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Un Aermacchi sostituisce il G-91

di Antonio Ferrari
da Corriere della sera, 28 aprile 1982, p. 7

DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE
RIVOLTO (Udine) – L’aereo da combattimento che va in pensione ha Il muso diritto e fiero, che punta verso il cielo. È quasi civettuolo, stretto in quell’abito di vernice blu tempestato di frecce tricolori. Per diciott’anni quel motore ha sfidato la paura, adesso va a riposare. I cicli si chiudono, l’industria ha esigenze nuove e regole spietate. C’è chi piange intorno alle ali del G-91, che abbandona, per raggiunti limiti di eta, gli acrobati dell’aria.

L’aereo che comincia l’attività ha il muso di un delfino, meno ardito, un po’ tozzo. Dicono che sia plu sicuro, che consumi meno, che sia più competitivo. I tecnici si scambiano battute cariche di sottintesi che sfuggono agli inesperti. Le polemiche si avvertono, ma è difficile disegnarne i connotati.

Per un aereo che affronta la dura legge della vecchiaia, c’e un aereo che s’affaccia all’orizzonte dell’aviazione militare italiana. Certo, ci saranno ragioni politiche, economiche e di mercato, ma la norma dell’anzianità di servizio e più forte di qualsiasi diatriba. La Fiat, che aveva costruito il G-91, rivoluzionario caccia tattico leggero, ideato da quel genio della tecnologia che è il professar Giuseppe Gabrielli, oggi settantanovenne, passa la mano all’MB-339 della Aermacchi di Varese. Qui, a Rivolto, nel quartier generale della pattuglia acrobatica nazionale (un gruppo che è tra i primi del mondo) c’e un’aria di gioia e, insieme, di mestizia. «È arrivato un altro figlio. Chissà se riusciremo ad educarlo bene», dice, con una punta di nostalgia, il tenente colonnello Renato Rocchi, vecchia volpe del cielo, un veterano della squadra che, sotto le nuvole, sa fare quel che Nadia Comaneci faceva sulla peda-na della ginnastica.

Erano In tanti, ieri mattina, qui alle porte di Udine, a salutare il pensionato e ad augurare al neofita pieno successo. Con molta eleganza l’ingegner Boffetta della Fiat Aviazione ha consegnato il testimone all’ingegner Valdonio, della Aermacchi. Poche parole, stile friulano. Non ci sono stati discorsi Inutili. Il messaggio, quello vero, è stato affidato al cielo. Ed ecco, sulla pista di Rivolto, I nuovi «guerrieri» dell’aria, accanto ai vecchi; sei MB-339, e quattro G-91. I primi chiedono il viatico, i secondi un onorevole ritiro per ragioni anagrafiche.

Abbiamo assistito a uno spettacolo veramente emozionante. La pattuglia ha offerto una lezione di professionalità (il vocabolo, questa volta, ci sta tutto) e di coraggio. Il solista delle «frecce tricolori» ha regalato il meglio dl se stesso. È un giovanotto di bassa statura, tarchiato, baffi e capelli biondi, occhi azzurri. Si chiama Giambattista Molinaro, ha 32 anni e i gradi di capitano, è nato a Varese, ha moglie e due figli.

La passione, uno non la può misurare. O ce l’hai o non ce l’hai. Molinari è tutta passione. Ha dimostrato ieri, nel cielo di Rivolto, che si può coniugare la tecnologia con l’estro, ha ballato con il suo aereo, ha fatto piroette, giri di vite, una manovra mozzafiato che si chiama lomcevack, che significa «ballo dell’impiccato», ha volato in negativo (cioè alla rovescia), ha saltellato, giocando con le ali, a una ventina di metri da terra. Roba da infarto, non per lui, ma per gli spettatori.

Dice Molinaro: «È soltanto questione di abitudine, dl assuefazione. L’uomo può fare tutto, può adattarsi a tutto, anche se Il sangue circola al contrario».

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