Ultimo aggiornamento: 30 Marzo 2020
a cura di Francesco Del Priore
da Rivista Aeronautica, anno 76, n°5/2000, pp. 66 – 69
Comandante, la PAN è considerata il reparto che ha in organico i migliori piloti dell’Aeronautica. Cosa into dirci in proposito?
È un’opinione che solo in parte rispecchia la verita. I piloti che arrivano alle “Frecce Tricolori” sono piloti dell’Aeronautica Militare scelti tra quelli in organico ai reparti jet, ovvero dalle linee caccia bombardieri e caccia intercettori. E naturalmente chi è in forza ai reparti della caccia ha superato pin selezioni degli altri, acquisendo una professionalita ed un’esperienza che rendono piu agevole un eventuale passaggio nella PAN. I piloti delle “Frecce” non sono, quindi, i piloti migliori in assoluto ma rientrano nel gruppo piu ampio dei migliori piloti.
Quale bagaglio di esperienza un pilota deve avere per entrare a far parte delle “Frecce Tricolori”?
Intanto, per far parte della PAN, un pilota deve partecipare ad un periodo di osservazione. Vengono scelti i piloti “combat ready” che hanno almeno 750 ore di volo, un’ottima conoscenza della lingua inglese e si siano distinti al Reparto per le loro capacita professionali ed umane. Sono naturalmente necessari una predisposizione particolare al volo acrobatico e, ovviamente, il desiderio di far parte del team. Oltre a ciò, si considera l’eta che deve essere compresa tra i 26 e i 28 anni. Chi è in possesso di questi requisiti puo presentare la sua candidatura. Scegliamo quindi 5 o 6 elementi che vengono convocati a Rivolto, presso il nostro Gruppo e che per una settimana svolgono attivita sia in volo che a terra, durante la quale abbiamo l’opportunita di conoscerli meglio e loro di conoscere meglio il nostro lavoro.
Come si sviluppa l’iter addestrativo di un pilota che entra a far parte della PAN?
Una volta assegnati al Reparto, solitamente nel mese di aprile, i piloti iniziano l’iter addestrativo ed il programma viene ottimizzato in funzione della loro esperienza. Cominciano subito a volare nel posto posteriore durante le esibizioni ed in quello anteriore nelle missioni addestrative. Ad ottobre inizia l’addestramento vero e proprio che prevede un programma di acrobazia basica e, a seguire, di acrobazia avanzata. Si comincia prima con il velivolo singolo, poi in coppia e man mano se ne aumenta il numero sino ad arrivare gradualmente all’aprile dell’anno successivo, quando ogni pilota ha gia volato più volte in formazione con la Pattuglia al completo.
Anche nelle pattuglie degli altri paesi valgono gli stessi criteri?
Sì, anche nelle pattuglie acrobatiche estere tutti i piloti provengono dalla linea jet. Una cosa alla quale noi diamo molta importanza — e non siamo chiaramente i soli — è l’aspetto umano, l’equilibrio generale della persona. Coloro che entrano a far parte delle “Frecce Tricolori” non sono esaltati top gun, ma ragazzi molto equilibrati, sia in volo che a terra.
La PAN, in Italia, a sempre accolta con grande entusiasmo dalla gente. Accade lo stesso anche all’estero?
La prima sensazione a che la PAN trovi quasi più consenso all’estero che in Italia, a causa delle immense folle di appassionati che, specie in alcuni paesi d’Europa come it Belgio, l’Olanda, l’Inghilterra, le esibizioni aeree riescono ad aggregare. Gli applausi ed il consenso che la Pattuglia riscuote fuori dei confini nazionali sono un segnale importante di apprezzamento per l’Aeronautica Militare e per it nostro Paese. Nelle esibizioni in Italia, però, anche se la cornice delle folle immense è rara, sentiamo vivo l’abbraccio corale della gente, forse meno entusiastico ma di sicuro più caloroso.
Sono diversi anni ormai che sei con la PAN. Oggi ne sei ii comandante. Quail sono i tuoi sentimenti e quale it bilancio di questa esperienza sino ad oggi?
Personalmente mi ritengo molto migliorato per tutto quello che ho potuto provare in seno al gruppo, nel corso dei numerosi rischieramenti in Italia e all’estero, nel contatto con la gente e con le personalità a tutti i livelli, ed aggiungerei, anche per il bel rapporto interpersonale che esiste tra noi piloti, con i tecnici e gli specialisti. Mi ha arricchito molto la motivazione e la dedizione che anima tutti i componenti della PAN e che spinge a dare sempre il meglio di se stessi. Sono del resto caratteristiche diffuse in tutta l’Aeronautica Militare, anche se non sempre traspaiono pienamente come accade, invece, per noi che godiamo di maggiore visibilità.
Qual è la considerazione che i friulani sentono per la PAN?
Non ho dubbi in proposito, grazie all’esperienza che ho potuto fare in nove anni di PAN. Nel Friuli c’e un affetto naturale, direi innato, per le “Frecce Tricolori”. La gente le sente quasi come un bene proprio, presente, radicato nel territorio e non mancano di dimostrare continuamente questa loro predisposizione positiva nei nostri confronti. Quando in passato, qualche volta, è stata messa in forse la presenza della Pattuglia in Friuli, la popolazione ha manifestato esplicitamente e con concretezza lo stato di disappunto e di amarezza. Questo potrebbe gia bastare per spiegare quanto forte è nella gente del Friuli il sentimento verso le “Frecce Tricolori”.
Qual è il piu bel ricordo che hai conservato delle esibizioni della PAN all’estero?
Ho tantissimi bei ricordi, ovviamente, ma vorrei citarne tre in particolare. Il primo risale al 1992, alla “Columbus ’92” in occasione delle Colombiadi. Era anche la mia prima esperienza con le “Frecce” oltre Atlantico e la cosa che più mi ha colpito è stata la risposta entusiastica e molto sentita sia degli emigrati italiani che degli americani, al di là di quelle che erano le nostre aspettative. L’altro ricordo è del 1993 e riguarda la nostra tournée negli Emirati Arabi. Immediatamente dopo la nostra esibizione al Salone aeronautico di Dubai, l’ambasciatore italiano ci raggiunse e, per esprimere quale impatto avesse avuto sulla gente l’esibizione, ci disse che i 25 minuti del nostro volo erano stati più efficaci di 15 anni di attivita di pubbliche relazioni dell’ambasciata. Il terzo ricordo si riferisce alla nostra tournee in Giordania nel 1998: in quell’occasione, re Hussein, qualche mese prima della sua scomparsa, benché impegnato negli accordi di pace che si svolgevano a Il Cairo voile essere presente alla nostra esibizione ad Amman. Fu una grande dimostrazione di affetto non solo nei nostri confronti ma soprattutto nei confronti dell’Italia.
Ritieni il 339 PAN un velivolo ancora idoneo per le esigenze delle “Frecce Tricolori”?
L’MB.339 PAN è un aereo ancora idoneo per svolgere l’attivita acrobatica, anzi direi che per la sua maneggevole-za e il suo inviluppo di manovra permette di portare avanti un programma acrobatico anche con velocità più basse rispetto ad altri velivoli. Quello che forse gli manca un po’ è un esubero di potenza che si può tuttavia compensare come dimostrano le nostre esibizioni. Quello che tutti i piloti delle “Frecce” auspicano per il futuro è di avere la nuova versione dell’MB.339, mi riferisco al 339CD che avendo il grosso vantaggio del rifornimento in volo darebbe la possibilità di proiettarci con più facilità anche oltre i confini europei. La capacità del rifornimento in volo, la disponibilità di certi apparati sul 339CD, come il GPS o il computer di navigazione, permetterebbe anche un migliore impiego del reparto per ciò che concerne la parte operativa.
Il triplo tonneau è stato introdotto tra le manovre acrobatiche di questa stagione, che volge ormai al termine. Quanto tempo ci è voluto per prepararlo?
Va detto che il triplo tonneau è una figura che già faceva parte del programma delle “Frecce Tricolori” nel passato. Per molti anni e per svariati motivi non è stato possibile reinserirlo. Quest’anno, con notevole sforzo, dopo due mesi di attività addestrativa necessaria a garantire la spettacolarità e la sicurezza della manovra, siamo riusciti a reintegrarlo tra le figure acrobatiche del nostro programma di volo. I risultati sono testimoniati soprattutto dall’emozione e dall’apprezzamento della gente.
È in preparazione qualche nuova figura?
Anche se rientra talvolta nei nostri discorsi, la possibilità di introdurre nel nostro programma di volo nuove figure appare al momento abbastanza lontana. Continuiamo per ora a presentare il programma già da tempo collaudato. La forza delle “Frecce Tricolori” è tutta nella sua tradizione: la manovra cosiddetta della bomba, ad esempio, ha più di trent’anni, il cardioide quasi quaranta. Inserire una nuova figura non è facile, richiede coraggio, studio e un gros-so sforzo per essere all’altezza delle altre manovre.
Il volo acrobatico vive nel rispetto di severe misure di sicurezza, soprattutto per ciò che concerne il sorvolo del pubblico. Vi sono state altre modifiche di recente?
Alcune norme sono state inserite recentemente: non è possibile, ad esempio, sorvolare il pubblico ad una quota inferiore a 1.000 piedi, tranne nel caso della manovra d’ingresso che può essere eseguita sotto questa quota. Non sono state apportate, in effetti, grosse modifiche perché il programma era già di per sé sicuro, ma sono state affinate tutte le misure necessarie affinché venisse rigidamente rispettata la quota minima di sorvolo.
Vengono organizzati di tanto in tanto incontri con i colleghi delle pattuglie acrobatiche di altri paesi?
No, non esiste un simposio del volo acrobatico in formazione. Però potrebbe essere vicino il momento per iniziare.
E l’acrobazia aerea collettiva è in perfetta armonia con l’attuale sviluppo tecnologico?
Il volo delle “Frecce Tricolori” non si avvale dell’ausilio della tecnologia elettronica, perché viene svolto completamente a vista. Del resto non è stata neanche sviluppata una tecnologia in grado di sostituire l’uomo in questo tipo di attività. In futuro essa potrà venirci sicuramente in aiuto per migliorare la precisione e l’accuratezza di alcune figure.
Quanto è importante il ruolo dei tecnici e degli specialisti nella Pattuglia?
l ruolo dei tecnici e specialisti è di fondamentale importanza. Senza di loro la PAN non potrebbe operare. Essi lavorano costantemente “dietro le quinte” con profondo spirito di dedizione e con grande motivazione. Come ho già detto sono cose che non appaiono, perché sotto gli occhi della gente vi sono sempre i velivoli ed i piloti, ma che hanno un valore irrinunciabile.
Molti paesi non hanno una pattuglia acrobatica. Quale motivazione giustifica l’esistenza delle “Frecce Tricolori”?
Molti paesi che non hanno una Pattuglia Acrobatica nazionale non hanno la possibilità di avere una vetrina privilegiata in tanti eventi, dove sono presenti autorità di Stato e di governo, operatori industriali ed economici, studiosi e tecnici, come nel caso dei saloni aeronautici internazionali. Oggi, in particolare, che le Forze Armate sono chiamate sempre di più a difendere la pace, c’è bisogno di far vedere e conoscere di quali capacità esse siano dotate, di quali mezzi e tecnologie dispongano, quale sia il loro grado di professionalità. Sappiamo che la professionalità che viene riconosciuta alle “Frecce Tricolori” si identifica immediatamente con quella della Forza Armata e, più in generale delle Forze Armate italiane. Non avere la PAN significa, ad esempio, rinunciare a diffondere con chiarezza questo tipo di messaggio che, peraltro, implica dei costi di trasmissione molto contenuti. Basta considerare che i 25 minuti di esibizione delle “Frecce Tricolori” costano all’incirca quanto mezz’ora di volo di un singolo cacciabombardiere moderno. L’effetto che si ottiene in cambio non ha prezzo.