Uno dei piloti morto nella caduta dell'apparecchio, l'altro salvo col paracadute
da Corriere della Sera, 4 maggio 1961, p. 8
Udine 3 maggio, notte.
Nel cielo di Rivolto, a pochi chilometri da Udine, poco dopo le 15.30 di oggi, nel corso di un normale volo di addestramento dei quattro aerei della Pattuglia acrobatica nazionale, due « F-86 Sabre », pilotati rispettivamente dal capitano Massimo Scala, di 28 anni, da Milazzo, e dal tenente Gianni Pinato, di 26 anni, da Padova, entravano In collisione.
I due reattori si staccavano dalla formazione e precipitavano al suolo, esplodendo. Nel frattempo, però, il tenente Pinato riusciva a farsi catapultare col seggiolino e scendeva lentamente, appeso al paracadute. Il capitano Scala, purtroppo, rimaneva prigioniero nel suo apparecchio, che si disintegrava al suolo; il pilota è perito nel sinistro.
I due aerei sono precipitati nell’interno della zona del campo, senza arrecare danno alle attrezzature della base. Il tenente Pinato, subito soccorso e trasportato all’ospedale militare di Udine, vi è stato ricoverato per la frattura del setto nasale e in forte stato dl « choc ».
L’autorità militare ha avviato un’Inchiesta, per accertare le cause della sciagura.
da Renato Rocchi, Storia del volo acrobatico – La meravigliosa avventura, vol. 3°, Aviani editore
Nel pomeriggio del 3 maggio – era un mercoledì – addio di sogni di gloria per quei sette ragazzi.
Doveva essere un normale volo di addestramento e più ancora di ambientamento per Scala a n° 3 (gregario destro) e Pinato a “fanalino”, con Squarcina a “leader” e Ferri a n° 2 (gregario sinistro).
Decollo alle 15.15 in formazione di “rombo”. Seguiva una serie di manovre acrobatiche in campo: “schneider”, “loopings”, “tonneaux” a sinistra e a destra, trasformazione in “fila indiana” e ricongiungimento a “rombo”. Squarcina informava i gregari che impostava un “tonneau” a sinistra, per poi trasformare in ala e portarsi al “break” per l’atterraggio. La formazione proveniva da N/E – tagliava a 90 gradi la pista sulla dirittura della “Biga” – quando il “leader”, accompagnando via fono la manovra con la spiegazione in ogni momento, come era sua abitudine, incominciò a girare a sinistra; fino a metà della manovra tutto era normale… quando d’un tratto… riprendo il racconto di Squarcina:
“… avevo girato un quarto di “tonneau” quando l’ho visto (Scala) ritirarsi, regredire rispetto ai parametri normali… doveva aver avuto una riduzione di spinta che l’ha portato ad un arretramento nella formazione… e nell’arretramento il timone sinistro orizzontale di Scala è andato a toccare l’ala destra di Pinato… allora: il perno è stato il timone di profondità di Scala, e, nella frustata sull’ala, l'”86″ di Pinato ha avuto una brusca deviazione a destra, andando ad impattare con il musetto il velivolo di Scala… Sì, c’era il gradino negativo, ma cosa succede: se perdi potenza o perdi spinta, il velivolo-jet tende ad avere meno portanza… avremo, quindi, un abbassamento del musetto, e, comunque, un arretramento… di conseguenza bisogna dar motore, cercare di tirare…. ed ecco che, tirando, Scala è andato a toccare l’ala di Pinato… la quota era di 500 piedi, ero in leggera cabrata… ho avvertito un sussulto deciso… poi ho intravisto l’aeroplano scoppiare… a quel punto ho tirato via, in cabrata, e, a pista libera, dopo circa 10 primi, ebbi l’autorizzazione ad atterrare… Pinato, invece, dopo l’impatto si era trovato fuori… per fortuna che, contrariamente agli ordini dati dalla Sicurezza Volo della 4a A/B, raccomandavo sempre in sede di “briefing” di tenere per tutta la durata del volo – dal decollo all’atterraggio – agganciato il moschettone dell’apertura automatica del paracadute. L’ordine dato dalle Operazioni della 4a era motivato e valido; diceva: quando si vola sopra i 400 kts, bisogna staccare il moschettone del paracadute, in quanto il lancio ad una velocità eccessiva, con l’apertura immediata del paracadute (moschettone agganciato) l’impatto è tale da strappare parte della calotta – alcuni spicchi – ben che vada -, con conseguente caduta più veloce ed impatto più violento con il terreno.
Ad ogni modo è stata quella raccomandazione a salvare Pinato, in quanto si è trovato fuori sotto i 500 piedi di quota. Era in perdita di coscienza… il paracadute si è aperto immediatamente, a meno di cento metri da terra.”
Per Massimo Scala, invece, non c’era più niente da fare.
Addio, caro, generoso ragazzo!
Pinato se l’è cavata con qualche contusione. Pochi giorni di ospedale, poi a casa, in convalescenza. Per rientrare a Cameri, sede della 2a Aerobrigata. Non più a Rivolto.
Una brutta botta. Inevitabili seguivano giudizi e pensieri sulla sopravvivenza di un Reparto di rappresentanza. Nel Palazzo (leggi Stato Maggiore) poi, gli irriducibili “contrari” ritornavano a chiedere se era pagabile l’attività della P.A.N.
Colgo lo sfogo di Squarcina, rivolto al Col. N. Piccolomini, l’Ufficiale di collegamento per tutti i problemi operativi e logistici tra la P.A.N., il Comandante la 1a Regione Aerea e lo Stato Maggiore di Roma. Era il 10 maggio 1961; sette giorni dopo l’incidente di volo Scala-Pinato:
“Da questa mattina ho ripreso a volare come capopattuglia, effettuando un programma completo, ma insisto nel rammentare la necessità di un pilota qualificato alla “Biga”.
A questo proposito vorrei precisare che i notevoli progressi tecnici e coreografici, acquisiti dalla formazione dei “Pony” si devono attribuire quasi esclusivamente al mio controllo radio terra-bordo.
I precedenti dei componenti la P.A.N. e la reazione psichica all’incidente da parte dei suddetti piloti, contenuta in limiti professionali più che accettabili, mi induce peraltro a pregarla di voler attuare una meritevole opera di persuasione presso il Gen. Bianchi, affinché questi non limiti la fiducia nel sottoscritto e nei piloti tutti.
Conscio delle mie possibilità attuali e delle mie responsabilità dichiaro infine che la mia condotta sarà come sempre ispirata ad una serena ed obiettiva valutazione delle contingenze, senza alcun preconcetto, presenzione alcuna, né falso od esagerato orgoglio.
Desideriamo tutti che, al pari dell’apprezzatissimo intervento del Capo del 1° Reparto SMAM, il Gen. Bianchi si convinca che nessuno vuole tirare la corda, nessuno di noi ha la coda di paglia e nessuno teme di essere sacrificato. Desideriamo semplicemente che egli sappia di poter contare di un’unità sana e dignitosa, che altro non aspira se non a rimarginare “col tempo e con tutta tranquillità” le sue ferite recenti e remote, allo scopo di dare un sicuro avvio a quanti ci seguiranno.
Raggiunta la massima perfezione a noi possibile in 2 diversi programmi di 4 (più il “solista”), riprenderemo senz’altro il vecchio programma di 5 (più il “solista”) come da ampio ed esplicito benestare dello Stato Maggiore”.
Con il dolore, anche l’amarezza!
Ci pensava il Gen. Remondino a mettere tutti d’accordo: la P.A.N. doveva continuare ad esistere.
da “Circolo della PAN” – Notiziario riservato ai Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale
anno 21, n° 38 – 01/10/2019 – pag. 7 e segg.
Cap. Pil. Massimo Scala
Nato a Milazzo l’11 febbraio 1933, arruolato nel Corso “Marte 2^” per l’anno accademico 1952-53 l’8/11/1952
– S. Ten. in S.P.E. con anzianità l’1/10/1954; Tenente l’1/4/1956;
– Pilota Militare 22/1/1957; Capitano l’1/4/1959; dal 1/11/1959 Comandante della 95^ Squadriglia del 4° Stormo.
Nel 1960 la Pattuglia Acrobatica del “Cavallino Rampante” del 4° Stormo veniva nominata “riserva nazionale” … a fine maggio la formazione su F-86E era così composta: Cap. Massimo SCALA – leader, Ten. Carlo SABBATINI – greg. sx e dx, Ten. Franco PANARIO – greg. dx, Ten. Antonio FERRI – fanalino, Ten. Vittorio DE ANGELIS – greg. sx e dx.
Il team era il più giovane della storia acrobatica collettiva italiana del dopoguerra e per la prima volta allineava soltanto Ufficiali Piloti.
A metà gennaio 1961 il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare siglava l’atto costitutivo del 313° Gr. A.A., il Reparto che indentifica la Pattuglia Acrobatica Nazionale.
Il 1° marzo 1961 sull’Aeroporto di Rivolto la P.A.N. diventava una realtà … per il volo acrobatico collettivo italiano è l’anno zero di una nuova era storica i cui primi Piloti protagonisti al comando del Magg. Mario SQUARCINA erano:
Cap. Massimo SCALA – leader,
Ten. Carlo SABBATINI – greg.
sx, S.Ten. Bruno VIANELLO – greg. dx,
S.Ten. Silvano IMPARATO – greg. dx,
Ten. Franco PANARIO – greg. dx,
Ten. Antonio FERRI – fanalino.
Il 1° maggio 1961 la prima esibizione ufficiale della P.A.N. sull’Aeroporto di Trento-Gardolo in un cielo azzurro con il programma “normale di 4+1”, i Piloti erano: SCALA – leader, SABBATINI – greg. sx, VIANELLO – greg. dx, PANARIO – fanalino, FERRI – solista … in “biga” con il microfono appiccicato alle labbra il “maestro” Magg. SQUARCINA.
3 maggio 1961 in un normale volo di addestramento … una brutta botta per quei stupendi sette ragazzi.
MEDAGLIA D’ARGENTO AL VALORE AERONAUTICO (alla memoria)
“Giovane ed entusiasta pilota da caccia, già distintosi quale comandante di squadriglia di velivoli a getto, veniva assegnato, per le sue spiccate doti professionali, alla Pattuglia Acrobatica Nazionale, in qualità di capo pattuglia.
Dedicatosi con passione all’addestramento proprio e dei gregari, studiava e provava nuove figure acrobatiche al fine di affinare ulteriormente le prestigiose capacità del Reparto a lui affidato.
Durante l’esecuzione di un volo particolarmente impegnativo, a causa di un fatale incidente, immolava la sua giovane vita di pilota esperto e capace”
Rivolto, 3 maggio 1961
(D.P.R. 26 aprile 1964) (B.U. 1964, disp. 14, pag. 661)
Ricordo di Massimo Scala del Ten. Col. Pil. – Com.te Aviazione Civile Vittorio De Angelis
collega nella Pattuglia Acrobatica “Cavallino Rampante” 1959-1960 del 4° Stormo.
Ricordare Massimo SCALA è molto difficile perché mi fa tornare indietro nel tempo di molti anni quando giovane Tenente, dopo la trafila dell’Hdemia nel Corso Orione ** ed aver preso l’Aquila Turrita presso le Scuole di Volo in Italia, fui inviato al IV° Stormo “Francesco Baracca” a Pratica di Mare e assegnato al XII° Gruppo.
In quel periodo la prassi normale era che i nuovi piloti “arrivati con il camion della spesa” dovessero restare silenziosi ed ascoltare almeno per sei mesi, l’alternativa era l’offerta “spintanea” di fiaschi di Chianti rigorosamente “Gallo Nero”!
Incontrare il Capitano SCALA del Marte**, il nostro Aspirante in Hdemia, fu una bellissima cosa.
Si deve ricordare che a causa delle “spinguinature”, procedure alquanto simpatiche, alle volte anche pericolose, come usando il bitume di una strada in rifacimento si cercò di dipingere il povero pingue catturato; ora mi dicono vietate e non più in uso.
I rapporti non fossero idilliaci tra il Corso “spinguinatore” che precede il proprio: tranne rare eccezioni del tutto personali, l’armonia non era la migliore.
Al contrario con il Corso Aspiranti di Massimo Scala, il Marte**, il rapporto era ottimo; ritrovarlo al Reparto fu, per noi dell’Orione, una bella cosa e diventammo amici fraterni, si unì a noi FLORES, compagno di corso (Orione**), e iniziammo a frequentare le stesse giovani amicizie a Roma.
Quando nel lontano 1959 si cominciò a formare la Pattuglia Acrobatica del IV° Stormo che avrebbe dovuto essere nel 1960 la Pattuglia di riserva nazionale l’incarico di Capo formazione fu affidato al Capitano Zeno TASCIO che scelse Tonino FERRI e Franco PANARIO dello stesso suo Gruppo, il X°, ed il Ten. Carlo SABATINI del IX° e Vittorio DE ANGELIS del XII°.
Zeno TASCIO era nato a Todi, un giorno con la pattuglia ci portò a fare dei passaggi, io ero il gregario destro e ricordo solo che ad ogni richiamata vedevo le campane di un bel campanile che passavano; al ritorno Tascio fu sostituito… sembra che sul sagrato ci fosse una cerimonia religiosa con Vescovi e forse Cardinali.
Per mia curiosità, dopo qualche anno, andai a Todi per vedere il campanile e le campane, onestamente rimasi impressionato della quota a cui eravamo passati.
Il Cap. SANTUCCI Giorgio, sempre del X°, prese il comando, ma dopo una manifestazione ad Albenga al ritorno fu sostituito, ovviamente Sabatini ed io restammo sempre silenziosi, come eravamo abituati a fare… non conoscemmo i motivi della sostituzione.
Il nuovo capo era il Cap. Massimo SCALA, del Marte** che, come già detto, era stato il nostro Aspirante in Hdemia: Sabatini ed io eravamo suoi “pingui” e riuscimmo, con molta cautela, a dire qualche parola!
Massimino, come lo chiamavamo in privato, era di una signorilità impeccabile e di una cultura fuori del comune, non alzava mai la voce ma riusciva con uno stringante ragionamento a convincere gli ascoltatori più riluttanti che la soluzione che proponeva era la migliore… un piacere parlare con lui.
Quando andammo a Messina, dove lui aveva avuto i natali, volle fare l’apertura della bomba e l’incrocio con riferimento il faro del porto e i gregari Ferri e Panario accettarono: tutto andò bene per l’abilità di Ferri e Panario, ovviamente Sabatini ed io sempre allineati… coperti e silenziosi…
Massimino fu molto felice e ci abbracciò ringraziandoci.
Massimino era un bel ragazzo ed uscivamo insieme a Flores con delle giovani fanciulle di Roma.
Una domenica eravamo al Circolo Ufficiali quando Flores, diventato Istruttore Pilota ad Amendola, ci salutò e insieme al suo Allievo decollò con il suo T-33 per tornare in Puglia; prima fece un passaggio sulla pista e tornò ancora effettuando un “tonneau” con le taniche piene, manovra molto pericolosa per l’accoppiamento inerziale dovuto alla prevalenza
degli effetti relativi ai momenti d’inerzia sulle forze aerodinamiche stabilizzatrici di ali ed impennaggi ….. finì per cadere alla fine della pista nella riserva di caccia di Capocotta della tenuta Presidenziale di Castelporziano.
Andammo a casa di Flores per portare la notizia ai suoi genitori; Massimino fu veramente bravissimo, trovò le parole giuste ed appropriate per comunicare la feriale notizia ….. finimmo la serata al ristorante.
Quando la pattuglia divenne Pattuglia Acrobatica Nazionale e si trasferì a Rivolto, agli inizi del 1961 il Capo formazione designato fu il Cap. SCALA; in un volo di addestramento acrobatico durante un tonneau a sinistra, nella posizione di gregario destro, il suo velivolo entrò in collisione con il velivolo del fanalino pilotato dal Ten. PINATO che si ritrovò
appeso al paracadute e si salvò, Massimino non fu così fortunato e salì più in alto nel cielo….
Restammo tutti attoniti e dispiaciuti perché un uomo di così grande umanità, sincerità ed amicizia ci aveva lasciato… è stata una perdita che non si può descrivere.
Scrivendo e ricordando torno indietro e prendo coscienza che sono rimasto solo io, in questa valle di lacrime, e farò tutto il possibile per rimanerci più a lungo nella speranza, quando sarà, di riunirmi in formazione con i miei colleghi, amici e fratelli.