(Ultimo aggiornamento: 11 Maggio 2021)

L'incidente durante un esercizio di alta acrobazia • il coraggioso aviatore riesce a impedire una più grave tragedia

da L’Unità, 28 maggio 1979, pag. 5

LONDRA – Un aereo militare italiano appartenente alla squadra delle « Frecce tricolori » è precipitato ieri nel corso della « festa dell’aria » a Mildenhall (Suffolk). Il pilota è morto sul colpo.
L’aereo, un caccia monoposto a reazione « FIAT G-91 », è precipitato nei pressi del villaggio di Eriswell, a circa cinque chilometri a nord-est di Mildenhall. L’incidente è avvenuto mentre la formazione, composta da otto aerei stava compiendo alcuni esercizi di alta acrobazia.
Il pilota morto nell’incidente è il capitano Pier Gianni Petri, sposato, padre di una bambina di otto mesi. Aveva 28 anni e da sei anni circa faceva parte della pattuglia acrobatica nazionale (PAN) « Frecce tricolori » dell’Aeronautica militare italiana. Era il « numero due » della squadra. La « festa dell’aria » era stata organizzata dalla USAF (l’aeronautica statunitense) nella base della Royal Air Force di Mildenhall in occasione del trentesimo anniversario delia NATO. I parenti di Pier Gianni Petri sono stati informati della sciagura.
Stando a testimoni oculari, il pilota è riuscito coraggiosamente ad evitare che l’aereo precipitasse su un’area di parcheggio per roulottes distante una cinquantina di metri. Il caccia stava apprestandosi ad atterrare insieme agli altri sette componenti la squadriglia italiana dopo l’esibizione, durata venti minuti, quando si è schiantato al suolo incendiandosi.
« Penso che il pilota si sia comportato da eroe — ha detto un testimone — c’erano non meno di duecento persone nella zona delle roulottes e sono convinto che il pilota abbia deliberatamente voluto evitare di provocare una  catastrofe sfruttando fino all’ultimo la sua abilità ».
Stando alle prime notizie, l’aereo ha urtato un albero in fase di atterraggio ed è rimbalzato più volte prima di rimanere avvolto dalle fiamme. Il corpo del pilota è stato ritrovato ancora al posto di guida. Si tratta della prima tragedia nella storia dello show aereo di Mildenhall che fu inaugurato quattro anni fa.

Muore un pilota delle «Frecce Tricolori» per evitare di piombare su un campeggio

Sciagura aerea a Mildenhall (Gran Bretagna) durante una esibizione acrobatica

da Corriere della sera, 28 maggio 1979, pag. 7

LONDRA — Il «numero due» della pattuglia acrobatica nazionale italiana — le famose «Frecce tricolori» —, capitano Piergianni Petti, si è schiantato al suolo con il suo caccia FIAT G 91R durante la «festa dell’aria» organizzata dalla Royal Air Force (RAF) e dal I’USAF, l’Aeronautica statunitense, a Mildenhall (nel Suffolk). È morto sul colpo al suo posto di pilotaggio. Aveva 28 anni, era sposato e padre di una bimba di otto mesi, un’esperienza di duemila ore di volo. La sciagura è avvenuta durante la fase di ricongiunzione degli otto aerei della pattuglia dopo la figura della «bomba».

Secondo una testimone, il pilota è riuscito ad evitare che il suo aereo cadesse su un’area di parcheggio per roulottes dove si trovavano duecento persone: «È stato un eroe — ha detto la donna — sono convinta che non abbia tentato di farsi catapultare fuori proprio per non provocare una catastrofe».

Il G91 è precipitato, ha urtato un albero ed è rimbalzato più volte sul terreno prima di incendiarsi, nei pressi del villaggio di Eriswell, circa cinque chilometri a nord-est dt Mildenhall: «le Frecce tricolori» stavano per riunirsi e atterrare dopo l’esibizione durata una ventina di minuti. È la prima tragedia nella storia dello «show» aereo della base angloamericana di Mildenhall, inaugurato quattro anni fa. La festa di ieri doveva celebrare il trentesimo anniversario della NATO. Si erano esibite davanti a centomila spettatori anche le «Red Arrows» inglesi della RAF e la squadriglia canadese.

Due alti ufficiali dell’Aeronautica italiana sono in arrivo a Mildenhall per partecipare all’inchiesta, che dovrà accertare che cosa abbia impedito al caccia di riprendere quota. Alla manifestazione era presente anche l’addetto aeronautico italiano a Londra, colonnello Giuseppe Degl’Innocenti.

La salma del capitano Petri viene trasportata in giornata a Rivolto (Udine)— base della PAN — con un aereo militare italiano. Piergianni Petri era nato a Sammardenchia di Pozzuolo, in Friuli, da una famiglia di agricoltori: l’aviazione lo aveva sempre appassionato. Si era diplomato perito industriale e a 18 anni aveva conseguito il brevetto di pilota civile, poi era entrato all’Accademia aeronautica dt Nisida. Da sei anni faceva parte della pattuglia acrobatica della quale era presto divenuto il numero due con Il ruolo di gregario sinistro.

In diciotto anni di attività — quasi 500 manifestazioni nazionali, una sessantina all’estero — la PAN ha avuto purtroppo 24 morti.

La pattuglia — 313 gruppo di addestramento acrobatico — cominciò le esibizioni su a-viogetti «F-86-E Sabre», poi sostituiti con gli attuali «FIAT G 91». Primo comandante è stato il maggiore Mario Squarcina, al quale sono subentrati I tenenti colonnelli Roberto di Lotto (ora generale), Vittorio Cumin (attuale comandante dell’aerobase di Campoformido-Rivolto), Giancarlo Sburlati, Vittorio Zardo, Danilo Franzoi (attualmente comandante dell’aeroporto di Aviano) e l’attuale comandante, tenente colonnello Barberis.

Per le «Frecce tricolori» il giorno più funesto è stato il 25 aprile del 1970: un «C-119» della 46a aerobrigata con a bordo meccanici é tecnici della «PAN» precipitò a Rivolto subito dopo il decollo. Morirono dieci tecnici e sette aviatori. Il numero più spettacolare della «PAN» è la «bomba»: gli aerei in formazione scendono a perpendicolo sul campo aprendosi «a fiore» a bassissima quota verso direzioni diverse, per ritornare quindi sul luogo che forma punto d’incontro per l’incrocio degli apparecchi a poca distanza dal suolo.

Il «G 91» è un caccia-ricognitore leggero adottato da diversi paesi della NATO, è in servizio da vent’anni nell’Aeronautica militare italiana. È lungo quasi 10 metri e mezzo, ha un’apertura alare di otto metri e mezzo ed un peso totale di 98 quintali.

Quest’anno la pattuglia acrobatica svolge esibizioni con un numero ridotto di aerei, a causa della carenza di piloti che c’è nell’aeronautica militare.

Foto: 1 e 2 di Colin Cooke Photo – 3 di Colin Smedley – 4 di Martin Pole – Sotto: Don Gilham

Rientrata in Italia la salma del capitano Petri eroe delle «Frecce Tricolori»

da Corriere della sera – supplemento, 28 maggio 1979, pag. 2

LONDRA — La salma del capitano Pier Gianni Petri, morto ieri eroicamente nel pressi dell’aeroporto della RAF di Mildenhall (Suffolk) durante una esibizione della pattuglia acrobatica «Frecce tricolori», è arrivata questa mattina in Italia a bordo di un DC-9 appositamente inviato in Inghilterra. Le pratiche per l’autorizzazione del trasporto sono state espletate ieri sera da una delegazione ufficiale italiana di cui faceva parte l’ammiraglio Beni, addetto militare italiano a Londra, il console generale Cardi, il ministro Incisa.

L’aereo con la salma ha fatto scalo ad Aviano, dove è la base della pattuglia acrobatica italiana, quindi ha proseguito per Roma.

La pattuglia acrobatica italiana era impegnata nella manifestazione aeronautica di Mildenhall, organizzata per i 30 anni della NATO.

Il capitano Petri, 34 anni, è morto da vero eroe. Quando II suo aereo ha perso quota s’è accorto che dirigeva verso un camping affollato da centinaia di persone. Sarebbe stata una strage e Petri, per evitarla, ha rinunciato a saltar fuori dall’aereo ed ha preferito puntare contro il suolo andando consapevolmente a morire.

L’incidente occorso al capitano Vetri è stato comunque oggetto di polemica; il deputato socialista Falco Accame, parlando con i giornalisti, ha criticato l’attitudine a mantenere un reparto costosissimo, con puri compiti di rappresentanza, da parte dell’Aeronautica militare, che presenterebbe carenza di piloti fra i reparti operativi. Secondo Accame sono da piangere soprattutto le morti dovute ai rischi inutili, cui vengono sottoposti piloti e abitanti.

Udine: i funerali del pilota delle Frecce Tricolori

da Corriere della sera, 29 maggio 1979, pag. 9

UDINE — Si sono svolti ieri pomeriggio i funerali del capitano Piergianni Petti, di 33 anni, pilota delle «Frecce Tricolori», caduto l’altro ieri a Mildenhall, in Inghilterra, durante una esibizione. Il pilota ha rinunciato a lanciarsi prima dell’impatto per evitare di precipitare su un campeggio di roulottes in cui si trovavano duecento persone.

Il rito funebre si è svolto al tempio Ossario di Udine, presenti numerose autorità civili e militari, tra cui il capo di stato maggiore dell’aeronautica, generale Muttimani. V’erano anche la moglie e i genitori del pilota. Il feretro (la salma era giunta in Italia nella mattinata) è stato portato a braccia dai piloti della base di Campoformido.

da Renato Rocchi, La meravigliosa avventura – Storia del volo acrobatico, Aviani Editore, p. 254

La disposizione dei piloti nella formazione:

Gallus
Petri – Raineri
Posca – Valori
Montanari
Bernardis
Purpura (solo)

• domenica, giornata conclusiva, alle “Frecce Tricolori” veniva assegnato il terzo “display”, dopo le presentazioni dell’F.111 USAF e del C.130 USAF.

Nelle ultime figure del programma “Alto di 7+1 G.911” – esattamente nell’incrocio della “bomba” – perdeva la vita Piergianni Petri -“primo di sinistra” nella formazione.
Lascio la parola a Pino Bemardis, che occupava, quel giorno, la posizione di “secondo fanalino”:

“…l’incidente è successo durante il volo di manifestazione… le condizioni meteo erano variabili, tipiche del cielo inglese… abbiamo iniziato il programma… e siamo arrivati fino alla figura quasi conclusiva: quella della “bomba”… durante il primo “looping” siamo entrati nelle nubi e abbiamo aperto la “bomba” appena usciti dalle nubi… Piergianni ha aperto in maniera regolare, era praticamente appaiato a me, perché io ero il “secondo fanalino” (n. 9)… abbiamo aperto dalla stessa parte… dopo aver fatto la prima parte della figura, siamo ritornati in verticale, ancora dentro, nelle nubi, per fare quel mezzo “imperiale” che ci avrebbe portati a fare l’incrocio successivo… Piergianni è uscito storto come direzione e decideva – essendo storto – di passare dietro al pubblico… in maniera di non essere visto… A questo punto si possono fare soltanto delle ipotesi… e l’ipotesi più verosimile per me è che Piergianni, portandosi dietro al pubblico, non volendo farsi vedere nella posizione che aveva – cercasse di ricongiungere successivamente sul “leader”, tenendolo per questo sempre in vista durante questa sua manovra… Gallus era sulla sua sinistra… continuava a tenerlo in vista a bassissima quota… ed ha preso un albero sull’ala destra, mentre, presumibilmente, controllava Gallus a sinistra… ha preso la punta di un albero, era un abete… secco nella parte alta, per cui era poco visibile con la visione periferica… e questo gli ha troncato l’ala destra… Noi in volo ci siamo accorti che mancava un velivolo al momento del ricongiungimento, una manovra piuttosto rapida… Purpura da n. 10 (solista) andava a coprire la posizione del n. 2 per chiudere il “diamante”… abbiamo continuato il volo… abbiamo fatto il passaggio finale con le fumate tricolori… e siamo atterrati… Soltanto al parcheggio abbiamo saputo che il velivolo era precipitato sul lato Nord Est della pista…. senza fare danni… in aperta campagna…”

Il punto d’impatto era a 3 chilometri dall’aerobase, nei pressi del villaggio di Friswell.

Piergianni Petri perdeva con l’ala del suo sogno anche la sua giovane vita.
Quanta sfortuna, povero ragazzo!

La manifestazione aerea continuava “come vuole la norma di condotta militare” – riportava un crudo comunicato di stampa.

E non poteva non “riattaccare” il solito deputato socialista Falco Accame, ex Presidente della Commissione Difesa della Camera, per ricordare che “ancora una volta, si pone il problema dell’opportunità di mantenere in vita un reparto con compiti di rappresentanza e costosissimo, mentre l’aeronautica militare presenta gravi ca-renze di piloti per compiti operativi”.
Osservato che paesi come la Germania Federale non si consentono il lusso di un reparto del genere, Accame ha affermato che “le morti da piangere non sono solo quelle dovute alla violenza eversiva, ma anche le morti dovute a esigenze commerciali, quelle dovute a rischi inutili cui sono sottoposti piloti e abitanti”.

E l’onorevole socialista si ebbe la risposta che più si meritava:

“il Giornale”

Caro direttore,
vorrei scrivere a Falco Accame quanto segue, tramite il giornale.
Caro Falco, ho seguito la discussione insorta tra te ed il generale Mura per la questione delle “Frecce Tricolori”.
Permettimi innanzitutto di presentarmi: sono il C.C. G.N. Compl. Angelo Serratto, del Corso “Argonauti” e tu sei delle “Vedette”, il Corso dopo il mio; ed insieme abbiamo vissuto gli anni bui dell’Accademia Navale a Brindisi, dal settembre 1943 al luglio 1945.
Quando le speranze nel futuro erano molte, ma le prospettive zero, tu, io e molti altri come noi ci siamo ostinati a continuare lungo una strada scelta, nonostante tutto e quando tutto ci consigliava di mollare.
Mi meraviglia ora moltissimo il tuo modo di ragionare; ti conosco per un espertissimo polemista ed evito quindi d’entrare in polemica con te. Permettimi però di rivolgerti alcune domande.
1) Il brigantino, in Accademia, può essere fonte di disgrazie: perché non demolirlo e destinarne le spese d’armamento e manutenzione ad altri scopi?
2) Che senso ha una “Vespucci” in tempi di propulsione nucleare? Il suo allestimento ed il suo armamento, non vorrei sbagliare, costa quanto quello che tu ipotizzi per le “Frecce Tricolori”: radiamola, dunque!
3) Che utile ne ricavano, gli allievi, che su di essa fanno crociere d’istruzione, se poi saranno destinati a navi ultrasofisticate, tipo “Lupo” o “Sparviero”?
4) Poiché ogni manovra marinara, anche la più semplice, può comportare rischi mortali, ebbene, vivaddio, aboliamo i posti di manovra, i rifornimenti laterali, le teleferiche ecc., ed inventiamo una marineria a rischio zero: la conosci?
5) Che senso ha, allora, la navigazione “all”appoggio” (mi pare che si dica così) che, sono sicuro, tu stesso avrai tante volte eseguito? Non è l’equivalente del volare “ala ad ala”?
6) Ed infine, perché non risolvi tu quei problemi la cui soluzione tu addebiti al generale Mura, ma che sai benissimo essere di competenza del Parlamento? Tu sei arrivato alle estreme conseguenze, alle dimissioni, e di ciò ti do atto, per difendere i diritti degli equipaggi; cosa hai ottenuto? Ora siedi tra coloro che possono dare ciò che tu reclami; cosa hai ottenuto?
L’anziano A. “Max” Serratto
Milano

seguiva il silenzio!

Medaglia d'argento all'aviatore che morì per salvare altre vite

da Corriere della sera, 29 marzo 1982, pag. 17

Tre anni fa, il 27 maggio 1979, a Mildenhall, in Gran Bretagna, il maggiore pilota Piergiannl Petri, della «Pattuglia acrobatica nazionale», sacrificò eroicamente la propria vita: aveva il velivolo in avaria e stava precipitando su alcune case, ma guidò l’apparecchio fuori dall’abitato e perì nello schianto a terra, piuttosto che mettersi in salvo con il paracadute. Il suo eroico gesto, che permise di evitare una catastrofe, è stato ricordato ieri alla cerimonia del 59° anniversario dell’Aeronautica militare, svoltasi all’aeroporto di Linate alla presenza di autorità civili, militari e religiose. Alla vedova del pilota, signora Marinella, il generale di squadra aerea Claudio Venturini, comandante della Prima Regione Aerea, ha consegnato una medaglia d’argento al valore aeronautico.

Ieri mattina sul campo di Linate la pattuglia acrobatica era presente con i suoi nuovi «Aermacchi 339», utilizzati sia per l’addestramento sia per le operazioni di volo. Nell’aprire la manifestazione il generale Venturini ha ricordato la figura del tenente colonnello Antonio Gallus, capo della pattuglia acrobatica, caduto a Rivolto durante una esercitazione di volo.

Un’altra medaglia d’argento al valore aeronautico è stata assegnata al capitano pilota Mario Recupero, che atterrò a motore spento dopo un’avaria del suo turbo-getto, evitando di cadere su una zona popolata. Il capitano non ha ritirato la medaglia perché è impegnato, negli Stati Uniti, come pilota dell’aereo del presidente della Repubblica, Pertini.

Alla cerimonia di ieri erano presenti, fra gli altri, il prefetto Vicari e rappresentanti di tutte le forze armate.

E. St.

2 commenti

  1. Ero un bambino quando lessi dell’eroismo del CAP. Piergianni Petri su un succinto articolo di giornale. Lo ritagliai e con altri articoli di giornali che parlavano di aeronautica, realizzai il mio diario segreto. Avevo solo pochi anni e quel diario mi segui fino al raggiungimento della laurea in ingegneria aeronautica.
    Non ho mai dimenticato il mio eroe, il capitano che salvò centinaia di persone schiantandosi volutamente con il suo aereo. Era padre solo da pochi mesi di una bellissima bambina che teneva in braccio nella mia foto di giornale. Oggi sono padre di un bellissimo bambino che ama volare. Nelle favole serali, ho sempre sostituito i nobili cavalieri dell’immaginario Collettivo con piloti eroi di pochi che, ancora si riescono ad emozionare guardando il cielo.
    Ciao Piegianni

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