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trascrizione del commento al video sottostante fatta da azzurrotricolore.blogspot.com [ fonte ]

La Pattuglia Acrobatica Nazionale “Frecce Tricolori” inquadrata nel 313° Gruppo Addestramento Acrobatico dell’Aeronautica Militare ha effettuato dall’11 luglio al 16 settembre 1986 una missione nel continente nordamericano.
In oltre 2 mesi di permanenza al di là dell’Atlantico, la PAN si è esibita in 11 località diverse: 4 del Canada e 7 degli Stati Uniti.

CANADA & USA AIR SHOW TOUR July-Sept. 1986
July 20, 1986 North Bay Canada
July 27, 1986 McGuire AFB (NJ) USA
Aug. 2-3, 1986 Oshkosh (WI) USA
Aug. 5, 1986 Moose Jaw Canada
Aug. 8-9-10, 1986 Abbotsford Canada
Aug. 16-17, 1986 Moffett Field (CA) USA
Aug. 23-24, 1986 Billings (MN) USA
Aug. 27, 1986 Sheppard (TX) USA
Aug. 30-31 – Sept. 1, 1986 Toronto Canada
Sept. 6, 1986 Griffiss AFB (MY) USA
Sept. 9, 1986 Andrews AFB (MD) USA

Com’era prevedibile sulla base della professionalità e dell’efficienza dimostrata in ogni occasione, la missione della PAN ha avuto un grande risalto sui mass media nazionali e d’America.
Essa ha tra l’altro richiamato alla memoria le imprese aviatorie di altri Piloti, di altri Assi del volo che a partire dagli anni ’30 hanno gloriosamente portato in America il nome dell’Aeronautica Militare e d’Italia.

Le Frecce Tricolori si sono esibite al cospetto di folle enormi di spettatori abituate ai grandi Airshow e particolarmente competenti, riscuotendo ovunque ampi consensi e ammirazione e la Pattuglia acrobatica nella vastità di questi spazi, su questa gente, in un messaggio di pace e di amicizia ha steso il più grande Tricolore mai visto oltreoceano.

La missione in Canada e negli Stati Uniti inizia dalla base aerea di Rivolto (Udine), sede della PAN, la mattina dell’11 luglio 1986 alla presenza del Comandante della 1a Regione Aerea, Gen. S.A. Franco PISANO e di altre autorità militari.

Essa nasce sotto la spinta di motivazioni e circostanze che vanno al di là del solo aspetto operativo, teso a far acquisire al personale della PAN una più specifica professionalità operando in ambiente oceanico, artico e nordamericano.
Accanto ad esso si collocano naturalmente motivazioni che possono definirsi di opportunità, volte cioè a consolidare i rapporti con due Paesi le cui strutture didattiche e tecnico-logistiche ospitano costantemente personale e mezzi dell’aeronautica.
Di cortesia, nei confronti delle numerose comunità italiane del nordamerica, desiderose di ospitare la PAN nelle loro manifestazioni ed infine, di sostegno a un’iniziativa nazionale come quella della partecipazione dell’Italia all’EXPO ’86 di Vancouver (Canada) dal tema “trasporti e comunicazioni”, finalizzata al rilancio dell’immagine del nostro Paese e all’incremento degli scambi commerciali.

Nella missione furono impiegati:

  • 36 Ufficiali
  • 78 Sottufficiali (7 Ufficiali e 30 Sottufficiali impiegati solo sulla rotta atlantica)
  • 12 Aermacchi MB 339 PAN
  • 2 C 130 Hercules per il supporto tecnico-logistico
  • 2 Breguet 1150 Atlantic per l’assistenza lungo la traversata.

Si decise di seguire la rotta settentrionale, ai limiti del circolo polare artico, per permettere agli MB 339 PAN la traversata dell’Oceano Atlantico. tale scopo, i Piloti della PAN hanno preventivamente frequentato in Inghilterra uno specifico Corso di sopravvivenza in mare organizzato dalla Royal Air Force e sono stati dotati di equipaggiamento speciale, fra cui la tuta artica dallo sgargiante colore arancione per affrontare i rigidi climi ambientali.

Dopo 5 giorni trascorsi fra voli, soste, briefing e scali tecnici, si è raggiunta North Bay, base dell’Air Force canadese, con alle spalle la preziosa esperienza di aver volato sull’Islanda, la Groenlandia e l’isola di Baffin.

La prima uscita in nordamerica della PAN, si è svolta in Canada a North Bay, alla presenza di una folla insolitamente enorme per il luogo, circa 35mila persone. Tutti hanno seguito con ammirazione le evoluzioni dei nostri velivoli e per 6mila nostri connazionali c’è stata anche commozione.

Dopo quella canadese, la prima esibizione negli Stati Uniti avviene nella base della U.S. Air Force di McGuire, fra Philadelphia e New York, nel New Jersey.

Nell’enorme base sede del Military Airlift Command, la più importante del trasporto aereo strategico degli Stati Uniti sulla costa dell’Atlantico, le Frecce Tricolori hanno avuto il privilegio di chiudere l’annuale Airshow e Open House, davanti ad una folla valutata in 350mila persone.
Con il naso all’insù gli spettatori hanno seguito ora con apprensione, ora con meraviglia, le audaci manovre del solista e le perfette geometrie dei velivoli. Le parole più usate al termine dell’esibizione, riportate dalla stampa locale sono state: perfette, eccitante, impressionante.
Inevitabili al termine dell’esibizione le congratulazioni delle autorità civili e militari al nostro Addetto per la Difesa a Washington, Gen. D.A. Adelchi PILLININI, Capo delegazione della missione PAN in nordamerica.

La tournée prosegue con la partecipazione ad Oshkosh, cittadina a 130 Km da Milwaukee nello Stato del Wisconsin. Sul prato erboso sono arrivati da tutti gli Stati Uniti e dall’estero più di 7mila velivoli antichi e moderni, costruiti anche artigianalmente o da scatole di montaggio, per partecipare alla più grande convention aerea del Mondo. È la mecca degli appassionati del volo! Le Frecce Tricolori qui ad Oshkosh per la 34a edizione della kermesse sono ospiti d’onore; la coreografia è hollywoodiana e oltre che da terra esse ricevono omaggi dagli “antichi” aviatori anche dal cielo.
Il pubblico e i fans del volo (e non c’è dubbio che lo siano!) sono soddisfatti e la Pattuglia e chiusura della sua performance li ripaga con il suo saluto di “cortesia”. Il Presidente del Comitato organizzatore del Raduno ha detto: “lo spettacolo è stato degno della migliore Pattuglia Acrobatica del mondo, abbiamo visto quello che a Oshkosh non era stato mai fatto vedere prima.”
E’ il tripudio tra gli applausi ed ovazioni, mentre ancora i fumi del Tricolore persistono nel cielo. I Piloti della Pattuglia vengono fatti sfilare in passarella a bordo di auto d’epoca per ricevere l’applauso della folla entusiasta, dalla quale non possono sottrarsi alle congratulazioni affettuose e al rilascio del loro autografo au qualsiasi superficie scrivibile.

A seguito del successo riscosso ad Oshkosh, si torna nei cieli canadesi con le esibizioni a Moose Jaw e Abbotsford. Ad Abbotsford per l’International Airshow, la più grande manifestazione aerea del Canada, la PAN si cimenta con le Pattuglie: brasiliana “Esquadrilha da Fumaca”, canadese “Snowbirds”, francese “Patrouille de France” e della Marina statunitense “Blue Angels”. Le è stato riservato l’onore di chiudere la manifestazione, forse anche in virtù della sua crescente fama in nordamerica. Il successo è strepitoso, al termine dell’esibizione del team italiano qualcuno ha scritto “non siamo davanti a dei piloti, ma a dei poeti del cielo”.

Trasferimento da Abbotsford a Moffet, in California.

Foto 1 – 4 di Bill Abbott  |  Foto 5 – 6 di Mike Head  |  Foto 7 – 8 di Al Sauer

Siamo vicini a San Francisco nella base aeronavale statunitense più importante della costa del Pacifico, nota anche per lo storico Hangar One. A vedere le Frecce Tricolori che chiudono anche qui il programma aereo ci sono 600mila persone. Qui nella terra dell’elettronica, nella famosa Silicon Valley, i nostri Piloti danno ancora un saggio di cosa sia il made in Italy. Preparazione, perizia, tecnica, professionalità e tradizione, a bordo di velivoli di assoluta maneggevolezza, prodotto della nostra industria nazionale.

Altro trasferimento in terra statunitense dalla California al Montana, siamo a Billings. Altra manifestazione, altri applausi, altro successo.

I consensi per le Frecce Tricolori in nordamerica si consolidano ulteriormente con l’esibizione di Sheppard nel Texas.

Nella quarta e ultima tappa in terra canadese per le Frecce Tricolori è come esibirsi in Italia. Siamo a Toronto nella provincia dell’Ontario, dove vivono e lavorano la maggior parte dei nostri 400mila connazionali residenti in Canada. Solo la comunità friulana qui comprende 45mila persone. Fra le numerose autorità presenti alla manifestazione, il Capo di S.M.A.Gen. S.A. Basilio COTTONE e l’Addetto Italiano per le tre Forze Armate in Canada Gen B.A. Vincenzo BASILE. Il desiderio di mesi, di anni, di vedere all’opera la Pattuglia Acrobatica Nazionale per i nostri connazionali di Toronto viene finalmente appagato. Attraverso le Frecce Tricolori essi possono fornire a tutti una prova ulteriore dell’efficienza e della validità di ciò che è italiano. L’entusiasmo, la gioia e gli applausi scroscianti e continui, con punte di autentica commozione visibili sui volti dei 100mila italiani si confondono per la durata di una performance perfetta con il rombo dei dieci MB 339.

Nella missione in nordamerica, la Pattuglia Acrobatica Nazionale “Frecce Tricolori” ha offerto uno spettacolo fantastico ed entusiasmante.

Lo hanno ovunque testimoniato la stampa e la gente, ma molto di più i nostri connazionali che dopo ogni esibizione hanno sintetizzato le sensazioni del loro stato d’animo con la frase “sono orgoglioso di essere italiano”.

I Piloti della prima “meravigliosa avventura” in nordamerica

Pony 0 – T.Col. Giuseppe BERNARDIS
Pony 1 – Magg. Mario NALDINI
Pony 2 – Magg. Ivo NUTARELLI
Pony 3 – Magg. Alberto MORETTI
Pony 4 – Cap. Gianluigi ZANOVELLO
Pony 5 – Cap. Piergiorgio ACCORSI
Pony 6 – Cap. Fabio BROVEDANI
Pony 7 – Ten. Giorgio ALESSIO
Pony 8 – Cap. Augusto PETRINI
Pony 9 – Cap. Giampietro GROPPLERO di Troppenburg
Pony 10 – Cap. Gianbattista MOLINARO

I due mesi di missione in cui le Frecce Tricolori hanno volato circa 800 ore, coprendo 33.000 Km e riuscendo a mantenere un’efficienza del 90%, rappresentano un autentico messaggio di fratellanza e amicizia scritto nel cielo del nordamerica in un linguaggio comprensibile per tutti, in chiarissimo esperanto con i colori della nostra bandiera e che ha rafforzato ulteriormente nella stima i vincoli di collaborazione che legano l’Italia al popolo del Canada e degli Stati Uniti.

DATA TRATTA MIGLIA PERCORSE TEMPO VOLO
11.07 Rivolto – Hopstein 510 2h00’
11.07 Leuchars 550 2h10’
12.07 Keflavik 720 2h50’
13.07 Sondrestrom 725 2h55’
13.07 Frobisher Bay 480 1h50’
14.07 Goose Bay 800 3h00’
15.07 Bagotville 510 2h00’
15.07 North Bay 365 1h30’
23.07 McGuire AFB 510 2h00’
29.07 Kelloggs Mun / Oshkosh 680 2h40’
04.08 Minot AFB / Moose Jaw 970 3h40’
06.08 Calgary / Abbotsford 680 2h40’
12.08 Kingsley / Moffett NAS 705 2h50’
19.08 Hill AFB / Billings Int’l 900 3h20’
26.08 Buckley / Sheppard 900 3h20’
29.08 Scott AFB / Toronto 1.165 3h40’
03.09 Griffiss AFB 245 1h00’
08.09 Andrews AFB 340 1h25’
12.09 Bagotville 665 2h40’
12.09 Goose Bay 510 2h00’
13.09 Frobisher Bay 800 3h00’
14.09 Sondrestrom 480 2h00’
14.09 Keflavik 720 3h00’
15.09 Lossiemouth 720 3h00’
15.09 Baden Sollingen 580 2h00’
16.09 Rivolto 480 1h50’

Quando un cenno di testa vale più di cento parole, ovvero, FABIO non mollerò mai la tua ala !

di Gianluigi Zanovello
da “Circolo della PAN” – Notiziario dei Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale, anno 18 – n° 32 – 1 ottobre 2016 – pag. 3 e segg.

Devo telefonare a Fabio BROVEDANI.
Ho sentito che ultimamente non se la passa molto bene e ho voglia di sentirlo.
Squilla. “Pronto… ciao socio..”
…ed ecco che il suono di quelle parole, come un diapason vicino alle corde dei miei ricordi, risveglia tutto un turbinio di immagini, suoni, emozioni.

Fabio che mi porta per aria al mio primo volo acrobatico sul cielo di Rivolto, credo la sortita più pesante, difficile e demoralizzante che abbia mai volato.

Dopo un briefing sul parametro da mantenere in formazione acrobatica durato non più di 2 minuti “la posizione è determinata da due allineamenti. Il primo: occhio- fessura tra flaps e alettone-l’antennina bianca dietro il canopy, il secondo: occhio-cifulino sotto il pilone della tanica-un pugno sopra il casco del Leader” (in effetti non c’era molto altro da dire), io e Fabio decolliamo, lui davanti e io in ala sinistra. 35 minuti di acrobazia a bassissima quota (si… però un po’ più alta… un po’… tipo 50 piedi più in sù), seguendo il programma acrobatico “alto”, fatto una volta e mezza, senza la bomba. Quando sono arrivato al parcheggio ero una maschera. Bagnato di sudore persino sopra la tuta anti-G (è possibile?), fisicamente debilitato, ma soprattutto psicologicamente a terra. Ero riuscito a mantenere il parametro + o – un metro. “non ce la farò mai… ora vado dal capo e glielo dico…”. Fabio mi viene incontro, ridendo (tanto per cambiare) mi guarda e dice “… devo dire che per essere un bomber non sei proprio cosi male… bravo!”. Che faccio, penso tra me e me, gli salto addosso o faccio finta di nulla?

Fabio che mi viene incontro sorridendo burlescamente, mentre io son lì, alla prima stagione ufficiale da gregario, con le sopracciglia aggrottate a scrutare il cielo nella ricerca di un segno premonitore che possa chiarirmi se dovrò soffrire e mordere l’ala più del solito in un programma “basso con l’urlo”: “ sarà un Alto Zizzi, non ti preoccupare”.

Falso fino in fondo!

Quanti ricordi scatena quell’accento triestino un po’ tirato.

“Ciao Fabio, come s’è?”. Scambiamo qualche parola. Mi tranquillizza sulla sua salute minimizzando come sempre ha fatto in vita sua, sempre aperto e disponibile verso gli altri.

E poi “…ciò Zizzi, te sa che quest’anno son 30 anni dal Tour negli States? Organizzemo quarcossa ah?….”. “…certamente Fabio, questa volta organizza tutto il Mister…”

“L’aria è davvero sottile a 40.000 piedi” questo mi viene da pensare mentre oscillo leggermente le ali osservando gli altri 11 Aermacchi galleggiare in quel pezzo di cielo al largo delle Isole Faroe.

L’attraversata dalla Scozia all’Islanda è probabilmente la tratta più critica di tutto il trasferimento verso il suolo americano. Senz’altro la più lunga.

Più di 600 miglia di mare, blu e blu ovunque, praticamente nessuna radio assistenza utilizzabile se non un paio di ADF. Naturalmente no GPS.

Siamo partiti più di un’ora fa, il meteo è ottimo in rotta.

Siamo in formazione di navigazione, 12 velivoli disseminati in un settore di qualche miglio quadrato, 12 scie di condensazione che graffiano il cielo che si fa sempre più scuro, man mano che si sale di quota.

Si respira un atmosfera di avventura, felicità, di “iniziazione”. È la prima volta che si va “di là “ dai tempi di BALBO. Il parto è stato lungo e complesso ma alla fine, grazie alla lungimiranza del nostro Capo e al coraggio del Capo di SMA, siamo qui.

Certo, sentiamo la responsabilità di questa avventura, ma siamo giovani, bravi, convinti.

Cosi eccoci li, appesi a 40.000 piedi verso l’Islanda. 3 ore di volo sono tante, soprattutto se imbacuccati, come siamo noi, tra la tuta Mk10, Secumar, guanti, casco, cartine.

Siamo soli a bordo, cosi da non consumare tutto l’ossigeno e non dover effettuare il lavaggio dell’impianto una volta a destinazione.

Peccato, mi sarebbe piaciuto volare con Guglielmo PLAITANO -, il mio Crew Chief, e lasciarlo pilotare. Dopo tutte le ore di trasferimento in quota passate insieme, in formazione larga, e dopo il mio “addestramento basico”, vola quasi meglio di me.

A Keflavik Naval Air Station, la nostra destinazione, il meteo ancora non è male, anche se è previsto l’arrivo di una perturbazione con nubi basse e vento. Stesse previsioni per Reykjavik il nostro unico alternato.

È passato da poco il punto di non ritorno, tutto sembra procedere come pianificato.

Poi Murphy, con una delle sue leggi, si fa sentire attraverso una voce alla radio…. “ma anche voi avete il vento che ho io sul RNAV?”.

La mia attenzione si rivolge “all’RNAV” sul pianale di destra, come immagino stiano facendo tutti gli altri.

Intanto Il Comandante cerca una conferma contattando il C130 e il Breguet Atlantic che ci danno supporto.

In effetti è successo che la perturbazione prevista dopo il nostro atterraggio, ha improvvisamente accelerato e sta dirigendosi molto velocemente verso l’isola, nostra destinazione.

Ció che ci preoccupa non sono tanto le previsioni meteo di Keflavik, quanto il vento in quota che ora pare quasi raddoppiato, incrementando significativamente il consumo di carburante.

Se è confermato e continua cosi, rischiamo di arrivare con davvero poco JP4 nei serbatoi.

E invece…. è proprio cosi! Ma ormai c’è poco da fare, l’unica possibilità è continuare.

Siccome le cattive notizie non viaggiano mai da sole, ecco che ci arrivano dal C130 di supporto le ultime dal campo: vento di 35 kts quasi al traverso, visibilità buona con leggera pioggia, nubi a 300ft.  Niente male davvero.

Continuiamo a volare. Mare, mare, ancora mare… Poi… cominciamo a ricevere il DME di Keflavik e si comincia a fare i conti.

Mi guardo intorno. Il leggero ondeggiare degli altri velivoli mi conferma che tutti stanno facendo la stessa cosa e tutti arriveranno alle stesse conclusioni.

Arriveremo con poco carburante. Veramente poco.

Ma non abbiamo scelta e così Pino – Giuseppe BERNARDIS – comincia a elaborare un piano.

Ci divideremo in 4 sezioni di 3 velivoli ciascuno e voleremo un ILS con guida iniziale e monitor PAR.

La sequenza degli avvicinamenti vedrebbe Fabio (Pony6), il NonnoPiergiorgio ACCORSI – e il sottoscrittoGianluigi ZANOVELLO – (Pony 5 e 4) procedere come 3^ sezione Purtroppo Alberto – MORETTI – (Pony3) ha un piccolo problema di travaso dalla tip alare e allora si cambia. Saremo gli ultimi a scendere.

Nel frattempo Pino, per farci risparmiare il massimo carburante, ci fa separare in rotta anziché procedere in un holding pattern e aspettare il proprio turno lì per l’atterraggio. Ottima pensata!

Le condimeteo di Keflavik non cambiano, sempre ceiling basso e vento forte al traverso. Almeno la pioggia non limita la visibilità.

Osservo la quantità di carburante, poi i miei due amici lì a fianco. Non sono teso, penso che alla fine atterreremo bene come sempre. Sento l’adrenalina salire e svolgere il suo lavoro permettendomi la massima concentrazione.

Mentre osservo sul FLIP la procedura, mi leggo la procedura di Go Around. Per scaramanzia mi verrebbe da non approfondirla ma poi, come sempre, la professionalità che richiede il nostro lavoro, mi fa cominciare a valutare le varie ipotesi….

Se sbuchiamo sotto le nubi e non riusciamo ad atterrare… Beh, un circuito stretto dovrebbe starci. Forse.

“Pony 6, turn starboard heading 270 and descent 3000” gracchia la voce del Controllore PAR. Vien dalla USNavy e si sente.

“Dai soci, venite sotto…….” ci richiama Fabio. Il Nonno è naturalmente già in posizione. È come inchiodato in ala destra. Mi vien da chiedermi se anch’io son cosi bravo… ma non c’è tempo. Stiamo passando ora 2.500’, sul glide, on course, ed entriamo nelle nubi soffici.

Un attimo prima guardo il Nonno, alzo la testa velocemente di 5cm come dire “allora?”. Lui mi vede e scuote la testa come a rispondere “ma s’è può far ‘sta vita…”.

Immagino il suo ghigno sotto la maschera. Da qui la sua testa, con casco e maschera, sembra quella di un insetto bizzarro.

A lavorare in formazione impari a utilizzare i gesti, i segni, i cenni per comunicare. Il silenzio è quasi d’obbligo. Una disciplina utile, necessaria e valida.

Fabio chiede: “Tutto ok soci?”. Entrambi rispondiamo con un cenno di assenso. Inoltre, appena vedo Fabio che mi osserva dallo specchietto, gli alzo la mano sinistra guantata di bianco (ho tirato fuori i guanti “da festa” per l’occasione) e gli faccio “le corna”.

Un gesto scaramantico, che lui faceva la stagione precedente quando io, da n.7, volavo in ala sua. Durante il looping del “Bull’s eye”, passando i 5Gs in tirata (allora era cosi…) era lui che mi mostrava “il dito” come dire “ora sono affari tuoi…”… mentre noi, 7, 8 e 9 lì a sudare e a soffrire in silenzio.

Il bello della Pattuglia è proprio questo, duro lavoro e divertimento insieme. Un po’ di goliardia allenta la tensione e permette di concentrarci di più e… poi ci fa sentire più “vicini”.

“Gizillo fai il bravo…” Fabio dice in risposta.

Ora comincia la turbolenza. Dovremmo cominciare a configurare con carrello e flaps ma cosi consumeremo di più. “Ritardiamo un po’ a configurare ok?”.

Il controllore ci informa che tutti gli altri sono a terra. “Allora si può fare” mi dico mentre, velocemente, getto un occhiata dentro al cruscotto per verificare che sia tutto a posto e…..

Mi viene quasi un colpo…. pur essendo “on glide on course”, l’HSI da una deriva tra i 30 e i 45 gradi…. ne ho fatti di avvicinamenti ma… cosi non mi era mai capitato. Con quel carburante poi… “un filino di vento al traverso eh?” mi vien da dire….

Il Nonno mi guarda sbattendo ancora la testa a ribadire “ma s’e po’ fà…”

“On glide on course, you’re passing 800 feet, the ceiling is reported 300”.

“OK soci” dice Fabio “configuriamo…. poi, appena sbuchiamo, ci separiamo. Io do motore, Nonno stai fermo e gizillo riduci. Tocchiamo al centro, slowlane a sinistra”. E mentre diamo l’acknowledge “4”,
“5”, improvvisamente sotto di noi appare uno squarcio tra le nubi. Si vede il terreno di rocce, pezzi di verde, marrone e grigio. Dura solo qualche secondo, stiamo passando i 600’.

La pulsione che mi viene dal mio passato di “bomber” mi fa venire voglia di girare l’aeroplano e buttarmi sotto le nubi per mantenere il contatto con il suolo e procedere fino alla pista.

È un riflesso istintivo che si acquisisce con la specialità di provenienza. Esattamente il contrario di ció che invece farebbero gli “sceriffi”, che invece “tirerebbero sù” sempre, guadagnando quota e aspettando tempi più propizi. Molto più saggio direi.

Questi pensieri mi attraversano il cervello rapidamente.

Guardo il Nonno, son sicuro che anche lui ha visto il “buco” sotto di noi e un’idea se l’è fatta. Gli faccio con la testa il gesto interrogativo, alzando il casco di pochi centimetri. Mi risponde prontamente con il classico gesto di diniego, muovendo la testa a destra e sinistra.

Ora torno su Fabio e…. vengo assalito da un senso di colpa…. la sola idea di aver pensato per un istante di mollare l’ala del mio leader mi fa star male.

Sarà stupido, ma sento un enorme senso di vergogna che mi pervade.

“Scusa, scusa, scusa Fabio… non avrei mai abbandonato la tua ala, non l’ho mai fatto e non lo farò mai. Scusami”. E mentre elaboro, quasi inconsciamente, questi pensieri veloci, sbuchiamo sotto le nubi.

“Rwy In sight”, Fabio ha visto la pista.

Guardo avanti…. Non c’è nulla !! Come può essere?

Poi mi ricordo della deriva, sposto lo sguardo velocemente a sinistra e… eccola là, la nostra “portaerei”.

Fabio ha dato motore, ne sento il rombo mentre schizza avanti.

Vorrei tirare fuori i freni, ma il pensiero del poco carburante mi blocca il pollice sullo switch dell’aerofreno, cosi viro leggermente a sinistra e mantengo la quota. “Mantieni sempre l’energia” diceva il mio Istruttore al Fighter Lead In di Holloman.

Sono separato. Guardo avanti. Fabio tocca l’asfalto. Vedo chiaramente gli sbuffi bianchi dei pneumatici.

Il Nonno poco dopo fa lo stesso. Ora tocca a me, l’ho fatto mille volte ma oggi mi concentro un po’ di più. Cerco perfino di fare un bel atterraggio, nonostante il vento e la pioggia. Naturalmente viene male ma… chissenefrega!

Sono a terra, tiro su i flaps per aumentare il carico sul carrello, cloche controvento. “4 a terra” dico con orgoglio alla radio. Grazie Fabiut!

Ora arriviamo al raccordo per liberare alla pista. Guardo un po’ più in là e vedo gli altri 339 che disciplinarmente, a spina di pesce, ci aspettano sotto la pioggia.
Il vederli mi da una stretta al cuore.
Sapere che tutti ci hanno aspettato, condividendo questi momenti difficili, mi riempie di gioia ed emozione.

Mi sento un privilegiato a far parte di questo Gruppo di Volo.

Passiamo sulla frequenza di “ground” che ci chiede se siamo “on the deck”, come se fossimo davvero su una portaerei. Riprendo la mia posizione da n. 4, passando davanti agli altri che mi salutano con le loro mani in silenzio.

“Ground” ci dà le istruzioni per il parcheggio. Rulliamo in perfetta formazione. Poco più in là passiamo a fianco al C130 di supporto.

Vedo 3 figure sotto l’acqua: distinguo chiaramente il pizzetto di Ignazio – VANIA – e i baffi del Mr. – Carlo BARON – entrambi sorridono. Distaccato di qualche metro, ecco i capelli bianchi del Gen. Pillinini, Capo delegazione.

Ora che ci penso, do un occhiata al carburante. Rimango impressionato. Non avevo mai visto una lettura cosi!

Guardo nuovamente “Pilli” – Adelchi PILLININI -, chissà cosa pensa, in questo momento.
Sarà tesissimo.

Ci avviciniamo ancora un po’, vedo bene il suo viso… sembra…. no… sembra proprio annoiato e stufo di aspettarci sotto la pioggia. Sorrido sotto la visiera. Tipico atteggiamento da “ghedino”, penso tra me e me. Ora sono sicuro che deve esser stato davvero preoccupato.

Nessuno finora ha ancora fiatato. La tensione c’è, non si può nascondere. In quel momento sento Pino che dice alla radio “ Keflavik, the Frecce Tricolori would like to thank you for the support!”.

“Thank you Sir and welcome!”.

Entro nel mio parcheggio seguendo docile le istruzioni di Guglielmo, che mi accoglie con il suo solito sorriso. So bene cosa pensa. Sono sicuro che ha vissuto questa avventura con la stessa tensione che provavo io dentro al cockpit.

“Ecco il tuo velivolo William – Guglielmo PLAITANO -, te lo rendo cosi come me lo hai consegnato, perfetto come sempre”.

E mentre comincio a frenare sento da uno dei degli ultimi velivoli qualcuno che dice: ” ..Pino…. chiedigli se il NavexIl BX (supermercato USAF con prezzi molto convenienti) della Navy è aperto…”

Ecco fatto. La tensione si è sciolta. Siamo tornati operativi come sempre.

Siamo noi. Siamo le Frecce Tricolori.
Le Frecce Tricolori dell’86.

P.S. Credo che ciascuno di noi abbia uno scrigno segreto dentro di sé, ove conserva gelosamente i suoi ricordi più cari e che ogni tanto, nell’intimità, li tiri fuori per riviverne le sensazioni, le immagini, le emozioni.

Quando ho sentito la voce di Fabio al telefono però, il ricordo è schizzato fuori con forza inaspettata, quasi avesse aspettato 30 anni per poi essere condiviso con coloro che capiscono lo “spirito” che esiste in questo Gruppo di Volo.

Gente che lavora seriamente quando c’è da lavorare.

Gente che apprezza la professionalità e la qualità del lavoro che svolgono.

Gente che sa comunicare anche con un gesto, uno sguardo, un movimento impercettibile.

Gente vera.

W le Frecce Tricolori !!!

GIANLUIGI ZANOVELLO
alias “ZIZZI” e/o “GIZILLO”

Il 14 Settembre presso la base di Rivolto si sono riuniti gli ex appartenenti al 313° Gruppo – Frecce Tricolori che parteciparono alla prima tourneé
in Nord America nel 1986.
A distanza di 20 anni si è voluto ricordare quei meravigliosi ed entusiastici momenti che hanno dato il via a tutte le altre missioni dell’Aeronautica Militare oltre oceano.
Nella foto il Gen S.A. Giuseppe Bernardis Comandante del Reparto all’epoca della missione e tutti gli altri partecipanti, Piloti e specialisti.
Presenti anche Il T. Col Tarantino (attuale Comandante PAN) e tutti i Piloti.

(foto da “Air Show”, anno 1, n° 1, ottobre 2006)

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