Ultimo aggiornamento: 29 Luglio 2024

di Vittorio Ragone
da L’Unità, 11 settembre 1989, p. 6

FORLÍ. «Rispettiamo le opinioni degli altri In questo paese ognuno deve poter dire la sua. Ci è facile capire perché qualcuno non è d’accordo con noi. Ma i loro dubbi non li condividiamo». Mentre ai cancelli dell’aeroporto «Ridolfi» di Forll i giovani del comitato «contro la presenza bellica» contestano le acrobazie delle Frecce tricolori, il nuovo comandante della pattuglia, il colonnello Luigi Lorenzetti, difende l’utilità delle esibizioni. Nel team aeronautico non c’è spazio per i dubbi «All’estero nessuno ci contesta».

Nel cielo di Forlì, le Frecce ieri sono tornate a volare per il pubblico italiano. È la prima volta dopo l’anniversario della strage di Ramstein. A un anno esatto dal rogo In cui persero la vita una settantina di spettatori e tre piloti, la pattuglia si è esibita a Charleroi, in Belgio. Lunedì scorso, lo show si spostato ad Ankara, in Turchia, secondo impegno di un calendario che è già di nuovo fittissimo. Ma la prova vera era quella di ieri, giunta a conclusione del quarto Savia, il Salone dell’aeronautica che si è chiuso, dopo quattro giorni di convegni e mostre statiche, nello scalo romagnolo.

Con ogni esibizione debba trascinarsi dietro – presumibilmente ancora a lungo – una coda di polemiche e di dubbi, gli uomini della Pan Io sanno benissimo. E quando si chiede loro se le evoluzioni spettacolari e rischiose sono una necessità inderogabile, la risposta è diplomatica, ma gli sguardi dicono «Rieccoci».

«Ramstein ha indotto sia noi sia lo stato maggiore dell’Aeronautica a riflettere – tiene a precisare Alberto Moretti, il tenente colonnello che guida la formazione in volo – Sono state fissate nuove norme di sicurezza, e noi ci siamo adeguati. I nostri standard sono più ristretti di quelli delle altre pattuglie acrobatiche. Abbiamo superato il dopo-Ramstein in modo brillante. Questo è il nostro lavoro, ci piace».

Per l’Aeronautica dunque le domande angosciose di un anno fa sono definitivamente archiviate, secondo un costume che impone di tenersi dentro le tragedie e di andare comunque avanti per la propria strada.

Chi certamente ha ancora vivo il ricordo del solista Nutarelli che va a impattare i colleghi in formazione e si abbatte sulla folla è proprio ii pubblico. Ieri a Forli c’era curiosità, ammirazione ma anche una certa morbosità. Esortazione di un ragazzo al padre, che osserva lo spettacolo, allontanandosi dalla pista: «Vieni qui, tanto se cascano, cascano».

Rispetto alle esibizioni di qualche arino fa, sono cambiate (parzialmente) le quote alle quali i nove MB 399/A della pattuglia volano durante le figure. La traiettoria degli aerei non Incrocia più gli spettatori, anche se in certi momenti i due blocchi in cui le Frecce si dividono volano verticali sul pubblico. Il solista che variava sui tema mentre la formazione si componeva e si scomponeva, non c’è più. «Ma il problema è soltanto addestrarne un altro – ha spiegato il colonnello Lorenzetti – Il nuovo solista I’ho individuato, è uno degli uomini già in pattuglia. Il nome non è ancora ufficiale».

Lo show di ieri: migliaia di persone accalcate a bordo pista, ingresso laterale della squadnglia, che ha annunciato all’arrivo a sorpresa di spalle, che era uno dei suoi pezzi forti. I nove aerei in formazione a rombo, a calice, a cigno. Le figure che hanno reso celebre la Pan, cardioide, bomba, Arizona, Apollo. La voce dello speaker, il tenente colonnello Gianfranco Da Forno, che spiega i virtuosismi e, minuto per minuto, descrive l’attività del capo pattuglia. Una esibizione durata dieci minuti, un breve applauso finale. Piloti circondati da gente che vuole strappare autografi. Qualche signora li abbraccia e li bacia.

«Siamo un reparto operativo – dicono gli uomini delle Frecce – In più la nostra attività serve a sperimentare mezzi e materiali. II prestigio della pattuglia cementa lo spirito di corpo dell’Aeronautica e inorgoglisce la gente». Al cancelli penzolano ancora gli striscioni di chi contesta. Per loro quell’orgoglio ha un altro nome. Si chiama retorica militarista.

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