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di Giuseppe Braga
da “Volare”, anno XXIV n. 272, agosto 2006

Se pensavate che ci fosse solo la signora Lidia Menapace, a lanciare anatemi contro le Frecce Tricolori, l’ultimo durante i festeggiamenti a Pratica di Mare per il rientro in patria dei campioni del mondo di calcio, beh, vi siete sbagliati. Abbiamo scoperto che dal Parlamento all’Europarlamento si snoda un partito trasversale di personaggi (senatori, deputati, delegati di Rifondazione comunista, Comunisti italiani, Verdi) che anela (e quando può agisce) allo smantellamento della Pattuglia Acrobatica Nazionale. Alcuni di essi, almeno, sono usciti allo scoperto: Elettra Deiana, Marco Rizzo, Gianni Russo Spena, Luigi Malabarba, Loredana De Petris, Francesco Caruso, Claudio Grassi: a vario titolo e con vari motivi, mai circostanziati da cifre o altre faccende pratiche, dichiarano un arcigno disprezzo per la Pan: e quindi per i valori, l’immagine positiva che l’esibizione della nostra bandiera con le ali porta con sé (il programma delle Frecce è uno dei più spettacolari), qui da noi e soprattutto all’estero. Siamo probabilmente l’unico Paese al mondo che, per abitudine e davanti a tutti, mette in discussione le cose buone che ha.

I temi, come potete leggere dalle dichiarazioni in queste pagine, vanno da quelli consueti, di matrice menapaciana, che gli aerei fanno baccano, inquinano e costano; passano da una frangia curiosamente sessista che contesta il “machismo” e il “maschilismo” degli aeroplani da acrobazia (capofila la Deiana, che è anche vicepresidente della Commissione Difesa alla Camera…) e arriva al vero fastidio, che più o meno tutti toccano o sfiorano: la Pan è militare e tutto quello che è militare è per definizione cattivo. Anche in questo tempo. Quindi (leggete il commento del generale Mario Arpino) la polemica abbandona il terreno della realtà e si trasferisce in un altro, fuori dalla storia e dalla cronaca, un terreno del tutto ideologico. E chi lo trasferisce? Onorevoli eletti nelle file dei partiti vicini al governo. Che cosa dovrebbe fare il governo? Dovrebbe incentivare, anzi rendere possibile lo sviluppo del Paese. E come si sviluppa un Paese? Con il lavoro e con l’economia. Ora, come vogliamo far crescere un Paese dove gli eletti pensano ad affossare delle risorse invece di dar loro respiro? La Pattuglia acrobatica è una risorsa: porta un’immagine felice e positiva all’estero (le esibizioni non prevedono spari né parate in armi), è amatissima dagli italiani. Ma, soprattutto, inibirne l’attività sarebbe dichiarare una direzione precisa: cioè che nobili sono solo il treno o l’autobus (delle campagne elettorali) e che l’aviazione, in generale, non interessa. Con grande danno economico e culturale, attuale e soprattutto in prospettiva: abbiamo ripetuto mille volte quanto l’aeronautica sia un fatto sociale fondamentale per i Paesi che se ne curano, un’opportunità educativa per i giovani, e anche di lavoro: su ogni numero insistiamo sulla necessità di abbassare i costi e facilitare l’accesso dei ragazzi alle scuole di volo. Inoltre la rivoluzione nei trasporti d’affari a basso costo (di very light jet e relativi indotti scriviamo da mesi in queste pagine), già cominciata negli Stati Uniti e pronta a dilagare in Europa, dovrà avvenire anche in Italia, pena l’esclusione dalla competizione economica internazionale. Per non dire delle eccellenze in campo aerospaziale (per esempio l’Aermacchi 346, addestratore destinato a prendere il posto del 339 Pan, e poi Alenia, Agusta e le altre, e le innumerevoli partecipazioni ai consorzi aeronautici in tutto il mondo, militari e civili) che quindi, coerentemente con le intenzioni dei criticoni, non dovrebbero più essere pubblicizzate né esportate, ma taciute e nascoste con vergogna, proprio mentre ai grandi saloni mondiali le aziende del gruppo Finmeccanica già da qualche anno producono lustro, credibilità e fatturato all’industria italiana.

C’è di più: ai detrattori che abbiamo citato rispondono per le rime alcuni estimatori delle Frecce che addirittura appartengono ai loro stessi partiti.

Due di essi sono il Verde Paolo Cento, sottosegretario dall’economia, e Iacopo Venier dei comunisti italiani: il primo nega reciso che un volo acrobatico produca disastri ambientali, il secondo si mette contro i suoi compagni denunciando il tentativo di strumentalizzare la Pan. Una bella confusione.

Tra l’altro, tutto questo can can non è nemmeno una novità. Gli stessi sermoni, puntuali e sgangherati come i saldi in bancarella, ogni decina di anni ce li ritroviamo lì. Nel 1986, dopo una tournée della Pan negli Usa, l’allora radicale Francesco Rutelli rivolse un’interrogazione al ministro della Difesa Giovanni Spadolini, per sapere “come giustifichi un simile spreco di miliardi” con quelle “inutili e rischiose esibizioni” (il fatto venne chiosato da Volare in un sapido editoriale di Francesco Giaculli).

E ancora, nel 1978, dopo una collisione in volo durante un doppio tonneau (il 12 luglio: un pilota, Graziano Carrer, mari e un secondo, Andrea Di Pauli, rimase ferito) il presidente della Commissione difesa alla Camera Falco Accame si era scagliato contro l’attività delle Frecce, scatenando però una catena di reazioni, nell’Emiciclo, tra le gente e sulla stampa, tale da provocare la rimozione di Accame dall’incarico. Comunque, visto che nessuno prima di parlare si è procurato dei numeri, ve ne diamo qualcuno noi: tralasciando tutte le variabili dovute ad ammortamenti e variazioni di configurazione, un’ora di volo di un MB 339A Pan costa circa 3.300 euro; una esibizione dei 10 aerei dura 20 minuti e costa circa 11.000 euro. In media le Frecce volano 40 manifestazioni all’anno (quante quelle dei francesi, mentre svizzeri, spagnoli e svedesi volano molto meno; il record è dei 9 Hawk inglesi, oltre 100 manifestazioni), ma a ognuna di esse corrisponde una prova, quindi i voli sono 80. In media il 40 per cento delle esibizioni avviene all’estero, anche se quest’anno, per ristrettezze di bilancio, le trasferte sono state solo tre. La Pattuglia appartiene al 313° Gruppo addestramento acrobatico, che fa parte del 2° Stormo, ed è basata a Rivolto. Il comandante attuale è il tenente colonnello pilota Paolo Tarantino. Fino all’anno scorso la Pan volava circa 3.000 ore all’anno, ma ancora i tagli al bilancio della Difesa hanno causato una riduzione del 10 per cento, che si è riversata soprattutto sulla seconda attività degli aerei, quella militare di supporto tattico aria-suolo, anche perché superata dal mutato scenario dell’impiego del mezzo aereo in campo bellico.

Ma allora, quanto rischia di sparire, la Pan? Con il bilancio della Difesa ogni anno in ribasso e adesso anche con questa politica negativa, incredibilmente rischia: bisogna far sapere a voce alta che, al pari dell’inno, del tricolore e della nazionale di calcio, la Pattuglia non si tocca.

L’Aeronautica e i piloti non commentano, e ben fanno, per loro l’unica risposta all’altezza di questi attacchi è tacere e volare. Qualcuno, incalzato, ha sibilato che ci pensano già gli italiani a difendere la loro bandiera con le ali. E’ e sarà certamente così. Nel frattempo, signori della maggioranza, che per ruolo siete tenuti a dichiarare la vostra posizione, e anche signori dell’opposizione, che siete eletti pure voi e che per tradizione avete opinioni nette sui simboli dello Stato; e anche e soprattutto voi, lettori e appassionati: aspettiamo le vostre, di reazioni.

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