Ultimo aggiornamento: 12 Febbraio 2020
di Marzio Breda, Victor Ciuffa e Adriano Baglivo
da Corriere della sera, 31 agosto 1988, p. 7
«I miei uomini non si sono accorti di nulla»
Il comandante Raineri ha raccontato: «Una manovra che stava riuscendo perfettamente è diventata un'apocalisse» - «Il solista era in anticipo su tutto il resto della formazione e sulla stessa quota di volo» - «Dopo lo scontro, per non sconvolgerli, ho taciuto. Avranno capito dopo vedendo il rogo»
DAL NOSTRO INVIATO
RIVOLTO (Udine) — Le Frecce tornano a casa, mancano tre uomini e tre aerei. Tornano a casa inseguiti dal fantasmi di un massacro senza precedenti, e la gente di qui (i friulani, che li hanno adottati ed eletti fra i propri simboli) sta ad aspettarli come sempre fa nei giorni d’addestramento, ferma sul ciglio della statale o ammassata nei campi, dietro la recinzione della pista. Arrivano disegnando nel cielo due onde eleganti — quattro Jet alle 13.30, altri due mezz’ora più tardi — e volteggiano dividendosi sulla verticale della base, con una manovra così veloce e perfetta da sembrare un numero da repertorio.
Poi toccano terra e scendono, gli ufficiali. Abbracciano mogli, figli, colleghi e parlano. Raccontano loro, adesso, per la prima volta, la tragedia di Ramstein. Ricostruiscono la storia di una strage «Incomprensibile», e rispondono sul pesanti interrogativi che essa ha aperto, sulle prospettive future. Che sono di «continuare a lavorare, nonostante tutto».
Sono le 14.45, quando comincia la più difficile conferenza stampa delle Frecce Tricolori, nella sala-cinema dell’aerobase di Rivolto. Seduti davanti allo schermo di protezione ci sono i nove militari appena rientrati dalla Germania: il comandante Diego Raineri e il tenente colonnello Gianfranco Da Forno; i capitani Piergiorgio Accorsi, Maurizio Guzzetti, Stefano Rosa, Giampaolo Mlnlscalco e Francesco Tricomi; il maggiore Giampietro Gropplero di Troppenburg e il tenente Antonino Vivona. Indossano ancora le tute dl volo, azzurre. Sono tutti molto giovani, ma hanno facce ben più dure e provate di quelle che la loro età normalmente segna. Parla soltanto ll comandante Raineri, il regista della pattuglia. Uno che non vola, ma che dirige da terra, via radio, il lavoro dei suoi uomini. Risponde asciutto, preciso, quasi sempre senza esitazioni.
— E allora comandante: che cos’è successo a Ramstein? Chi ha sbagliato, dl voi, e perché?
«Il racconto è abbastanza semplice, come semplicemente a volte accadono le tragedie. Cinque componen-ti del team stavano andando in una direzione. Mentre il “solista”, il colonnello Nutarelli, entrava nel “cardioide”, la figura acrobatica prevista In quel momento, seguendo una linea d’angolo di 90 gradi. Ma è entrato portandosi via due velivoli. La formazione si è trovata monca dl due unità e ha cercato di restare insieme, riuscendoci. Gli aerei dell’altra formazione erano già passati da una frazione di secondo. Non hanno visto niente fino a quando hanno completato la loro manovra, riunendosi poi e dirigendosi subito allo scalo più vicino. Io ero a terra, stavo guardando il volo e senza alcun preavviso una manovra che stava riuscendo perfettamente è diventata… un’apo-calisse».
— Sta confermando, insomma, che la causa della collisione è stato il «solista»?
«Si. Era In anticipo su tutto il resto della formazione. In anticipo e sulla stessa quota di volo. Ma sul come e sul perché, Indagano tre commissioni internazionali. Spero che riescano a spiegare anche a noi per quale ragione Nutarelli si sia trovato nel posto sbagliato e nel momento sbagliato».
— Lei seguiva i suoi uomini attraverso la radio. Come hanno reagito, cos’hanno detto, in quegli attimi?
«Non si sono accorti dl nulla. E io sono stato ben attento a non spiegar loro nulla. Per non sconvolgerli, per non emozionarli. Il mio problema era di guidarli all’atterraggio, da qualche parte. Avranno capito dopo, virando, e osservando il rogo e il fumo sulla pista».
— Colonnello, ma non lavorate forse con soglie di rischio eccessivamente basse? Non sfrecciano troppo vicini l’uno all’altro, i vostro jet, per garantire una accettabile sicurezza? A troppi pochi metri fra loro e, come s’è visto in Germania, a troppi pochi metri dal pubblico?
«Pochi metri? A volte bastano millimetri per fare o non fare collisione. Comunque, di solito la separazione tra il “solista” e il resto della pattuglia è dl parecchie decine dl metri. In quel momento la distanza tra i gregari era di tre metri».
— Qualcuno ipotizza che a causare la cabrata impossibile sia stato un malore di Nutarelli. Lei si è accorto di qualcosa di strano, parlando con lui per radio prima dell’impatto?
«Assolutamente no. Tuttavia é difficile percepire un sintomo In quel modo. Uno può essere in perfette condizioni adesso e cinque secondi dopo esser già morto per infarto. Quella del malore è dunque solo una ipotesi, come altre. Bisognerà vedere e rivedere le registrazioni televisive, riprese da varie angolature, per capire».
— Quando vi allenate qui in Friuli, si è mal verificato un incidente simile a quest’ultimo?
«Mai. E guardate che, per quell’esercizio, le probabilità di collisione sono praticamente pari a zero. Anche sulla carta».
— Dicono che negli ultimi tempi siate stati costretti a ridurre le ore d’addestramento. Che addirittura vi abbiano razionato il carburante.
«È falso. Anzi, fino a un mese fa, provavamo gli esercizi più del solito».
— Dicono anche che, i tedeschi o gli americani, oppure entrambi, vi abbiano maltrattato durante gli interrogatori.
«Falso pure questo. Sono stati invece estremamente civili e cortesi».
— Dalla missione a Ramstein le Frecce escono mutilate. Eppure ieri II generale Pisano ha annunciato che non cambierà niente. Che rispetterete gli impegni presi. Forse anche una esibizione tra quattro giorni, In Svizzera. Davvero ci andrete?
«Saremmo del pezzi di legno se quell’apocalisse non influisse su di noi. Sono cose che uno si porta dentro fino a cent’anni. Come ci vorranno anni per riavere quel team che era il migliore del mondo. Comunque si, noi ci sentiamo di andare a Friburgo. Perché era previsto che là ci fosse anche il Tricolore. Se il Capo di Stato Maggiore ci chiederà di farlo, lo faremo sicuramente. E anche volentieri».
Non sapeva ancora che gli organizzatori svizzeri hanno chiesto la loro rinuncia.
Parlamento diviso, Piccoli contro Zanone «Lo Stato non può rischiare tante vite»
ROMA — Una valanga di «no» e pochi, anche se autorevoli, «si»: è il bilancio dei pareri espressi sulla sopravvivenza della pattuglia acrobatica nazionale dopo il disastro aereo di Ramstein. La maggior parte dei commenti sono pertanto orientati per la soppressione, ed anche tra questi figurano voci importanti del panorama politico nazionale, come quella del presidente della Commissione esteri della Camera on.le Flaminio Piccoli.
Tra i «si» (favorevoli cioè a mantenere in vita le Frecce Tricolori) c’è in prima fila quello del ministro della Difesa Valerio Zanone, con il pieno sostegno del leader del suo partito (il Pli) Renato Altissimo.
A Taranto, dove si è recato per il rientro dal Golfo Persico dell’Ammiraglio Angelo Mariani (capo della missione navale italiana di scorta alle petroliere) Zanone ha annunciato che le Frecce Tricolori continueranno a volare, rispettando gli impegni assunti in campo nazionale e internazionale. In Italia, pertanto, sarà possibile rivedere la pattuglia in azione, all’estero dipenderà dal singoli Paesi.
Il ministro ha assicurato che sarà necessario comunque rivedere alcune evoluzioni e, soprattutto, salvaguardare l’incolumità degli spettatori. Per ora la pattuglia, ridotta, si limiterà alla presenza nelle manifestazioni cui è invitata. Sulla partecipazione a manifestazioni estere lo Stato maggiore dell’Aeronautica ha smentito la notizia, attribuita al generale Jacques de Saint Roman e ripresa da «Le Monde», che la pattuglia fosse stata esclusa dalla Francia, sin dal 1981, per violazione delle norme dl sicurezza: si è esibita a Salon en Provence nel 1983 e a Tolosa nel 1984, e quando non ha partecipato a meeting francesi, è perché aveva altri impegni. Lo Stato maggiore ha definito «affrettate e inopportune, oltre che non veritiere, le dichiarazioni riportate».
La sciagura sarà oggetto di un dibattito in Parlamento: i radicali hanno annunciato la presentazione, alla Commissione difesa della Camera, di una richiesta di scioglimento: «Lo chiediamo da 12 anni — ha ricordato vice-segretario Rutelli — per l’inaccettablle rapporto tra i rischi e i benefici inesistenti».
I verdi chiedono la convocazione urgente della Camera e invitano il ministro Zanone a spiegare le sue affermazioni che, affermano i deputati Rosa Filippini e Giancarlo Savoldi, «suonano offesa nel confronti delle vittime, delle centinaia di feriti e degli stessi piloti morti».
Democrazia proletaria chiede le dimissioni di Zanone e dl Pisano: «L’incidente era prevedibilissimo e nulla è stato fatto per impedire conseguenze così gravi», sostiene il deputato dp Edo Ronchi. Ma anche dalla maggioranza si levano voci critiche: «Non credo che competa allo Stato di rischiare la vita di piloti eccezionali, di cittadini e spettatori per esibizioni che pochissimo hanno a che fare con la preparazione di nuovi piloti», ha dichiarato l’on. Piccoli. Per una sospensione delle esibizioni si è pronunciato il sindacato metalmeccanici della Cgil, mentre la Cgil è per il divieto assoluto.
A favore si sono dichiarati per ora liberali, repubblicani, missini. «Volgare strumentalizzazione di una tragedia, attacco generalizzato alle Forze armate, oltre I confini della logica e della decenza»: cosi il segretario Altissimo ha espresso il sostegno del Pli al proprio ministro.
Trasportato in America il sergente maggiore Della Rossa, gravemente ustionato, contrasti fra Stati Uniti e Germania
Cancellati in un attimo dalla nube di fuoco
Tre inchieste, polemiche internazionali, accuse: «I piloti volavano troppo bassi»
DAL NOSTRO INVIATO
RAMSTEIN — Il silenzio è calato su Ramstein. La tragedia si sposta ora nei venti ospedali della Renanla, dove centinaia di medici cercano di strappare alla morte i feriti. E c’è anche il problema delle identificazioni. Tutti gli odontoiatri sono stati chiamati a collaborare. Sono arrivati in cento. Ma, un’altra notizia, diffusa dal portavoce della base, il maggiore Kathy Keith — e altrettanto agghiacciante — vi sono 96 dispersi, uomini, donne e bambini, completamente carbonizzati, di cui non è rimasta alcuna traccia. Dice Weith: «Sono proprio dispersi, non sono né tra i vivi, né tra i morti». Neppure un lembo di pelle. Sono le vittime che si trovavano più vicine al rogo, cancellate dall’immenso calore, dalle fiamme che hanno avvolto l’aereo del «solista», Ivo Nutarelli.
La potenza delle fiamme è ben visibile nel modo con cui le macchine, i gipponi, sono stati ridotti: non è rimasta che la carcassa dl ferro. Tutto il resto, compreso le gomme, si è Improvvisamente sciolto. Il numero dei morti è salito a 47, quello dei feriti a 349. A tre giorni dal disastro non esiste alcun elenco nominativo. Il caos dilaga.
Ed ecco Andrea Della Rossa, sergente maggiore, cine-peratore delle Frecce Tricolori. Ha la gamba sinistra maciullata ed ustioni gravi profonde, estese su tutto il corpo. Lotta contro la morte in una saletta della sezione «Emergency» dell’USA Medical Center.
La moglie Maria è arrivata la scorsa notte e vive le drammatiche ore del povero congiunto, attraverso il vetro di un reparto. La donna ha accolto la proposta dell’ambasciatore americano Burt dl trasferirlo al grande centro ustionati «Wllford Hall» dl Sant’Antonio, nel Texas.
Ore 18: una autoambulanza, quasi un prototipo, che riproduce le condizioni asettiche del reparto, preleva il sergente e corre verso la pista della base militare. Qui è pronto un Galaxy, un quadri-reattore trasformato in «infermeria volante». A Della Rossa bisogna evitare II minimo contatto con l’aria esterna. Si è acuita anche la polemica tra governo tedesco ed autorità americane sulle «esercitazioni» e sugli «airshow», le manifestazioni acrobatiche. I piloti della morte — come e definisce la stampa tedesca — avrebbero volato ad una quota Inferiore al 165 metri, prevista dal trattato tra gli Stati Uniti e la Germania federale. A ciò si aggiunge un’altra «specificità»: i supersonici USA si esercitano a quote bassissime, poco più su delle case, delle colline, degli stabilimenti, perfino poco sopra le centrali nucleari. Gli ufficiali americani non informano mai I tedeschi del loro piani dl volo. Soltanto con un telex avvertono: attueremo un programma di volo.
Ed è proprio questa prassi dl «voli radenti» contestata dalle autorità tedesche, che ora si innesta sulle «quote della morte» delle Frecce Tricolori. Viene rivolta al ministro della Difesa Scholz l’accusa dl non aver preventivamente valutato questa situazione e di non aver deciso — anche il giorno prima della strage — un avvertimento al militari della base, un invito a volare come maggiore sicurezza.
Le Frecce si sono trovate in un delicato momento del rapporti bilaterali tra USA e Germania. Chiaramente, ora sono all’interno del ciclone della stampa tedesca e di quello diplomatico. Cerchiamo una risposta ad un dubbio: é vero che la nostra pattuglia volava al di sotto delle quote di sicurezza? Cioè, sotto quei 185 metri previsti dal trattato internazionale sull’uso degli spazi aerei?
Rispondono il generale Peri ed il colonnello Maresio, In perfetta sintonia: la pattuglia aveva presentato il plano dl volo, ha seguito tutte le norme dl sicurezza che prevedono una distanza dal pubblico di 200 metri, i voli in orizzontale sulla pista, le quote, le figure acrobatiche. Cose che facciamo da decenni. Nella torre di controllo, durante la mardlestazione, vi erano il comandante della base di Ramstein, Lawrence Boese, e il colonnello Diego Ralneri, responsabile operativo della formazione. Sono già stati interrogati dalle tre commissioni d’inchiesta, americana, tedesca e italiana. Ma i nostri aerei non hanno la «scatola nera» e le registrazioni acquisite dal commissari riguardano soltanto i colloqui tra Ranieri e gli uomini in volo. C’è perfino qualche critica sul soccorsi prestati alle centinaia di feriti. I piani americano e tedesco hanno modalità diverse, pur se il ricovero degli ustionati è avvenuto In tempi brevissimi nonostante il loro alto numero.
In questa giornata di reciproche accuse, più o meno velate, tra gli USA e la Germania, s’inserisce una nota del governo di Bonn. Un portavoce ha detto che alle famiglie saranno forniti aiuti rapidi e non in tempi burocratici. Il cancelliere Kohl ha fornito una risposta ad una insistente domanda delle opposizioni, cioè se non sarebbe stato opportuno vietare le esibizioni aeree magari il giorno prima della strage, secondo una linea politica che già da tempo metteva in discussione le esercitazioni americane.
Lo stesso portavoce ha spiegato che «una tale necessità sinora non era emersa. L’unica disposizione data dal ministro della Difesa Scholz fu di sospendere tutti voli nei giorni dl domenica». Ma per la pattuglia venne fatto uno strappo.
Un calendario pieno di impegni per le Frecce
Otto appuntamenti da Ferrara a Saragozza
ROMA — Sono ancora otto le manifestazioni a aeree previste nel calendario delle «Frecce tricolori» entro la fine dl quest’anno. li 3 e II 4 ‘settembre è In programma un’esibizione al Meeting aereo dl Friburgo; il 10 una alla manifestazione aerea nazionale dl Ferrara; l’11 un sorvolo durante II Gran Premio di Monza di Formula uno; il 19 un’esibizione al settantacinquesimo anniversario dell’aviazione spagnola a Saragozza; il 24 un sorvolo al giuramento del 191° corso Vam (Vigilanza Aeronautica Militare) di Viterbo e il 25 un’esibizione alla manilestazione aerea internazionale di Biella. Il primo ottobre è In calendario un’esibizione al Salone dell’Aviazione di Forlì e II 30 un sorvolo per il settantesimo anniversario della vittoria a Vittorio Veneto.