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Venerdì 24 novembre 2023, a Codroipo, si è tenuta una interessante conferenza intitolata “Frecce Tricolori: storie di uomini”, organizzata dal Club Frecce Tricolori di Codroipo. Alla conferenza erano presenti il gen. Giacomo Zanelli, ufficiale tecnico delle Frecce Tricolori dal 1988 al 2006, il col. Alberto Moretti, comandante della PAN nel biennio 1991 – 92, Giuseppe Liva, pilota in Pattuglia dal 1976 al 1980, e Andrea Soro, ex speaker e responsabile delle pubbliche relazioni dal 2012 al 2016.

Occasione per ascoltare, dalla voce dei protagonisti, aneddoti e curiosità riguardanti le Frecce Tricolori.

Troverete nel blog la trascrizione dei singoli interventi di ciascuno degli ospiti della serata.

Ringrazio Arturo V. per avermi fatto pervenire il video da cui ho tratto gli interventi.

trascrizione dell’intervento informale fatto dal com. Giuseppe Liva

Vi accennerò alla transizione dal Fiat G-91 all’Aermacchi MB339.

Perché è stato sostituito il velivolo? So che moltissimi diranno che il G-91 era un’altra cosa, più bello… tutto quello che volete, però l’industria deve lavorare, il prodotto si deve aggiornare. Il G-91 era una bellissima macchina da portare, ma una macchina da “amanuensi”, mentre oggi  dobbiamo pretendere la tecnologia. È chiaro che se confrontiamo la mobilità dei due mezzi mettendo vicino G-91 e MB339, il primo è decisamente in vantaggio. Se poi noi andiamo a vedere la tecnologia e la strumentazione, c’è da mettersi le mani nei capelli!

Per salire oggi sul G-91 devi essere proprio un eroe perché c’ha quattro orologi, se funzionano. Mi ricordo che poi l’amico Colonnello Salvi nonché mio ex comandante (facevamo anche gli istruttori insieme ad Amendola)… pensare di andare in giro di notte e di giorno, con questo orizzonte artificiale piccolo così, tutto nero senza una riga, senza niente: io non so come non ci siamo ammazzati… mi faccio ancora quelle domande…

Perché ad un certo punto c’è stata questa necessità? Per due motivi molto semplici senza fare evoluzioni:
– il mezzo era ormai vecchio, il motore aveva i suoi problemi, la strumentazione era ormai arcaica e antiquata;
– cosa che poi si deve assolutamente tenere conto è l’industria: la Pattuglia Acrobatica non è solamente un gruppo di bravi piloti che si esibiscono su belle macchine di costruzione italiana, ma deve portarsi dietro tutta una una serie di tecnologie e prospettive di mercato. A questo punto la decisione, che ritengo giustissima, all’epoca è stata quella di cambiare questo bellissimo aeroplano, meraviglioso, di produzione completamente italiana che però aveva fatto il suo tempo.

All’epoca poi non c’era ancora la mentalità, che poi è subentrata, su ispirazione degli americani: quella che aggiorni una macchina valida, specie se costruita bene ed è una macchina da guerra seria. Gli americani ce lo dimostrano: il B52 è stato costruito nel 1954 e sta ancora volando! Anche se quella è una necessità diversa: un bombardiere strategico nato che aveva 10 motori (sennò non sarebbe riuscito a decollare) nell’ultima versione ne ha 4.

Quindi se mettiamo vicino G-91 e 339 possiamo più o meno fare quel rapporto lì!

Poi, come dicevo, c’è l’industria dietro: il 339 in mano la Pattuglia è stato un vettore industriale in molti paesi come quelli del terzo mondo che all’epoca che non avendo i fondi sufficienti per comprare macchine sofisticate come P-38 americano, avevano però la capacità economica di portarsi a casa il 339, anche perché l’Aermacchi (supportata dallo stato) glieli dava a prezzi super concorrenziali oppure come aiuto per lo sviluppo.

Questo salto è stato dovuto a una collaborazione fra necessità della forze armata di avere un mezzo più moderno e la necessità industriale che secondo me è primaria. Poi il pilota si adatta a qualsiasi cosa.

Io mi ricordo quando, studente in quarta al Malignani, in visita alle Frecce Tricolori sono salito sul F-86E di Ennio Anticoli e di essermi messo il suo casco! Mi sembrava di essere in paradiso!!! Poi con Ennio siamo diventati amici e colleghi e quando gliel’ho raccontato, mi ha risposto: “Ma va in mona, no te capissi niente!”.

Il mondo deve girare così, è giusto! Quei ragazzi ne incontreranno altri che vengono dalla stessa scuola o dal Marinelli di Udine, che vanno lì con gli occhi aperti, spalancati, vedono un sogno realizzato da ragazzo della loro età, del loro paese, della loro regione dicono “Ci provo!” e poi arrivano. Io dico sempre: bisogna avere capacità, la mamma che ti ha dato che ti ha doveva dare, la forza interiore (perché per superare gli ostacoli ce ne vuole molta), la determinazione e dopo si raggiungono gli obiettivi. Non è che è sia un sogno irrealizzabile. Ci sono queste piccole cose.

Parlarvi del G-91 mi sembra ormai anacronistico: la macchina è vecchia. Io ho ancora la Topolino e quando ci salgo sopra è bellissima e mi diverto, ma è fuori storia.

Io ho fatto io quando l’istruttore e l’esaminatore sul G-91T: ho incontrato un generale, capo corso del Falco, mi ha stretto e mi ha ricordato: “Madonna come eri s******o”. Gli ho risposto: “Guarda! Tu la interpreti così!”. Io ero severo ma non è che si scherza: noi mettevamo in mano a un ragazzo di 20 – 22 anni una macchina che andava a 1000 chilometri all’ora e dicevamo: “Adesso parti da qua, vai a Grazzanise e poi torna indietro”. Ci vuole responsabilità, devi essere sicuro di quello fai.

Vi faccio un esempio di come le cose cambiano: oggi all’evoluzione (del mezzo aereo militare specialmente) è difficile starci dietro. Mi ricordo che avevo un ottimo rapporto col comandante di Amendola che era Casagrande – lui di Revine [provincia di Treviso, ndr], diventato poi Generale di Squadra -. Quando avevo qualcosa da dire glielo dicevo senza problemi.

Pensate che c’erano 110 G-91 con le macchine fotografiche che nessuno aveva mai usato. Era l’epoca, gli allievi dell’accademia terminavano il corso sul G-91 e andavano al 20° per fare attività sul 104 che era attrezzato anche con il radar.

Ad un certo punto mi venne in mente di dire: “Comandante, mi scusi, perchè invece di tenere le macchine fotografiche che non servono assolutamente a nulla, non montiamo un radar per insegnare agli allievi come usarlo prima che passino al 104”. Il comandante è stato bravo, persona molto equilibrata e calma, mi ha risposto: “Mi ci lasci pensare”. Io penso: “Vabbè ho capito! Con molta educazione mi ha mandato a quel paese”. Invece dopo una quindicina di giorni mi ha chiamato e mi ha detto: “L’idea è interessante”.

All’epoca, non so se c’è ancora in Aeronautica, c’era un rappresentante della Fiat  che faceva da collegamento fra le esigenze del CERV, del gruppo di manutenzione e la ditta. Sono allora andato da questo perito e gli ho detto: “Riesce a farci avere un preventivo di massima di cosa può costare la modifica, togliendo le macchine fotografiche – il musetto chiaramente cambierà un po’ di configurazione (perché all’epoca era semisferico) – e montando un radar”. Sono passati sei mesi ma una risposta me l’hanno data! Vi dico la cifra, stiamo parlando degli anni 70: la cifra era sui 64 milioni a velivolo. Ci compravi una casa!

La proposta venne presa del Comandante e ha mandata allo Stato maggiore, chiedendo la modifica e spiegando che le macchine fotografiche purtroppo non erano mai state utilizzate e non lo sarebbero mai state in futuro. Risposta dello Stato Maggiore: “Guardate! Tanto fra 2 – 3 anni il G-91 anni verrà dismesso e sarebbe una spesa inutile”. Sapete quando il G-91T è stato radiato? Nel 1994!

Gli inglesi e gli americani quando hanno uno con una macchina che strutturalmente è una macchina ben costruita, che fa il suo lavoro loro ammodernano. Fino a pochi anni fa questo concetto di ammodernamento l’Aeronautica non ce l’aveva, non era entrato nel sistema. Invece oggi, anche il 339 è stato spesso aggiornato con strumentazioni nuove. È cambiata proprio la filosofia dei mezzi.

Un’altra cosa riguarda i rapporti fra l’amministrazione pubblica e le forze armate: da sempre, il motivo non lo so… per esempio di 339 ce ne sono in linea 11 – 12 e poi ci sono i guardian, che sono quelli ormai accantonati. Ma sapete il motivo? Questa è una cosa folle, “all’italiana”: perché nel contratto di acquisto che ha fatto l’Aeronautica Militare con la ditta costruttrice c’è un limite alle ore di volo. Non è un limite perché la macchina si rompe o simili: loro hanno scritto sui contratti un limite di 7000 ore di volo. Se poi l’aeroplano dopo 7000 ore è ancora perfetto, non gliene frega niente, è da buttare! Adesso se se fai 7000 ore sul 737 ti sparano dietro! Il 339 rientra ancora in quel campo di utilizzo.

Vi ho raccontato un po’ di cose…

Il G-91 lasciamolo riposare in pace: è bellissimo, è fantastico!

Fra l’altro quando c’è stato il rullaggio del G-91 a Pratica di Mare (io ero lì con la lacrimuccia agli occhi sia ben chiaro) e a un certo punto c’era Lodovisi che rullava col tettuccio aperto… Ho chiamato uno specialista di corsa: “Digli che chiuda il tettuccio, porca t***a”.
Una cosa debole del G-91 (anche molti colleghi facevano gli sbruffoni) era proprio il tettuccio perché appoggia su due tiranti che non sono rigidi per cui, mentre il mezzo si muove, il tettuccio balla.
Lodovisi, dopo il volo, è venuto da me e mi ha chiesto: “Ma perchè non me l’hai detto prima?”. Gli ho risposto: “Perché non me l’hai chiesto!”.

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