(Ultimo aggiornamento: )

da Massimo Tammaro, Sogno, dunque rischio, 2019, Historica, pp. 37 e segg.

10 luglio 1999. Stresa. Il cielo è terso, blu cobalto.

Penso di essere un uomo fortunato, perché sto vivendo il mio sogno. Un sogno che ho raggiunto lavorando sodo, guadagnandomi ogni metro del viaggio che mi ha condotto sino qui, nell’abitacolo di questo MB339, in attesa di decollare nella mia prima esibizione ufficiale come pilota delle Frecce Tricolori.

Ora sono Pony 9. Il secondo fanalino della formazione.
So che mio padre e mia madre sono fieri di me. È qualcosa che mi riempie d’orgoglio. Sono lì!

Mi rivedo nell’agosto 1989, quando ero soloun ragazzino, appena entrato nell’Accademia Aeronauti di Pozzuoli, Corso Leone IV. Penso alla mia faccia allo specchio, trastormata dalla prima rasata di capelli fatta da Cochise, il mitico barbiere, che come il capo pellerossa omonimo, era più un esperto in scalpi che in acconciature. Altro che ciuffo alla Duran Duran! Per l’Accademia ci vuole una testa militare! Sia esteticamente che per sostanza.

È stata un’esperienza straordinaria, che potrebbe essere raccolta nell’acronimo EREDI: Eccellenza, Rispetto, Esemplarità, Dedizione, Integrità. Ne sono uscito nel marzo 1993, laureato in Scienze Aeronautiche e subito sono stato inviato negli Stati Uniti, per seguire il Corso di Pilotaggio, che ho concluso nel luglio del 1994.

Sono tornato in Italia il 15 luglio, due giorni prima della finale persa con il Brasile dalla nostra nazionale di calcio. Lego sempre i due avvenimenti. Io che torno a casa e il grande Roberto Baggio che sbaglia il calcio di rigore. La nostra mente è misteriosa.

Faccio un profondo respiro. Ruoto la testa in senso orario e in senso antiorario. Mi sento in perfette condizioni fisiche e mentali.

Continuo a rivedere la mia vita passata in immagini, come in un breve film.

Nemmeno poggio piede in Italia e già mi ritrovo ad Amendola, in Puglia, per il Corso Pre-operativo su velivolo G91-T, un cacciabombardiere ricognitore. L’aeroporto è a mezza strada tra Manfredonia e San Giovanni Rotondo. Zona militare ma anche mistica, vista la vicinanza con il Santuario dedicato a Padre Pio da Pietralcina.

Finito il corso, nel gennaio 1995, sono stato comandato in Veneto, a Villatranca, per conseguire la combat readiness su velivolo AMX, 132° Gruppo Caccia Bombandieri Ricognitori del 3° Stormo, per diventare un pilota pronto al combattimento.

Poi c’è stata un’esperienza forte, dal punto di vista professionale ma, soprattutto, da quello umano. Nell’estate del 1996 ho partecipato a operazioni reali in Bosnia. È qualcosa che cambia la visione del mondo di un uomo.

Ancora ricordi. Il periodo in cui sono stato istruttore di volo, dal gennaio 1997 al gennaio 1998, di nuovo in Puglia, a Galatina.

Il sogno, infine. La selezione per entrare nelle Frecce Tricolori. Il mio impegno totale. E ora sono qui. Ora sono uno dei piloti delle Frecce.

Ormai manca poco al decollo. Faccio un altro profondo respiro.
Sono diventato un uomo diverso. Ne ho la consapevolezza.

Questi ultimi mesi sono stati una full immersion in un mondo unico.
L’addestramento è stato duro, ma entusiasmante.

II percorso psicologico lo è stato altrettanto: analisi di me stesso, riorganizzazione interiore.
Ho imparato a rimanere costantemente concentrato, a essere ricettivo in ogni momento. Ho attivato processi cognitivi funzionali che prima non utilizzavo. Considero che, se facessero un esame del funzionamento cerebrale dei piloti prima e dopo l’esperienza nelle Frecce Tricolori, i neurofisiologi troverebbero delle difterenze sostanziali nel funzionamento delle varie aree cerebrali. Magari qualche scienziato, una volta o l’altra, ci farà uno studio. Ma dove?

Un sorrisetto mi sale alle labbra. Un po’ di autoironia ci sta bene.

Respiro ancora una volta a fondo. Non sono teso. È un’attesa eccitante. L’adrenalina circola abbondante nel mio sangue.

Mi tornano in mente altri insegnamenti ricevuti in questo periodo a Rivolto: usare sia l’intelligenza che l’intuito, saper trovare dentro di me la consapevolezza di chi sono e, soprattutto di cosa voglio, allenarmi all’entusiasmo, alimentare la mia motivazione.

Essere un pilota delle Frecce Tricolori significa aver compreso e interiorizzato i meccanismi di gestione di una squadra che ha le sue regole, la sua filosotia, il suo spirito interno.

Ieri ho letto che secondo gli antichi romani esiIste un’anima dei luoghi, una sorta di divinità protettrice, il genius loci. Genius deriva dal verbo gignere, che significa generare, creare. Ci sono luoghi ed esperienze a vita pervasi da una forza spirituale unica. Lo sono per storia, per il simbolo che rappresentano, per capacità di mutarti nel profondo.

Le Frecce Tricolori sono luogo dell’anima. Quando sono arrivato alla base della PAN è stato come se oltrepassassi un recinto sacro per iniziare un percorso iniziatico che mi ha portato, gradualmente,a indossare una seconda pelle, la tuta gra blu delle Frecce.

Entrare a far parte delle Frecce Tricolori significa immergersi in una sorta di liquidità spirituale, capace di mutarti. È come il bagno di Sigfrido nel sangue del drago Fafnir nella Saga dei Nibelunghi. È come nel significato simbolico di quel bagno magico, capace di rendere invulnerabile l’eroe della saga germanica nella quasi totalità del suo corpo, ma al tempo stesso di lasciarlo estremamente vulnerabile nel punto in cui una foglia gli coprî la spalla sinistra prima di immergersi, t’insegna a non sentirti mai troppo sicuro di te stesso.

È estremamente rischioso volare avendo la percezione di noi stessi come fossimo tanti Sigfrido a bordo di un MB339, come fossimo degli eroi invulnerabili. Perché tutti, per dirla con un altro mito, abbiamo il nostro tallone d’Achille. Basta saperlo e tenerlo bene a mente per non incorrere in qualche brutta avventura.

La filosofia delle Frecce Tricolori scoraggia qualsiasi forma di competitività tra i membri del team, tra i soci, come ci chiamiamo tra di noi. Nelle Frecce non esiste culto della personalità, ma culto della squadra, intesa come organismo unico.

Quando un pilota diventa troppo bravo, cambia di ruolo. Nessuna overconfidence! Bisogna addestrarsi al cambiamento.

Guardo il cruscotto del mio MB339. Strumenti di Comando e di controllo frutto di una tecnologia d’eccellenza. Penso al quasi lavaggio del cervello che mi hanno fatto in questi mesi d’addestramento: la tecnologia utilizzata nei velivoli delle Frecce è d’eccellenza ma non potrà mai sostituire le capacità umane e tecniche dei piloti.
Perché si vola a vista.
Perché si vola su tre dimensioni, cercando simmetrie che la gente legge da terra, ma che in aria assumono forme diverse da quelle viste dagli spettatori in prospettiva.
Perché si vola sospesi, spinti da velocità vertiginose, sottoposti ad accelerazioni e decelerazioni che solo le doti fisiche innate e il duro e costante allenamento condizionante ci fanno sopportare.
Perché si vola effettuando continue correzioni, con il leader che ci detta il ritmo, che ci indica traiettorie da seguire e velocità da tenere.
Perché si vola sapendo cosa devi fare e, soprattutto, quando la devi fare.

Nelle Frecce Tricolori ho imparato che non va fatta nessuna concessione all’eccesso di confidenza. Questo perché, in un volo acrobatico, la qualità e la quantità del rischio percepito è il discrimine tra manovre perfette e probabilità di collisione, tra vita e morte.

So che è il momento. Lo sento.

La voce del comandante nelle mie orecchie.
« Bianchi e colorati – Via. Via i bianchi e colorati – Ora. Pronti con i freni – Via. Centodieci – andiamo su. Fermi cosi. Freni carrello – Ora. Flaps – Ora. Cinquanta. »
Decolliamo.

Sto volando.
Lo faccio nell’abitacolo di un Aermacchi MB339.
Lo faccio nel cielo azzurro sopra Stresa.
Lo faccio per la prima volta ufficialmente come Pony 9 delle Frecce Tricolori.
Pura magia.

Ci sono strade tracciate nell’aria, strade che non tutti possono vedere. Eppure ci sono. Noi piloti delle Frecce Tricolori queste strade sappiamo vederle, sappiamo disegnarle, sappiamo percorrerle, regalando la meraviglia a chi ci guarda da terra.

Frecce Tricolori e auto d'epoca

da La stampa, 8 luglio 1999, p. 44

Frecce Tricolori e auto d’epoca Frecce Tricolori sul Golfo Borromeo. La pattuglia acrobatica dell’Aeronautica Militare sabato alle 17 darà spettacolo a Stresa: sarà il clou del raduno di auto d’epoca organizzalo dalla Fiv, Federation Internationale de Vehicules Anciens e dall’Asi nell’ambito del World Rally Italia ’99.

L’arrivo delle vetture è previsto intorno a mezzogiorno: resteranno in mostra nel parco del Centro Studi Rosminiani. Sul lungolago, a cura del Club Frecce Tricolori «53» del Vco, ci sarà uno stand con i modelli storici della pattuglia.

Sabato mattina l’Aero Club di Como porterà a Stresa sette idrovolanti e prima delle «Frecce», impegnate già domani nei sorvoli di prova, i Carabinieri del Gruppo Elicotteri daranno una dimostrazione di salvataggio in acqua.

Show delle «Frecce» sul lago

Ieri a Stresa l'esibizione mozzafiato della pattuglia acrobatica

Statale chiusa, tutti a naso all'insù

da La stampa, 11 luglio 1999, p. 37

STRESA Quest’anno niente gare di motonautica nello specchio d’acqua del Golfo borromeo. Ma la «Perla» si è ben consolata con un raduno d’auto d’epoca e una dimostrazione di salvataggio in acqua del Gruppo Soccorso di Linate dell’Aeronautica Militare e poi con l’arrivo delle Frecce Tricolori. Il tutto, ieri pomeriggio, di fronte a migliaia di spettatori, la maggior parte stranieri. In mattinata erano comparsi anche sette idrovolanti dell’Aero Club di Como.

Le auto del raduno hanno cominciato ad arrivare verso mezzogiorno per essere esposte al parco del Centro Studi Rosminiani: è stato il gran finale di Italia ’99-FIVA World Rally, raduno mondiale di auto d’epoca con cui l’Automotoclub Storico Italiano ha volutn ricordare i 100 anni della Fiat.

La manifestazione ha portato gli oltre 100 veicoli storici iscritti attraverso la Valle d’Aosta e il Piemonte, dove sono slate visitate le località più belle e i monumenti più importanti: un percorso di oltre mille chilometri che le auto, nonostante la loro età (la maggior parte anteriore al ’40), hanno superalo tutte brillantemente.

Infine l’evento più atteso: l’esibizione delle Frecce Tricolori (provenienti da Cameri), che hanno disegnato nel cielo straordinarie traettorie per una folla rimasta a bocca aperta per oltre venti minuti.

Statale del Sempione chiusa al traffico durante l’eccezionale spettacolo. A chiusura della giornata esibizione bis degli idrovolanti.

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