(Ultimo aggiornamento: )

da Corriere della sera, 30 agosto 1988, p. 3

Gli aviatori dell'ambita base di Rivolto: meno di tre milioni al mese e 14 anni di ferma

Ogni ora di volo di un aereo della pattuglia costa quattro milioni e mezzo

MILANO — Nella base dl Rivolto dove dal 1960 è stato insediato a 313° Gruppo addestramento acrobatico «Frecce Tricolori» oltre alla tristezza per la tragedia in questi momenti si devono fare i conti anche con le critiche che molti si sentono in dovere dl esprimere. Così piovono accuse di sperpero di denaro pubblico, dl inutile, anzi dannoso esibizionismo.

Non per discutere o contestare simili opinioni ma soltanto per chiarire meglio la realtà ricostruiamo le condizioni nelle quali opera la pattuglia acrobatica. Attenendoci al fatti.

Rivolto é una meta ambita da molti piloti dell’Aeronautica militare perché giungere nella base furlana significa far parte di un gruppo di eletti divenuti tali non per raccomandazioni ma soltanto per ottime capacità di pilotagglo.

Lo Stato maggiore periodicamente compie una selezione tra i volontari appartenenti alle diverse aerobrigate o stormi per sostituire coloro che escono dalla pattuglia dove in media si rimane per cinque anni, per essere poi assegnati ad altri compiti.

In genere l’età media di ingresso varia dal 23-24 anni al 28 a seconda che il pilota provenga dall’Accademia oppure sia di complemento. Ma l’età é un riferimento poco rilevante; ciò che conta, invece, è l’abilità dimostrata presso i reparti dietro la quale ci deve essere un bagaglio di almeno un migliaio dl ore di volo.

Ma arrivare a Rivolto non significa entrare in un’Isola dove si coltiva a piacere del volo fine a se stesso. La pattuglia, come ci spiegava il generale Franco Pisano, Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, é l’unico reparto «stagionale». «Le due stagioni sono quella operativa, in senso strettamente militare, nella quale l’attività è rivolta all’addestramento ai compiti d’istituto, vale a dire la preparazione al combattimento, navigazioni diurne e notturne, addestramento al tiro al poligono di Maniago e così via. Poi c’è la stagione delle manifestazioni che abbraccia un arco di tempo che va pressappoco da maggio-giugno sino a settembre-ottobre nella quale l’attività addestrativa privilegia l’esibizione delle capacità degli aeroplani e l’abilità dei piloti».

«Particolarmente significativa — continua Pisano — è la stagione operativa nella quale gruppo si specializza nelle azioni di appoggio ravvicinato alle forze dl superficie terrestri e navali».

Questa fase dura per la maggior parte dell’anno ed è la base della vita operativa del 313° Gruppo. Il quale, proprio per tale ragione, assolve un ruolo insostituibile nel panorama del compiti di difesa assegnati all’Aeronautica militare nell’ambito dell’Alleanza Atlantica. L’aereo impiegato — poi — a tale scopo ha dimostrato di eccellere proprio in operazioni del genere. Nell’ambito di questo lavoro militare si innesta, solo per un ridotto periodo dell’anno, l’attività delle manifestazioni secondo un ruolo che assolve anche ragioni politiche e di relazione con altre nazioni.

Per essere più precisi adoperiamo qualche cifra. Un pilota dell’Aeronautica militare compie circa duecento ore di volo all’anno indipendentemente dal reparto di appartenenza. E ciò vale pure per gli uomini delle Frecce Tricolori, solo che questi ritagliano una parte delle duecento da finalizzare all’addestramento acrobatico. Ma per il fatto che essi devono affrontare un rischio maggiore non ci sono indennità particolari o super stipendi.

Un capitano o un tenente colonnello della Pan si trovano nella busta paga rispettivamente quasi due milioni e mezzo a primo e quasi tre secondo: proprio come i colleghi pari grado degli altri reparti. Anche per l’eventualità di un incidente non ci sono assicurazioni particolari; o meglio lo Stato già prevede in caso di morte una pensione ed un risarcimento (250 milioni con tre figli). Ma anche tale aspetto è uguale per tutti.

Ci si è chiesto, poi, quanto può costare un pilota delle «Frecce»: come gli altri piloti. Perché anch’essi prima di giungere a Rivolto sono preparati per volare con i caccia F-104S o Tornado e per formarli sino a questo livello l’Aeronautica militare investe intorno al sei miliardi di lire e dodici anni di addestramento. Un’ora di volo, poi, con II Macchi costa pressappoco quattro milioni e mezzo di lire; vale a dire meno della metà delI’F-104S e circa un quarto del costo di un’ora col Tornado.

Da precisare che anche le ore consumate nelle manifestazioni rientrano nel pacchetto stabilito di esercitazioni in volo. Proprio per gli alti costi affrontati, lo Stato maggiore dell’Aeronautica per evitare la rima di quei piloti dai reparti attratti dagli stipendi più elevati delle compagnie aeree uniti ad un tipo di vita indubbiamente più facile e meno rischioso, ha esteso di recente i periodi di ferma sino a 14 anni per i piloti provenienti dall’Accademia e 12 anni per quelli di complemento.

Ma ritornando alla vita del gruppo di Rivolto e correggere l’errata immagine di un circo volante composto dl pazzi spericolati, c’è da ricordare che proprio per rinforzare l’attività operativa è stato deciso di integrarlo con un gruppo del nuovi caccia AMX ora in fase di collaudo.

Giovanni Caprara

I tre piloti morti a Ramstein: il tenente colonnello Mario Naldini (il secondo da sinistra con occhiali), 41 anni, fiorentino, 4350 ore di volo, capo della formazione; Ivo Nutarelli (secondo da destra con i baffi), 38 anni, palermitano, 4250 ore di volo, solista del gruppo; Giorgio Alessio (primo da destra), 31 anni, di Alessandria, 2050 ore di volo, il più giovane della formazione, in una recente immagine di gruppo.

Fin da piccoli avevano detto: «Il cielo è la nostra meta»

NALDINI / La mamma l'ha visto morire

FIRENZE — «Finire cosi, su quell’aereo che era la sua vita. Un destino atroce, e noi davanti al televisore e vederlo venir giù con gli altri due, a vederlo sparire in un attimo e senza poter, far nulla». Rotando Naidini racconta quasi sfogliasse a rilento le terribili immagini dell’Incidente: «Non volevo crederci, speravo chissà in che cosa, ma mia moglie l’ha intuito subito: “E’ Mario, è Mario” urlava».

La casa dl Margherita e Rolando Naldini, genitori del pilota fiorentino caduto a Ramstein, è in via delle Acacie 54, nel quartiere dell’Isolotto, un agglomerato popolare sorto al di là dell’Arno davanti alle Cascine, e non senza polemiche, per dare, su iniziativa dell’allora sindaco Giorgio La Pira, un alloggio ai senza tetto. Ora il quartiere è tutt’uno con la città per lo sviluppo edilizio che c’é stato, ma conserva una certa autonomia dl iniziative e una solidarietà forse più sentita che altrove.

Mario Naldinl aveva qui le sue radici. «All’Isolotto lo conoscevano tutti — dice iI padre — e noi eravamo orgogliosi di lui, felici quando tornava con la sua famiglia e si Incontrava con gli amici. A diciotto anni Mario aveva vinto sulla paura della mamma. Preso II diploma di geometra, cominciò il corso pilota a Pozzuoli».

Si sposò giovanissimo con una ragazza fiorentina: Wilma Chiarini. Poi sono venuti i figli, tre: Micaela 18 anni, Massimiliano 17 e Mirko 14. «Tutte le volte che era con noi ricordava la paura della mamma: “non ti preoccupare” mi diceva ‘”sto sempre attento. E poi, accada quel che accada, questo è li mio sogno”. Non gli era mal successo nulla. Si vede che era proprio destino».

Giuseppe Peruzzi

ALESSIO / La famiglia era a Fatima

ALESSANDRIA — Erano In pellegrinaggio a Fatima, in Portogallo, e stanno rientrando con gli altri componenti la comitiva, ma ancora non si sa quando saranno ad Alessandrla e quasi certamente ignorano le tragica fine del figlio i genitori dl Giorgio Alessio, il capitano d’aviazione 31enne.

Nell’alloggio alessandrino dl via Gandolfi, alla periferia, è giunto nel pomeriggio Gian Maria Alessio, uno del due fratelli della vittima, a sua volta ufficiale d’aeronautica, che vive a lstrana di Treviso. «Ritengo che i miei genitori ignorino la scomparsa dl Giorgio. Mi sono messo In contatto con un sacerdote che fa parte del pellegrinaggio e l’ho pregato di far in modo che a papà e mamma venga nascosta, per il momento, la notizia», dice li capitano Alessio.

L’altro fratello della vittima, Luigi, pure capitano dell’aeronautica, il quale risiede e presta servizio a Lecco, è alla base dl Formio delle Frecce Tricolori, insieme alla vedova, Donatella Dell’Abbatte (la coppia era sposata da due anni).

Una famiglia appassionata di voli quella degli Alessio, molto conosciuti ad Alessandria: il padre Giovanni (attualmente in pensione), prima di prestare servizio come capofficina alla ditta di trasporti Arfea, à stato maresciallo motorlsta e i tre figli sin dell’Infanzia hanno manifestato un grande amore per il cielo.

Giorgio Alessio, dIplomato all’Istituto tecnico industriale «Alessandro Volta» dl Alessandria, aveva conseguito il brevetto di pilota dl primo grado a 17 anni ai aeroclub «Bovone» dl Alessandria. Contava 2050 ore dl volo.

Emma Camagna

NUTARELLI / Vicino alla pensione

PALERMO — Ivo Nutarelli, il solista delle «Frecce Tricolori» che con II suo errore ha provocato la strage di Ramstein, aveva al suo attivo 4.250 ore dl volo ed era ormai alle soglie della «pensione». «Il pilota della pattuglia acrobatica ha una vita professionale piuttosto breve — aveva detto quattro anni fa in un’Intervista al Giornale di Sicilia in occasione dl una esibizione nei cieli di Palermo, la sua città —: si comincia a 28 anni, si finisce a 36».

Nutarelli, che di anni ne aveva 38, era abbondantemente al di sopra dell’età massima per compiere quelle straordinarie evoluzioni con gli «MB 339 A» a pelo d’erba. «Si vivono sensazioni stupende, non vorrei smettere mai, ma tra un po suonerà anche la mia ora».

La passione per il volo gli era entrata nelle vene fin da ragazzino. A Palermo lo ricordano appena quattordicenne seduto sui gradini della chiesa di San Michele scrutare i cieli al passaggio del jet e sognare ad occhi aperti: «Un giorno anchlo volerò lassù».

Aveva diciannove anni quando andò via da Palermo per entrare nell’aeronautica militare di Roma. Preso II brevetto di volo, dimostrò in poco tempo dl possedere tutti requisiti di perizia e dl coraggio necessari per entrare a buon diritto nel magico mondo del piloti acrobatici. «Ogni anno arrivano In pattuglia al massimo due nuovi piloti, ma spesso uno soltanto — aveva detto Nutarelli — la selezione avviene tra un gruppo di piloti che già risponde a determinate caratteristiche. Quando sono entrato nel corso, appena arruolato, eravamo in quarardaquattro. Dopo tre anni ci siamo ridotti a sei, e in servizio attivo eravamo solo tre. Di questi ultimi, solo io sono stato ingaggiato dalle Frecce Tricolori».

Enzo Mignosi

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