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Entusiasmante esibizione della pattuglia acrobatica tricolore

di Marzio Torchio
da Corriere della sera – Informazione / attualità, 22 settembre 1980, p. 2

DAL NOSTRO INVIATO
RIVOLTO (Udine) — Più di duecentomila persone (qualcuno ne calcola trecentomila), comunque una siepe umana ininterrotta intorno ai tre chilometri e mezzo della pista dell’aereoporto di Rivolto, e una coda di auto lunga 40 chilometri, per la festa degli acrobati dell’aria, il quarto raduno delle pattuglie acrobatiche militari.

Ammirazione per una «no stop» aerea dal programma densissimo, anche se mutilato dal maltempo, e anche brivido per un incidente capitato quasi in apertura ad un pilota civile, Paolo Pravisani, che è andato ad arare la pista con il suo aereo, un CAP 10 francese.

Pravisani fa parte della pattuglia dei «cavalieri del cielo», appassionati che hanno un gruppo di acrobazia; si era esibito in una serie di figure a quota eccessivamente bassa, aveva presentato un «frullino» (rotazioni sull’asse del velivolo) chiudendolo con un looping che aveva un angolo di incidenza troppo aperto e non ha consentito di richiamare la macchina. Ha toccato terra strisciando e poi si è piantato col muso, fortunatamente senza capottarsi. Pravisani se l’è cavata senza un graffio ed è uscito dall’abitacolo furente con se stesso e un poco imbarazzato di fronte ai comandanti militari che, via radio, già stavano per ordinargli di interrompere l’esibizione.

A parte questo incidente, fortunato per l’esiguità delle conseguenze, la manifestazione è stata soprattutto una grande festa di folla. Nella «tana» delle Frecce Tricolori, che qui a Rivolto hanno la loro base, era stato organizzato un raduno di assi ed una mostra statica di velivoli che andava dai vecchi biplani degli anni Trenta al neonato «Tornado», il caccia bombardiere italo-anglo-francese che rappresenta la risposta europea alla tecnologia americana.

Affascinanti evoluzioni dei biplani si sono alternate alle capriole delle macchine acrobatiche più recenti, come lo Zlin 50 manovrato dal campione mondiale di volo acrobatico del 1979, Giuseppe Valenti. Da Bresso era arrivato il biplano Bock, di Sergio Dallan, campione italiano di acrobazia sportiva.

Poi sono entrati in scena gli «Swallows» (le rondini), due piloti che compongono la pattuglia acrobatica belga, che hanno fatto fare di tutto ai loro Stai-Marchetti, con manovre «a specchio» che hanno strappato applausi, altrettanto calorosi di quelli toccati al solista della «Equipe de Voltige Aerienne» francese che è veramente riuscito a far fare di tutto al suo Cap 20, portato a spasso nel cielo appeso all’elica, con volteggi mozzafiato.

Sono passati gli svizzeri sui loro caccia-bombardieri Hawker Hunter, precisi nelle manovre come orologi, e i portoghesi della squadriglia «Aasa de Portugal» sui vecchiotti Cessna T 37. Una esibizione attesa quella del Caproni C 22, un addestratorerealizzato dall’indu-stria di Vizzola che è avvinto ad imporsi sul mercato mondiale, per le sue prestazioni abbinate ad una economia di esercizio. Poi il ruggito dell’MRCA, il «Tornado» destinato a diventare l’aereo da guerra europeo degli anni Ottanta.

Infine le Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica italiana del colonnello Salvi, è sfrecciata sulla pista in formazione completa. Gallus, Brovedani, Liva, Posca, Montanari, Ralneri, Molinaro, De Podestà, Valori e Purpura, hanno portato in volo i loro G 91 che manovrano come una sola macchina, in un programma che ha avuto un pizzico in più, questa volta, proprio perché giocavano in casa e perché si trattava di dare l’addio al generale Mura, che lascia fra poco il comando della prima zona aerea.

Una esibizione, come di consueto, ad altissimo livello, conclusa con un passaggio del «solista» sotto l’intera formazione, ad una quota cosi bassa da far pensare che avesse infilato un tunnel sotterraneo scavato sotto la pista di Rivolto.

I confronti non sono mai piacevoli, soprattutto quando si tratta di parlare dei padroni di casa, ma quando i dieci reattori blu della pattuglia hanno toccato il suolo, fra le centinaia di migliaia di persone accorse da tutto il Friuli, nessuno aveva dubbi: gli acrobati italiani sono ancora un gradino sopra gli altri.

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