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Trovato l'aereo caduto

da L’Unità, 31 gennaio 1984, p. 5

LA SPEZIA — Sono stati ritrovati ieri poco dopo mezzogiorno, ai piedi di una montagna ai confini tra la provincia di Parma e quella di Massa Carrara, i resti del pilota dell’Aeronautica e del suo F-104 con il quale era scomparso venerdì mattina mentre sorvolava a bassa quota le montagne della Lunigiana e dell’Alta Garfagnana.

Malgrado il maltempo una squadra di sciatori della stazione carabinieri di Pontremoli e alcuni uomini della guardia forestale ieri mattina avevano potuto raggiungere il crinale del minte Molinati. Dopo ore di ricerche, la scoperta. Semi incastrata nel terreno e già parzialmente coperta dalla neve è apparsa la carlinga devastata del caccia. All’interno dell’ammasso di rottami è stato ritrovato il corpo del piIota, il maggiore Gabriele Podestà 33 anni, ex componente della pattuglia acrobatica, nato a Sappada (Belluno) sposato con un figlio.

Pantera per sempre

di Francesco Sabini
da assdogfight.it [ fonte ] e integrato dall’autore stesso che ringrazio

Come molti sanno, da alcuni anni sto svolgendo ricerche sugli incidenti aerei accaduti nell’alta Valtaro, dagli arbori dell’aviazione ai giorni nostri. In queste pagine voglio ricordare e raccontare l’ultimo avvenuto in ordine di tempo tra le nostre montagne esattamente trenta anni fa….

È venerdì mattina 27 Gennaio 1984, quando nella base militare di Istrana (TV), sede del 51° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana, un giovane pilota del 155° Gruppo “Pantere” si sta preparando per una missione in navigazione bbq (bassa bassissima quota) che richiede un attento studio di carte e bollettino meteo con riferimenti alla zona bersaglio alle ore 08:00/A.

Dopo aver pianificato il volo accuratamente e coscienziosamente l’aviatore si avvia al suo velivolo: ad attenderlo in pista un F-104S Starfighter, preparato dagli specialisti per tale missione. Il pilota esegue un ultimo minuzioso controllo dell’aereo, sale a bordo e, eseguita tutta la procedura della messa in moto, aiutato dal crew chief (capo-velivolo), è pronto al decollo; dopo aver rullato sulla pista si alza da terra in perfetto orario, come stabilito, alle ore 09.17/A.

La missione prevede, come sopracitato, l’esecuzione di una navigazione bbq, in configurazione tip tanks verso la dorsale appenninica, un primo scavalcamento della stessa per eseguire l’attacco simulato al casello autostradale di Pontremoli (MS), un secondo tra la Val di Magra e la Valtaro ed il ritorno attraverso la Pianura Padana alla base madre. La navigazione procede regolarmente fino alla zona dell’obiettivo e, dai contatti radio effettuati, l’aviatore non rileva e non comunica nessun problema.

Giunto all’initial point (IP), si ritrova a volare lungo il versante montuoso con valle a sinistra e cime a destra e, nonostante la situazione meteorologica sia ben diversa da come egli si aspetta, la copertura è tale da indurlo a proseguire nella navigazione bbq. La visibilità è discreta ed il sorvolo dell’obiettivo deve quindi risultargli possibile, ma poi in direzione dell’OBJ non effettua nessun tipo di attacco in quanto la copertura non gli consente di guadagnare quota per effettuare la manovra di “IN”: sono le ore 09:30/A ed avviene l’ultimo contatto radio in cui il pilota dichiara di aver lasciato lo spazio aereo interessato.

Ora la navigazione dovrebbe procedere verso la base madre, l’ipotesi più probabile è che l’aviatore abbia realizzato che le condizioni meteorologiche in quella zona erano drammaticamente cambiate rispetto a come aveva valutato e studiato a priori: infatti su tutto quel tratto appenninico, oltre a densissimi banchi di nebbia, sta imperversando una grossa e fitta tormenta di ghiaccio e neve (da annotare anche il fatto che il bollettino meteo in corrispondenza della zona dell’OBJ gli era pervenuto dalla vicina stazione meteorologica sita al passo della Cisa).

Ore 09:50/A circa, il pilota con tutto il suo coraggio, la sua determinazione e la sua professionalità decide di procedere la navigazione in bbq probabilmente per portare a termine la missione nel modo migliore possibile, forse in quegli attimi valuta la possibilità di salire “on top” (al di sopra delle nubi), ma non lo fa, è conscio che davanti a lui ci sono montagne alte da superare ed è probabile si senta in grado di superarle in condizioni di VMC (condizioni meteo per il volo a vista).

Davanti a lui l’orizzonte è completamente bianco, le montagne ed il suolo sono innevati, il controllo carta terreno in quelle condizioni è molto difficoltoso e cercare un punto di riferimento è quasi impossibile. L’F-104S ormai si trova in un banco di nubi nel bel mezzo di una tormenta di ghiaccio e neve ed a poche centinaia di metri davanti a lui, come un fantasma velato di bianco, si erge il massiccio del monte Molinatico (1.549 mt).

In una mia modesta supposizione presumo che il giovane aviatore abbia notato che il terreno iniziava a salire dapprima in modo lieve, poi bruscamente e quasi verticalmente negli ultimi metri della montagna e si sia reso conto dell’immediato pericolo. Soltanto quando entra in condizioni IMC (condizioni meteorologiche per il volo strumentale) interviene incrementando potenza al motore e tentando una disperata cabrata, ma va così incontro ad un tragico destino: alla spaventosa velocità di 450 nodi (900 Km/h) l’aereo si schianta a poco più di 20 metri dalla vetta del monte Giogallo (1.388 mt) che forma una parte del massiccio del monte Molinatico, a quota 1366 mt. L’urto è violentissimo, l’aereo si disintegra nella potente deflagrazione scavando nella montagna un enorme e profondo cratere; un tremendo e cupo boato, soffocato dalla neve, rimbomba come un tuono nelle valli circostanti.

Purtroppo l’aviatore non ha scampo e viene dilaniato nell’esplosione. In pochi minuti sulla montagna la nebbia si fa ancora più fitta, come se la natura volesse nascondere ciò che ha causato, la neve cade copiosa ed il suo manto pare voglia coprire come un lenzuolo bianco i resti dell’F-104S e del suo sfortunato pilota…

Nessuno ha visto nulla nella remota ed impervia zona, non ci sono testimoni oculari della tragedia che si è appena consumata; il centro abitato più vicino al luogo dell’incidente dista a 2,10 Km ad Ovest ed è il paese di Bratto (MS).

Ore 10:20/A. I controllori di volo TWR (torre di controllo aeroporto) e APP (ente di controllo avvicinamento) della base madre notano il mancato rientro del velivolo: innumerevoli le chiamate radio fatte, ma la trasmittente dall’altra parte tace in un sinistro silenzio…

Seguono attimi concitati e di apprensione, in aeroporto tutti si conoscono perché colleghi ed amici… Passano i minuti e le ore e l’angoscia prende il sopravvento quando scade l’autonomia massima dell’aereo… Nel tardo pomeriggio del 27 Gennaio l’F-104S ed il suo pilota, il Maggiore Gabriele De Podestà di 32 anni, vengono dati ufficialmente per dispersi…

Immediatamente viene allertata tutta la catena del soccorso e si provvede ad inoltrare i messaggi previsti; bisogna fare in fretta, l’aviatore potrebbe aver avuto un’avaria al suo velivolo, potrebbe aver tentato il lancio con il seggiolino eiettabile, paracadutandosi potrebbe essere ferito tra le montagne e quelle condizioni atmosferiche richiedono un soccorso immediato. Le ricerche iniziano da subito nell’alta Toscana, uomini e mezzi confluiscono in quella zona, ma le condizioni meteorologiche sono pessime ed il terreno è di natura impervia. La sera ed il buio arrivano in fretta e le ricognizioni non danno alcun risultato. Vengono allertati anche i Carabinieri di Borgotaro e lo stesso pomeriggio si spingono verso i centri abitati situati ai piedi della catena Appenninica sul versante Valtarese interrogando gli abitanti sull’accaduto; alcuni abitanti di Pontremoli (MS), Bratto (MS) e Vighini alti di Borgotaro (PR) riferiscono di aver udito intorno alle ore 10 un’esplosione.

Il giorno seguente, sabato 28, le ricerche proseguono senza sosta nonostante le condizioni climatiche continuino ad essere avverse, ma senza esito alcuno: le speranze di trovare in vita il pilota si affievoliscono sempre più.

Domenica 29 a Borgotaro Carabinieri, militi dell’Assistenza Pubblica, Vigili del Fuoco, uomini del CAI e volontari battono in lungo ed in largo una vasta area che va dal monte Gottero al monte Molinatico, secondo un piano di ricerca coordinato dai Carabinieri di Parma e Borgotaro ed a cui prendono parte anche alcuni elicotteri partiti dalle basi di Sarzana e di Rimini.

Nella stessa giornata giungono da Parma anche 16 militi dell’Assistenza Pubblica della città con due autoambulanze e sei fuoristrada -CB- dell’Alfa matta, personale esperto in Soccorso Alpino, Protezione Civile ed altri Carabinieri. E’ previsto anche un arrivo in quota di un ulteriore elicottero.

Un mio ricordo di quella gelida domenica è che c’era un pallido sole che faceva scintillare la neve scesa copiosa in quei giorni e noi bambini osservavamo con apprensione gli elicotteri volteggiare tra le montagne mentre sciavamo nei prati; rammento anche che alcuni civili, tra cui mio padre Roberto, si inoltrarono tra le montagne a cercare una traccia, un segno di quell’aereo scomparso nel nulla…

Anche a scuola il giorno seguente noi alunni della IV elementare della Anna Frank di Borgotaro ricordammo quel giovane che ormai da giorni era disperso tra le nostre belle montagne: quella mattina la maestra ci fece alzare dai banchi e, la preghiera che eravamo soliti dire ogni giorno, fu dedicata a lui.

Lunedì 30 ore 12:20/A. Un elicottero del soccorso e ricerca mentre sorvola il monte Molinatico, che si erge con i suoi 1.549 mt di altezza tra i comuni di Borgotaro (PR) e Pontremoli (MS), nota nella zona, sepolti da una abbondante nevicata, i resti dell’aereo; subito viene organizzata una spedizione sul luogo, operazione che può avvenire solo via terra. Giungono sul posto anche uomini dell’esercito della Brigata Paracadutisti Folgore di stanza a Livorno, con loro anche alcuni ufficiali dell’Aeronautica Militare, tra cui due Specialisti e l’Ufficiale Tecnico del 155° Gruppo, collega ed amico del Magg. De Podestà, uno dei primi soccorritori col quale tempo fa ho avuto modo di parlare e farmi raccontare ciò che avvenne in quelle ore.

Con voce rotta dall’emozione mi disse: ‘Arrancavamo tra il ghiaccio e la neve senza sosta per raggiungere la cima del monte, la fatica si faceva sentire, i paracadutisti ci facevano strada prodigandosi in tutti i modi per permetterci di proseguire… Una marcia durissima e sapevamo che probabilmente ci sarebbe stato poco da fare, ma io in cuor mio avevo ancora la speranza di trovarlo vivo, come si suol dire “la speranza è l’ultima a morire”.

Giunti sul posto si presentò davanti a noi tutta la drammaticità di quella scena, sul fianco della montagna un ampio cratere coperto dalla neve che in alcuni punti era nera, un acre odore di carburante e di bruciato avvolgeva tutta l’area e dell’F-104S non rimaneva più nulla: pezzi dell’aereo, brutalmente accartocciati, erano sparsi ovunque semicoperti dalla neve, scagliati verso la vetta, il tutto avvolto in un silenzio irreale; la classica coda a T dell’F-104S era stata scaraventata per oltre 60 metri sulla cima del monte e giaceva capovolta tra la neve ed a poca distanza da essa notai con grande sgomento i resti del seggiolino eiettabile Martin Baker IQ-7A…

In quel momento capii che per Gabriele non c’era più nulla da fare, non aveva potuto salvarsi… Nelle ore seguenti il corpo dell’aviatore, con estrema difficoltà, fu recuperato e ricomposto in una bara e fatto scendere a valle con una slitta.’. Rivivere quei momenti dal suo racconto mi toccò il cuore…

Con grande rammarico nelle valli circostanti si sparge la notizia che sono stati ritrovati i resti del velivolo e purtroppo tra essi il corpo senza vita del Magg. Pilota Gabriele De Podestà, che viene trasportato nella città di Treviso, dove il 31 gennaio nel Duomo gremito vengono svolti i funerali a cui intervengono autorità civili e militari; la salma è poi trasportata a Sappada (BL), paese natio dell’aviatore, dove il giorno successivo viene svolto un altro funerale e dove viene tumulata.

Quel tragico giorno lascia una giovane moglie ed un bambino di quattro anni.

Nella primavera 1984, a disgelo avvenuto, vengono recuperati da parte dell’Aeronautica Militare alcuni resti dell’aereo con l’aiuto di un elicottero e, nel medesimo periodo, familiari ed amici collocano due distinte lapidi a ricordo di quella tragedia, ancorandole ad una roccia che sorge a pochi metri dal cratere: una costruita artigianalmente in ferro, l’altra donata dagli amici in marmo rosa proveniente dal monte Peralba, facente parte delle Dolomiti di Sappada (BL), come già detto paese natio dello sfortunato pilota.

Sono andato più volte nel corso degli anni in quel luogo ed ultimamente avevo notato che le due lapidi portavano i segni delle intemperie e del tempo trascorso, così qualche anno fa, con l’aiuto di mio nipote Nicolò, con molta pazienza ho cercato di ridare luce ai due monumenti commemorativi: al termine, un attimo di silenzio, una preghiera ed un mazzo di fiori a ricordo di quel giovane che perse la vita nell’adempimento del dovere. Ora entrambi spadroneggiano lassù tra la pace della montagna ed impongono a chi ci vi si imbatte un segno di rispetto per chi non c’è più.

Il 32enne Magg. Pilota Gabriele De Podestà era nato a Sappada (BL) il 29 Dicembre 1951. Era molto conosciuto e stimato nell’Aeronautica Militare, era già stato C/R CRO e CBR ed in quel periodo era in fase di addestramento per la combat readiness CBOC; al suo attivo aveva un totale di 1.698 ore di volo, di cui 533 sull’aereo F-104S ed aveva perciò una notevole esperienza complessiva; era inoltre dotato di una notevole serietà professionale e dedicava molto tempo allo studio delle missioni per portarle a termine nel miglior modo possibile. Dal 1980 al 1983 aveva fatto parte del 313° gruppo addestramento acrobatico Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica più numerosa, prestigiosa ed abile al mondo, che proprio in quegli anni si esibì con successo in tutto il pianeta con i nuovi aerei MB339. Il Magg. era un vero asso della nostra aeronautica.

L’aereo era l’F-104S 51-44 mm 6752 e faceva parte del 51°stormo 155°gruppo “Pantere”. Nell’impatto contro la montagna scavò un ampio cratere molto profondo, largo oltre un decina di metri: quella ferita è ancora ben visibile, frammenti e rottami si notano tuttora nel luogo dell’incidente. Aeritalia F-104S Starfighter è stato un aereo monomotore supersonico multi-ruolo, caccia intercettore ogni-tempo, d’attacco e d’assalto, ricognitore e d’addestramento con ala trapezoidale. Derivato da studi di progettazione della Lockheed su un “Super Starfighter”, l’F-104S è stata una delle migliori varianti della serie F-104 costruita in Italia e destinata ad essere l’ultima in servizio in tutto il mondo.

Venne data in dotazione all’Aeronautica Militare divenendone la colonna portante dalla fine del 1960 fino agli inizi del 21° secolo ed è stato lo sviluppo finale della linea Starfighter. L’F-104S (aggiornato alla variante ASA/M) è stato ritirato dal servizio in Italia nel mese di ottobre del 2004. Tale aereo aveva una lunghezza di 16,7 mt ed un’apertura alare di 7,64 mt, era alto 4,11 mt ed il suo peso a vuoto era di 6 760 Kg, poteva volare ad una velocità massima di 2.330 Km/h, con un’autonomia massima di circa 3000 Km ed era spinto da un motore turbogetto General Electric J79-GE-19 ED; era armato con un cannone M61 Vulcan da 20 mm con 725 colpi e poteva trasportare bombe (max 7) e missili (max 8), i quali potevano essere di tipo AIM-9 Sidewinder, AIM-7 Sparrow e Aspide.

Ad onor di cronaca va ricordato che contro un fianco dello stesso monte 41 anni prima, durante la seconda guerra mondiale nel Novembre 1943, a soli 3,13 Km a nord-ovest rispetto a dove si schiantò l’F-104S, si disintegrò un bimotore alleato inglese Vikers Wellingon, durante una missione di bombardamento a lungo raggio, decollato da una base britannica del nord-Africa, con obiettivo alcune fabbriche nella zona del Torinese: anche in quest’occasione l’equipaggio, composto da 5 giovani di età compresa tra i 21 e i 26 anni, morì tragicamente. Entrambi gli episodi sono stati documentati con foto e reperti avio nella Mostra di Archeologia Aeronautica che ho allestito il 12 agosto 2012 per commemorare i 48 aviatori che persero la vita sulle montagne dell’Alta Valtaro.

Ringrazio di cuore Silvia, moglie del Magg. Pil. Gabriele De Podestà, per aver gentilmente concesso la stesura di questo mio scritto, Raffaele Visintini, nipote dello stesso, per avermi dato alcune foto scattate all’epoca, l’amico Ufficiale Tecnico che a quel tempo era Capo Sezione Tecnica del 155° Gruppo Pantere e tutti i testimoni diretti ed indiretti che mi hanno aiutato a ricostruire questa triste vicenda.

Dedicato al Magg. Pilota Gabriele De Podestà ricordando che ‘Un pilota quando cade non muore… vola via!

Notizie tratte dal fascicolo “Anatomia di un incidente” del Col. Pil. Furio Volpi, da Wikipedia, e da articoli dell’epoca.
Francesco Sabini – Archeologi dell’Aria

Foto da aviation-safety.net (2), i-f-s.nl (dalla 3 alla 5) e Francesco Savini (flickr.com e assdogfight.it)

De Podestà, ricordo ancora vivo

da ricerca.gelocal.it/corrierealpi/,  29 febbraio 2004 [ fonte ]

SAPPADA. Arrivano sempre puntuali e perfette. Sopra la sacra scalinata di Redipuglia, i fori imperiali o i verdi rettangoli di grandi manifestazioni sportive, tracciano una scia tricolore che invita all’alto i cuori. Che l’occasione sia sacra o profana, sanno suscitare comunque ammirazione tecnologica, fierezza patria, sensazioni estetiche, spettacolo e tante altre emozioni ancora pubbliche e private.

La Pattuglia Acrobatica Nazionale gode più che mai di un prezioso carisma, in Italia più unico che raro: coniugare un patrimonio di tecnologia, d’efficienza, di ardimento con il sentimento, l’orgoglio e le ambizioni di un popolo, operazione tanto più difficile quanto più impopolare e sclerotica appare talvolta la struttura militare nel suo complesso o lo stesso burocratico contesto del nostro apparato statale. Pia illusione, dice qualcuno, operazione maliziosamente demagogica, fiore all’occhiello da esibire alla nostra vanità internazionale… Ma certe figure come il ‘Cardioide”, ‘Arizona”, o la classica ‘Bomba” entusiasmano, sanno fondere in una totale sinergia partecipativa la nostra memoria storica e la nostra speranza. Sanno unire, insomma, facendo dimenticare per alcuni secondi diatribe personali e campanilistiche, quasi un inno patrio o una musica verdiana.

Per noi esse rappresentano la perfezione, il massimo cui l’errore è estraneo. Anzi, si può dire che in noi esiste una sorte di emozione mentale, per cui anche i tragici incidenti, purtroppo avvenuti, sembrano volare via più rapidi nella memoria collettiva, senza incrinare il mito. Ma tutto ciò può essere deleterio, in una certa misura disumano: più che la capacità umana e la sua sembianza fraterna rischiamo di amare la macchina impersonale, senza cuore e senza volto.

Come tutte le manifestazioni umane, anche questo spettacolo non può non aver dietro il sacrificio e talora il dolore e il pianto, e ricordarlo è cosa giusta.

Il Cadore poi ha uno speciale debito di riconoscenza con due figli caduti per questo ideale e vanto nazionale: nel 1981 mori in un incidente in Medio Oriente il capitano pilota Giuseppe Frescura, di Grea.

Ma più recente e viva è la figura di Gabriele De Podestà, nativo di Sappada, morto a 32 anni, il 27 gennaio 1984, precipitato col suo F 104 sui massicci apuani durante un volo d’addestramento. Era un pilota con grande esperienza di volo (circa 2000 ore) ed aveva fatto parte delle Frecce Tricolori come gregario destro (Right Wingman n.5), con gli Aermacchi MB-339 A/PAN.

Il suo corpo e i resti dell’aereo, decollato dall’aeroporto del 51º Stormo di Istrana, furono rinvenuti dopo lunghe ricerche sul monte Molinatico, a quota m 1300, a sud-est del passo della Cisa, in lande deserte, coperte da un metro di neve: lasciava la moglie Silvia Piller Hoffer di 23 anni e il piccolo Davide di tre anni.

L’inchiesta ufficiale, protrattasi fin troppo a lungo per la trepida attesa di tanti familiari ed amici, si concluse con il laconico responso di sciagura dovuta a fattore umano e scarsa visibilità.

Gabriele era figlio di Achille, nativo di Vigo, e di Alma Giancotti; aveva frequentato la scuola di Udine e si era affermato tra i primi nel corso dell’Accademia Aeronautica. Quindi era passato a Villafranca sugli F 104 e finalmente, dal 1980, nelle Frecce tricolori.

Per quanto strano possa apparire ciò, il Cadore ha nutrito sempre grande passione ed interesse per il volo e molti suoi figli, nonostante le obbiettivamente maggiori difficoltà frapposte ai loro sogni, lo hanno con ostinazione inseguito e raggiunto.

Altri cadorini che si sono fatti onore nell’arma azzurra sono: Umberto Fanton, Omero Giacomelli e Ugo Vascellari da Calalzo, medaglia d’argento al V.M., Atanasio Zanella di Lozzo, medaglia d’argento al V.M., Argentino Solero da Sappada.

L’ultimo rampollo di questa schiera volante è Paolo Turchetto, da San Pietro; ma il capostipite è senz’altro Giovanni Gerardini ‘de Andol”, di Lorenzago, soprannominato appunto ‘Nani Aviator”. Egli appartiene all’epopea dell’aviazione, e il suo nome è legato ai furiosi combattimenti aerei che la Grande Guerra accese e consacrò, per tre lunghi anni e sul Piave in particolar modo. I vecchi d’Oltrepiave ricordano ancora la mattina di un giorno d’estate del 1916, allorché un ‘Farmann” dalle ali di tela e con le coccarde tricolori si stagliò sullo sfondo del Cridola e ‘Nani Aviator” regalò alla sua gente l’inusitato spettacolo di varie evoluzioni a bassa quota.

Da allora, dai furiosi battimani che si levarono dal pubblico di tanti contadini entusiasti, è nata una passione. E, a quanto pare, una vera e propria tradizione.

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