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Il nostro cronista partecipa a un attacco simulato delle Frecce Tricolori

di Gianfranco Simone
da Corriere della sera, 27 febbraio 1986, p. 9

Due Aermacchi MB-339 delle Frecce Tricolori In volo sul Friuli

Due Aermacchi MB-339 delle Frecce Tricolori In volo sul Friuli

DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE

UDINE — Il tenente colonnello Bernardis, sul seggiolino anteriore, alza le mani e mi ordina di fare Io stesso, cosi l’armiere può avvicinarsi alle ali e togliere le sicure ai cannoncini, alle razziere e al portabombe senza rischiare di venire sbrindellato da un nostro gesto imprudente. Decolliamo dietro gli altri due aerei, Pony 1 e 2, pilotali dal maggiore Naldini e dal capitano Molinaro. II decollo é morbido come su un DC-9 di linea, ma il seggiolino é più comodo, posso allungare le gambe purché non tocchi la pedaliera.

Ho il tempo di fare qualche foto a Pony 1 e 2 e siamo aie sul poligono di Maniago. Il primo passaggio serve a osservare i bersagli, teloni bianchi con cerchi rossi e piramidi di sassi. L’aereo si inclina a sinistra, quasi verticale per la virala. Automaticamente si gonfia la tuta antigravitazionale che mi fascia le gambe e la pancia per evitare al sangue di defluire dal cervello, con conseguente «visione nera». L’accelerometro segna 3 g, il triplo dell’altrazione terrestre; in altri termini, il nostro peso si triplica, come anche quello delle macchine fotografiche, che fatico molto ad alzare: lo sforzo mi resterà nelle spalle per due giorni.

Coi successivi due passaggi sganciamo piccole bombe fumogene. In volo livellato, come negli attacchi al napalm. Vedo solo il fumo delle bombe di Naldini e Molinaro accanto al bersagli. Altri due lanci di bombe con Inclinazione di 15 gradi. Durante la richiamata, mollo brusca per addestrarsi a sfuggire alla contraerea, sfioriamo i 4 g. L’indicatore di velocità segna 360 nodi (670 chilometri orari), ma Io strumento che osservo di più, compatibilmente con la nausea, è l’accelerometro.

Alla due passaggi per lanciare i razzi da 51 mm. Del primo sento solo il fruscio, del secondo vedo scomparire subito la scia sotto la fusoliera. «Abbiamo presa la piramide», annuncia Bernardis, come se io avessi contribuito atta perfezione del tiro.

Sul pannello d’armamento s’accende la luce verde dei cannoncini da 30 mm. Adesso voliamo a 30-40 metri d’altezza. L’aereo ha un leggero tremito seguito dal flebile rumore delle raffiche, lasciato Indietro dalla velocità. Siamo controsole, perciò non vedo né le traccianti né gli scoppi. Sento gli occhi spinti fuori dalle orbite dall’accelerazione di gravità e mi vengono a mente le foto di Signal, la rivista di propagando bellica del Terzo Reich, che mostravano la deformazione subita dal volto di un pilota di Stuka durante la richiamata. Bernardis dirà poi che abbiamo raggiunto i 5 g e che col primo razzo abbiamo mancato il bersaglio di 27 m, colpendolo col secondo L’errore medio quindi di 13.5 m: per Naldini é dato uguale e per Molinaro di 4,5 metri.

Occhi

Pony 1 e 2 vanno sfiorando i greti del Tagliamento in DAS (Double Attack System), una formazione con cui i due aerei, volando paralleli, si coprono le spalle a vicenda. LI seguiamo da una quota maggiore e sento i piloti parlare di carri armati che solo i toro occhi vedono. Torniamo alla base di Rivolto. Mentre rulliamo rimetto la sicura al sistema d’espulsione del mio seggiolino, con un misto di sollievo e rimpianto per non aver dovuto lanciarmi. Un armiere pulisce subito le canne dei cannoncini. Libero le cinghie delle gambe, del ventre e delle spalle. Quando scendo Naldini si congratula perché riesco a stare in piedi e perché sono il primo non pilota ad aver «fatto» il poligono. Senza più la distrazione del volo, ora la nausea è fortissima.

Scatto qualche foto al «mio» aereo, dalla livrea blu a strisce bianco-rosso.verdi, cosi diversa dalla mimetizzazione del caccia-bombardieri. Infatti è un Aermacchi MB-339 delle Frecce Tricolori, la Pattuglia Acrobatica Nazionale. Tutti, e non solo in Italia, conoscono l’attività spettacolare di questo reparto, gli arabeschi disegnati con le fumate nel cielo, dal «cardioide» alla «bomba con Incrocio», ma pochi sanno che esso si chiama 313° gruppo PAN e che nei mesi invernali s’addestra alle missioni d’appoggio tattico ravvicinato. I due serbatoi ausiliari per carburante e fumogeni sono sostituiti da sei «pod» contenenti i cannoncini, i razzi e le bombe.

Bernardis è il comandante del 313° gruppo e può sostituire il capoformazione, Naldini, l’unico rimpiazzabile. Gli altri, dai due fanalini (le posizioni centrali nel volo a diamante) Brovedani e Gropplero di Troppenburg ai sei gregari laterali Accorsi, Nutarelli, Zanovello, Moretti, Alessi e Petrini, e al solista Molinaro, non hanno sostituti.

Segreti

In attesa che il mio rullino sia sviluppato e depurato dai segreti militari — verrà trattenuta una sola foto che comprende una caserma dell’esercito — faccio due chiacchiere con Naldini, Molinaro e Brovedani. Il primo, a settembre sostituire nel comando Bernardis, cui somiglia nel tratto modesto e nel rigore tecnico, con una vena di amor nero In più. Molinaro è Il solista, l’unico al mondo a saper fare con un reattore la «Lomcevak» una figura acrobatica che normalmente sfrutta la torsione dell’elica per far ruotare l’aereo intorno ai suoi tre assi: è come scendere una scala a chiocciola facendo capriole e ruotando su se
stessi. Per studiare la «Lomcevak» ha dovuto lanciarsi perdendo un aereo a spese della Macchi, che però può ora vantare anche questa prestazione all’attivo del suo MB-339, il più riuscito velivolo prodotto dall’industria italiana dopo la guerra.

Molinaro arriva a subire anche sette g (gli altri, solo sei): «Perciò è cosi brutto», dice Naldini. Questi precisa che qualsiasi pilota «combat ready», cioè proveniente dai reparti di G.91, Starfighter e Tornado può far parte detta PAN. «Nessuno dl noi è un Barone Rosso dallo sciarpa svolazzante: facciamo tutto in sicurezza, studiando meticolosamente, senza improvvisazioni, e infatti il programma cambia poco».

– A che serve una pattuglia acrobatica? chiedo.

– C’e una ricaduta addestrativa e a vantaggio della sicurezza nei reparti dove poi siamo trasferiti», rispondono. Brovedani spera di andare a fare l’istruttore.

Gli esperti concordano sulla superiorità delle Frecce Tricolori nel campo delle pattuglie acrobatiche. A parte ogni giudizio estetico, la PAN è l’unica ad avere una formazione di nove aerei più uno (le altre al massimo ne hanno sette più due), a volare in posizioni asimmetriche per dare un’illusione ottica di simmetrie a chi sta a terra, a fare la «bomba con incrocio», a scomporre ricomporre la formazione in sezioni più piccole. Reduci da recenti successi in Marocco, Egitto e Giordania, quest’estate andrà in Canada e negli Stati Uniti.

Chiedo ai piloti che effetto fa la notorietà. «Le mogli si arrabbiano perché non possiamo mai fare le ferie d’estate, neppure un weekend, i figli grandi si sentono messi in ombra dal padre, di cui tutti chiedono a loro notizie, quelli piccoli ci adorano». Aggiunge Brovedani: «Quando ero nel 23° gruppo intercettori di Rimini e decollavo di notte su allarme per le solite operazioni di polizia confinarla del cielo, gli amici il giorno dopo mi chiedevano se ero io che avevo rotto loro le palle alle tre del mattino. Adesso che faccio il saltimbanco quando mi vedono si congratulano»

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