Ultimo aggiornamento: 11 Luglio 2024
Sorvolo della pattuglia aerea durante una cerimonia militare a Viterbo
Le acrobazie solo come preparazione al combattimento
Lo afferma il generale Pisano: »Stiamo affrontando il dopo-Ramstein, c'è una fase di avvicendamento dei piloti, di revisione dei programmi di addestramento, in sintonia con le altre forte aeree»
di Adriano Baglivo
da Corriere della sera, 11 settembre 1988, p. 7
DAL NOSTRO INVIATO
VITERBO — Povere Frecce Tricolori. Si presentano a mille piedi di altezza, cioè a 330 metri. E sono lontane, più dl un chilometro, dalla testa delle famiglie degli allievi, che giurano fedeltà allo Stato. I ragazzi, un migliaio di reclute, gridano «lo giuro» e le sette superstiti aquile di Ramstein si presentano con uno striscione di fumo bianco, verde, rosso, che appare incerto, quasi tremante, forse vittima del gioco delle correnti. Due passaggi, andata e ritorno.
Chissà cosa sarà passato nelle teste, nell’animo dei sette piloti, i reduci, i sopravvissuti di Ramstein.
Su Viterbo, nel cielo terso di fine estate, le Frecce sollecitano commozione. Al mio fianco il generale Nannini dice: «Ci riprenderemo, ora viviamo il momento del dolore, del cordoglio».
Generale, senta, le Frecce mi sembrano patetiche. Dove è finito il grande tuono dei motori, quasi una gioia di vivere senza confini?
«No, no, è eccessivo, non scriva l’aggettivo “patetico”. Noi siamo esattamente nel momento del confronto con noi stessi». Cosa vuol dire? «Che ci interroghiamo nelle nostre coscienze. Sappiamo cosa siamo. Ora, con il Parlamento, con il governo, cercheremo di sapere cosa sarà la pattuglia acrobatica».
Sfilano tre battaglioni davanti alla bandiera decorata. Parla il sottosegretario alla Difesa Mauro Bubbico che ricorda l’impegno dello Stato. Ma il militare più atteso al varco dei giornalisti è il capo di Stato Maggiore Franco Pisano.
Cosa succede dopo Ramstein?
«Stiamo attraversando un periodo di costernazione e dolore. C’è bisogno di un momento di sosta, dl riflessione, di calma, di serenità, indispensabile per guardare al problemi».
Cosa è cambiato?
«Stiamo affrontando il dopo-Ramstein. Mi spiego: è iniziata una fase di avvicendamento dei piloti, di revisione dei programmi di addestramento, in sintonia con gli americani, gli spagnoli e le altre forze militari aeree».
E sulle misure di sicurezza dei vostri voli?
«Le stiamo mettendo a punto. Soprattutto, abbiamo iniziato una nuova fase di addestramento e non solo dei piloti operativi, ma di quelli “acrobatici”, perché l’acrobazia fa parte del combattimento».
La vera notizia della giornata è proprio questa: i nostri piloti continueranno ad esercitarsi nelle acrobazie anche se queste non faranno parte, in futuro, delle esibizioni, degli «air-show».
Torneranno a volare le Frecce Tricolori con la formazione di nove aerei più il solista?
«Noi ci stiamo preparando a una “continuità”. Dobbiamo rivedere le figure acrobatiche, la composizione della formazione, i fattori di sicurezza».
Certo che oggi i sette «reduci» di Ramstein non hanno dato il senso della formazione acrobatica, quasi facendo violenza su se stessi.
«E proprio cosi: pensare di far volare le pattuglie tricolori in formazione ridotta è stravolgere i fatti, le figure».
Cosa farete per la sicurezza degli spettatori?
«Noi avevamo la certezza assoluta delle nostre esibizioni, frutto di analisi, studi, confronti, revisioni, condotti in allenamento. In ogni base ci sono parametri di sicurezza in relazione all’orografia, agli spazi occupati dal pubblico».
Cosa spera di realizzare nei prossimi mesi?
«Dobbiamo tornare a ciò che eravamo».
Franco Pisano chiude qui il colloquio. C’è gente che preme alle sue spalle. Vuole salutarlo, vuole parlargli. Sul piazzale, un gruppo di quindici reclute fa esercizio di karate. Sono gli uomini della vigilanza delle basi. L’onorevole Bubbico ripete: «Questa è soltanto una manifestazione di cordoglio». Per la seconda volta passano in cielo i piloti della pattuglia acrobatica: Miniscalco, Accorsi, Buzzetti, Gropplero, Vivone, Di Trupplemburg, Raineri (capo formazione), Rosa, Moretti (su qualche aereo vi erano due piloti). Il prossimo appuntamento delle Frecce è in Spagna, il 19 settembre, a Saragozza.
Le «frecce» su Viterbo
La pattuglia acrobatica dell'Aeronautica militare è tornata ad esibirsi per la prima volta dopo la strage di Ramstein
Si è trattato di un modesto sorvolo ad una quota doppia di quella normale - I sette caccia erano decollati da Grosseto e i piloti erano tutti reduci dalla tragedia - La protesta dei pacifisti
di Mario Pandolfo
da Corriere della Sera / Cronaca di Roma, 11 settembre 1988, p. 36
DAL NOSTRO INVIATO
VITERBO – «Era nostro dovere farli volare. E lo abbiamo fatto-. A parlare è il capo di stato maggiore dell’Aeronautica generale Franco Pisano in un salottino del circolo ufficiali dell’aeroporto militare dl Viterbo sul cui cielo, nemmeno un’ora prima, le Frecce Tricolori avevano lasciato le loro scie colorate. L’occasione per la prima uscita ufficiale delle «Frecce» dopo la tragedia di Ramstein è stata offerta dal giuramento dei 936 allievi del 190° corso Vam, gli avieri destinati a vigilare sulla sicurezza degli aeroporti e delle installazioni dell’aeronautica.
Gli aerei, in formazione «tattica», cioè a triangolo largo, hanno sorvolato lo schieramento dei reparti nel momento esatto del giuramento, alle 10.40, venendo dal mare con le loro scie tricolori. Hanno volteggiato
sul cieli dell’Umbria e della Toscana fino a quando, alle 11.35, non é stato fi momento di ripassare sull’aeroporto dl Viterbo mentre, a cerimonia conclusa, venivano resi gli onori militari alla bandiera del corpo. Questa volta i sette caccia sono sfrecciati da destra verso sinistra dirigendosi, con una larga virata, verso il mare e verso l’aeroporto militare dl Grosseto dal quale erano decollati. Al comandi dei caccia gli stessi piloti che sono tornati incolumi da Ramstein: il tenente colonnello Raineri, capo formazione, con in carlinga il pari grado Moretti (il solo che non è reduce dalla Germania), il capitano Guzzetti, il capitano Accorsi, il capitano Rosa, il maggiore Gropplero di Troppenburg insieme al capitano Miniscalco, il tenente Vivona e il capitano Tricomi.
La folla che gremiva le tribune – parenti e amici degli allievi e cittadini di Viterbo – ha lungamente applaudito i «passaggi» che sono avvenuti a una quota doppia di quella normale (1.000 piedi invece di 500) e a distanza di sicurezza dalle stesse tribune ed anche dal reparti schierati sulla vasta piazza d’armi. Fuori, sulla strada Tuscanese, alcuni militanti del «Centro di ricerca per la pace» di Viterbo distribuivano volantini di protesta contro «la presenza degli aerei della morte a Viterbo, città delle servitù militari». Non a caso, secondo loro, era stata scelta questa città per la prima esibizione, in realtà assai modesta, delle «Frecce» dopo Ramstein: «Viterbo è provincia gremita di caserme, poligoni in cui si effettuano mostre dell’industria bellica e depositi di armi Nbc ed è grave che si permetta la prosecuzione dl spettacoli pericolosi il cui fine reale è la propaganda armiera e militarista».
Quasi a smentirli, il sotto-segretario alla Difesa Mauro Bubbico, parlando agli allievi schierati, aveva ricordato che il nostro Paese cammina «sul sentiero di Isaia che é il sentiero di pace. Noi siamo grandi operatori di pace e il solo Paese dell’Europa che dal 1945 ad oggi è in pace con tutti: non abbiamo creato vedove, né orfani, né mutilati da oltre quarant’anni» anche se – ma non lo ha detto – siamo fra i Paesi che producono ed esportano armi un po’ dappertutto.
Il capo di stato maggiore Pisano aveva detto poco prima, interrotto dagli applausi della folla, che «non ci abbandonerà mai il ricordo delle vittime di Ramstein, civili e militari, insieme a quello dei 2.500 caduti nella guerra, del 750 scomparsi dopo il conflitto insieme ai martiri di Kindu ed a coloro che hanno dato la vita nel corso di operazioni per la protezione civile».
Parlando della caserma Vam di Viterbo, il generale ha assicurato che essa rimarrà nella città; una quarta, dopo le altre di Taranto e di Macerata, verrà aperta ad Alghero.
Terminata la cerimonia, mentre i reparti tornavano nel loro alloggiamenti, un uccello solitario ha sorvolato lentamente l’aeroporto. Ad alcuni è sembrato una colomba (o un colombaccio) ad altri una poiana, sorella minore dell’aquila.
Lasciata Viterbo, Il sotto-segretario Bubbico si é recato a Montefiascone per visitare nella Rocca dei Papi la mostra del pittore risorgimentale Pietro Aldi (quello dell’«Incontro di Teano»). Due giorni prima era stata la volta del ministro Meccanico.
Dì nuovo in cielo
Le Frecce Tricolori a Viterbo
Prima uscita (ma senza acrobazie) dopo Ramstein
di Mario Pandolfo
da Corriere della Sera / Cronaca di Roma, 11 settembre 1988, p. 36
Le Frecce Tricolori sorvolano l’aeroporto di Viterbo durante la cerimonia del giuramento degli avieri Vam
VITERBO — «Lo giuro!», urlano a Viterbo i quasi mille avieri della Vam (Vigilanza aeronautica militare). E in quell’attimo, silenziose e alte nel cielo, arrivano da sinistra le sette Frecce tricolori, quel che resta in uomini e aerei della migliore pattuglia acrobatica del mondo. Quella di ieri a Viterbo è la prima uscita dopo Ramstein e l’emozione è grandissima. Tanta che quando la scia tricolore si sviluppa sopra la folla, questa esplode in un applauso. Totale: anche gli ufficiali, dai tenenti ai generali di squadra aerea, dimenticano il protocollo militare e applaudono con vigore, quasi il rumore dovesse raggiungere quei sette uomini che oggi volano lontano dalla folla e senza acrobazie.
Dopo Ramstein, dopo le polemiche nel mondo e in Italia, dopo le indecisioni dell’autorità politica sul loro futuro (sfociate poi nel congelamento di ogni attività acrobatica), e dopo aver mancato, per ordini superiori, le manifestazioni di Friburgo, Ferrara e Loreto, la Pattuglia ha ripreso il volo, davanti alla folla. «Se gli uomini delle Frecce non avessero portato qui, oggi, le insegne tricolori, sarebbe stato come mancare ad un dovere. II passaggio è stato un omaggio per le vittime e uno stimolo per il futuro»: Franco Pisano, giovane capo di stato maggiore del-l’Aeronautica, difende col cuore le sue «Frecce», di cui è stato capo formazione negli anni Sessanta.
E spiega che l’uscita della pattuglia è dovuta ad un «impulso» di Zanone che ha autorizzato il passaggio di oggi e i prossimi, ad Orbetello, all’Argentario e il 18 a Saragozza. Ma saranno sempre e solo passaggi.
Ormai è chiaro. Le Frecce tricolori per molto tempo non saranno più quelle di prima. «Per l’immediato futuro parteciperanno a manifestazioni, ma come oggi: passaggi a quota doppia della tradizionale (non più di 500 piedi, ma 1000) e a una distanza dal pubblico tripla (330 metri contro i precedenti 100), mentre rimarranno invariate le distanze tra gli aerei», spiega Pisano. Ma per quei piloti volare «in parata» è meno di uno scherzo. C’è poi il problema degli uomini. Ieri le riserve hanno sostituito i caduti di Ramstein e il colonnello Diego Rainieri, capo formazione, ha guidato la pattuglia in una semplicissima formazione a freccia.
«L’addestramento operativo, quello strettamente militare, è già cominciato, mentre tra qualche giorno inizierà quello acrobatico, con nuovi uomini», racconta Pisano dosando ogni parola. Oltre ad altre misure di sicurezza, si stanno studiando i futuri programmi di addestramento. Ed è qui il cambiamento-chiave: «I nuovi programmi non li faremo da soli — rileva Pisano — ma con le pattuglie di Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, Francia, Belgio e Por-togallo». Ma non ci sarà appiattimento? «Non credo, le figure sono sempre le stesse. Di più c’è la fantasia di ogni pattuglia». Forse, ma anche il generale sembra non crederci troppo.
Non è solo un problema di addestramento, di «costruire» nuove Frecce tricolori. «Con la formazione ridotta a sette, tutte le figure sarebbero stravolte. Se la Pan continua, non può farlo che con nove aerei più uno, come sempre». E la voce del generale tradisce per l’unica volta l’emozione.
Ma gli ostacoli sono tanti. È necessario attendere le conclusioni delle tre commissioni al lavoro (hanno tre mesi di tempo). E’ l’Italia ha ceduto, con tatto, alla Germania il loro coordinamento. C’è poi il dibattito parlamentare, e dal 21 settembre le audizioni (Zanone, Pisano, i piloti, i rappresentanti dell’industria aereonautica) alla commissione Difesa. Quando saranno stabilite le cause del disastro di Ramstein, il governo deciderà il futuro della Pan. È ancora presto per sapere.
Ora è solo tempo di ricordi. «Il 28 celebreremo la tragedia, non a Rivolto (sarebbe stato bello per la popolazione friula-na che ci è vicino), ma nel Duomo di Milano, sede della 1.a regione aerea, con tutti i cittadini che vorranno unirsi a noi». Non saranno pochi.
io quel giorno ero uno dei 936 allievi che giuravano ,ho ancora la pelle d’oca