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da Renato Rocchi, La meravigliosa avventura – Storia del volo acrobatico, Aviani editore, vol. 3, p. 130

Arrivava anche la tanto attesa OT (ordinanza tecnica) per l’installazione del TACAN sui G.91 PAN, esecuzione da effettuarsi in occasione dell’ispezione per le 1000 ore.

Il TACAN – Tactical-Air-Navigation-System – è una radio-assistenza riservata ai militari, un sistema di aiuto al volo a media distanza, funzionante su uno qualsiasi dei 126 canali di frequenza.
I suoi principali componenti sono:
• 1 radiofaro, installato a terra;
• 1 ricevitore-interrogatore, installato a bordo del velivolo.

L’apparecchiatura di bordo dà al pilota, con lettura diretta, l’informazione della sua posizione e la distanza rispetto alla stazione (radiofaro) a terra.

I “G.91 PAN” erano i primi jets “CTL” ad essere privilegiati dell’installazione del TACAN, e addio… al “macinino” del “compass” (ADF).

Finalmente trasferimenti sicuri, con un grazie al “messia” – l’allora Col. Pilota Andrea Nencha – del 4° Reparto dello S.M.A.. Già “leader” in volo dei “Lanceri Neri”, conosceva le sofferenze e le responsabilità del pilota in un trasferimento.

Giancarlo Sburlati tra Franzoi e il Gen Savi – Sburlati con Di Lollo ed altri Ufficiali dello S.M.A.

Ai miei tempi ... !

di “Lallo” Sburlati
da “Circolo della PAN” – Notiziario riservato ai Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale, anno 11 – n° 18 – 31/10/2009 – pagg. 8

Ebbene si, ai miei tempi, perchè da quei tempi è ormai trascorso un terzo di secolo abbondante, la Pattuglia Acrobatica alias “Frecce Tricolori” volavano sul G 91 P.A.N., un velivolo con molte qualità positive ma dotato purtroppo di una strumentazione per la navigazione piuttosto rudimentale: il Radiogoniometro (compass) affidabile solo in condizioni di bel tempo, cioè quando serviva relativamente poco.

Inoltre allora la Pattuglia non poteva sorvolare nè l’Austria nè tantomeno la Svizzera, quindi per tornare a Rivolto da Wiesbaden (Germany), la base in cui inizia questo curioso racconto, bisognava fare un bel pezzo di strada che noi chiamavamo il “giro della serva”, in quanto lungo circa tre volte tanto il percorso diretto.

Dunque il giorno successivo alla grande manifestazione aerea su quella base ci troviamo all’ufficio operazioni (OPS) per pianificare il volo di ritorno.

L’Ufficiale di servizio ci illustra la procedura di uscita strumentale tassativamente obbligatoria: “dopo il decollo intercettate la radiale —— , salite e mantenete —– piedi, dopo —– miglia virate a destra per intercettare la radiale —– “.
A questo punto lo interrompiamo facendogli presente che non abbiamo il Tacan.

No problem” ci rassicura l’Ufficiale “vi guideremo noi: inserite pertanto sull’IFF la frequenza —– “.
Noi di rimando: “Purtroppo il nostro velivolo ha l’IFF senza il Transponder”.

Il poveretto ci guarda sbigottito con quell’espressione di chi si chiede da dove sbucano i “trogloditi” che gli stanno davanti, infila la porta di un ufficio e ricompare dopo un tempo abbastanza lungo, segno di una decisione  lungamente meditata e sofferta.

Dice “Allora, in via del tutto eccezionale, decollate a vista, state sotto i mille piedi fino al confine con la Francia e poi richiedete al controllo francese il cambio del piano di volo da vista a strumentale“.
Benissimo!

In fretta ai velivoli prima che cambino idea: salire a bordo, legarsi, mettere in moto, rullare, decollare con tutte le autorizzazioni della torre di controllo e puntare verso ovest.

Una volta in prossimità del confine contatto il controllo aereo francese comunicando posizione stimata e quota e richiedendo il cambio del piano di volo. L’operatore mi risponde: “Pony zero attendere prego“.

Certo che attendo, ma intanto i G 91 continuano a correre, anzi siccome sull’orizzonte si cominciano ad intravvedere formazione di nubi niente affatto rassicuranti salgo con tutta la formazione ad una quindicina di migliaia di  piedi e dopo un po’ ci troviamo a navigare sopra un mare compatto di nuvole.

È venuto il momento di puntare verso sud per avvicinarci al confine italiano lasciando la punta ovest della Svizzera decisamente sulla sinistra.

In quel tratto di navigazione chiamo più volte il controllo aereo francese ma nessuno mi risponde; però dalle nuvole sbucano, a regolari intervalli di tempo, tre coppie di Mirage che ci intercettano, salutano sbattendo vistosamente le ali e spariscono nelle nuvole da cui erano comparse.

Finalmente, quando il “compass” sintonizzato su Torino-Caselle lo rileva decisamente oltre il traverso sulla sinistra, è venuto il momento di puntare a est verso il confine italiano e di contattare il nostro controllo aereo.

Prima però chiamo per l’ultima volta il controllo aereo francese e questa volta si fa viva una nuova voce che ci saluta augurandoci: “Arrivederci Frecce e buon proseguimento“.

A questo punto, dato che il resto della navigazione sotto il controllo di Milano rientra nella più scontata routine, si conclude il racconto di questo “curioso volo” che con qualche strumento più sofisticato avrebbe potuto essere condotto in modo un po’ meno da ….. “sanspapier”.

Lascio infine immaginare la mia soddisfazione quando, trascorso qualche tempo da quell’episodio, durante il volo di trasferimento a Pratica di Mare per la sfilata del 2 giugno, su richiesta del controllo di Roma avevo potuto comunicargli la mia posizione esatta.

Al che il controllore, abituato ad un decennio di risposte molto approssimative di tutti i G 91 e meravigliato per quell’insolita precisione, aveva replicato: “Come fate a saperlo?

Ebbene alla Pattuglia erano finalmente stati assegnati i primi due velivoli dotati di Tacan.

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