Ultimo aggiornamento: 3 Aprile 2024
Leone tra le «Frecce Tricolori»
Il Presidente della Repubblica in visita privata alla base di Rivolto
Ha seguito in piedi le acrobazione dei G-91
di Gualberto Niccolini
da Il Piccolo, 7 novembre 1975, pp. 1 – 2
DAL NOSTRO INVIATO
Rivolto, 6
«Siate benedetti dalla Patria!» ha esclamato il Presidente Leone rivolgendosi, commosso, ai piloti delle «Frecce tricolori» al termine di una breve ma intensa e indimenticabile giornata trascorsa alla base aerea di Rivolto, inondata dal sole. In quel saluto c’era l’ammirazione, il compiacimento e la profonda gratitudine di tutto il paese all’Aeronautica militare cosi ben rappresentata in un compendio di ardimento, disciplina morale e patriottismo dalla Pattuglia acrobatica nazionale. In quell’esclamazione c’era soprattutto l’enorme carica di umanità che traspira dallo sguardo, dalla voce, dagli atteggiamenti del cittadino Leone rimasto tanto emozionato ed entusiasta di quelle troppo poche ore vissute in una piccola base aerea, tanto lontana da Roma, quassù in Friuli.
La commozione del Capo dello Stato ha finito per contagiare un po’ tutti, anche quei piloti d’acciaio pur abituati a sfidare l’impossibile in una routine di passione, coraggio e freddezza, anche i più anziani generali usi a mascherare i sentimenti coni severi tratti del soldato, anche i funzionari romani rotti a tutte le sottigliezze di un protocollo disumanizzato dai computer. La visita del Presidente Leone, in forma non ufficiale, è stata quasi a sorpresa, A propiziarla è stato il figlio Giampaolo, sottotenente di complemento dell’Aeronautica di stanza a Grosseto. Il giovane Leone, infatti, aveva partecipato, in ottobre, al terzo raduno dei piloti delle pattuglie acrobatiche svoltosi a Rivolto, Campoformido e Gorizia. Si era entusiasmato alle evoluzioni delle «Frecce tricolori». Da qui all’annuncio che il Capo dello Stato sarebbe venuto a Rivolto il passo è stato breve ed oggi le «Frecce» hanno avuto il giusto premio, l’ambito riconoscimento, l’enorme soddisfazione, il Presidente della Repubblica tutto per loro.
Fin dal primo mattino a Rivolto si respirava un’aria diversa; tutto tirato a lucido, ampi sorrisi, calda accoglienza. Sul raccordo della pista c’era la compagnia d’onore con la bandiera del 2.o stormo di Treviso e con la banda dell’ Aeronautica. Poi eccoli schierati i «G 91» blu con le tre frecce tricolori sulle fiancate e con i piloti in tenuta di volo. Più in fondo la tribunetta. Pronti ad accogliere il Capo. dello Stato c’erano il capo di stato maggiore dell’Aeronautica generale Dino Ciarlo, il comandante della prima regione aerea, generale Marescalchi, il comandante dell’aeroporto, colonnello Cumin, il comandante della divisione «Mantova» e del presidio di Udine, generale Rossi, il comandante dei carabinieri dell’Aeronautica colonnello Cianciulli e il prefetto di Udine dott. Spaziante.
L’aereo presidenziale, un «DC 9» dello stato maggiore contrassegnato dal numero 12, è atterrato con una precisione cronometrica alle 11.30. Con il Capo dello Stato sono giunti il suo consigliere militare, ammiraglio Bucalossi, il comandante dei corazzieri, colonnello Faruffini ,e il giovane sottotenente Giampaolo Leone. Espletate le formalità di rito il Presidente a bordo di una «Campagnola» ha passato in rassegna i piloti della Pattuglia acrobatica. Quando Giovanni Leone ha preso posto in tribuna è cominciata la parte più spettacolare della manifestazione illustrata con tanto garbo e con tanta passione dal maggiore Rocchi, ufficiale addetto alle pubbliche relazioni e speaker della Pattuglia.
Alle 11.54 i dieci jet sono decollati andando a formare in cielo un perfetto doppio cuneo, poi con una gran volta si sono buttati nuovamente sulla pista passando a pochi metri dalla tribuna e liberando la grande fumata tricolore in segno di saluto. Il Presidente è balzato in piedi e da allora ha seguito tutte le evoluzioni senza più risedersi, troppo emozionante lo spettacolo per sopportare lo stretto abbraccio della poltroncina.
Per circa mezz’ora le «Frecce» hanno continuato a tracciare nel cielo limpidissimo fantastici disegni. Nove jet creavano, insieme, spettacolari figure geometriche mentre il decimo, il «solista» della Pattuglia sorprendeva tutti con i suoi passaggi a bassissima quota, con i suoi ripetuti tonneau veloci, violenti, poi lentissimi, con i suoi voli a rovescio.
La pattuglia ha continuato a giostrare trasformando l’azzurro cielo in un caleidoscopio con il doppio cuneo che si fa rombo, il rombo che si fa calice, ripetendo spesso, davanti alla tribuna, la fumata tricolore. Come un gioco, questi pennelli, mossi da una mano invisibile in un surreale quadro che nessuno riuscirà a descrivere, hanno continuato a tracciare nel cielo quello che con tanta semplicità uno dei piloti definirà, poi, «un messaggio di pace e di italianità perché crediamo in un mondo migliore».
E per finire — non poteva mancare in onore del Capo dello Stato — è venuta la figura più bella, la più attesa e, anche se la più nota, quella che riesce sempre a commuovere: la «bomba». Un meraviglioso fiore che si innalza su, su, fino a duemila metri e poi la conclusione terrificante con il passaggio rasoterra di nove aerei a quattro quote diverse (la più bassa non raggiungeva oggi i cinque metri), Il passaggio finale del solista, al minimo di velocità di sostentamento, con un lento tonneau effettuato con il carrello fuori ha preceduto l’atterraggio in formazione e lo sfilamento davanti al Capo dello Stato che, con la mano, salutava i piloti presentati a uno a uno dal maggiore Rocchi: il capolormazione capitano Gallus, i gregari di destra capitano Boscolo, tenente Ruggiero, sottotenente Valori, i gregari di sinistra capitano Petri, tenente Gaddoni, sottotenente Carrer, i fanalini capitano Montanari e tenente Palanca; infine il «solista» capitano Purpura.
Di quest’ultimo ci piace segnalare che è il più anziano asso della Pattuglia con undici anni di volo acrobatico: cominciò da sergente, poi divenne ufficiale sempre distinguendosi per le eccezionali doti di abilità. Oggi, ha detto, è stata per lui l’ultima esibizione in manifestazioni acrobatiche, ma i suoi colleghi hanno rivelato che non è possibile. «Purpura non molla» ha esclamato il capitano Petri che aveva sentito il suo discorso. «E’ da tanti anni che lo dice, poi non lo fa». Il capitano Purpura, siciliano d’origine ma ormai dotato di un inconfondibile accento friulano, si è limitato a sorridere.
Finita l’esibizione, il Presidente si è recato a visitare l’aviorimessa manutenzione velivoli, dove si è intrattenuto a lungo davanti a un «G 91» (ha voluto provare a sedervisi), si è fatto dare spiegazioni tecniche dai sottufficiali in servizio sulla struttura dell’aereo, sul motore, sull’abitacolo. Si è soffermato a lungo davanti a una semplicissima eppur prodigiosa macchinetta, inventata qualche anno fa dal sergente maggiore Bastianello, che serve per incapsulare i paracadute frenanti. Infine via al circolo ufficiali dov’era atteso dai piloti per una colazione. Presentazione, aperitivi e poi quaranta minuti per mangiare (così voleva il protocollo). Al Presidente, seduto al centro del tavolo a ferro di cavallo sono stati serviti nell’ordine: prosciutto di San Daniele e prosciutto di Sauris, tagliolini tricolore alla panna, filetto di bue in pasta sfoglia con fondi di carciofo, patatine novelle e purea di spinaci, crostata di frutta, il tutto con pinot grigio e cabernet delle cantine di Bertiolo. Non era cucina della base, ma «importata» da un famoso ristorante della zona. Il capo-calotta (è il rappresentante dei giovani ufficiali), capitano Petri ha porto poi il benvenuto al Presidente ringraziandolo per «l’insperata presenza che ci riempie l’animo di gioia e d’orgoglio». Anche il capo di stato maggiore dell’Aeronautica, generale Ciarlo, ha rivolto un breve indirizzo di saluto.
Ha preso poi la parola il Presidente che ha rilevato come l’esibizione della Pattuglia acrobatico «nella sua grandiosità e nell’eccezionalità delta sua spettacolare imponenza e precisione, testimonia non solo lo straordinario ardimento degli uomini dell’Aeronautica militare, ma anche e soprattutto le loro qualità morali e la loro fermezza di carattere».
«La lunga e scrupolosa preparazione dei piloti — ha detto più oltre il Capo dello Stato — presuppone una rigorosa disciplina che non è fatta solo di regole e canoni, ma è spontanea manifestazione di senso di responsabilità e spirito di sacrificio intesi come libera scelta morale, nell’elevazione della personalità dei singoli e, a un tempo, nel perseguimento dei più nobili ideali patriottici. Ed è proprio in questa sintesi — ha detto ancora Leone — che viene in evidenza nei componenti la Pattuglia acrobatica il ruolo di continuatori della gloriosa tradizione di coraggio, abnegazione e sacrificio delle forze armate, perenne presidio della libertà del paese e delle sue Istituzioni democratiche».
Leone ha quindi consegnato un monumentale trofeo al reparto e medaglie ricordo ai rappresentanti delle diverse specialità. Da parte sua il capo-calotta ha consegnato al Presidente il distintivo delle «Frecce» e ha infine ordinato il brindisi con il tradizionale grido della caccia che suona all’incirca «Gheghereghez!». Pochi minuti per l’immancabile caffè e poi la partenza: erano da poco passate le 15 (oltre venti minuti di ritardo sul protocollo) quando il «DC 9» presidenziale si è levato in volo. Uria volta tanto i piloti hanno salutato da terra l’illustre ospite, l’amico più caro. Poi, immediatamente a rapporto.
(Foto Giovanella) Base aerea di Rivolto — Il Capo dello Stato passa in rassegna la formazione dei G – 91 delle «Frecce tricolori» sulla pista
(Foto Giovanella) Base aerea di Rivolto — Il Presidente Leone assiste, in piedi, dalla tribuna il passaggio a bassa quota delle «Frecce tricolori»
Leone in Friuli visita la base aerea di Rivolto
da Corriere della Sera, 7 novembre 1975, p. 9
Udine, 6 novembre. Il presidente della Repubblica Giovanni Leone ha assistito stamane all’aerobase di Rivolto, in Friuli, ad una esercitazione della pattuglia acrobatica nazionale. Leone è giunto a Rivolto, in forma privata poco dopo le 11, accolto dal capo dl stato maggiore dell’aeronautica Dino Ciarlo, dal comandante della prima legione aerea generale Enrico Marescalchi, dal capo di stato maggiore della Marina ammiraglio Bucalossi, dal comandante della base e da altre autorità militari e civili della regione. Dopo aver assistito all’esercitazione della pattuglia, che si è esibita nel suo repertorio acrobatico, ed aver elogiato la loro preparazione e disciplina, il presidente Leone si è recato a colazione al circolo ufficiali ed è poi rientrato a Roma.
Visita del Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Leone alle Frecce Tricolori nell'anno 1975
Paolo Leone ricorda
Le Forze Armate italiane, in particolare l’Aeronautica Militare ma anche la Marina Militare, Subirono a partire dal 1970 una maggiore disattenzione generalizzata e contrazione delle disponibilità finanziarie, ln parte a causa delle crisi energetiche in parte per la scarsa conoscenza dei compiti e delle esigenze operative della Aeronautica Militare.
Mio padre, Giovanni Leone, all’epoca Presidente della Repubblica, e come tale Capo delle Forze Armate, era invece molto sensibile a tali problematiche, sia per la sua conoscenza diretta del mondo militare (durante tutta l’ultima guerra era Tenente Colonnello della Giustizia Militare), sia per la sua lunga esperienza ai vertici delle istituzioni. Durante gli anni 1973-1975 si corse il rischio concreto della soppressione delle Frecce Tricolori. essendo diffuso il convincimento che non si potevano destinare risorse per attività considerate, erroneamente, meramente rappresentative. Si formarono allora vari orientamenti, sia nella classe politica, sia all’interno delle stesse Forze Armate. In quel contesto, e per la prima volta un Capo di Stato, il Presidente Leone decise di visitare ufficialmente un Gruppo di Volo – innovando e scardinando il protocollo – nella propria base a Rivolto. Era il 6 novembre 1975 ed ero presente all’evento.
Non fu una visita casuale ne Improvvisata, bensì era stata attentamente pianificata e voluta con l’intento di conferirgli un significato politico-istituzionale dì altissimo profilo. Lo scopo era quello di enfatizzare il ruolo di una delle componenti più prestiglose delle Forze Armate oltre che evidenziarne l’impegno operativo e la straordinaria reputazione internazionale. Il messaggio ora chiaro: “salvare” la Pattuglia e continuare su quella strada. In sintesi, la conferma visibile di una legittimazione istituzionale ad opera della più alta carica dello Stato.
Conservo vivo nella memoria l’impegno personale ed appassionato, il convincimento profondo e la determinazione del Presidente Leone che, con tale scelta, scongiurò il pericolo dello scioglimento delle Frecce Tricolori.
Il felice esito lo si deve anche a molte persone che, con la loro opera perseverante e garbata, dettero un supporto determinante: l’allora Capo di Stato Maggiore Generale Ciarlo, il Consigliere Militare del Presidente Ammiraglio Bucalossi, il Consigliere Militare aggiunto del Presidente Gen. Riccardo Musci, il Sottocapo di Stato Maggiore Gen. Giuseppe Pesce, il Generale Basilio Cottone, il Generale Cavalera, il Colonnello Comandante dei PAN Danllo Franzoi, il Generale Benigno Castaldo (noto come il “Califfo”), Il Colonnello Bruno Cirignano ed infine, perdonate la immodestia, il Tenente Paolo Leone. Mi scuso se involontariamente non ho ricordato qualche nome.
Di quell’evento cosi fortemente voluto, l’allora Comandante Franzoi certamente ha memoria e, con molti altri componenti del PAN dell’anno 1975. Alcuni valorosi piloti, che ebbi modo di conoscere in varie occasioni, purtroppo, non ci sono più ed alla loro memoria va il mio grato ed affettuoso ricordo.
Avere indossato la divisa della Aeronautica Militare, è stato per me un privilegio di cui vado fiero; è quindi con grande orgoglio e sentimento genuino che desidero donare al Capo dì Stato Maggiore dell’Aeronautica, Generale Tricarico, la raccolta fotografica della visita del 1975 del Presidente Leone alle Frecce Tricolori, affinché possa essere conservata come testimonianza storica.
Rivolto 1 Maggio 2006
Ringrazio l’Avv. Paolo Leone in persona per la concessione alla pubblicazione di tale documento e delle foto sottostanti
da Renato Rocchi, Storia del volo acrobatico – La meravigliosa avventura, Aviani Ed., vol. 3°, p. 205
“6 novembre – aerobase Rivolto – visita del Presidente della Repubblica al 313° Gruppo A. A.
– un incontro non ufficiale, in un’atmosfera familiare, protocollo ridotto all’indispensabile, ristretto il numero degli invitati, con un programma di volo completo, esaltante, in una giornata piena di sole.
La visita del Presidente era stata quasi a sorpresa.
A propiziarla era stato il figlio Giampaolo (il vero nome è Paolo, ndr), Sottotenente di Complemento dell’Aeronautica, di stanza a Pratica di Mare.
Giampaolo Leone, infatti, aveva partecipato in ottobre al 3° Raduno Piloti Pattuglie Acrobatiche ed era rimasto entusiasta dell’ambiente, dell’impiego, del volo in formazione, e da qui all’annuncio che il Capo dello Stato sarebbe venuto a Rivolto, il passo è stato breve.
Ed ecco il primo cittadino d’Italia e il Comandante Supremo delle Forze Armate, a Rivolto, in una intensa ed indimenticabile giornata di volo.
Dopo la presentazione in volo del programma ‘Alto di 9+1 G.91’, un ‘display’ che esaltava l’impeccabile geometria delle manovre e la perfetta esecuzione delle figure acrobatiche – uno spettacolo indimenticabile – il Capo dello Stato incontrava i piloti al Circolo Ufficiali.
Al cospetto dei piloti, commosso, disse: ‘Siate benedetti dalla Patria’. Seguì la presentazione.
A pranzo – prima del ‘levar delle mense’ – quando il ‘capocalotta’ delle ‘Frecce Tricolori’ – il Magg. Piergianni Petri – gli diede la parola – il Presidente Leone rispose con quel suo accento simpaticamente napoletano, con quel sorriso aperto, del buon padre di famiglia:
“Ho compiuto questo gesto perché abituato a vedervi a Roma nelle cerimonie ufficiali, ho voluto stabilire se siete esseri umani o semidei. Ora, stringendovi la mano ho potuto constatare che siete esseri umani. Quando siete nel cielo con i vostri velivoli esprimete l’inverosimile, l’irreale, la favola. Invece siete una realtà.
E oggi sono qua, con voi, tra voi, per interpretare i sentimenti del Paese. La vostra esibizione, nella sua grandiosità e nell’eccezionalità della sua spettacolare imponenza e precisione, testimonia non solo lo straordinario ardimento degli uomini dell’Aeronautica Militare, ma anche, e soprattutto, le loro qualità morali e la loro fermezza di carattere.
La lunga e scrupolosa preparazione dei piloti – ha detto più oltre il Capo dello Stato – presuppone una rigorosa disciplina che non è fatta solo di regole e canoni, ma è spontanea manifestazione di senso di responsabilità e spirito di sacrificio, intesi come libera scelta morale, nell’elevazione della personalità dei singoli e, a un tempo, nel perseguimento dei più nobili ideali patriottici. Ed è proprio in questa sintesi che viene in evidenza nei componenti la Pattuglia acrobatica il ruolo di continuatori della gloriosa tradizione di coraggio, abnegazione e sacrificio delle Forze Armate, perenne presidio della libertà del Paese e delle sue istituzioni democratiche.”
Era la prima volta che un Presidente della Repubblica Italiana trascorreva in forma non ufficiale una giornata con le ‘Frecce Tricolori ‘.
Ed è stato l’ospite più gradito.
Un incontro indimenticabile per i piloti e per gli specialisti del 313° Gruppo A.A..
La disposizione dei piloti nella formazione:
Gallus
Gaddoni – Boscolo
Carrer – Ruggiero
Montanari
Petri – Valori
Palanca
Purpura (solo)”.
Visita alle “Frecce” del Presidente della Repubblica
Rassegna piloti – In tribuna col Capo di Stato Maggiore dell’A.M. – Il passaggio di saluto – La foto ricordo