Ultimo aggiornamento: 15 Aprile 2020
Stefano Commisso, maggiore udinese di stanza all'Aermacchi, è deceduto mercoledì notte a Lurago d'Erba in seguito a un'uscita di strada
da varesenews.it – 24 aprile 2009
Aveva dominato i cieli, è stato tradito da una banale e maledetta uscita di strada. Stefano Commisso, deceduto in un tremendo incidente mercoledì notte, a Lurago d’Erba non era un pilota qualunque. Trentasette anni, originario di Udine ma stanziato all’Aermacchi di Venegono Superiore, aveva infatti i gradi di maggiore dell’Aeronautica Militare e inoltre negli anni scorsi aveva fatto parte della Pattuglia acrobatica nazionale, ovvero le Frecce Tricolori.
Tra il ’98 e il 2006 Commisso faceva parte della Pan con l’incarico di capo sezione tecnica e programmazione. Proprio durante il suo lavoro nel 2002 aveva rischiato la vita; con un altro pilota era stato costretto a utilizzare il seggiolino eiettabile per lasciare un velivolo in panne a causa dello scontro con un volatile, che da lì a poco si era schiantato nei pressi dell’aeroporto di Rivolto.
A Venegono dal 2006, Commisso mercoledì era in sella a una Ducati di tipo motard e stava percorrendo la statale “Briantea” tra Lurago d’Erba e Orsenigo quando, in una curva presa troppo larga, è uscito di strada ed è andato a sbattere contro un terrapieno. Per lui non c’è purtroppo stato nulla da fare.
Commisso era anche un apprezzato arbitro di pallavolo: il presidente della Fipav provinciale ha nel pomeriggio di oggi – venerdì – inviato un messaggio di cordoglio.
Il ricordo di T.Col. ZANELLI Giacomo già Capo S.T.R.
da “Circolo della PAN” – Notiziario riservato ai Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale
anno 11 – n° 17 – 1/06/2009 – p. 6
Caro Stefano,
quando quel mercoledì di fine Aprile sono entrato in ufficio, ho acceso il desktop o meglio il “cervellone”, termine con cui ero solito rivolgermi in modo dispregiativo a quello di Rivolto e che tu, al contrario di me, sapevi utilizzare con maestria, ed ho notato la tua e-mail…….: “Ciao Capo, spero tutto bene. Sai, forse a giugno parto per l’Afghanistan. Se ti va, sentiamoci. Mandi “COMIX”.
Di li a poco ci siamo trovati a conversare spensieratamente al telefono ed a parlare del nostro futuro, del fatto che non vedevi l’ora di respirare nuovamente una boccata di “aria operativa”, pur se molto diversa da quella inspirata per anni nel nostro mai dimenticato Reparto.
Abbiamo parlato anche delle vecchie conoscenze lasciate a Rivolto e dintorni e di quelle nuove sparse un po’ in tutta la Lombardia, degli amici motociclisti e, soprattutto, della realizzazione di quel sogno che da tempo giaceva nel cassetto, ovvero l’acquisto di una moto “seria” con la quale già fantasticavi di effettuare lunghe gite assieme ad altri biker. Ci siamo lasciati così, con la reciproca promessa di risentirci in breve.
Poi, giovedì mattina, la telefonata di Marco LANT. Incredulo, quasi in trance, non ricordo nemmeno se sono riuscito a seguire tutto ciò che Marco mi diceva. Riabbassata la cornetta del telefono, ho iniziato gradualmente a riprendermi pur se in preda ad un violento stato emotivo. Il mio collega inglese, più tardi, mi ha detto che ero letteralmente sbiancato e che per buoni 5 minuti ero rimasto con lo sguardo fisso verso lo schermo del mio “cervellone”, refrattario ad ogni sua richiesta sul mio stato di salute. La verità è che sullo schermo io vedevo il tuo volto sorridente che mi diceva “Dai Capo, non fare così….”. In quegli interminabili istanti mi sono passati davanti agli occhi i tanti momenti piacevoli, ma anche quelle difficili situazioni che abbiamo vissuto e superato insieme durante i tuoi sette anni di permanenza alla P.A.N.; una per tutte, quella che un giorno di fine ottobre del 2002 costrinse te ed Andrea a fare un “salto” nel vigneto di Pittaro in testata pista 06 per colpa di uno stupido uccello autoctono (non per niente noi friulani lo chiamiamo “Cocal”), che aveva deciso di infilarsi nella presa d’aria del vostro velivolo provocando lo spegnimento del motore.
Io ero sullo “O” con Maurizio De Rinaldis, il nostro Comandante, e quando eravamo prossimi ad impegnare il raccordo udimmo la voce calma e professionale di Andrea che, dichiarata emergenza, avvertiva che vi sareste “lanciati”. Secondi lunghissimi in cui ne’ Maury ne’ io riuscimmo a proferire parola, attimi pieni di quella tensione che toglie il respiro e che si allentò solamente quando la voce rassicurante di Rudy BARASSI, che era rimasto ad orbitare sopra il luogo dell’impatto, comunicò in frequenza “OK, tutto a posto, vedo i due paracadute e vedo Andrea e Stefano che salutano”. Non appena giungemmo al parcheggio, effettuammo uno degli “abbandoni rapidi” più veloci che memoria ricordi. Salimmo sulla macchina ed in tre minuti giungemmo in testata pista, dove vi trovammo già nell’autoambulanza affidati alle cure dei nostri bravissimi soccorritori ed in attesa di partire per l’ospedale. Ricordo che quando ti chiesi come stavi, accennando ad un mezzo sorriso mi rispondesti “Capo noi, tutto sommato, bene, il velivolo 10 un po’ meno”. Eri riuscito a sdrammatizzare una situazione davvero eccezionale per gravità, che fortunatamente si era risolta nella maniera migliore. Confesso di aver provato, allora, grande ammirazione ed orgoglio nei vostri confronti per come avevate gestito quell’emergenza ed avrei voluto abbracciarvi con tutta la mia forza per farvi sentire quanto ero contento nel verificare che stavate bene. Dovetti però accontentarmi di un fugace bacio sulla tua “crapa” mentre, disteso sul lettino, eri in attesa d’ entrare nel reparto radiologico dell’O.C. di Udine per gli accertamenti del caso. Ho ancora impresso nella mia mente la sorpresa sul tuo volto per quel mio gesto d’affetto poco consono all’atteggiamento severo che ho spesso mantenuto nei tuoi confronti ma,in quel momento, era l’unico modo per dirti che ero veramente felice di vederti.
Chi eri come Ufficiale e Uomo l’ha ricordato pubblicamente, con l’umanità che l’ha sempre contraddistinto, l’attuale Comandante Massimo TAMMARO, con cui hai condiviso gli intensi ed entusiasmanti mesi dell’iniziazione alla P.A.N..
Testimonianza della tua bontà d’animo, della tua disponibilità e della tua generosità è stata la imponente presenza, in quel sabato di fine Aprile, di commilitoni e persone che a vario titolo ti hanno conosciuto, stimato e benvoluto, e che salutandoti con le lacrime agli occhi per l’ultima volta ti hanno visto “spiccare l’ultimo volo” avvolto nello stupendo mantello tricolore che i nostri meravigliosi “soci” hanno disteso nel cielo, quel cielo dove tu ora potrai scorazzare liberamente e dove incontrerai i volti sorridenti di tanti amici che ti hanno preceduto in questo viaggio. Abbracciali tutti e assicura loro che sono sempre nei nostri cuori e che mai li dimenticheremo. Mentre ti assegno questo ultimo incarico, mi pare di vederti rispondere sorridente, in quel modo che ti era proprio “Si Capo,sarà fatto!”.
“Grazie socio”
Un forte abbraccio dal “Tuo Capo” Jack