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Giuseppe Lenzi è stato P. R. delle Frecce Tricolori dal 1989 al 1991.

Ha pubblicato le foto contenute in questa pagina nel libro Le Frecce Tricolori: sulle vette dell’acrobazia. edito nel 1991 da Arti Grafiche Friulane con un’introduzione del noto giornalista Sergio Zavoli.

Ringrazio i ragazzi del PSC – Piti Spotters Club per la concessione alla ripubblicazione

Sergio Zavoli e gli aviatori

Omaggio a Sergio Zavoli dalla Sez. ANUA di Napoli

di Giuseppe Lenzi
da Il corriere dell’Aviatore, n° 11 – 12,  novembre – dicembre 2020, pp. 45 e segg.

La notizia dell’ultimo volo di Sergio Zavoli, il 4 agosto u.s., ha lasciato l’Italia intera sgomenta di fronte alla scomparsa di un uomo ed un giornalista che, come Lui, ha rappresentato una grande perdita per la cultura e per la libertà del pensiero.

Ebbi la fortuna di incontrarlo a Napoli nel 1962, avevo diciotto anni, quando dirigeva il programma televisivo “il processo alla tappa”.

Benché fosse più grande di me di ventun anni, in quell’incontro fu immediata la simpatia che scintillò tra noi. Lo rividi che avevo cinquant’anni (nel 1994) quand’era direttore del “il Mattino” di Napoli.
Quell’incontro di cortesia mi parve molto gradito tanto più che qualche anno prima (1992) mi aveva fatto un dono inatteso.

Questa la storia: il 16 gennaio del 1989, mi trovo catapultato, “per superiori esigenze di servizio”, dalla sera alla mattina, nel gelido Friuli, sede del 313° GAA (Gruppo Addestramento Acrobatico) meglio conosciuto come Pattuglia Acrobatica Nazionale delle “Frecce Tricolori”. Superfluo specificare che non si trattò affatto di un trasferimento punitivo. Furono ben altri i motivi che determinarono il Capo di S.M.A. dell’epoca, il Gen.le Franco Pisano, a decidere la destinazione di Rivolto e lasciare la bellissima sede dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli. A Rivolto, sperduta ma famosa, base aerea friulana fin dagli anni ’40, vi giunsi all’indomani della tragedia di Ramstein (28 agosto 1989) ed il clima che vi si respirava non era dei più giulivi.

Ad intristire ancor più gli animi, ove mai ce ne fosse stato bisogno, il 13 dicembre 1988 periva, nel corso di un volo addestrativo, il T. Col. Mario Scoponi destinato ad assumere di lì a breve il Comando della formazione Acrobatica. Ciò che fui destinato a fare, in seno al 313° GAA, non ha rilievo ai fini di questa narrazione. In occasione dei voli, di trasferimento ed addestrativi acrobatici, che ebbi modo di eseguire negli anni ’89, ’90 e ‘91 ebbi l’opportunità, ed il compito, di realizzare numerose centinaia di immagini a terra, ma soprattutto in volo, della formazione acrobatica che andava lentamente riprendendosi dalle ambasce dei numerosi lutti subiti.

Non poche, come si ricorderà, furono le bufere mediatiche conseguenti al disastro in Germania.

S’avviava, lentamente, ma con rinnovato impegno, una stagione di impegnativi voli. Il team di Rivolto, all’alba del 1989, fu così “ridisegnato”: Com.te delle Frecce Tricolori (Pony 0) T.col. Luigi Lorenzetti. (poi deceduto in un volo a Pratica di Mare), Capo formazione (Pony 1) il Ten. col. Alberto Moretti, primo gregario di sx Maurizio Guzzetti (Pony 2), primo gregario di dx Piergiorgio Accorsi (Pony 3), secondo gregario sx Stefano Rosa (poi deceduto in volo a Thiene) (Pony 4), secondo gr. di dx Antonino Vivona (Pony 5), fanalino Gianpiero Gropplero (Pony 6), secondo greg. di sx Francesco Coggiola (Pony 7), secondo greg. di dx Gianpaolo Miniscalco (Pony 8), secondo fanalino Francesco Tricomi (Pony 9), supervisore addestramento acrobatico il T.col. Massimo Montanari. Uff.le Tecnico T.col. Ignazio Vania, Uff.le PR e Speaker T.col. Giuseppe Lenzi.

Numerose decine furono le manifestazioni e sorvoli che videro impegnate le Frecce in Italia ed all’estero già nel corso del primo anno della “rinascita”. Ed altrettanto  numerose furono le occasioni per ricostituire un archivio di immagini nuove destinate, al pari del rinnovato entusiasmo di tutti i Piloti, a rilanciare una brillante e positiva immagine della famosa formazione acrobatica. La piccola selezione di immagini qui riprodotte e di cui sono protagonisti i Piloti della formazione acrobatica 1989/90, ritratti in volo, può rendere l’idea della ritrovata perfezione degli impegnativi e quotidiani voli addestrativi.

Alla fine del 1991 le immagini raccolte erano circa un migliaio e, scartatene un centinaio per di più ripetitive, ne rimanevano pur sempre tante. Che fare? Stamparle tutte avrebbe rappresentato un costo proibitivo perché si trattava di diapositive derivate da pellicola Kodak Ektachrome 64 135/36 e la stampa di una sola immagine (f.to 24 x 30) era, allora, di circa 8000 lire. La realizzazione di una pubblicazione apparve subito una concreta possibilità sia di utilizzo delle nuove immagini sia per un avvertito “rilancio” della rinnovata formazione acrobatica faticosamente risorta dall’abbaglio di Ramstein.

Tradussi l’idea in un “menabò” (n.d.r. Modello di impaginazione con stampati e descrizioni) con 62 immagini su fogli 30 x 40. Mostrai il progetto al Capo  Formazione Com.te Moretti e ad altri piloti della formazione, protagonisti assoluti degli impegnativi voli. L’idea piacque. Nel gennaio del 1991 mi recai allo SMA, 2° Rep. Per sottoporre le immagini alla “approvazione per la pubblicazione” da parte degli Uff.li addetti alla Sicurezza.

Le immagini scartate furono quattro perché da esse si potevano rilevare siti aeroportuali sensibili. Ottenuto l’OK alla pubblicazione, il passo successivo, il più difficoltoso, era trovare un editore.

L’impegno editoriale, cioè i rilevanti costi di stampa, rilegatura, impacchettatura e spedizione, fu assunto in proprio dalla casa editrice “Arti Grafiche Friulane”, Ne avrebbe stampato 5000 copie, (2000 in inglese) donandone circa 500 all’AMI, e vendendo in proprio le rimanenti. (nota: con atto notarile lo scrivente rinunziava ad ogni diritto e beneficio economico derivante dalla vendita del libro). L’editore giudicò la qualità delle immagini con grande generosità apprezzandone, anche, (bontà sua) la “grande perizia dei piloti… che volano così vicini l’uno agli altri”.

Approvato il menabò, senza apportare alcuna correzione cromatica alle immagini, cosa molto complicata trattandosi di diapositive, si pose il problema di una “PREFAZIONE”; aspetto non secondario se si mira ad un elevato livello editoriale e di diffusione nazionale e non solo. A chi affidare tale compito?

L’idea, logica prima ancora che doverosa, sarebbe stata quella di proporre la redazione della prefazione a chi mi aveva concesso di vivere, in FA, la più bella e meravigliosa esperienza che un Uff.le possa desiderare: volare per tre anni con le mitiche Frecce Tricolori. Quell’uomo era il Capo di SMA Gen.le Franco Pisano. Immagino che non si sarebbe mai rifiutato di concedere un suo pensiero all’iniziativa editoriale realizzata nell’esclusivo interesse dell’immagine delle Frecce Tricolori. Il Gen.le Pisano, per altro, nel 1962 era stato Capo Formazione delle Frecce Tricolori quando volavano con il Sabre F86 E.

Ma l’idea non si annunciò percorribile in quanto la pubblicazione non era editata dalla Forza Armata ma da un privato che se ne assumeva ogni onere. Diverso sarebbe stato se la proprietà intellettuale della pubblicazione fossa trasmigrata, per evidenti motivi di dipendenza funzionale, dall’autore, che l’avrebbe certamente concessa, alla Forza Armata. Dunque occorreva pensare ad un’altra personalità in grado e ben disposta a “prefare” un libro di immagini e storie delle Frecce Tricolori, all’indomani del grave incidente in Germania.

Mi venne alla mente il “giornalista sportivo” conosciuto tanti anni fa: Sergio Zavoli, per l’appunto, ormai già assurto alla ribalta della cultura e della televisione nazionale. Contattai la segretaria, la super efficiente sig.ra Nella, e le spiegai quale era il mio intento non senza averle detto, con sufficiente enfasi, che conoscevo il Direttore dal 1962 e che, pertanto, ero fiducioso di poter ottenere questo suo ambitissimo “scritto”. Mi chiese di inviarle una copia del menabò, cosa che l’editore si prodigò a stampare in una notte, soggiungendo che il Presidente, in quel periodo, era impegnato in un oneroso “giro in Italia” per le riprese del programma televisivo “Viaggio nel sud” e che pertanto lei non poteva garantire l’accoglimento della mia richiesta. Inviai il menabò. Una settimana dopo la “Nella” mi fa contattare da una collaboratrice la quale mi informa che il costo di “due cartelle” a firma del Direttore è di 3 milioni di lire e che il dott. Zavoli si è detto, in linea di masdi cosa si tratta” (menabò). Successiva telefonata una settimana dopo: se, “per cortesia, provvede ad inviare un assegno bancario con l’importo previsto.” Adempio all’impegno, inatteso e per me oneroso, che mi è stato comunicato ed invio l’assegno all’indirizzo postale indicatomi (in Roma).

Trascorrono alcune settimane in assoluto silenzio. Ricontatto la Nella e, attorcigliandomi con le parole, tento di sapere quando e se il Direttore pensa di farmi avere qualche buona notizia.

L’editore “preme” per andare in stampa antro il 28 marzo (annuale ricorrenza della fondazione dell’AMI). Ancora “buio oltre la siepe”. La luce esplode inattesa: una raccomandata mi restituisce il mio assegno “sbarrato” con “un sincero augurio per la magnifica iniziativa”. Contatto subito la segretaria, per attingere ulteriori lumi…… ed apprendo che “il dott. Zavoli non prende nulla per la prefazione al libro delle Frecce Tricolori ed il motivo lo comprenderà leggendo la prefazione”.

Riporto un estratto del pensiero che il senatore della Repubblica Italiana Sergio Zavoli ha voluto donare alle Frecce Tricolori e quindi a tutti agli aviatori dell’Aeronautica Militare Italiana. Mi esimo da ogni commento nell’assoluta certezza che tutti coloro che leggeranno la “prefazione” comprendano quanto essa sia stata dettata da un profondo e sincero sentimento di ammirazione per gli aviatori italiani e, contemporaneamente, quanto sia stata utile alla “causa” della sopravvivenza del 313° GAA in anni in cui (1990-1991) ancora non s’erano placate le polemiche sulla “pericolosità” delle manifestazioni aeree che tanti, prudenti benpensanti, volevano abolire. A stampa conclusa le prime copie della pubblicazione furono inviate, con le firme dei piloti, al Capo di SMA ed al dott. Zavoli. Oltre che a tutti componenti della Commissione Difesa del Senato ed al Ministro Valerio Zanone che, più di ogni altro, si era speso per scongiurare (anno 1989) la pur ventilata “cancellazione” delle Frecce Tricolori.

Piace immaginare che il Senatore Sergio Zavoli sia stato amorevolmente accolto, nell’aldilà, da Mario Naldini, Ivo Nutarelli e Giorgio Alessio.

Napoli 5 agosto 2020
Br.gen.le (r) Aer. Mil. Ital.
Presidente ANUA sez. Napoli

Prefazione al Libro di Sergio Zavoli

Si precipita a volte in abissi da cui non è possibile risalire che in sogno.

Qualcuno lo pensò anche per le “Frecce Tricolori”, rese inerti e mute dal grave evento di Ramstein, in Germania; ma fu subito chiaro che nulla, in un attimo, avrebbe potuto negare a quegli uomini e a quelle macchine, quindi alla realtà straordinaria che insieme esprimevano, la possibilità di riemergere

Dopo lo sgomento e la pietà delle persone colpite proprio da quella forma amata che d’improvviso aveva mostrato il volto feroce dell’errore, quando i giudizi sulla tragedia dapprima perentori e in seguito sempre più problematici si placarono scese un opportuno silenzio su tutto. Poi divenne naturale che da un severo riesame le “Frecce Tricolori” ricevessero l’equo invito a tornare al posto loro, cioà a volare; e non parlo di me che avevo una spontanea propensione per quella scelta, ma della coscienza civile del paese, messa a dura prova da suggestioni demagogiche o moralistiche e nondimeno capace di far valere un giudizio finalmente pacato e libero. Perché? Perché l’ardimento, se non è mero azzardo o avventatezza, se non è semplice sfida o esibizionismo, ma anzi disciplinata ricerca del dominio di sé e della macchina, può esprimersi solo in nome e a vantaggio dell’uomo.

Si può dunque dire che il criterio della prova, quando il coraggio sia al servizio della consapevolezza, appartiene al novero delle facoltà ricevute perché fossero spese; mi riferisco ai talenti, la cui natura non può essere che provvida se l’ammonimento è di non nasconderli, ma di farli fruttificare. Posso capire meglio ad esempio, perché le Frecce Tricolori non sono mai rimaste estranee, neppure quando parvero sommerse da obiezioni ed accuse di ogni genere e comodo, a ciò che uomo e tecnologia continuano a scambiarsi in nome di quel “dopo” che è poi la storia controversa, irrefrenabile e sempre inconclusa della perfettibilià.

Ma proprio il doverci assumere l’intera responsabilità delle nostra azioni dice come forse sia vano chiedersi verso quale destino porterà l’ansia di misurarsi dell’uomo.

Magari perché, in virtù di ciò che vuole capire e dei problemi che è costretto a risolvere, l’uomo stesso è il destino.

Sergio Zavoli. Roma, 1991

Foto dal profilo Facebook di Giuseppe Lenzi

1 commento

  1. Ho avuto l’onore e il piacere di incontrare il col. LENZI al villaggio T.C.I. alle isole tremiti ed avere in dono con dedica la foto(selfie)di tutta la pattuglia PNA.era giugno 2003.Non ci siamo più rivisti ne so il suo indirizzo o numero.telefonico,almeno per poter ringraziare per quella dedica.Un caro saluto e un caloroso abbraccio.Grazie.

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