(Ultimo aggiornamento: 11 Luglio 2019)

di Vittorio Cumin
da “Circolo della PAN” – Notiziario riservato ai Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale
anno 13, n° 21 – 15/04/2011 – pag. 6 e segg.

Sono nato in un piccolo paese del Friuli orientale. Papà “collaudatore su sommergibili” presso i cantieri navali di Monfalcone e mamma “casalinga”.
Frequento le “elementari” nel paese. Vacanze estive giocando con pallone fatto di stracci o aiutando gli zii materni nel lavoro dei campi.
Pochi rapporti con papà, perché lui partiva in bicicletta per i cantieri (15 Km.) prima della mia sveglia. Rientrava verso le 18-19 e subito dopo la cena si ritirava in camera a dormire. Lavorava anche al Sabato e spesso anche la Domenica fino a mezzogiorno. Qualche volta mi portava sulla “stanga” della sua bicicletta fino ai cantieri in occasione del varo di un nuovo sommergibile di cui conservo ancora il nastro annodato sulla bottiglia di champagne che veniva lanciata contro la prora dalla “madrina”.

Terminate le “elementari” via alla “scuola media” di Gradisca; 5-6 chilometri in bicicletta con pioggia, neve e quant’altro e altrettanti al ritorno. In pagella non apparivano i voti ma, per la prima volta, giudizi. Mia figlia Antonella ha scovato la mia prima pagella scoppiando a ridere perché iniziava così: “proveniente dalla campagna” è tutto dire ! Dopo le tre “medie”, quarta e quinta “ginnasio”: come aula la sala professori causa bombardamenti. Sbocco obbligato il “liceo”, per giunta “classico” con greco e latino. Mio padre avrebbe voluto mandarmi a Trieste all’Istituto Nautico, ma era troppo lontano e poi la guerra . Il “classico” è a Gorizia, a 20 Km.. C’era il bus, ma costava troppo e allora per risparmiare mi assoggetto a 6 Km. in bici fino a Sagrado e poi treno (abbonamento ridotto grazie agli incarichi di papà presso i cantieri) fino a Gorizia; poi 1 Km. a piedi fino al “liceo” (l’autobus era caro). Questo era un vantaggio perché nel terzetto c’era un ex frequentatore del collegio arcivescovile e, in occasione dei compiti di latino e greco, arrivando noi con 15 minuti di ritardo, attendevamo che un compagno ci buttasse dalla finestra il compito. L’ex seminarista volava al collegio, si faceva tradurre il tutto e, con un po’ di ritardo, entravamo in aula felici e contenti.

Il primo anno di “liceo” fu una tragedia per me. Sono sempre stato uno studente modello, ma il 1946 per Gorizia e per noi fu un anno particolare, ogni giorno c’erano manifestazioni politiche: lungo il “corso” da un lato sfilavamo noi studenti e, dall’altra parte, “comunisti e titini” che volevano Gorizia in mano alla Jugoslavia. Si andava quindi a scuola un giorno sì e uno no, con il risultato di tre materie pesanti (filosofia, latino e greco) da riparare a Settembre. Vacanze perdute e, per finire, ancora bocciato con il risultato che papà, per la prima e unica volta, mi diede un sonoro ceffone. Lezione dura e meritata.
Poi termino il “liceo” con facilità. Ma ora cosa faccio ? Papà non mi parla più dell’Accademia Navale.
Gioco bene a calcio e dalla squadra del paese vengo venduto alla “Pro Gorizia” in serie C al prezzo di 500.000 lire, con la mia parte di 150.000 lire; penso di iscrivermi all’Università di Trieste, facoltà di Ingegneria. Vita un po’ dura. Bicicletta fino a Sagrado, treno per Trieste, altro treno o bus due volte la settimana per Gorizia agli allenamenti di calcio. Prendo in affitto un’appartamentino a Trieste, ma al secondo anno finiscono i soldi. Non posso stare sulle spalle della famiglia.
Una litigata con l’allenatore della “Pro Gorizia” (l’ex azzurro Germano MIAN) decide per me: lascio il calcio e mi ritrovo nudo sulla strada.

Nel 1951 esce il primo concorso per Allievi Ufficiali di Complemento, partecipo. Mai pensato all’Accademia di Nisida. A Giugno finalmente la chiamata. Un mese di addestramento militare a Roma; cerco una mia amica romana che era stata sfollata l’ultimo anno di guerra a Romans presso la famiglia di mia madre, col Leon d’Oro, ma non la trovo. Quindi a Gioia del Colle per il primo periodo di pilotaggio.
Primo volo su L.5 con il M.IIo PUCCINI, dopo poche ore di lezione sul velivolo, “Vai !” mi ordina l’Istruttore e io “dove?” e lui “in pista”. Siamo tutti ignoranti come capre e finisco nel fosso.
Comunque finiamo a Gioia e si va a Brindisi sul T.6, Istruttore il M.IIo BEDOGNI, zio di Delia SCALA (pseudonimo di Odette BEDOGNI, attrice, showgirl e ballerina italiana), sembrava mio nonno, grosso e con la pancia. I miei compagni avevano giovani Istruttori, Sergenti brillanti con esperienze belliche. C’era poi il M.IIo CHIANESE, il centenario festeggiato a Gorizia il 14 Marzo 2010 e poco dopo deceduto [6 Luglio 2010] e poi BANDINI. Ma BEDOGNI è stato per me un secondo padre e Istruttore eccellente, da cui ho imparato molto.
E dopo Lecce, l’incontro della mia vita: il Magg. Vittorio PEZZÈ capo di tutti gli Istruttori. T.6 – G.59 – P.51 Mustang, acrobazia, tiri aria-terra, coppie acrobatiche. In una finta caccia col G.59 con PEZZE’ mi ripromisi di non farmi prendere in coda: ci ha impiegato parecchi minuti per riuscire nel suo intento, ma alla fine ci è riuscito mandandomi anche in vite. Non so come non ho fuso il motore. Non riuscivo ad uscire dalla vite e lui mi disse “chiudi motore e lascia i comandi’: il G.59 da “buon padre di famiglia” uscì da solo. Alla sera, in sede di de briefing, di fronte a tutto il Corso, mi chiamò e disse: “Volo eccezionale, specialmente in finta caccia”; il tutto è documentato nel mio libretto di volo.
In quei tempi si faceva poca teoria e tanta pratica. Dopo aver letto il “manuale” si passa sul mitico P.51 Mustang. Lo avevo conosciuto nel ’44 quando lavoravo nella organizzazione tedesca dell’Ing. TODT.
Mi avevano catturato durante una partita di calcio sul campo sportivo di Romans: in mutande via tutti su di un camion a Gorizia in una scuola requisita. L’indomani a casa a prendere indumenti e quindi a lavorare ad un “vallo anticarro” che da Redipuglia sarebbe arrivato fino alle porte di Venezia.
Il Mustang, una bestia, faceva paura solamente a guardarlo. Una mezzoretta di lezione a terra, tanto per conoscere il cruscotto e via al decollo (non esisteva il doppio comando). Bello, bellissimo, poderoso con i suoi 1.700 cavalli. Fantastico anche in acrobazia, ma principalmente vera macchina da guerra al poligono.
Perdo un mese perché mi devo operare alle tonsille (alla visita semestrale all’Istituto Medico di Napoli mi prendo una “sberla” dal Direttore perché commentando la mia situazione tonsillare mi sono permesso di chiedergli cosa erano le tonsille): effettivamente erano piene di pus. Mi opero a Gorizia e torno a Lecce a fine Maggio che il mio Corso era già ad Amendola sul Vampiro. Finisco il Mustang e poi di corsa ad Amendola.
Decollo sul Vampiro dopo poche ore di istruzione a terra. Sono capo del mio gruppo di ritardatari e tocca a me il decollo per primo. Non so mettere in moto e quindi lascio fare al Crew-chief, chiudo il tettuccio e il rumore del motore quasi sparisce (la cabina è pressurizzata), sono assistito dal Comandante della Scuola. Manetta al 100% e via: una meraviglia, non ci sono vibrazioni, sembra di vivere in un altro mondo.

Torno indietro di qualche anno. Durante il secondo periodo della Scuola a Brindisi, sul T.6, incontro una vecchia conoscenza, Mario SQUARCINA. Pioveva, atterra un T.6 proveniente da Lecce. Curioso mi avvicino, il tettuccio si apre e che vedo ? Ma è Mario. “Buon giorno Tenente“, “e tu chi sei ?” … “Vittorio di Romans“, “ci vediamo a Lecce“.
Lo avevo conosciuto nel ’44 dove era sfollato con la moglie nel mio paese. L’8 Settembre lo aveva trovato in convalescenza a Gorizia a causa incidente di volo. Venne un giorno a casa mia a ritirare una radio riparata da mio padre. Ricordo lui seduto in cortile su di un tavolo che parlava con mia madre che faceva il bucato nella “podina”. Una domenica la “Pro Romans” mi porta a Gorizia con la squadra di calcio: prima volta che varco la porta degli spogliatoi di uno stadio. Lui si trovava già lì, perché era in visita dai suoceri. Mi sto vestendo (ero magro con gambine da pulcino) si rivolge a SANT Benigno, trainer tutto fare ed esclama: “E quello chi è?” col dito puntato su di me. “Sai Mario, i giocatori bravi sono quasi tutti militari, ma lui è bravino“. Avrò toccato la palla tre volte in tutta la partita. Finita la guerra lo rividi quel giorno piovoso a Brindisi.
Ad Amendola l’avventura del raid Amendola Napoli Lecce Brindisi Amendola. Il Vampiro non ha sistemi di navigazione convenzionali, ci si affida al radio-goniometro. La radio bussola del velivolo è una novità. Partiamo in cinque: io che ero l’ultimo a partire atterro per primo, seguito da BARTOLONI che segue i miei consigli si era perso; degli altri tre uno atterra su di una spiaggia calabrese, uno su di una strada statale jugoslava ed il terzo a Brindisi  recuperato da un T.6 mentre gironzolava tra la Puglia e l’Albania. Fine dell’avventura da “allievo”.

In licenza a casa in attesa di destinazione. Non ho alcun dubbio, ho chiesto il 6° Stormo di Ghedi e, in alternativa, il 51° Stormo di Istrana. Dopo tutto sono sempre stato tra i primi del Corso e poi “il volo eccezionale”, specialmente in finta caccia, mi lasciava tranquillo. Arriva il telegramma: destinazione 86° Gruppo A/S di Grottaglie. Non ci posso credere, A/S significa “antisommergibile”: papà mi ha tirato il bidone. Aveva sempre desiderato che entrassi in “marina”, eccolo accontentato.
Mi presento a Grottaglie e, purtroppo sono fatto così, non ci penso due volte a dare le dimissioni. Il Com.te di Gruppo, un “santo” ed un grande T.CoI. MONTUORI, mi sbatte in galera ma, dopo un’ora i convoca nel suo ufficio. “E adesso spiegami cosa significa tutto questo?”, ed io “ho volato sul G.59, sul P51 Mustang, sul DH 100 Vampiro e ora mi trovo sul S2C5 Heildivee. Sono sempre stato bravino e il mio sogno era il 6° con SQUARCINA o il 51°. Il Comandante mi spiega che la colpa di tutto era sua, che 1186° era un gruppo di vecchi e che voleva un paio di bravi e giovani ragazzi. “OK” risposi, ma dissi pure che avrei fatto di tutto per andare al nord, ma che nel frattempo avrei dato tutto me stesso con onestà e attaccamento al “reparto”.
Ho cominciato a volare subito da solo di giorno e di notte sul mare, con il radarista marinaio dietro alla ricerca del sommergibile. Venne un giorno in visita il Comandante di Marinavia, Col. Duilio FANALI. Mi chiese se ero contento della destinazione: risposi che il mio sogno era sempre stato quello degli aviogetti del nord. Mi rispose che alla scadenza del secondo anno sarei andato “su”. Tutti i colleghi cominciarono a prendermi in giro, ma la promessa si avverò. Arrivò il telegramma, destinazione 56^ TAF di Vicenza in attesa di ulteriori conferme dato che avevo chiesto il 51° o la 6′. La TAF mi congedò … e io “Vado a Istrana” e loro “No, vai a Ghedi“.
Meglio così, a Ghedi troverò SQUARCINA e proprio al 6° scoprii che era stato lui a volermi con sé: in caso contrario sarebbe stato disposto a venire a Grottaglie a darmi il cambio.
Arrivo a Ghedi ed al “corpo di guardia” trovo il mio compagno di Corso CERIANI. Non ci sono posti liberi nella palazzina Ufficiali e mi sistemo per un mesetto ai Sottufficiali. Allo Stormo ci sono sei o sette compagni di Corso.
Prima presenza alla “mensa Ufficiali”: entro e subito vedo un tavolo alla mia destra il Col. Comandante BACICH con Signora, mi vede e mi invita al suo tavolo. Tutti a chiedermi “Ma chi sei?” ed io “È stato Comandante di Marinavia e quindi mio Capo“.
E qui comincia la tragedia durata cinque lunghi mesi. Non posso volare sull’841G perché prima devo andare ad Amendola a fare 10 ore di T.33. Ma io ho fatto il Vampiro, dico. Niente da fare, è la regola. Passano i mesi e non si trova un posto. Nel frattempo volacchio su G.59 e Mc 416. Mi sto rompendo le palle e a primavera dico a SQUARCINA che voglio ritornare all’86° di Grottaglie. Insieme a CEOLETTA mi porta da BACICH e gli illustra il problema. Il Comandante mi chiede se conoscevo 1184 ed io “Sono mesi che ci vivo dentro“. “Bene” disse, “tu CEO e SQUARCINA fategli da check e che decolli”. Tutto OK, dopo una decina di minuti impiegati a conoscere la macchina è finita con fila indiana e formazione acrobatica. Non termino le 12 missioni necessarie all’abilitazione perché dopo 6, credo, vengo inserito in una formazione pesante di una quarantina di velivoli da dove, dopo qualche giorno, decolliamo con quelli del 5° e del 51° per Fiumicino: scopo l’inaugurazione dell’Aeroporto (1955).

Nel frattempo con CERIANI comperiamo due Fiat 1100 nuove di zecca. Penso al mio arrivo a Romans. Mi sento a disagio: mando sempre del denaro alla mamma, è lei che faceva la spesa, ma pagava a fine mese quando papà prendeva lo stipendio. Mio fratello Clemente lavora già ai “cantieri navali”, mentre Luigino va ancora a scuola. Papà non lavora più, la pensione è quella che è; anni prima era stato colpito da un ictus con braccio destro paralizzato, ma quale forza nel rieducarlo. Devo cercare le lettere vergate con scrittura infantile che mi mandava settimanalmente: era orgoglioso di me. Luigino è bravissimo a calcio, gioca nei ragazzi dell’Udinese: Una domenica mattina mi telefona e mi dice: “oggi gioco in prima squadra“. “Sarai contento” dico. “Si molto, ma non ho ancora iniziato gli allenamenti perché sono nella squadra ragazzi e oggi ci tocca l’Inter e dovrò marcare Angelillo“. Finì 3-0 con 3 goals del centravanti argentino. Carriera rovinata.

A Ghedi l’attività è intensa: acrobazia isolata e in formazione, tiri sul campo e sul Poligono di Maniago. Nasce la Pattuglia dei “Diavoli Rossi” : SQUARCINA CUMIN DUGNANI GUIDA ALBERTAZZI ANTICOLI CEOLETTA. Nel ’57 siamo di “riserva” al “Cavallino del 4° Stormo”. Nel ’58 vinciamo la coppa, visibile nella bacheca del Comandante della 6a , in competizione con le migliori “pattuglie” mondiali. Nel ’59 veniamo invitati negli States per il 1° Congresso Mondiale del Volo. Dopo la manifestazione, insieme agli inglesi, i francesi e gli olandesi veniamo fermati per un paio di mesi e partecipiamo a tante manifestazioni sulle maggiori località della costa orientale. Voliamo con aerei americani, più vecchi dei nostri meravigliosi F84 F.

Nel ’61 nascono le “Frecce Tricolori”. Nel ’62 SQUARCINA mi chiama a Rivolto. lo pensavo di raggiungere tanti miei amici in Alitalia, ma non seppi rinunciare ad una nuova avventura. Il leader delle Frecce era allora il Cap. Franco PISANO. “Farai il gregario per tutto il ’62 e nel ’63 sarai tu il leader“, mi disse SQUARCINA.
Alla fine del ’62 divenni io il “capo-formazione”. Prima manifestazione a Forlì: un dramma. All’apertura della “bomba” collisione tra ANTICOLI e COLUCCI. Atterrammo ognuno per conto proprio. Ci guardammo in faccia e solo allora capimmo chi mancava; uno dei due si era lanciato e solo più tardi, dopo il suo recupero, che ANTICOLI si era salvato. Entro in crisi ma, dopo una notte insonne e l’idea di mollare tutto, decisi di restare anche per il rispetto del caduto.
C’era in programma quell’anno il Salone di Parigi, dopo il purgatorio del ’59 e del ’61 quando la PAN non fu invitata per ragioni beh lasciamo perdere! Il giovedì precedente il Salone voliamo a Grosseto, poi cerchiamo di raggiungere Le Bourget. Il tempo è pessimo, atterrammo a Caselle e lì rimaniamo fino alla domenica mattina in tuta di volo perché i nostri bagagli erano già arrivati in Francia con il C.119. Partiamo la domenica mattina e arriviamo a destinazione che la manifestazione è già iniziata alle 9 del mattino. Passiamo tutto il giorno seduti sull’erba con il naso all’insù per goderci le evoluzioni dei partecipanti. Strano, conoscendo i francesi, noi voleremo per ultimi; di norma è la pattuglia locale che chiude le manifestazioni. SQUARCINA ci trova una stanza e ci ordina di riposare, ma dopo mezz’ora siamo di nuovo fuori e lì resteremo fino a quando non sarebbe toccato a noi alle ore 18. Onestamente eravamo un po’ stanchi: prima del decollo SQUARCINA ci chiede come stavamo e noi “benissimo!”. Il volo è stato un trionfo.
È iniziata la mia grande avventura. Leader fino al ’67, poi due anni da Comandante di Gruppo e poi la fine dell’attività aeronautica che mi aveva fatto rinunciare a tante occasioni, anche di carattere economico, che mi erano state proposte. Ricordo il Generale che mi voleva Comandante la Scuola Sottufficiali di Caserta. lo risposi solo che ero del Ruolo Speciale e lui capì al volo.

Chiesi di andare a Shape in Belgio. Lavoro d’ufficio, ma in un posto logisticamente meraviglioso: campi da tennis, piscine, negozi americani con ogni ben di Dio, appartamenti confortevoli, scuole di ogni tipo. Avevo però un problema, volevo mandare mia figlia in una scuola che era unica nel suo genere, la Scuola Europea di Bruxelles. Il mio incarico era di Segretario del Generale Comandante la rappresentanza italiana presso il Quartier Generale dell’Alleanza Atlantica. Vi lavoravano un centinaio di Ufficiali dell’Aeronautica, Marina ed Esercito. I Piloti erano dispensati dall’attività di volo. Un pomeriggio piovoso, chiuso nel mio ufficio sentii il rombo di un jet a bassa quota e vidi sfrecciare un F.84 F belga. “Ti piacerebbe” era la voce del Generale ….. “Sento la mancanza del volo“. “Perché non vai a fare l’attività minima?“. “I colleghi mi hanno detto che non si può“. “Balle” rispose il Generale, “si vede che non sono interessati al volo“. Col suo permesso mi precipitai al piano sottostante, all’agenzia di viaggi e prenotai un volo per l’Italia. Così per tre anni feci la mia attività minima di volo.

Per mandare mia figlia alla Scuola Europea dovetti rinunciare a tutte le comodità e facilitazioni che la base offriva, lontana 60 Km. dalla città, ma fu una scelta giusta. Mia moglie poi ha avuto l’opportunità di conoscere Belgio, Olanda e Germania. Ritornato in “patria” fui spedito al Poligono di tiro di Maniago in occasione delle gare internazionali di tiro. Poi Comandante dell’Aeroporto di Udine-Rivolto. Ho volato molto in quel periodo con i velivoli della PAN. 1980, ventennale della Pattuglia (per essere precisi erano 19 gli anni). Mi prendo tali incazzature che l’indomani trovo un passaggio per Sesto Calende e mi presento al “responsabile” dell’AUGUSTA, mio vecchio amico. “Cosa vuoi?” mi chiede. “Voglio andare in Libia con i cinquanta Istruttori italiani impegnati nell’addestramento dei Piloti libici“. “Se proprio vuoi andare ho un posto migliore per te, il Comando della Base Aerea di Ghat, dove avrai anche tempo di volare quanto vuoi“. A Febbraio ’81 presento le mie dimissioni dall’Aeronautica e il 1° Marzo mi presento a Sesto Calende dal mio compagno di Corso DELFINO, Capo degli italiani. Un paio di voli per l’abilitazione sul FS 260 e subito a Ghat, paesino ai confini dell’Algeria. Dopo 6 mesi DELFINO mi chiede se non avessi nulla in contrario di andare a Misurata, alla Accademia Aeronautica di GHEDDAFI con 6 Piloti di mia scelta. Misurata, il mare: non ho dubbi, ci rimango per quattro anni e mezzo; gli “accademisti” sono di un livello decisamente superiore a quelli che avevo a Ghat così da ottenere risultati decisamente molto soddisfacenti.

Marzo ’85, rientro a Udine ….. e ora cosa faccio? Passa qualche mese e sempre il mio vecchio amico mi telefona che c’è un lavoro di sei mesi nel Burkina Faso, a Ouagadonugu. Accettato senza chiedere il permesso a casa. Arrivo con due SIAI 260, tappe: Costantina (Algeria)- Malì Ouaga Burkina ex Alto Volta. Mi riceve il Presidente del Paese Capitano SANKARA’ (sarà assassinato sei mesi dopo il mio rientro). Sei mesi di lunga vacanza: Hotel 5 stelle, 2-3 voli al mattino e poi libero di girare per il Burkina e i paesi vicini. Faccio venire mia moglie con la quale visito paesi vicini e foreste. Ora è proprio finita. Volo un po’ con Lear 23 di POZZO, Presidente dell’Udinese insieme ad ANTICOLI e con i velivoli di Alpi Eagles (Lear 31 e 55) Alpi Eagles opera come Pattuglia Acrobatica con cinque SIAI 260; ad un certo punto il numero 5 lascia scoperto il posto: si rivolgono a me, sguardo interrogativo a mia moglie … “OK”. Faccio il “fanalino”, nessun problema. Abilitato sul P.180 volo per circa 200′ . Fine dell’attività e della mia vita di Pilota.

Gen. B.A. Vittorio CUMIN

No, non è finita Vittorio nel 1998 sei tra i “Soci fondatori”del “Circolo della P.A.N.” e nel 1999 all’unanimità vieni nominato Presidente dell’omonimo Circolo, che da buon “leader” sovrintendi con la tua proverbiale pacatezza ed equilibrio.
Poi, all’Assemblea Annuale dei Soci del 14 Aprile 2007, per problemi di carattere familiare, “con profondo dispiacere ed il cuore gonfio di tristezza rinunci all’incarico di Presidente”.
Ma come si poteva non dare il “giusto” riconoscimento ad un “Pilota straordinario nell’arte del pilotaggio acrobatico” che, come SQUARCINA, rimarrà indelebile nella “Storia” dell’Aeronautica Militare, della Pattuglia Acrobatica dei “Diavoli Rossi” ed in particolare delle “Frecce Tricolori”.
Una doverosa “gratitudine” ad un “signore” che ha sempre manifestato la sua passione per il volo con olimpica “calma” negli atteggiamenti e nei comportamenti, riconducibile ad una profondo stato di serenità interiore, arricchita altresì da una indiscussa obiettività ed oculatezza di giudizio.
Il “Circolo della P.A.N.” doveva identificarsi con cotanto personaggio; ….. “idea”, su proposta della Presidenza e del Consiglio Direttivo , l’Assemblea all’unanimità ha istituito la figura del “Presidente Onorario Decano” del “Circolo della P.A.N.” che è stata conferita, seduta stante, al Gen. B.A. Vittorio CUMIN.

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