italia e dell’Aeronautica.

Proveniente da Udine, la salma del cap. Jansa è giunta nel primo pomeriggio al cimitero di Sant’Anna, accolta da una folla commossa, composta da un migliaio di persone, fra cui numerose autorità. Decine di corone di fiori sono state portate da varie associazioni d’Arma e patriottiche. Accompagnava il feretro anche la corona inviata dal Presidente della Repubblica, Saragat, scortata da due corazzieri in alta uniforme. La salma del capitano Valentino Jansa è stata tumulata a Trieste per espressa volontà della famiglia.

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(Foto Vallero) Gli onori militari alla salma all’uscita del Tempio Ossario di Udine, al termine del rito funebre

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La corona del Presidente della Repubblica recata dal corazzieri

da Renato Rocchi, Storia del volo acrobatico – La meravigliosa avventura, vol. 3°, Aviani editore, p. 149

Rivolto, 22 settembre, una giornata di sole pieno. Racconto in prima persona.

A pranzo, il “capocalotta”, a sorpresa, offrì ai commensali lo spumante – pagato da tre Ufficiali che quel giorno “facevano” gli anni. A sorpresa, perché l’uno non sapeva dell’altro: tre compleanni – di annata diversa – sotto lo stesso segno zodiacale. I tre “imputati”: Ottavio Toso, il sotto-scritto e Antonio Gallus.

Era Jansa il “capocalotta” – e come ci avesse “scovati” in sintonia, non l’ho mai saputo.

Dopo il brindisi, ad ognuno la sua missione. I piloti a casa, perché l’indomani si doveva partire per Schwenningen, nella Germania Occidentale; rimanevano in Base il solo Jansa, che quel giorno aveva ospite la figlia Patrizia, una bella bambina di cinque anni, in quanto doveva effettuare una prova-velivolo su un G.91 uscito dall’ispezione periodica, il sottoscritto, che si rintanava nell’ufficio delle pubbliche relazioni e Toso, che raggiungeva il suo alloggio in aeroporto.

Alle 17.15 circa, il centralinista mi comunicava che da Palmanova un Ufficiale della Montezemolo aveva telefonato per informarci che un G.91 era ivi precipitato.

La torre di controllo mi confermava che era stata in contatto con “Pony 9” (era il nominativo di Jansa) fino a qualche minuto prima. Chiesi la chiamata radio: non rispondeva! Allora la chiamata sulla frequenza di emergenza: non rispondeva. Si stava spegnendo la luce della speranza.

Contattai il collega di Palmanova. Il velivolo era sicuramente un G.91, era caduto sulla sommità del bastione Foscarini, al limite del pendio che scendeva verso il fossato esterno – fuori mura – senza causare danni a persone e cose.
Gli chiesi che mi sapesse dire se le ali avevano il tricolore. Egoisticamente speravo appartenessero ad un altro Reparto.
La conferma non dava scampo.

In quel momento non trovai “in circuito” né Sburlati, né Franzoi, e, lasciando il compito agli altri, mi precipitai a Palmanova con il M.Ilo Franco Tomada. Ma prima contattavo Ottavio Toso, perché accompagnasse Patrizia – che stava passeggiando sulla piazzola del parcheggio velivoli nell’attesa che rientrasse papà Valentino – a casa di Franzoi, a Codroipo.

Il corpo esanime del pilota era già stato composto sul terrapieno.
Ebbi l’incombenza del riconoscimento.
In quei pochi momenti che mi lasciarono solo con Valentino, provai lo smarrimento del dolore. E piansi il fratello.

Ricordo che un Carabiniere mi avvicinò per dirmi con un sussurro: “Capitano, ho trovato questo nella tasca della tuta del suo collega. Tenga lei!” e mi allungò, quasi di soppiatto, un rullino fotografico.
Non ricordo di averlo ringraziato. Spero di averlo fatto.
Ho apprezzato, Dio solo sa, la sua sensibilità e la sua preoccupazione.

Poi arrivarono il Procuratore della Repubblica, un giornalista, corrispondente del luogo, gli Ufficiali della Montezemolo che offrirono tutta l’assistenza che esigeva la circostanza, finalmente il Col. Italo Tetro, Comandante dell’aeroporto Udine-Rivolto, e tanti curiosi.

Si parlò della dinamica dell’incidente. Soltanto ipotesi.

Il Cap. Jansa – decollato da Rivolto per una prova velivolo – dopo aver effettuato i controlli tecnici a 20.000 piedi, chiedeva alla torre di controllo di Rivolto l’autorizzazione a portarsi a cinquemila piedi per passare ai controlli “a bassa quota”.
Spostandosi a Est, veniva a trovarsi su Palmanova.
La parola al Comandante dei Vigili del Fuoco che ne è stato testimone “… dopo un passaggio sui trecento metri l’aereo si è inalberato verso il cielo e, d’un tratto, l’ho visto scendere a cerchi strettissimi, concentrici, sempre meno regolari, poi portarsi verso Sud, e a poca distanza da terra dall’aereo si è staccato il pilota; un attimo e si è sentito fortissimo lo scoppio.”
La dinamica dava la prova che il Cap. Valentino Jansa cercò con tutte le sue forze di governare il velivolo, in fase di vite negativa, fuori dal perimetro cittadino, ritardando fino all’ultimo istante di catapultarsi.
Al momento dell’eiezione – causa l’inclinazione alare – seggiolino e pilota impattavano sul terrapieno.
A tanta generosità, tanta maledetta sfortuna!

Quel “rullino” mi guardai bene di consegnarlo a Luisa. Un pilota, una “Freccia”, un protagonista, un uomo di successo qual’era Valentino, poteva riservare qualche sorpresa. E non era il caso!
Lo portai a sviluppare ad Azzano Decimo, raccomandando agli amici tutta la discrezione. Si trattava di materiale riservato, “top secret”.

Quando andai a ritirare le stampe, le controllai una ad una. Ero incredulo e felice. Si trattava di fotocolor scattate in linea di volo da un giornalista in visita alle “Frecce”, quel mattino del 22 di settembre, e vedevo Valentino con Patrizia sull’ala del G.91, davanti al musetto… lui e lei nell’abitacolo… e sulla scaletta… e abbracciati padre e figlia…
Quanta tenerezza sapevano esprimere. quanto amore.

Le riguardai una ad una con le lacrime agli occhi. Le consegnai a Luisa, scusandomi. Seppi più tardi che quelle foto erano le sole – prime e ultime – di papà Valentino con Patrizia.
Purtroppo rimarranno le sole!

Un anno fa moriva l'eroico cap. Jansa

da Il Piccolo, 22 settembre 1972, p. 7

Ricorre oggi tl primo anniversario dalla scomparsa di Valen-tino Jansa, il capitano pilota triestino morto a Palmanova nel corso di una missione di volo con un Fiat G 91 della pattuglia acrobatica italiana «Frecce Tricolori», alla quale apparteneva da sei anni.

Il capitano Jansa morì schiantandosi al suolo, essendosi fatto catapultare dal reattore quando ormai era troppo tardi, a non più di cento metri da terra, e ciò per aver voluto fino allo ultimo momento a prezzo della sua stessa vita, evitare una tragedia portando l’aereo appena fuori del centro abitato di Palmanova.

L’eroico comportamento del giovane ufficiale, che aveva 32 anni, aveva destato In colleghi, superiori, subalterni e nella po-polazione non solo di Palmanova ma di tutto il Friuli, ammirazione quasi pari al dolore suscitato dall’improvvisa scomparsa, che aveva gettato nel lutto la giovane moglie e la figlioletta, la mamma, i fratelli, gli altri parenti e tutta l’Aeronautica italiana.

Un rito funebre di suffragio in memoria del cap. Jansa avrà luogo a cura delle «Frecce Tricolori» mercoledì 07 settembre alle 18.30 al Tempio Ossario di piazzale XXVI Luglio, dove vennero anche celebrate le esequie. Lo spostamento della data è dovuto al fatto che la pattuglia acrobatica sarà impegnata in questi giorni nella grande manifestazione aerea che si tiene a Schwenningen, nella Germania occidentale, vicino al lago di Costanza, nella Foresta Nera, località alla volta della quale le «Frecce Tricolori» si sono levate in vola ieri mattina da Rivolto.

L’anno scorso, proprio per il lutto che aveva colpito la patluglia, le «Frecce Tricolori» aveva rinunciato all’ultimo momento a partecipare alla manifestazione; quest’anno invece i Fiat G 91 di Rivolto porteranno ancora una volta, sul cielo di Germania il nostro tricolore e dedicheranno il successo, che indubbiamente riscuoteranno, alla memoria dell’indimenticabile collega e amico Valentino Jansa.

Donata la coccarda del G91 precipitato

di Monica Del Mondo
da ricerca.gelocal.it/messaggeroveneto, 29 settembre 2005 [ fonte ]

PALMANOVA. Ora impreziosisce la sede della sezione degli aviatori di Palmanova. Si tratta della coccarda che si trovava sulla parte finale della carlinga del G 91 precipitato il 22 settembre del 1971 mentre volava sui cieli della fortezza. A donarla agli aviatori di Palmanova è stata la vedova del capo formazione di allora della Pan, il comandante Danilo Franzoi, che aveva conservato quel pezzo quasi a ricordo del pilota scomparso.

Il 22 settembre di 34 anni fa, lo ricordiamo, il capitano Valentino Iansa della Pattuglia acrobatica nazionale stava sorvolando la città stellata quando il suo aereo è precipitato su bastione Foscarini. «Iansa – precisa il presidente della locale sezione, Filiberto De Biasio – era un pilota molto esperto. Si presuppone pertanto che, quando si è accorto del guasto irreparabile, avrebbe potuto lanciarsi subito con il proprio seggiolino. Se l’ha fatto solo all’ultimo momento, rimettendoci la vita, deve esserci stato un motivo; forse ha voluto evitare alla nostra città le terribili conseguenze dell’impatto».

Il fatto è stato ricordato nel corso dell’annuale cerimonia che l’Associazione arma aeronautica organizza a settembre per fare memoria di quell’episodio, ma soprattutto per ricordare tutti i caduti palmarini dell’aeronautica. «La nostra è una piccola città -afferma De Biasio- eppure ha dato molto all’aeronautica. Sono così stati ricordati Giovanni Durli, i fratelli Pietro e Alberto Calistri, Mario Zandonà e Aurelio Brugnola».

Alla cerimonia hanno preso parte numerose autorità civili, militari e religiose, i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma, ufficiali e sottufficiali della Pan, i parenti dei caduti e due classi dell’Istituto comprensivo.

Onorato a Palmanova il pilota Valentino Jansa della PAN

di Carlo d’Agostino
da aerei-italiani.blogspot.com, 26 settembre 2011 [ fonte ]

Il 22 settembre 1971 un Fiat G. 91 della Pattuglia Acrobatica Nazionale nel corso di un volo di collaudo si schiantava sulle mura di Palmanova, il cap. Valentino Iansa che era ai comandi restava fino all’ultimo nel velivolo per evitare che precipitasse sull’abitato e quindi la sua estrema decisione di eiettarsi pochi stanti prima dell’impatto non ne impediva il decesso.

Da quel giorno, ogni anno la sezione dell’Associazione Arma Aeronautica della “città stellata” ne onora la memoria di concerto con l’amministrazione comunale, e sabato 24 settembre le maggiori autorità civili e militari con i Labari delle Sezioni AAA del Friuli Venezia Giulia hanno rinnovato la Cerimonia: partecipavano la vedova del Caduto con la figlia, il Consigliere Nazionale dell’ Associazione cav. Antonio Petrucci, il presidente regionale col. Rino Romano, il Sindaco di Palmanova, molti “palmarini” che hanno potuto sentire dalla viva voce del T.Col. Renato Rocchi, che per 17 anni è stato la “voce” della PAN e che era in servizio quella tragica mattina la rievocazione dell’incidente.

La S. Messa è stata preceduta dall’inno nazionale, magistralmente eseguito da un gruppo di allievi della locale Scuola Media ed è stata dedicata a Iasta ed agli altri Caduti dell’aviazione di Palmanova : una Cerimonia toccante e perfettamente organizzata sul “Parco dell’Aviatore dove un monumento nelle immediate vicinanze del luogo dell’incidente ne ricorda il tragico epilogo.

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Commento all’articolo:
Augusto: “Io c’ero quel giorno.Dall’uscita della caserma Ederle in attesa di un momento propizio per poter uscire lo vidi arrivare a bassa quota circa 100 mt.se mi ricordo bene e quando fu al centro di Palmanova si alzò in verticale e salì diritto finchè ce la fece il motore dopodichè cominciò a scendere a vite,eiettò il sedile solo quando fu a circa 50 mt. dai bastioni ma l’aereo era a vite ed il sedile fu sparato in orrizzontale, impossibile salvarsi.Ci fù un’esplosione e l’aereo prese fuoco,quando arrivai sui bastioni non ci restò che stendere il paracadute sul corpo del Capitano.Dell’aereo mi ricordo di avere visto ancora intatto solo un carrello di atterraggio.

Ringrazio l’amica Fiorella per avermi fornito le foto del monumento

Il fumetto di Aldo Torchio

Abile come Walter Molino o Gino Pallotti nei fumetti a mezza tinta, dove si ritrova la sua tipica morbidezza nella distribuzione della luce, Aldo Torchio – disegnatore di riviste come Grand Hotel, Intrepido e Il Monello – ha realizzato queste quattro pagine di cronaca di un fatto realmente accaduto. Sono gli ultimi drammatici momenti del capitano Valentino Jansa pubblicati su Intrepido del 1971 (Alfredo Castelli racconta di essere stato cacciato dalla Universo, dove lavorava come collaboratore, per avere realizzato poco prima l’adattamento di questo fatto di cronaca sul Corriere dei Piccoli… con l’accusa di avere copiato l’idea!).

da giornalepop.it [ fonte ]

Il libro

IL DESTINO IN UNA STELLA
Storia e vita del Cap. pil. Valentino Jansa

L’incontro con Valentino Jansa è avvenuto per caso e per la prima volta quarant’otto anni fa, quando ebbi nelle mani un depliant delle Frecce che ancora conservo gelosamente e dove c’era la sua immagine.
L’immagine di un pilota sulla scaletta del suo G.91 sulla quale c’era la sua firma.
Non ho mai conosciuto personalmente Valentino Jansa ma è come se lo avessi incontrato nuovamente otto anni fa conoscendo Luisa.
Non è stato facile entrare nel suo personalissimo cassetto dei ricordi ma pian piano siamo diventati amici e questa amicizia mi ha permesso di poter raccontare la vita di Valentino.
Questo scritto è stato anche un’opportunità per poter ricordare altri grandi nomi tra i quali spiccano Riccardo Peracchi e Danilo Franzoi che hanno, con la loro capacità, reso grande l’ala italiana.
Valentino è stato un pilota da caccia e una “Freccia”, una persona gentile e simpatica, un bravo pilota che purtroppo ci ha lasciato troppo presto.

L'intervista all'autore Roberto Bassi - da "Tracce", Radio RAI, 11 novembre 2019

1 commento

  1. Conoscevo bene la mamma Diana, spesso veniva a casa nostra aTrieste per stare con mia madre e si parlava spesso di lui. Tengo ancora molto caro un suo portachiavi con la dicitura Tenente Pilota Valentino Jansa 1000 ore di volo. Era un nostro parente lontano da parte di mia madre. Avevo 12 anni quand’e’precipitato e l’ho saputo la stessa sera.

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