Ultimo aggiornamento: 29 Luglio 2024

A Forlì durante una esibizione acrobatica. Morto un sergente pilota padre di due figli. Un maresciallo si è salvato con il paracadute

da L’Unità, 6 maggio 1963, pag. 5

FORLÍ, 5. Poco dopo le 17.30 di oggi due « F. 86 » americani appartenenti alia pattuglia acrobatica Italiana « Freccia Tricolore », di stanza a Rivolto di Udine, sono venuti a collisione sul campo d’aviazione di Forli, durante l’esecuzione di una cosiddetta « bomba » eseguita per la prima volta da una formazione, non di sei, ma di nove apparecchi.

I due aerei sono precipitati a tre-quattro chilometri in linea d’aria dal campo, incendiandosi nell’urto tremendo, a terra. Uno del piloti, il maresciallo Ennio Anticoli, di 31 anni, è riuscito a salvarsi, catapultandosi a distanza appena sufficiente per l’apertura del paracadute, mentre il suo aereo è finito distrutto.

L’altro pilota, il sergente maggiore Eugenio Colucci, di 29 anni, ha azionalo la catapulta, ma a poche decine di metri da terra, e, ancora legato al seggiolino di bordo, è stato scaraventato su di una casa colonica di Carpena. II poveretto, col peso datogli dalla velocita, ha sfondato un tetto a circa sei metri di altezza ed è finito in fondo a una scala  sottostante, rimanendo ucciso. II suo aereo è caduto a pochi metri di distanza, al di là della strada di Carpena, aprendo una buca profonda due metri e provocando la distruzione di una 600, che era ferma nei pressi.

L’esibizione della pattuglia acrobatica è iniziata a conclusione della « giornata dell’ala», organizzata a Forli dal locale Aereo-Club, svoltasi alia presenza di un pubblico foltissimo e delle autorità. Era felicemente Iniziata con voli individuali dl piccoli aerei da turismo e militari e col lancio di paracadutistl.

La pattuglia acrobatica, che era comandata a terra dal maggiore Mario Squarcina, e in volo dal capitano Vittorio Cumin, ha eseguito alia perfezione alcuni esercizi di alta acrobazia. L’ultimo numero era appunto quello della bomba a nove. Gli aerei sono saliti in formazione a circa ottocento metri, concentrandosi, quasi in cerchio, in un breve spazio. Dovevano poi gettarsi in picchiata sul campo e superare il muro del suono a piu di mille chilometri di velocita, provocando cosi un grande scoppio.

Durante la fase iniziale dell’esercizio, che era stato provato diverse volte sul campo di Udine, e avvenuta la collisione d’ala fra i due apparecchi, e uno di questi e subito sceso irregolarmente a vite, mentre un secondo apparecchio si e dimostrato chiaramente in difficolta. Da terra il maggiore Squarcina ha dato l’ordine ai piloti dei due apparecchi in avaria di catapultarsi.

Le migliaia di persone che affollavano i bordi dell’aeroporto hanno seguito con sgomento cio che stava accadendo, tanto piu che gli scoppi provocati dagli aerei precipitati e l’improvviso dileguarsi di tutti gli apparecchi faceva pensare che il disastro fosse ancora di maggiori proporzioni. Indubbiamente esso avrebbe potuto causare ben più gravi conseguenze se i due aerei, invece che in una zona semideserta, fossero precipitati dal lato opposto del campo, dove era assiepato il pubblico e dove persino la via Emilia era piena di auto ferme, dato che anche di Ià era visibile l’esibizione della squadra acrobatica.

II maresciallo Anticoli, leggermente ferito a un braccio, è stato trasportato in volo all’infermeria dell’aeroporto un quarto d’ora dopo l’incidente da un elicottero americano, che aveva partecipato alia « giornata dell’ala », subito levatosi in volo per portarsi sul luogo dell’incidente. II piIota deceduto lascia due figli e la moglie, che è in attesa di dare alia luce un’altra creatura.

da Gaddoni, L’artefice delle Frecce Tricolori, 2021, p. 183

Due aviogetti si scontrano durante un'esercitazione a Forlì

Stavano eseguendo una nuovissima manovra detta «bomba» - Uno dei piloti è morto, l'altro ha riportato leggere ferite - Colti da malore parecchi spettatori

da Corriere della sera, 6 maggio 1963, pag. 1

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
Forlì 5 maggio, notte.

Una mortale sciagura ha funestato oggi pomeriggio la manifestazione aerea che si stava svolgendo all’aeroporto Ridolfi dl Forlì: due aviogetti « F 86 E », che facevano parte della squadriglia « Frecce tricolori », nel corso di una eccezionale esercitazione denominata « bomba », e che veniva eseguita oggi per la prima volta nel mondo, sono entrati In collisione, precipitando al suolo. Il pilota di uno degli aerei, il sergente maggiore Eugenio Colucci, di 21 anni, nato a Citta ducale (Rieti), è morto sul colpo nonostante fosse riuscito a catapultarsi; l’altro il maresciallo trentaduenne Ennio Anticoli da Udine, ha toccato terra con II paracadute, rimanendo solo leggermente ferito.

La disgrazia, — che segue, di ventiquattro ore la tragica fine di due aviatori precipitati con un « T. 33 » nelle campagne di Cesena — è stata seguita con sgomento dalle quindicimila persone che erano convenute da tutte le parti della Romagna per assistere alla manifestazione aviatoria indetta dall’Aero club di Forlì.

Nel nuovi piazzali dell’aeroporto Ridolfi, sin dalle prime ore del pomeriggio erano infatti convenute migliaia di persone per ammirare i lanci dei paracadutisti e i voli di alta acrobazia dei più famosi plloti della nostra aviazione; ma, soprattutto, per ammirare la « prima mondiale » dell’esercitazione « bomba », eseguita da nove aviogetti della pattuglia delle « Frecce tricolori » di stanza a Rivolto di Udine. Nel corso di tale esercitazione, gli aviogetti devono scendere a 30- 40 metri dal suolo a una velocità di mille chilometri orari e quindi cabrare immediatamente, raggiungendo, la perpendicolare, punto da cui avevano iniziata la discesa.

I nove aerei hanno volteggiato nel cielo per sei-sette minuti, compiendo arditissime evoluzioni; poi la pattuglia si è ripresentata per eseguire l’acrobazia più difficile: la « bomba a nove ». Al segnale convenuto, la formazione si è aperta verso l’alto come un fuoco d’artificio.

La sciagura è avvenuta proprio « in apertura di bomba »: i due « F 86E » del sergente maggiore Colucci e del maresciallo Anticoli si sono toccati d’ala.

L’aereo del sergente maggiore Colucci è precipitato in vite, senza che il pilota avesse la possibilità di riprendere i comandi del velivolo. A poche decine di metri dal suolo, con un ultimo disperato tentativo, il Colucci è riuscito a catapultarsi fuori dalla carlinga; il suo corpo, però, ancora agganciato al seggiolino, è andato a sbattere contro il tetto di una casa colonica, sfondandolo, mentre l’aereo si schiantava dinanzi alla stessa casa, distruggendo un’automobile ferma, senza passeggeri, sulla via antistante, e danneggiandone altre tre.

Il maresciallo Anticoli — il cui aereo, nella collisione, aveva perduto i piani di coda —, riusciva per alcuni attimi a riprendete i comandi del velivolo che stava perdendo rapidamente quota e, poco dopo, poteva sganciarsi dall’apparecchio che andava a schiantarsi su un campo, a pochissima distanza dalla Rocca delle Caminate, dopo aver sfiorato una casa colonica In cui si trovavano alcuni contadini.

Alcune persone, che si trovavano nelle vicinanze del luogo 2ui in cui i due « F 86E » sono precipitati, hanno riportato lievi ferite causate dai frammenti di aereo e dai sassi schizzati in aria al momento dell’urto degli aerei contro il suolo. Altre persone sono state colte da malore in seguito allo spavento provato.

Sul posto si sono Immediamente recate le massime autorità della provincia oltre ad alti esponenti dell’aviazione.

R. Z.

Foto inviata dal sig. Valpiani – che ringrazio sentitamente – che mostra i due velivoli un attimo prima dell’incidente

da Renato Rocchi, La meravigliosa avventura – Storia del volo acrobatico, vol. 3°, 1990, pp. 43 – 45

Domenica 5 maggio a Forlì.

Le “Frecce Tricolori” erano inserite nella manifestazione organizzata dall’Aero Club Forlì.

Un programma ricco di interventi, con 20.000 spettatori, in una tiepida giornata splendente di sole.

E non mancavano i “bei nomi” alla “cloche”: Mascellani che si esibiva con iI “Picchio” F 15… Tarantola – il grande “Banana” – con iI G.46… e Tassinari, anche lui con il G.46… poi I ‘insuperabile Mantelli con il “suo” aliante Canguro… e l’USA presente con l’elicottero della SETAF di Verona… e 4 F.100 Supersabre di Aviano.

Chiudevano le “Frecce Tricolori”.
Era la prima presentazione al pubblico del nuovo programma di “9” con in linea I’F 86E Sabre.
La disposizione dei piloti nella formazione:

Cumin
Giardini – Linguini
Ferrazzutti – Turra – Colucci
Goldoni – Anticoli
Liverani

la disposizione a “piramide”:

1
2 – 3
4 —– 5
7 – 9 – 6 – 8

L’incivolo dopo l’apertura della bomba

La Pattuglia Acrobatica Nazionale veniva da Rimini e, puntuale alle 15.45 locali, in chiusura dell'”air-show”, si presentava sul campo in formazione di “diamante” o “rombo” di “9”.

La mia posizione di “speaker” non era lontana dalla “Biga” ; da dove Squarcina stava impartendo al capoformazione i primi consigli per l’ingresso e l’impostazione della prima figura in programma.

Il pubblico, in un religioso silenzio, rapito dalla bellezza di quelle evoluzioni, seguiva ogni fase del volo, accogliendo con un caloroso applauso iI “doppio tonneau”, poi il ”cardioide”: sulla sommità del ·’looping” l’apertura in due sezioni… una di 5… l”altra di 4… il rovesciamento e l’incrocio a bassa quota. Un incrocio in perfetta sincronia, poi ancora ad “aquilone”… trasformazione a “piramide”… sù per il 1/2 “looping”… rovesciamento e apertura…

Commentavo: “Questo fiore che si dischiude…” quando mi giungeva la voce, il grido di Squarcina, era perentorio: “lanciati!”… “lanciati!”… mentre dalla folla si levava un grido di sgomento… un velivolo con l’ala destra troncata perdeva quota… non precipitava… era dolcemente a picchiare, tenuto con la forza della disperazione… poi, al momento del lancio, il pilota allentava la pressione sui comandi per tirare la maniglia del Martin Baker… il SABRE si metteva rovescio… e da rovescio partiva il tettuccio… poi il seggiolino con il pilota proiettato verso terra… attimi di angoscia e di speranza di vedere aprirsi il paracadute… il pilota era ancora legato al seggiolino… precipitava nel vuoto… e andava a sfondare tetto di una casa colonica, in località Carpena.

Il pilota investito, invece, all’ordine di lanciarsi, frastornato, confuso per l’impatto, si eiettava da una quota di 3.000 piedi. Pilota incolume, velivolo distrutto in aperta campagna, in località Grisignano.

Vittorio Cumim e gregari, che, al momento della collisione, erano nella fase di “break”, sgomenti per l’accaduto, ricevevano l’ordine da Squarcina di rientrare a Rimini.

Assieme al medico di Stormo, mi sono precipitato sul posto, nella speranza di trovare vivo il pilota. Supplicavo il miracolo. Invece, abbiamo dovuto riconoscere sul pianerottolo della casa il corpo senza vita del Serg. M. Eugenio Colucci.

Il buon “Riccardone” – era così conosciuto in Pattuglia – era ancora legato al seggiolino.

L’altro pilota coinvolto nella collisione era il M.llo Ennio Anticoli. Veniva prontamente recuperato dall’elicottero della SETAF.

Ennio Anticoli ricorda: “… volavamo tutti e due a destra, “Riccardone da “5”, io da “8”… nell’apertura (della bomba) i gregari di destra dovevano aprire di 40°… Colucci di 80°… io di 120 …
Faccio un passo indietro: per ben due volte in allenamento mi sono visto “Riccardone” scapparmi sotto… voleva dire che anziché aprire di 80° apriva di 130°… poi, lemme lemme, ritornava a guadagnare la sua posizione…
In sede di “debriefing” ne avevamo parlato e discusso – avevo come testimone Eddo Turra – che, da “fanalino”, aveva seguito la manovra… Al ripetersi dell”‘invasione”, lo redarguii: “Stai attento – gli dissi – con un colpo solo riempiamo l’ONFA!”.
Squarcina non demonizzò la mancata collisione, pur predicando raccomandazioni e suggerimenti. Quel giorno a Forlì, sapendo di che piede andava zoppo “Riccardone”, mi sono tenuto in campana… un occhio sempre da quella parte… Infatti, all’apertura, eccolo scapparmi sotto… e, accortosi di essere “al di là”, deve aver strappato, per riprendere la sua traiettoria… nel rientro, con una semiala mi ha preso sotto, sul ventre, piuttosto avanti, a prua, non a poppa, perché altrimenti mi imbarcavo… Una botta tremenda, da sconquasso… andavo sotto G negativi, e, quindi, avevo la visione nera… Passato il momento, ho rimesso il velivolo e venivo investito dal rumore che fa la vecchia vaporiera quando “molla” il vapore… Ero con il muso a 30° a picchiare… la velocità di 240 nodi… sentivo la voce di Squarcina che gridava: “lanciati!”… “lanciati!”… mi mettevo in posizione per il lancio… tiravo la maniglia… via il tettuccio… e un altro indimenticabile calcione da sotto… poi una sensazione di tanta dinamicità nel roteare… vedevo verde e azzurro… ancora verde – erano i prati e azzurro – era il cielo… poi di nuovo la staticità improvvisa, paurosa… mi trovai a galleggiare impiccato a quel “coso”… e tanto silenzio… al momento ho avuto paura. Mi sono detto: “Dio, sono morto!”… il fruscio del paracadute mi fece rinascere… Nel lancio avevo perduto il casco… mi sembrava di andare a finire sul paletto di una vigna… e non riuscivo a correggere la traiettoria… impalato, no!… toccavo terra, il paracadute si afflosciava… sentivo un grande dolore ai polpacci, alle gambe… un dolore dovuto botta ricevuta nell’eiezione… Non so quanto tempo era passato, quando un contadino mi venne incontro sbracciando e gridando, con gli occhi sbarrati… gli chiesi una sigaretta… non fumava!… arrivò un altro contadino… anche questo non fumava… una terza persona mi diede un’Alfa … Poi atterrò un elicottero, era americano… il resto lo sai… Io abbiamo vissuto assieme!”.

Squarcina si trovò, quindi, davanti ad un incidente annunciato.
Le raccomandazioni ed i suggerimenti erano serviti ben poco. E non si dava pace.

Addio sogni. Domani saremo nella bufera.
Com ‘è facile passare dagli altari alla polvere!

Veniva nominata una Commissione d’inchiesta da parte dell’Aeronautica Militare. Presidente il Col. Pio Tomaselli, Comandante la 5a Aerobrigata di Base a Rimini.

E non mancarono a farsi sentire i soliti, immancabili “contrari”, nella comoda veste del “profeta in patria”.

Interveniva ancora il Gen. Aldo Remondino, per tagliare ogni proposito sul futuro della P.A.N.
Il mito doveva continuare.

Lo Stato Maggiore, su parere della Commissione d’inchiesta, penalizzava il programma di volo, riportandolo a “6” velivoli, autorizzando la presenza con “9” SABRE soltanto negIi “airshows” internazionali all’estero.

Una decisione assurda e contraddittoria, perché lavorare, affannarsi con il programma di “6”, per poi allenarsi di tanto in tanto nella formazione di “9”, cambiando figure, geometna, parametri, tecnica di volo, era da incompetenti, ma soprattutto, il “gioco” si faceva pericoloso.

È vero anche che Squarcina – purché non agitare oltre le acque – accettava la condizione senza proferir parola.

Si ritornava al programma di “6” con Anticoli che puntava i piedi per avere una assicurazione sulla vita che permettesse alla sua famiglia – in caso di incidente di volo – in aggiunta alle poche lire date dall’Aeronautica Militare con I'”indennizzo privilegiato” -, un futuro sicuro e dignitoso.

Nessuna Società di Assicurazioni accettava di stipulare un contratto sulla vita con la specifica “pilota di pattuglia acrobatica”.
Neanche i Lloyd ‘s di Londra. Me ne ero interessato personalmente.

Dal 18 al 24 maggio, la P.A.N. era rischierata sull’aerobase di Villafranca – sede della 3a Aerobrigata – per soddisfare l’impegno di Bologna – domenica 19 – e di Parma – mercoledì 23. Cinque giorni fuori casa, lontani dalle pratiche burocratiche sull’incidente, dalle richieste più o meno sensate della Commissione d’inchiesta militare e civile, non potevano che essere salutari.

Intitolato a Forlì un parco alla memoria di due aviatori delle Frecce Tricolori

L’amministrazione comunale ha voluto riconoscere il valore dei due piloti, uno dei quali forlivese

di T. Col. Luca Zorzan
da aeronautica.difesa.it, 30 novembre 2018 [ fonte ]

Venerdì 30 novembre 2018 si è svolta la cerimonia di intitolazione di un’area verde della città di Forlì intitolata alla Medaglia d’Oro al Valor Aeronautico, Sergente Maggiore Eugenio Colucci originario di Città Ducale (PR) e al Maresciallo Giovanni Liverani di Forlì.
All’evento sono intervenute le massime autorità civili e militari del territorio e i familiari dei due valorosi piloti e una numerosa rappresentanza di alunni di alcune scuole primarie, secondarie e superiori.

L’intitolazione dell’area verde è culminata con lo scoprimento del monumento dedicato ai due aviatori raffigurante il simulacro di una deriva di un F.86 Sabre, il velivolo pilotato dai due militari. Eugenio Colucci (1935-1963), insignito di Medaglia d’oro al valore aeronautico alla memoria, morì in un incidente aereo avvenuto nella città mercuriale durante una esibizione delle Frecce Tricolori, sacrificando la propria vita per evitare di causare vittime fra il numeroso pubblico presente.

Il forlivese Liverani (1931-1968), pilota di grande esperienza, istruttore e componente della pattuglia acrobatica nazionale, perse la vita in un incidente aereo avvenuto nella zona appenninica fra Emilia e Toscana, in provincia di Parma.
L’opera è stata realizzata volontariamente da Massimiliano Savorelli, Maurizio Fabbri e Davide Rossi dipendenti civili del 2° Gruppo M.A. di Forlì utilizzando materiali messi a disposizione dall’Associazione Arma Aeronautica cittadina.

A margine della cerimonia, il Sindaco di Forlì durante il suo intervento ha affermato come oggi, la città di Forlì renda il giusto tributo a due valorosi servitori dello Stato che, ognuno con la propria storia, ha operato con sacrificio e senso delle Istituzioni.
Successivamente il Tenente Colonnello Luca Zorzan, Comandante del 2° Gruppo M.A. ha sottolineato l’importanza di queste iniziative, in cui l’Aeronautica Militare è convintamente impegnata, indirizzate ad alimentare la fiamma della memoria affinché le tradizioni portatrici di sani valori, possano essere tramandate con costanza alle nuove generazioni.

3 commenti

  1. Ero presente. Per la prima volta, da appassionato e, abitando a Cesena, avevo l’ occasione di vedere dal vivo le FRECCE TRICOLORI. Andai a Forlì in bicicletta perché non c’ erano altri mezzi. Precedentemente avevo visto in televisione un servizio sui DIAVOLI ROSSI, credo fosse il 1957-58.

      • Avevo 13 anni e abitavo in via Carlo seganti 77 . Vidi lo spettacolo e il drammatico incidente fra le urla della gente. Rimasi pietrificato, ma ancor più quando a carpena vidi la casa col tetto sfondato e la tromba delle scale insanguinata. Immagini che non ho mai scordato….

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