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Il cordoglio dell’Aeronautica Militare

comunicato dell’Aeronautica Militare, 16 settembre 2023 [ fonte ]

Il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, a nome di tutta l’Aeronautica Militare, sgomento ed attonito per quanto accaduto nel pomeriggio di oggi sull’aeroporto di Torino Caselle, si stringe alla famiglia della bambina rimasta vittima dell’incidente aereo occorso ad un velivolo delle Frecce Tricolori.

Attendiamo con speranza e fiducia aggiornamenti sulle condizioni del secondo bambino e dei genitori. La formazione era appena decollata per dirigersi su Vercelli, dove avrebbe dovuto eseguire una esibizione aerea, quando per motivi ancora da accertare il velivolo Pony 4 pilotato dal Maggiore Oscar Del Do’ ha perso quota ed è precipitato al suolo. Il pilota, immediatamente prima dell’impatto, è riuscito ad eseguire la manovra di eiezione. Non è possibile al momento confermare le cause dell’incidente.

Una delle ipotesi al vaglio, vista la dinamica dell’evento, è quella di un impatto del velivolo con un volatile (in gergo tecnico Bird strike) durante le primissime fasi del decollo. L’incendio sviluppatosi a seguito dell’impatto del velivolo al suolo ha purtroppo coinvolto un’autovettura in transito sulla perimetrale dell’aeroporto con quattro persone a bordo, causando il decesso di una bimba ed il ferimento degli altri tre occupanti del mezzo.

Si schianta aereo delle Frecce: muore una bambina di 5 anni, il pilota si salva lanciandosi con il paracadute

Il velivolo, alla cui guida si trovava il friulano Oscar Del Dò, ha terminato la sua corsa fuori dalla pista, finendo contro alcuni mezzi. Il cordoglio di Fedriga

da messaggeroveneto.gelocal.it, 16 settembre 2023 [ fonte ]

Un grave incidente aereo si è verificato intorno alle 16.30 di sabato 16 settembre, a Caselle (Torino), durante un’esercitazione delle Frecce tricolori. Secondo una prima ricostruzione l’areo che nello schieramento della Pan ricopriva il ruolo di secondo gregario sinistro (in gergo “Pony 4”) e alla cui guida si trovava il 35enne capitano Oscar Del Dò, nato a San Daniele e cresciuto a Martignacco, ha perso quota e si è disunito dalla formazione degli altri velivoli, andando schiantarsi al suolo nei pressi dell’aeroporto e prendendo fuoco.

La pattuglia acrobatica nazionale era impegnata in un test per l’esibizione prevista domenica 17 settembre.

Le immagini riprese da alcuni testimoni mostrano la Freccia prendere fuoco dopo l’impatto a terra e, pochi secondi prima, il pilota essere espulso dall’abitacolo con il paracadute.

Secondo i primi riscontri l’aereo avrebbe terminato la sua corsa fuori dalla pista finendo contro alcuni mezzi: morta una bambina di 5 anni.

Il fratellino di 9 anni è ustionato ed è ricoverato all’ospedale Regina Margherita, la mamma in codice giallo è al Cto e il papà e il pilota, anch’essi ustionati, sono in codice giallo.

“Grande dolore e profonda vicinanza alla famiglia della bambina di cinque anni venuta a mancare nell’incidente occorso alle Frecce Tricolori a seguito dello schianto di uno dei velivoli della pattuglia” a Torino Caselle è stato espresso dal governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga.

«Non ci sono parole – così Fedriga – per esprimere la commozione per una tragedia così che ha investito un intero nucleo familiare. Dalle prime ricostruzioni pare che sia accaduto qualcosa di imponderabile che va al di là della maestria dei nostri piloti, ai quali esprimo vicinanza in questo momento difficile che li ha visti coinvolti».

Schianto di una Freccia tricolore a Caselle, ipotesi "bird strike": che cosa è e perché è così pericoloso per gli aerei

È il termine internazionale che in aeronautica descrive la collisione tra un aeromobile e un uccello in volo. Questi incidenti possono verificarsi quando degli stormi entrano in contatto con diverse parti del velivolo, come le turbine dei motori, le ali o il parabrezza

da messaggeroveneto.gelocal.it, 16 settembre 2023 [ fonte ]

Un “bird strike”, questa una delle cause più accreditate da fonti militari ha portato allo schianto di una Freccia tricolore a Caselle, i cui rottami hanno colpito un’auto, uccidendo una bambina di 5 anni e provocando gravi ustioni al fratellino di 9 anni e al padre. Ma di cosa si tratta e perché l’impatto fra uccelli e aerei è così pericoloso?

Il “bird strike” è il termine internazionale che in aeronautica descrive la collisione tra un aeromobile e un uccello in volo. Questi incidenti possono verificarsi quando degli stormi di uccelli entrano in contatto con diverse parti del velivolo, come le turbine dei motori, le ali o il parabrezza. Questo può causare danni significativi e rappresenta una potenziale minaccia per la sicurezza dei passeggeri e dell’equipaggio.

Per quanto potrebbe essere piccolo il volatile, l’impatto anche con un singolo esemplare a quelle velocità può causare danni strutturali, come ammaccature o crepe, alle ali, al muso o ai motori.

E quando il mezzo si scontra con un intero stormo, i danni possono compromettere l’integrità dell’aeromobile e mettere a rischio la sicurezza del volo. L’urto di un uccello contro il parabrezza dell’aeromobile o i finestrini può causare danni o persino la rottura del vetro. Questo potrebbe compromettere la visibilità del pilota e creare una situazione di emergenza.

Ma il danno peggiore, con conseguenze spesso immediate come probabilmente in questo caso, è quello ai motori. Se un uccello viene aspirato dalla turbina, la sua presenza può causare una perdita di potenza o un malfunzionamento dei motori stessi, che può portare a una riduzione delle prestazioni o addirittura a un arresto del motore, il che può essere estremamente pericoloso, specialmente durante la fase di decollo o atterraggio.

Per prevenire il bird strike, gli aeroporti e le compagnie aeree solitamente adottano una serie di misure, come l’uso di dispositivi acustici e visivi per allontanare gli uccelli dalle piste di decollo e atterraggio.

Sono importanti anche la manutenzione delle aree circostanti, per ridurre l’attrattività per gli uccelli, e l’adozione di protocolli operativi per mitigare il rischio durante il volo. Nonostante queste precauzioni, il bird strike rappresenta comunque una sfida continua per l’industria dell’aviazione e richiede una costante vigilanza per garantire la sicurezza dei voli.

C’è anche da dire che nelle ore dell’incidente il tempo era uggioso. E così come accade prima di un temporale, gli uccelli tendono bassi, e anche questa può essere una delle ragioni dell’impatto. Nel video dell’incidente, ripreso da alcuni testimoni, si vedono uccelli volare bassi.

Non sarebbe la prima volta che degli uccelli mettono a rischio un volo a Caselle. Nella relazione 2022 dell’Enac sul Wildlife Strike, si legge che lo scalo torinese solo lo scorso anno ha registrato 42.641 movimenti con 17 impatti con volatili, con un aumento degli impatti con piccione, nonostante gli avvistamenti di questa specie in airside siano calati (da 88 mila a 20 mila) tornando ai valori del 2020.

Il gestore aeroportuale ha adottato la “Tall Grass Policy” e il “regime di impoverimento” del manto erboso, poi utilizza un sistema di dissuasione diretta in atterraggio, con mezzi da terra con sirene e luci anticollisione, che durante i test delle Frecce tricolore non era presente.

Per quest’anno era anche previsto un tavolo di lavoro sulle aree limitrofe allo scalo, si legge nel documento, “per la presentazione dei rischi emersi dallo studio annuale, ai quali si chiederà di continuare con la collaborazione nella campagna di riduzione delle attrattive esterne all’aeroporto”.

E non è neanche la prima volta che l’equipaggio delle Frecce tricolore si trova coinvolto in un bird strike. Nell’ottobre del 2002 si è sfiorata la tragedia nella base aerea di Rivolto, sede del 313° gruppo di addestramento acrobatico dell’Aeronautica militare italiana. Un Aermacchi Mb 339 della Pattuglia acrobatica si è “piantato” in fase d’atterraggio dopo un volo d’addestramento a causa di un uccello nel motore. Anche in quel caso pilota e il passeggero si sono salvati grazie al seggiolino eiettabile, mentre il velivolo è finito in una vigna.

Frecce tricolori, tragedia mortale

Ha perso la vita una bimba di cinque anni, feriti i familiari che erano nell’auto

di Irene Famà
da Messaggero Veneto, 17 settembre 2023, pp. 2 – 3

«Ho tenuto finché ho potuto, poi ho dovuto lanciarmi sennò mi sarei schiantato con l’aereo». Il maggiore Oscar Del Do’ non riesce a darsi pace. È un pilota esperto di un Pony 4 delle Frecce Tricolori, con tanti voli alle spalle. Ieri, poco prima delle 16.30, nei pressi dell’aeroporto di Torino-Caselle, è decollato alla volta di Vercelli. Un giro di prova in vista della kermesse di due giorni organizzata dall’Aeroclub di Torino per il centenario della fondazione dell’Aeronautica Militare.

L’aereo è precipitato. Ed è esploso. In quel momento, sulla strada che costeggia il perimetro dell’aeroporto, passa un’automobile con una famiglia diretta a casa, a San Francesco al Campo. Laura Origliasso, cinque anni, è morta sul colpo. I suoi genitori, mamma Veronica e papà Paolo, sono rimasti ustionati nel tentativo di salvarla. Ferito anche il fratellino di dodici anni.

«Non ho visto quella macchina», ha raccontato il pilota ai suoi superiori poco dopo la tragedia. Lo raccontano distrutto, sotto choc. Si è salvato attivando il dispositivo di espulsione dalla cabina un istante prima dell’impatto. «Quando con il paracadute ho toccato terra ho visto un incendio. Sono corso verso il fuoco, ma un uomo mi ha fermato e mi ha detto: “Hai ucciso una bambina”. Da quel momento non riesco a darmi pace».

La ricostruzione della tragedia di ieri è tutta lì. Nelle parole del maggiore, rimasto lievemente ustionato e ricoverato all’ospedale San Giovanni Bosco. E nello strazio di papà Paolo, 49 anni, istruttore di scuola guida, che continua a ripetere ai medici del Cto: «Ho sentito un grosso rumore. Un grosso rumore. E ho cercato di salvare la mia famiglia». Lui ha riportato ustioni alla mano sinistra. Mamma Veronica, 41 anni, maestra delle elementari, ha ustioni concentrate sulla mano destra. Hanno cercato di proteggere i figli dalle fiamme, di fare loro scudo con le braccia. Il dodicenne è ricoverato all’ospedale Regina Margherita, con ustioni di secondo grado sul 15% del corpo. «Abbiamo attivato l’equipe per il supporto psicologico», spiega dottor Giovanni La Valle, direttore generale della Città della Salute di Torino.

Un “bird stroke”, così si dice in gergo l’urto dell’apparecchio con uno stormo di uccelli, avrebbe causato la tragedia. O almeno è quanto emerge dai primi accertamenti dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Torino.

Il Pony 4, l’ultimo della “coda” di sinistra, stava sfrecciando con quattro compagni in una formazione a triangolo. Il decollo, la manovra di ritiro del carrello. Il pilota avrebbe visto un piccolo stormo di uccelli di fronte all’aereo, proprio in prossimità del motore. Il motore si ferma. Il colonnello [Maggiore, nota mia] cerca di riavviarlo. Niente da fare. Prova a portare il velivolo fuori dal perimetro. Sono frazioni di secondo. L’apparecchio diventa ingovernabile, perde quota. Oscar Del Do’ si lancia nel vuoto con il paracadute, il Pony 4 si schianta a terra, striscia a folle velocità ed esplode.

La vettura lì accanto alla carreggiata, si ribalta, si incendia. Intervengono i vigili del fuoco, i carabinieri, le ambulanze del 118.

La procuratrice di Ivrea Gabriella Viglione ieri ha effettuato un sopralluogo. Ha aperto un fascicolo per disastro aereo e omicidio colposo, disposto accertamenti per ricostruire le fasi dello
schianto. E le operazioni di bonifica in vista dell’air-show.

Ieri, come sempre, dalle 7 alle 15, i falconieri dell’aeroporto di Caselle sono intervenuti per controllare la pista e allontanare possibili volatili dal perimetro portuale. Non sarebbero state riscontrate anomalie. «La formazione era appena decollata per dirigersi su Vercelli», spiegano dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica. Il pensiero va «alla famiglia della bambina rimasta vittima dell’incidente. Attendiamo con speranza e fiducia aggiornamenti sulle condizioni del secondo bambino e dei genitori».

Il presidente della regione Piemonte Alberto Cirio e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo si sono recati sul luogo dell’incidente. Tutte le manifestazioni previste per i cento anni dell’Aeronautica Militare sono state annullate. Le frecce tricolori erano attese a Vercelli intorno alle 17, migliaia di persone in strada e all’aeroporto. Prima gli sguardi all’insù, per assistere
all’esibizione. Poi la tragedia. E le mani giunte in preghiera.

La disperazione di nonna Gianna: «Perché il Signore non ha preso me?»
Il papà, ferito, ha tentato di salvarla

di Gianni Giacomino
da Messaggero Veneto, 17 settembre 2023, pp. 2 – 3

«Perché il Signore non ha preso me al posto suo? Perché non c’ero io sulla quella macchina? Perché, perché… Adesso che non c’è più la mia Laura io cosa faccio ancora qui?».

Nonna Gianna piange, si guarda in giro. Incrocia gli occhi di suo marito Aldo, che le mette una mano sulla spalla: «Dai, dai, forza…». Poi si appoggia all’ombrello e guarda laggiù, a 300 metri di distanza dove l’aereo è precipitato poi si è spezzato in due e ha travolto la macchina sulla quale viaggiavano suo figlio Paolo, la nuora Veronica e i due nipoti Andrea e Laura. Su via Leinì è un via vai di mezzi dei vigili del fuoco e lampeggianti blu delle pattuglie dei carabinieri. «Fatemi andare per favore, voglio andare là, povera piccola….». Anche l’altra nonna Giacinta è al telefonino: «Si è Laura, è Laura…».

Lacrime e disperazione. Uno strazio che avvolge anche chi arriva per cercare di capire cosa è successo. Perché, alla fine, a San Francesco al Campo, tutti si conoscono e adesso c’è spazio solo per piangere. «Le avevo comprato le scarpette nere per andare all’asilo che le piacevano tanto, era così contenta Laura quando se le metteva – dice nonna Gianna – ma adesso io come farò? Forse non me ne sto ancora rendendo conto, non lo so, non lo so. Ditemi come sta Andrea per favore, come posso fare per saperlo? È all’ospedale? Se è lì ci sono
anche Paolo e Veronica… No, ma io non ce la posso fare, Laura non c’è più… Quest’estate quando faceva bello andavano a fare delle passeggiate, no, no, non può essere che non ci sia  più».

Riprende un po’ di fiato. «Stavano tornando dopo aver portato Andrea a giocare a pallone e credo che stessero tornando a casa – continua la donna – ma io non so perché è successo, perché questo destino proprio a noi».

Papà Paolo ha fatto di tutto per salvare la sua famiglia. Dicono che anche il pilota delle Frecce, dopo che si è sganciato dal paracadute rimasto impigliato tra i rami degli alberi a lato della strada, abbia cercato di prestare i soccorsi nonostante le ferite riportate. Niente da fare. Il fuoco ha avvolto la macchina in un attimo e per la piccola è stato tutto inutile. «Ma fino a quanto
dovranno restare lì?» domanda ancora la signora Gianna.

Il suo è un dolore che non si può nemmeno immaginare. «Per me Laura era tutto, tutto. Ma perché Dio ha voluto tutto questo? Perché?».

Poi, insieme al marito Aldo, si allontana. Quando si allentano un po’ le maglie dei controlli, da una stradina secondaria, si affaccia un ragazzino: «Andrea come sta? Viene a scuola con me, fa la seconda media, forse oggi doveva andare a giocare a pallone, gioca nel Borgaro credo….». Poi inforca la bici e se ne va. Oramai la notizia dell’aereo delle Frecce Tricolori che si è schiantato contro la famiglia Origliasso è su tutti i siti web.

All’ospedale il 118 ha portato Paolo Origliasso, 49enne istruttore di scuola guida a Ciriè, la moglie Veronica Vernetto, 41 anni, anche lei maestra elementare alla scuola “Anna Frank” di Leinì e il piccolo Andrea al Regina Margherita. Dove, in serata, verrà raggiunto proprio dalla mamma. In ospedale arrivano anche gli altri due nonni di Laura, Giacinta e Pierluigi Vernetto, ex vigile volontario: «Ce la faccio, ce la faccio. Quando ero un vigile del fuoco ne ho viste tante. Ma così no, non pensavo di dover sopportare un dolore così grande».

Disastro aereo: indagato il pilota

Il maggiore friulano Oscar Del Do’ accusato anche di omicidio colposo. La Procura: atto dovuto

di Andrea Bucci e Gianni Giacomino
da Messaggero Veneto, 18 settembre 2023, p. 2

Verrà indagato per omicidio colposo e disastro aereo il maggiore dell’Aeronautica Oscar Del Do’, il pilota dell’areo Pony 4 della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori che sabato pomeriggio si è schiantato nei pressi dell’aeroporto di Torino. L’ufficiale 35enne è riuscito a eiettarsi all’ultimo istante, ma l’aereo si è incendiato nell’impatto con il suolo ed è piombato su una strada travolgendo l’auto sulla quale viaggiava la famiglia Origliasso: il papà Paolo, la mamma Veronica Vernetto, il figlio dodicenne Andrea e la piccola Laura di appena 5 anni, che è morta carbonizzata.

Che il maggiore Del Do’ venga iscritto nel registro degli indagati è «un atto dovuto – spiegano da palazzo di Giustizia a Ivrea – per consentire accertamenti irripetibili». Ascoltato dalla polizia giudiziaria, il pilota di origine friulana, con oltre 2mila ore di volo alle spalle e nelle Frecce dal 2020, è apparso ancora sotto choc.

«L’ho incontrato personalmente e l’ho trovato in una buona condizione fisica ma, moralmente è molto provato. È ancora a Torino per sbrigare le ultime pratiche con la magistratura e poi tornerà alla base – spiega il generale di divisione aerea Luigi Del Bene, comandante delle forze di combattimento a Milano –. Sulle cause dell’incidente non si può escludere nulla, nemmeno il “bird strike”. Di sicuro c’è stata un’avaria grave al motore che ha smesso di funzionare. Il pilota si è espulso all’ultimo momento. L’ha fatto quando è stato sicuro che il velivolo impattasse in una zona libera da abitazioni per non creare danni, visto che la quota era bassissima. Si tratta di una questione di attimi».

Il maggiore Del Do’ continua a tormentarsi per l’accaduto: «Sono profondamente addolorato per quello che è successo, sto solo pensando alla piccola Laura».

L’inchiesta aperta dalla pm Valentina Bossi e dalla procuratrice capo Gabriella Viglione servirà ad accertare se il maggiore abbia fatto davvero tutto il possibile per evitare che l’areo finisse contro la vettura in transito. E ancora, bisognerà accertare la causa esatta della perdita di controllo: se davvero sia stato uno stormo di volatili a bloccare il motore oppure un guasto. Per accertarlo gli inquirenti e i tecnici dovranno esaminare la scatola nera del velivolo dove ci sono le comunicazioni tra i piloti e poi dovranno incrociare i dati di volo.

All’alba di ieri la carcassa incenerita della macchina e quel che resta del velivolo sono stati recuperati e ora sono sotto sequestro all’interno di un hangar del nucleo Elicotteristi dei carabinieri di Volpiano. Per tutta la giornata di ieri i carabinieri del Nucleo investigativo di Torino hanno continuato ad effettuare i rilievi intorno all’area dove è avvenuto il disastro in cerca di ulteriori parti dell’aereo e hanno poi recuperato il paracadute del pilota.

Gli inquirenti dovranno analizzare una mole di dati. Per i magistrati della procura di Ivrea – la seconda per estensione territoriale in Piemonte – sarà un’altra inchiesta lunga e complicata dopo quella del disastro ferroviario di Brandizzo. Ma, in parallelo è partita anche un’indagine interna all’Aeronautica. «Sarà affidata all’ispettorato della sicurezza e noi siamo pronti a supportare sia la nostra attività che quella della procura di Ivrea» annuncia il generale Del Bene. In queste ore è stata nominata dai vertici delle Forze Armate una commissione con esperti di sicurezza del volo per accertare le cause e la dinamica esatta della tragedia e per approfondire tutti i risvolti legati alla sicurezza. Ne fanno parte esperti terzi, che nulla c’entrano con il reparto coinvolto. Un primo nucleo
della commissione ieri ha effettuato un sopralluogo sulla pista di Caselle e nel punto in cui l’aereo ha impattato contro la macchina della famiglia Origliasso. Poi potrebbe essere aperta un’inchiesta militare, ma il discorso è prematuro.

A tutto questo si potrebbe anche aggiungere l’intervento del’Enac, l’autorità per l’aviazione civile alla quale, ogni anno, gli scali italiani inviano un rapporto sulla sicurezza. Dalle statistiche emerge che, nel 2022, su 42.641 movimenti complessivi, all’aeroporto di Torino si sono registrati 17 impatti con dei volatili. Furono 13 nel 2020 e appena 10 nel 2021. Questo, nonostante una «bird control unit» e ispezioni continue in pista.

Il silenzio e il dolore a Rivolto

All’aeroporto massimo riserbo. I Club: siamo vicini
L’ex comandante: non si metta in discussione la Pan

di Viviana Zamarian
da Messaggero Veneto, 18 settembre 2023, p. 4

C’è silenzio a Rivolto. Interrotto soltanto da alcune auto che escono dalla base delle Frecce tricolori e rapidamente si immettono sulla statale.

Lo stesso che avvolge il villaggio Azzurro di Campoformido, la zona militare in cui il maggiore 35enne Oscar Del Do’, originario di Torreano di Martignacco, vive con la sua famiglia. Non c’è il desiderio di parlare tra le palazzine circondate dal verde, a poca distanza dal monumento che ripropone un velivolo della Pan, dedicato alla locale Scuola di acrobazia aerea collettiva. C’è il dolore anche. Quello che lascia un segno profondo.

Il silenzio lo interrompe il presidente del Club Frecce tricolori di Codroipo Bruno Di Lenardo. «Esprimiamo la nostra vicinanza alla famiglia della bambina rimasta vittima nell’incidente – riferisce – e anche alla squadra delle Frecce tricolori in questo momento così difficile per tutti».

Gli appassionati del volo, loro, i primi sostenitori della Pattuglia acrobatica nazionale sono sgomenti, increduli. Riguardano il video che riprende la scena dello schianto al suolo nell’aeroporto di
Caselle dell’aereo guidato dal maggiore Del Do’, che si è eiettato all’ultimo istante, e poi il fuoco e il fumo nero che coprono il cielo. Ma le parole faticano ad arrivare. Quelle parole che a volte «non bastano e nulla e nessuno può colmare il vuoto e la sofferenza per una perdita così ingiusta».

Avrebbe di gran lunga preferito il silenzio per esprimere cordoglio e rispetto per la famiglia coinvolta e tutti i colleghi dell’Arma Azzurra anche Jan Slangen, l’ex comandante delle Frecce tricolori dal 2012 al 2016. A spingerlo a intervenire sono stati «i commenti inappropriati e le strumentalizzati che mi lasciano basito e profondamente amareggiato» riferisce. «Anziché focalizzare l’attenzione sul dolore e il senso di colpa che anche una tragica fatalità può comportare, ci si interroga sulla sicurezza delle manifestazioni e sulla professionalità dei piloti. A tal punto da mettere in discussione
l’esistenza stessa delle Frecce tricolori. Trovo tutto ciò semplicemente offensivo e fuori luogo. Le Frecce tricolori sono per la maggioranza degli italiani motivo di orgoglio e di gioia. Non soltanto  perché rappresentano un’eccellenza indiscussa a livello mondiale, ma proprio per la capacità di “essere squadra” e di veicolare nel contempo valori e virtù dell’Italia più bella».

«Ora non è il momento delle polemiche o dei personalismi, ma di unirsi al dolore immenso di una famiglia spezzata e di esprimere con forza vicinanza, affetto e solidarietà a tutti gli attori coinvolti» prosegue l’ex comandante della Pan. Che poi guarda al futuro della formazione della Pattuglia acrobatica: «La squadra è e rimane compatta. Professionalità significa proprio essere addestrati per affrontare al meglio situazioni come questa. Sia in volo ma anche a terra. Certo è che la vicinanza e il sostegno dell’opinione pubblica hanno un peso».

«D’altronde – conclude – le Frecce tricolori sono un fiore all’occhiello che appartiene a tutti gli italiani. Noi piloti ne siamo il braccio esecutivo, al servizio del Paese e chiamati (per un periodo di tempo limitato) a dare il nostro contributo con massima dedizione ed impegno».

La bandiera dell’Italia sventola fuori dall’aeroporto di Rivolto. Anche il colonnello Paolo Rubino, comandante della base, ha espresso il proprio cordoglio per la tragedia di sabato: «Ci stringiamo alla famiglia della bimba, è stato un caso di vera fatalità» riferisce.

Fuori dalla base, così come nel vicino comune di Campoformido, resta il silenzio. Si guarda là, a Torino, il giorno dopo dello schianto al suolo del velivolo Mb-339 dove c’è il pensiero di tutti. E ci si chiude nel dolore per la perdita della piccola Laura.

L’ex falconiere della Pan: «Ogni giorno otto rapaci per evitare gli incidenti»

È una tradizione di famiglia, la loro. Quella di difendere gli aeroporti – così come altri grandi spazi aperti o chiusi – dall’assalto di corvi, gabbiani e piccioni con falchi addestrati. Il falconiere Daniele
Miconi, assieme al fratello Raffaele, ha imparato tutti i segreti del mestiere dal papà Aldo che dal 1984 al 2016 fu falconiere dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari. E, sempre loro, furono i primi a prestare questo servizio nella base di Rivolto delle Frecce tricolori.

«A Rivolto per rendere sicuro lo spazio aereo ed evitare gli incidenti, utilizzavamo – riferisce Daniele – una media di 6-8 falchi al giorno, a differenza di Ronchi dove invece ne venivano impiegati,
dall’alba al tramonto, fino a 12 facendoli volare sia con una tecnica legata alla falconeria classica, sia con tecniche specifiche più all’avanguardia, imparate sul campo, che consentono al rapace di muoversi in pochi minuti in tutto lo spazio. Alla base di Rivolto siamo rimasti almeno cinque anni poi il servizio è stato appaltato a un’altra azienda».

Un lavoro non facile, dunque, quello svolto dalla famiglia Miconi che ha fondato la società “Bird Control”.

«La falconeria è riuscita ad affermarsi come forma di lotta biologica – prosegue Daniele – : i rapaci vengono utilizzati per allontanare i volatili da aeroporti, dove rappresentano uno dei fattori esterni più pericolosi per i velivoli, in capannoni industriali e centri urbani, dove spesso colonie di piccioni, storni ed altro si insediano. Il lavoro negli aeroporti, in particolare, è fondamentale in termini di sicurezza per evitare che gli altri volatili causino problemi ai motori degli aerei ».

I predatori non devono uccidere ma allontanare i loro simili rafforzando il ricordo della loro presenza in quel particolare spazio e quindi scongiurando in questo modo il fenomeno dell’adattamento.

«Abbiamo creato un’area appositamente studiata per far conoscere il mondo dei rapaci, il parco Acrobati del Sole a Cividale del Friuli. Il rapporto che viene a crearsi con i rapaci che utilizziamo è di totale fiducia reciproca – spiega ancora Daniele –: quando li lasciamo liberi di volare nel cielo, sappiamo che potenzialmente potrebbero non fare più ritorno. La cosa straordinaria è che esiste come un filo invisibile, che fa sì che il rapace possa anche temporaneamente sparire alla vista, ma se avremo conquistato la sua fiducia, manterrà un occhio puntato sul suo falconiere, e quando lo richiamerà, tornerà»

Le bugie sull'incidente di Torino, gli aerei vecchi e nuovi delle Frecce Tricolori

Nuovo o vecchio che sia l'aeroplano, se vola è sempre in perfetta efficienza. Se poi appartiene a una pattuglia acrobatica la manutenzione è essa stessa un'eccellenza. Non significa che i guasti non possano capitare, ma che si fa di tutto, e sempre nel migliore dei modi, perché ciò non awenga.

di Sergio Barlocchetti
da panorama.it, 18 settembre 2023 [ fonte ]

Non sarebbe il momento delle polemiche, è invece quello del dolore. La comunità aeronautica italiana, dai piloti professionisti agli appassionati è sconvolta e profondamente addolorata. Lo si legge sui social e sui forum dedicati all’aviazione, lo si percepisce negli aeroclub come negli aeroporti. Perché le Frecce quest’anno hanno già sofferto la perdita di un pilota, perché doveva essere un anno, quello del centenario dell’Aeronautica, di festeggiamenti e celebrazioni.

Poi c’è l’altra Italia, quella del vietare, delle grida al pacifismo – come se gli aerei della PAN avessero armi a bordo – e anche della contestazione più cieca persino al rumore dei jet. Invece la puzza di strumentalizzazione politica è tanta, i benpensanti della sicurezza e una parte della politica sembrano aver dimenticato quel centinaio d’interventi che l’Aeronautica Militare ha già fatto quest’anno per salvare vite in pericolo, per trasportare malati gravi, per intervenire nelle recenti calamità. In questo senso il 2023 è stato un anno impegnativo, con numeri delle missioni altissimi e ai quali dedicheremo presto un articolo.

Basti sapere, tuttavia, che almeno un paio di volte la settimana è stato compiuto un salvataggio, che è stato fatto gratis, con personale dell’Aeronautica a coordinare i viaggi salvavita insieme alle Prefetture e ai sanitari, utilizzando aeroplani ed elicotteri. Un dovere dei giornalisti è però anche quello di smentire alcune balle (scusate, ma ci vuole), che si leggono in
queste ore e le tante stupidaggini che strumentalizzano e distorcono quanto accaduto a Torino Caselle.

Cominciamo con un’osservazione semplice quanto indiscutibile: nuovo o vecchio che sia l’aeroplano, se vola è sempre in perfetta efficienza. Se poi appartiene a una pattuglia acrobatica la manutenzione è essa stessa un’eccellenza. Non significa che i guasti non possano capitare, ma che si fa di tutto, e sempre nel migliore dei modi, perché ciò non avvenga.

Seconda osservazione: se in quel momento non fosse decollata la Pattuglia, probabilmente dalla stessa pista sarebbe partito qualche altro aeroplano che avrebbe subito lo stesso tipo d’incidente. Anzi, essendo le prese d’aria dei jet commerciali più grandi, la probabilità di un bird- strike (ancora una ipotesi) sarebbe stata maggiore, come anche gli effetti. E a bordo avremmo avuto più persone e più carburante. Dunque, anche se al posto dello MB339Pan ci fosse stato un altro velivolo, compreso il prossimo che sarà assegnato alle Frecce, ovvero probabilmente il Leonardo M345, non sarebbe cambiato alcunché.

Terza falsità: le Frecce Tricolori costano tanto e servono soltanto per airshow e commemorazioni. La gestione dei velivoli all’interno del bilancio dell’Arma azzurra è relativamente economica; il 313° Gruppo addestramento acrobatico svolge anche un ruolo all’interno dell’Aeronautica Militare e quindi in generale della Difesa.

Insomma, i piloti, terminata la stagione, svolgono missioni di altro tipo e mantengono le capacità tipiche e peculiari dei piloti militari. Infatti, finita l’esperienza nelle Frecce Tricolori, la carriera degli ufficiali prosegue in altre assegnazioni. A sproposito si parla anche di pericolosità delle manifestazioni aeree, invece, questo incidente è accaduto al decollo e su un aeroporto che non ospitava alcuno show, previsto invece a Vercelli e quindi sull’aeroporto Aeritalia. Durante le manifestazioni tutte le traiettorie degli aeroplani sono tali che in caso di avaria sia garantita la possibilità di non cadere sul pubblico. E in Italia la stragrande maggioranza degli airshow avviene sul mare o sui laghi, dove è sempre interdetta la navigazione nello specchio d’acqua interessato.

Quanto agli aeroplani delle Frecce, la loro sostituzione è già prevista, ma accelerare questo processo a causa di quanto accaduto sabato non ha alcun senso. Piuttosto, non si perda l’occasione di migliorare la nostra situazione urbanistica, che si introducano norme più stringenti nel rispetto delle servitù aeroportuali, ovvero i divieti di costruzione laddove esistono traiettorie di decollo.

Cominciamo a chiederci perché la strada investita dal relitto dell’aeroplano non fosse protetta da una galleria, oppure perché – e in altre nazioni è così – quando decollano gli aeroplani non ci sia un semaforo che diventa rosso per bloccare anche il solo tratto di strada sul prolungamento della pista per qualche decina di secondi.

Quanto alle dotazioni per allontanare gli uccelli, l’aeroporto di Caselle ha una dotazione molto completa poiché a Torino la questione è ben conosciuta, ma l’azione è giocoforza limitata e gli effetti ovviamente restano a breve termine. Ci sono però altri fattori che attirano volatili: l’abitudine di avere cestini delle immondizie aperti, di sporcare per terra o di usare le aiuole come discariche. Su un aeroporto nulla è casuale, persino le operazioni di sfalcio dell’erba sono fatte in modo opportuno e dovrebbero sempre contenere lo spargimento del vegetale rasato che va potenzialmente a costituire mangime per gli uccelli.

Ecco, allora, che parlare di abolizione delle Frecce Tricolori è un tema che non si dovrebbe sentire e invece riemerge ciclicamente, specialmente da parte di chi per mestiere fa il parlamentare, come gli onorevoli Galimberti, Ravera e Montanari. Arrivare tanto in basso facendo parte delle istituzioni significa proprio non essere riusciti a capire alcunché di quanto è accaduto a Torino sabato scorso. Ma voler comunque candidarsi a guidare una nazione. Forse dovrebbero provare a parlare con gli uccelli.

Le Frecce Tricolori tornano a volare dopo l’incidente di Torino: confermato l’air show in Liguria

Negli ultimi giorni si era ipotizzata una possibile cancellazione in seguito all'incidente di Caselle in cui ha perso la vita una bambina di 5 anni

da messaggeroveneto.gelocal.it, 22 settembre 2023 [ fonte ]

UDINE. Lo Stato maggiore dell’Aeronautica militare ha deciso di confermare l’Air show delle Frecce tricolori in programma domenica 8 ottobre ad Andora (Savona). Negli ultimi giorni si era ipotizzata una possibile cancellazione in seguito all’incidente di Torino in cui ha perso la vita una bambina di 5 anni.

Stando a quanto trapelato, lo Stato Maggiore dell’Aeronautica ha comunicato la decisione all’Aeroclub Savona e della Riviera Ligure che a sua volta nel tardo pomeriggio di oggi, giovedì 21 settembre, ha informato il Comune di Andora.

Gli altri programmi in calendario

Intanto sono diversi i Comuni che vogliono rinviare o cancellare gli airshow. Il primo è proprio il sindaco di Pisa Michele Conti che, dopo i tragici fatti di Torino, ha inviato all’Aereonautica una lettera: «Ho chiesto di rinviare l’appuntamento del Pisa Air show in programma domenica primo ottobre sul litorale pisano alla prossima primavera, come prima manifestazione del calendario 2024».

È proprio quel riferimento al calendario di esibizioni per il nuovo anno della pattuglia acrobatica nazionale che lascia intendere che, al di là del linguaggio formale, la richiesta pisana sarà accolta. Per le prossime ore dunque è attesa la comunicazione ufficiale dell’annullamento dell’evento in programma tra dieci giorni.

Una decisione analoga era già stata presa nei giorni scorsi. Le Frecce avrebbero dovuto esibirsi nei cieli di Trento ma la kermesse è stata annullata in segno di lutto. «Considerato quanto accaduto a Torino, ed esprimendo le condoglianze alla famiglia della bambina scomparsa per una tragica fatalità – ha scritto Conti ai vertici dell’aeronautica – ho ritenuto non vi fossero le condizioni per vivere in serenità questo appuntamento che per Pisa è sempre stato di festa e grande partecipazione, come attestano da sempre i profondi legami di amicizia con l’Aeronautica militare e con le stesse Frecce Tricolori».

Stop del volo anche a Taranto. Mentre per quanto riguarda Trento e Bolzano, il programma stabilito fra sabato e lunedì sarà stravolto: un sorvolo senza esibizione acrobatica. Nei giorni scorsi è stata aperta un’inchiesta per disastro e omicidio colposo. L’ipotesi che l’incidente sia stato provocato da un bird strike – l’impatto con uno stormo di uccelli – sembra quella principale.

Crosetto: “A Torino tragedia, ma Frecce Tricolori ma sono eccellenza”

Intanto ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto rispondendo al question time sull’incidente di Torino, ha commentato la vicenda. “Con i loro oltre 60 anni di storia incarnano il prestigio di un’eccellenza italiana, sono un vero e proprio simbolo dell’italianità di cui tutti vanno orgogliosi, hanno una missione unica e nobile. Tutto diventa però nullo con una morte che non è collegata all’esistenza delle Frecce, ma alla tragicità di un destino che tutti avremmo voluto evitare”, ha detto il ministro.

“Le manifestazioni aeree – ha spiegato Crosetto – rappresentano in primis un’attività addestrativa indispensabile per condurre operazioni complesse. I costi della Pattuglia acrobatica nazionale sono sostenuti molto spesso da sponsor privati ed enti locali che richiedono la loro partecipazione. Il costo potrebbe quindi considerarsi quasi nullo. Senza queste esibizioni ci sarebbero infatti esercitazioni di altra natura per l’addestramento”. Si tratta comunque, aggiunge, “di circa 6.800 euro per un’ora di volo”. Quanto all’impatto ambientale, ha concluso il ministro, “l’Aeronautica rispetta la normativa di settore per le emissioni. Il consumo di C02 è pari a quello di 25 minuti di volo di un solo vettore aereo commerciale a lungo raggio”.

CASELLE - Nella notte comparso uno striscione contro le Frecce Tricolori: due giovani identificati dai carabinieri

«Ma quali frecce? Spettacoli di guerra fanno morti qui e altrove. Fondi per trasporti, sanità e istruzione» il testo dello striscione di protesta affisso all'ingresso di Caselle. Striscione che è stato poi rimosso

da quotidianocanavese.it, 22 settembre 2023 [ fonte ]

CASELLE – Uno striscione poi rivendicato da «Potere al Popolo» è comparso nella notte sotto la Freccia Tricolore che fa da monumento lungo la provinciale 2, all’ingresso di Caselle. Uno striscione eloquente che cita la tragedia della scorsa settimana a San Francesco al Campo costata la vita ad una bimba di cinque anni.

Due giovani sono stati intercettati dai carabinieri di Caselle subito dopo l’atto dimostrativo e sono stati identificati. Per uno potrebbe scattare la denuncia in quanto trovato in possesso di un coltello. «Ma quali frecce? Spettacoli di guerra fanno morti qui e altrove. Fondi per trasporti, sanità e istruzione» il testo dello striscione di protesta che è stato poi rimosso.

«Denunciamo l’assurdo dispiegamento di forze, che per uno striscione, ha visto intervenire ben quattro volanti dei carabinieri e una decina di agenti, che si sono prodigati per ore nel cercare ogni cavillo per far partire ammende e denunce penali nei confronti dei nostri attivisti – fanno sapere da Potere al Popolo di Ciriè e Valli di Lanzo – nessuna conferma del nostro messaggio politico fu mai più solerte e rapida nel manifestarsi come veritiera. Ci domandiamo quali siano le priorità degli agenti nel nostro territorio e se la loro azione non cercasse invece di intimidire e puntare a silenziare chi in zona denuncia la situazione di crisi crescente che vive il nostro territorio e non la accetta, mentre deve subire la presenza di costosissimi e pericolosi spettacoli mortali a pochi metri dalle nostre case. Quando invece di spettacolarizzare la guerra inizieremo a garantire mezzi per una vita degna?».

A sinistra, foto dell’articolo riportato – A destra, lo striscione alla “Rotonda sul Verde”, locale nei pressi della base di Rivolto (ringrazio David per l’invio)

Schianto delle Frecce, la verità in un video: «Un volatile nel motore»

di Erica Di Blasi
da La Repubblica (?), 26 settembre 2023

TORINO. Nel filmato sequestrato dalla Procura di Ivrea si vede con chiarezza un uccello entrare nel motore dell’aereo delle Frecce Tricolori. È Pony 4, quello che poi precipiterà poco dopo all’aeroporto di Caselle causando per una serie di sfortunate coincidenze la morte di Laura Origliasso, la bambina di 5 anni, che viaggiava in auto con la sua famiglia sulla provinciale che costeggia lo scalo. L’incidente risale a sabato 16 settembre.

Il video è stato rinvenuto dopo che sono state esaminate le telecamere a bordo del velivolo. La visione non sembra lasciar spazio a dubbi. La foto che invece girava qualche giorno fa anche su alcuni media è stata etichettata dall’Aeronautica Militare come fake, non trattandosi della fase di decollo in cui è avvenuto l’incidente. La conferma arriverà anche dal perito aeronautico a cui la Procura di Ivrea ha affidato una consulenza tecnica. Spetterà a lui infatti stabilire se la rottura del motore è effettivamente compatibile con quello che in gergo si chiama “bird strike”.

I feriti

Migliorano intanto le condizioni del fratello di Laura, rimasto ferito a sua volta nell’incidente. Andrea, 12 anni, è stato dimesso dalla Terapia intensiva ed è stato trasferito nel Centro ustionati della Chirurgia pediatrica) dell’ospedale Infantile Regina Margherita.

«L’intervento chirurgico di innesto di tessuto amniotico effettuato venerdì scorso – spiegano i medici – ha dato un buon riscontro».

Andrea resta in condizioni generali stabili. Oltre che dai chirurghi generali, continuerà a essere seguito dai chirurghi plastici e dalle psicologhe cliniche. La mamma, Veronica Vernetto, al momento è ricoverata nel reparto di Chirurgia plastica dell’ospedale Cto di Torino, dove le vengono medicate le ustioni. Le sue condizioni generali sono stabili: anche lei è seguita dalle psicologhe cliniche. Su Facebook ha pubblicato un cuore infranto. «Ti ameremo per sempre piccolina».

Il papà di Laura: «Vorremmo incontrare il pilota delle Frecce»

Oggi i funerali della bambina vittima dell’incidente aereo a Caselle

di Viviana Zamarian
da Messaggero Veneto, 11 ottobre 2023, p. 15

Non sa ancora che parole userà, non sa ancora cosa vuole dirgli. Ma il 49enne Paolo Origliasso, papà della piccola Laura, morta a 5 anni il 16 settembre, nell’incidente che ha coinvolto il velivolo pony 4  delle Frecce Tricolori precipitato al suolo vicino all’aeroporto di Caselle (Torino), ha espresso il desiderio di incontrare il pilota che lo guidava, il maggiore Oscar Del Do’, 35enne originario di Martignacco e residente a Campoformido.

«Le parole verranno da sé, quando lo vedremo » ha riferito in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa.

PARTE CIVILE

«Adesso, dopo tutto quello che è successo, è davvero difficile immaginarsi un futuro. Mia moglie Veronica e io viviamo giorno per giorno, facendoci forza reciprocamente, soprattutto per nostro figlio più  grande. Adesso è lui la cosa più importante.
Sappiamo che niente sarà più come prima, ma la vita va avanti e dobbiamo farci coraggio, ripeto, proprio per lui» ha aggiunto Origliasso che, assieme alla moglie Veronica Vernetto, 41 anni, ha deciso di costituirsi parte civile nel processo che si aprirà sull’incidente aereo sulle cui cause sta cercando di far luce la Procura di Ivrea.

I FUNERALI DI LAURA

Oggi, alle 15, nella chiesa di San Francesco al Campo, dove vive la famiglia Origliasso, nel Torinese, si svolgeranno i funerali di Laura.

E proprio per rispetto a questo momento così doloroso per la famiglia  che il pilota friulano Del Do’, ieri pomeriggio interpellato dal Messaggero Veneto nell’appartamento in cui risiede con la famiglia al Villaggio azzurro a Campoformido, si è limitato a dichiarare: «Considerata la situazione, visto che siamo in prossimità dei funerali della piccola Laura, per rispetto non mi sento di poter dire nulla».

Ha preferito non aggiungere altro al citofono il pilota che era entrato a far parte della
Pattuglia acrobatica nel 2019, un sogno il suo fin da quando era un ragazzo e studiava all’istituto Malignani di Udine.

L’INCHIESTA

In queste settimane la Procura di Ivrea sta continuando a indagare per accertare la causa esatta che avrebbe provocato il guasto al motore dell’Aermacchi MB-339 poi precipitato. Per adesso l’unico  indagato, con le accuse di omicidio colposo e disastro aereo, resta il maggiore Del Do’ difeso da un legale dell’Avvocatura dello Stato. Anche il pilota, dopo essersi eiettato con il paracadute prima dello  schianto al suolo del velivolo, ha tentato di prestare i soccorsi alla famiglia Origliasso.

Agli psicologi e ai suoi superiori che l’hanno sentito dopo l’incidente mentre era ricoverato in ospedale, aveva riferito di pensare «solo a quella bambina» e «di essere distrutto».

Secondo le prime ipotesi investigative, il velivolo potrebbe aver aspirato un uccello nel motore, causando la perdita di quota e il conseguente schianto.

Per quanto riguarda l’inchiesta Origliasso, sempre secondo quanto riportato nell’intervista alla Stampa, ha evidenziato «la massima fiducia nelle istituzioni. Ci auguriamo che eventuali responsabilità vengano presto accertate dalla magistratura, in modo da dare giustizia a nostra figlia Laura». Lasciando poi spazio ai ricordi: «Era una bambina gioiosa con tutta una vita davanti. Chi ha conosciuto Laura non potrà mai dimenticarla. Non trovo pace».

IL RICORDO DELLA TRAGEDIA

La piccola Laura è morta nella Ford Fiesta su cui stava viaggiando con i genitori e il fratellino avvolta tra le fiamme dopo essere stata investita dal velivolo delle Frecce tricolori precipitato.

«Dopo essere partiti da casa stavamo – ha ricordato il papà Paolo – viaggiando per accompagnare nostro figlio a una partita a Venaria, perché lui gioca a calcio nella squadra del Borgaro. A un certo punto siamo stati investiti da una palla di fuoco. È stato un attimo, una cosa che non si può descrivere. Avevamo percorso quella strada chissà quante volte e poi uno come fa a immaginare che possa succedere
una cosa del genere?».

Schianto della Freccia: dubbi sul bird strike

Gli esperti della Procura di Ivrea non hanno riscontrato elementi che confermano l’ipotesi di un volatile entrato nell’aereo

da Messaggero Veneto, 13 febbraio 2024, p. 9

Non sono stati riscontrati elementi che confermino l’ipotesi del bird strike. Questi i sorprendenti risultati delle prime analisi sulla carcassa dell’Mb 339, l’aereo delle Frecce tricolori che si schiantò al suolo nel pomeriggio del 16 settembre 2023 nei pressi dell’aeroporto di Torino-Caselle [visibile qui sopra, ndr].

Nell’incidente, purtroppo, perse la vita una bambina di 5 anni, Laura Origliasso, che in quel momento si trovava in auto con la famiglia in una strada adiacente allo scalo. Lo riporta un servizio della Tgr Rai del Piemonte trasmesso ieri dalla Tgr Rai del Friuli Venezia Giulia, visto che la base di Rivolto, in provincia di Udine, ospita dalla sua fondazione la Pan, Pattuglia acrobatica nazionale.

Si tratta di prime risposte parziali, precisa la testata giornalistica, arrivate da un esame svolto con il luminol, per individuare tracce biologiche sull’esterno del motore dell’Aeromacchi Mb 339. Gli esperti incaricati dagli inquirenti non hanno ravvisato elementi che confermino l’ipotesi  appunto del bird strike, ovvero l’ingresso di uno o più uccelli nelle turbine del monomotore. Il bird strike era stata una delle prime ipotesi, e tra le più accreditate, prese in considerazione come possibile causa dell’incidente. Dopo lo schianto, il pilota di Pony 4, il friulano Oscar Del Dò, era stato iscritto nel registro degli indagati, come atto dovuto, per disastro e omicidio colposo. Ora, conclude la Tgr, sarà necessario affidare una nuova perizia per esaminare l’interno del motore, che sarà quindi smontato.

Dalla base di Rivolto nessun commento agli sviluppi dell’inchiesta. «Lasciamo lavorare l’autorità giudiziaria, si tratta di un’indagine ancora in corso», le uniche parole che trapelano.

La tragedia di Caselle, avvenuta sabato 16 settembre 2023, suscitò una grandissima commozione e una vasta eco, perchè la vittima fu una bimba di appena 5 anni, rimasta incastrata nell’auto guidata dal papà, che prese fuoco in seguito all’impatto con alcuni resti dell’aereo, che nel frattempo si era schiantato a terra, alla fine della pista di decollo dell’aeroporto di Torino. Quel pomeriggio le Frecce tricolori si erano levate in volo per una prova, in vista di un’esibizione che avrebbero dovuto effettuare il giorno seguente, organizzata per il centenario dell’Aeronautica militare. Intorno alle 16.30 di quel sabato, subito dopo il decollo, “Pony 4” perse il controllo, precipitando al suolo. Il pilota riuscì, pochi istanti prima dell’impatto con il suolo, a lanciarsi con il paracadute, e si salvò.

Schianto delle Frecce Tricolori, sulle cause della tragedia ora indagherà un pool di esperti

Consulenza tecnica sull’incidente in cui perse la vita una bimba affidata a specialisti del politecnico di Milano

di Simona Lorenzetti
da corriere.it, 5 marzo 2024 [ fonte ]

Sarà una consulenza tecnica a chiarire i motivi dell’incidente aereo avvenuto lo scorso 16 settembre a Caselle, quando il velivolo «Pony 4» delle Frecce Tricolori decollato dall’aeroporto è precipitato su una strada a San Francesco al Campo. Una vettura, con a bordo una famiglia, è stata travolta: la piccola Laura, di soli 5 anni, è morta incastrata nelle lamiere. A disporre le verifiche è stata la Procura di Ivrea, che a cinque mesi dallo schianto ha optato per un accertamento «irripetibile» con la formula dettata dall’articolo 360 del codice di procedura penale: in sostanza, tutte le parti coinvolte — compresi gli indagati e le persone offese — vengono invitate a nominare un proprio esperto per effettuare le analisi in assoluta trasparenza.

Il quesito è ampio e prende in esame quelle che al momento paiono essere le uniche due ipotesi investigative: il «bird strike», cioè l’impatto con uno o più uccelli risucchiati nel vano motore, e un’avaria tecnica. Da qui le domande che i magistrati — il procuratore capo Gabriella Viglione e il procuratore aggiunto Valentina Bossi — hanno indicato nel documento in cui si dà mandato agli esperti di eseguire le analisi. Innanzitutto, si chiede di verificare la presenza di volatili all’interno del motore. Nelle settimane scorse, infatti, in base a una prima verifica l’ipotesi del «bird strike» — in principio la più accreditata — era stata rimessa in discussione: i consulenti non avevano trovato resti biologici sui rottami del velivolo, nonostante le ricerche fossero state effettuate con il luminol. Se non sono stati gli uccelli, ecco entrare in gioco il secondo quesito della consulenza legato all’avaria: lo stato di manutenzione della Freccia Tricolore.

A completare il quadro ci sono gli altri punti interrogativi legati alle misure di sicurezza adottate dall’Aeronautica e dalla Sagat, la società che gestisce l’aeroporto di Caselle: la corretta applicazione delle procedure per il decollo di aerei militari da uno scalo civile (compreso il sistema di dissuasione degli uccelli) e di quelle per il decollo in formazione (l’esibizione coinvolgeva una pattuglia di Frecce Tricolori). In conclusione, si chiede di investigare a più ampio raggio su tutte le variabili che potrebbero aver portato allo schianto. Un lavoro lungo e complesso che la Procura ha affidato a due specialisti del politecnico di Milano, gli ingegneri Marco Borri e Carlo Riboldi.

L’unico indagato resta, per ora, il pilota di «Pony 4», Oscar Del Dò: il maggiore, difeso dall’avvocatura dello Stato, ha indicato come esperti due colonnelli dell’Aeronautica. Mentre i familiari della piccola Laura, assistiti dall’avvocato Luigi Chiappero, hanno nominato come consulente l’ingegnere Giorgio Chiandussi (lo stesso che ha lavorato sulle cause della tragedia del Mottarone). I consulenti avranno a disposizione non solo i rottami del velivolo, ma anche le scatole nere in cui sono registrate le comunicazioni tra i piloti e le eventuali anomalie segnalate dalla strumentazione di bordo: i dati andranno decriptati con software militari. La relazione dovrà essere depositata tra novanta giorni.

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