(Ultimo aggiornamento: )

Falconara, 8 luglio 2006

da Carlo Baron, Con le Frecce sempre in testa, Udine, 2013, p. 28 e segg.

La formazione era decollata per il volo di manifestazione a Fano. Passati alcuni minuti, mezzi antincendio, a sirene spiegate, si erano schierati lungo la pista in quanto era in atto un’emergenza.

Il velivolo n°2, quello di Jan Slangen, stava rientrando perché l’impatto con un volatile che gli aveva procurato uno squarcio sul bordo d’entrata della semiala sinistra. L’atterraggio era avvenuto normalmente e, dopo le operazioni per la messa in sicurezza, l’aereo era stato portato nell’hangar per una valutazione del danno e per un’eventuale riparazione provvisoria che gli avesse consentito il rientro a Rivolto. La cosa si poteva fare e dell’operazione “rappezzo” era stato incaricato il serg. lgor Peres, un ragazzo sveglio che aveva avuto la fortuna di stare per oltre un anno a contatto con il maresciallo Andrighettoni, al quale, vista l’abilità dimostrata in lavori di lattoneria, aveva forse sottratto di nascosto un po’ di DNA per mescolarlo al suo.

Il bordo della semiala presentava uno squarcio di una trentina di centimetri tra i due travetti che sorreggono i serbatoi subalari del combustibile e del liquido colorato. Era una zona che per essere riparata necessitava di una lamiera facilmente sagomabile e quelle a disposizione tra le casse del materiale di ricambio avevano uno spessore troppo grosso per essere piegate. E allora?

Chissà se nella testa del giovane lgor era per un attimo risuonato il racconto di quel pensionato carne con bafti e capelli bianchi o guasi, che non la smetteva di propagandare una situazIone simile accaduta e brillantemente risolta vent’anni prima in Belgio. È molto probabile, perché il giovane specialista non s’era perso d’animo. Si era messo a girare nelle sale del’hangar e, non trovando ciò che cercava, era uscito all’aperto dove il suo sguardo era stato subito attratto da un bel cartello arancione avvitato sulla fiancata dell’autorifornitore giunto da Cervia in supporto alla PAN e con su scritto “TRASPORTO PRODOTTI PERICOLOSI”.

Era proprio del materiale e dello spessore idoneo per quella riparazione d’emergenza.

Senza dare nell’occhio, lo aveva staccato e, dopo aver ritagliato la porzione necessaria, aveva iniziato a sagomarlo sulla parte danneggiata della semiala avendo cura di mantenere all’interno la superticie arancione con ciò che restava della scritta. Una toppa colorata sul normale colore blu della semiala avrebbe sicuramente destato più curiosità di un’anonimna, classica pezza d’alluminio. Era importante che l’autista del mezzo si fosse accorto all’indomani, al suo ritorno a Cervia, della mancanza del cartello, sperando che la polizia non lo avesse fermato prima, durante il viaggio, e lo avesse multato perché ne era privo.

A riparazione effettuata, il compito di riportare in volo a Rivolto il velivolo con il “taccone” sulla semiala era stato assegnato a Rudy Barassi, che dopo il decollo aveva impostato una virata stretta per poi passare rovescio sulla linea di volo per far capire che l’aereo era efficiente ma anche e soprattutto per ringraziare ed elogiare, a modo suo, chi si era prodigato per renderlo tale.

La soddistazione che avevo avuto nel sapere che l’artefice di quell ingegnoso intervento taceva parte di quella “inforrnata” di giovani specialisti che nel 1991 avevo personalmente accolto durante il mio “regno”, era stata un po’ attenuata dall’assenza, proprio in quel giorno, del buon Stefano Pandolfo, l’attuale Capo Hangar e leader del gruppo dei… “Capo…ma dice quella e sempre quella“.

Mannaggia! Sarebbe stata la mia rivincita!

Pur senza quella cofana che usa mettersi in testa e le decine di anelli infilati nelle dita mi sarei presentato sulla porta del suo ufficio alla maniera del chiaroveggente per eccellenza, il Divino Otelma. Utilizzando rigorosamente la prima persona plurale, gli avrei detto… “Che le stelle siano con voi! Noi vi avevamo avvertito che prendere per le terga un anziano, baffuto signore avrebbe potuto portare nocumento a Voi ed ai vostri seguaci ma…“.

Sono certo che non mi avrebbe fatto finire il sermone, un “vafta” pronunciato con la sua caratteristica voce baritonale lo avrebbe intertotto…

A bocce ferme però gli avrei fatto notare che ora, dopo vent’anni, era finalmente ed ufficialmente arrivato il momento del passaggio di consegne tra “quelli del cartello dell’ossigeno” e “quelli del cartello dei trasporti pericolosi'”. Ora sarebbe toccato a loro, nuovi anziani, beccarsi gli sbuffi delle giovani leve di specialisti, stanche di sentirsi raccontare per l’ennesima volta di quanto accaduto… a Falconara e non più a Chievres.

Senza dimenticare Arturo ed lgor, degni rappresentanti di generazioni diverse ma capaci di risolvere due emergenze simili a 20 anni di distanza corn eguale talento e fantasia. II rinnovarsi di un’eccellenza d’ingegno.

Quelli della mia età si ricorderanno di quando Rita Pavone chiedeva, catando, “Datemi un martello” ed un coretto, per tutta risposta, voleva sapere a che cosa le sarebbe servito. Premesso che, conoscendo il loro carattere riservato non l’avrebbero mai fatto neanche dietro tortura, a me piace immaginare Arturo ed lgor, che parafrasando quella canzone si sbracciano gridano “Dateci un cartello!” che, senza dover rendere conto a nessun coretto, sanno già come impiegare.

Sicuramente per produrre due capolavori d’ingegno e professionalità!!!

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