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Una messa per tre Frecce

Questa mattina alle 11 i funerali solenni davanti a Spadolini e Zanone

di Guido Barella
da Il Piccolo, anno 107, n° 191, 31 agosto 1988, p. 3

RIVOLTO — II Fiat G 222 con a bordo le salme dei tre piloti deceduti nei tragico incidente di Ramstein è atterrato alla base di Rivolto pochi minuti prima delle 17.30 di ieri. Ai bordi della pista c’erano i familiari delle vittime, le mogli e i figli con gli occhiali scuri a nascondere occhi gonfi di lacrime. Erano arrivati alla base poco prima, a bordo di un pulmino messo a disposizione dall’Aeronautica militare.

Le bare sono state caricate su un camion coperto e si è formato un mesto corteo che ha abbandonato la base diretto a Udine, dove al Tem-pio Ossario era stata allestita la camera ardente. Scortata da una staffetta dei carabinieri, la lunga teoria di mezzi militari ha percorso a passo d’uomo i venti chilometri verso il capoluogo friulano. Nei paesi attraversati, tra i quali Campoformido, la culla delll’acrobazia aerea italiana, dove sessant’anni fa Rino Corso Fougier inventò la «pattuglia folle», tanta gente, con il fazzoletto in mano per asciugare lacrime di commozione.

E tanta gente anche a Udine, almeno duemila persone sul piazzale antistante quel Tempio Ossario che tante, troppe volte negli ultimi anni ha visto l’estremo saluto a una «freccia spezzata». Tre applausi hanno accompagnato le tre bare di legno scuro nella navata centrale, dove, mentre picchetti dell’Arma aeronautica prestavano il servizio d’onore, sono state vegliate fino a tarda sera dai familiari e da tanta gente comune, innamorata delle Frecce e partecipe di ogni momento della vita di questa famiglia tricolore.

Oggi alle 11 saranno celebrati i funerali. Il rito sarà presieduto dall’ordinario militare mons. Bonicelii, mentre numerose saranno le autorità presenti: il Capo dello Stato sarà rappresentato dal consigliere militare, il generale di squadra aerea Stelio Nardini, un goriziano, mentre porteranno il cordoglio della nazione ai familiari delle vittime anche il ministro della difesa Valerio Zanone e il presidente del Senato Giovanni Spadolini.

Ma tanta gente si era assiepata attorno alla base di Rivolto già ieri, molte ore prima dell’arrivo dell’aereo da trasporto che ha riportato in Italia i tre piloti scomparsi. La folla era stata richiamata all’aeroporto dal rumore dei motori dei sei MB 339 A con i quali sono giunti da Ramstein i piloti della Pan. Attorno alle 13.20 i primi quattro aerei, pochi minuti più tardi gli altri due. I componenti della Pattuglia hanno così potuto riabbracciare i propri cari che erano stati fatti accomodare nelle sale del Circolo ufficiali. Sui volti di tutti il segno lasciato dalle dure emozioni di questi giorni, negli occhi il film di quegli attimi di terrore. Tesi in volto, con le lacrime trattenute a stento, i piloti si sono concessi alla curiosità dei cronisti ma solo il comandante, il tenente colonnello Diego Raineri, ha parlato. Gli altri piloti si sono stretti in un rigoroso silenzio, osservando così quelli che erano gli ordini ricevuti. Nemmeno una parola. Solo un desiderio enorme di rimanere un po’ soli con i propri familiari. Un saluto e via verso casa per cercare di cancellare dalla testa la tragedia di Ramstein.

Per loro, appena fuori l’aeroporto, le occhiate curiose di quanti si sono ritrovati cosi, spontaneamente, a Rivolto per partecipare in qualche modo al grande dolore della Pattuglia acrobatica nazionale. C’era una famiglia intera con nonna e nipotini giunta da Belluno. Un’altra famiglia di Treviso, un «amico delle Frecce», come si è definito, di Padova. E gli abitanti dei dintorni, per i quali i piloti della Pan sono più che vicini di casa, sono degli amici ai quali volentieri si perdona anche il gran rumore dei motori dei loro aerei. Il tutto mentre dall’interno dell’aerobase rimbalzavano continuamente notizie circa l’arrivo del G 222 con a bordo i resti mortali dei tre piloti caduti a Ramstein. Il velivolo, un aereo da trasporto appena più piccolo del C 130 che ha invece riportato a casa gli specialisti (così sono chiamati i tecnici) al seguito della Pattuglia in ogni missione, era infatti atteso nel cielo di Codroipo già nella tarda mattinata. Continui rinvii, legati alle formalità da espletare ín Germania e infine, alle 17.30, il suo arrivo.

Adesso le tre bare avvolte dal Tricolore, quel Tricolore che i piloti con tanta bravura avevano ricamato nei cieli di tutto il mondo, sono lì, sotto l’altare maggiore del Tempio Ossario. Questa mattina a salutarli ci saranno anche i colleghi della Pattuglia acrobatica francese. Una presenza particolarmente significativa dopo tante polemiche.

Almeno duemila persone erano In attesa dell’arrivo delle tre bare sul piazzale antistante il Tempio Ossario di Udine (nella prima foto). Le salme sono state vegliate fino a tarda sera dai familiari (nella seconda immagine vediamo al centro la vedova del tenente colonnello Naldini, e a destra la figlia) e da amici, da gente comune. Il rito funebre di oggi sarà presieduto dall’ordinario militare mons. Bonicelli.

L'ultimo applauso alle tre «Frecce»

A Udine le esequie dei piloti caduti a Ramstein

Migliaia di persone hanno voluto esprimere così la solidarietà alla prestigiosa pattuglia nella sua ora più dolorosa - La partecipazione dello Stato e delle Forze Armate - Bandiere alle finestre esposte spontaneamente in segno d'omaggio

di Guido Barella
da Il Piccolo, anno 107, n° 192, 1 settembre 1988, pp. 1 e segg.
Fotoservizio di Giovanni Montenero, Stefano Lancia e Agenzia Ansa

UDINE — Lacrime e applausi. E poi, un silenzio commosso, di ghiaccio. Le tre bare avvolte nel tricolore con le spoglie degli ufficiali piloti Mario Naldini, Ivo Nutarelli e Giorgio Alessio, morti nel tragico incidente di domenica a Ramstein, in Germania, sono uscite dal Tempio Ossario di Udine, al termine del rito funebre, in quest’atmosfera quasi irreale, portate a spalla dagli altri piloti della Pattuglia acrobatica nazionale e dai colleghi della Patrouille de France e dell’analoga formazione canadese. Gli onori militari da parte di un picchetto in armi della base aerea di Campoformido, il pianto disperato dei parenti, cui il presidente del Senato Giovanni Spadolini e il ministro della Difesa Valerio Zanone hanno portato parole di conforto.

Infine, per Mario Naldini, Ivo Nutarelli e Giorgio Alessio l’ultimo volo in aereo. Le salme dei primi due sono state traslate a Firenze, (Naldini vi era nato 41 anni fa, Nutarelli aveva conosciuto lì la moglie, originaria del quartiere dell’Isolotto), l’altra ad Alessandria.

A salutarli, ieri a Udine, c’erano tutte le massime autorità militari, i capi di stato maggiore della Difesa ammiraglio Mario Porta, dell’Esercito generale Ciro Di Martino, dell’Aeronautica generale Franco Pisano, della Marina ammiraglio Sergio Majoli. E ancora, il comandante generale dell’Arma dei carabinieri generale Jucci, il comandante generale della Guardia di Finanza generale Pellegrino e il consigliere militare del Presidente della Repubblica generale Nardini. Ma soprattutto c’era tanta gente, tanti friulani che hanno voluto stringersi attorno alla famiglia delle Frecce tricolori.

Tanta gente che il Tempio Ossario non ha saputo contenere. Tanta gente che aveva affollato, la piazza sin dalla prima mattinata. Le tre bare erano lì, sotto l’altare maggiore di quel Tempio nel quale riposano ventiduemila
caduti nella Grande guerra, con sullo sfondo il grande mosaico dedicato alla Resurrezione.

Quando inizia il rito, illuminato dai fari delle televisioni e dai flash dei fotografi, è il blù delle divise dell’Aeronautica il colore dominante. All’altare sono l’ordinario militare monsignor Gaetano Bonicelli e i cappellani militari della Regione aerea e delle basi del Nord Italia. Dopo il Vangelo, un brano di Luca, monsignor Bonicelli ha letto il messaggio inviato dal pontefice Giovanni Paolo secondo, poche parole di conforto per i familiari dei piloti scomparsi trasmesse all’Ordinario militare non appena appresa «con profondo dolore la notizia della tragedia». «Le nostre parole sono inadeguate», ha aggiunto mons. Bonicelli, che ha invitato le mogli, i figli, le mamme e i papà in lacrime a trarre forza, «in questo momento di sofferenza», dalla parola di Dio. «So bene — ha aggiunto — che la fede non può far tornare i nostri fratelli, ma la fede è l’unica chiave per capire anche la morte: davanti a queste bare ci sentiamo stimolati, da loro ci viene un appello sul significato della vita». E ha invitato, monsignor Bonicelli, a pregare «nel ricordo di questi amici e di quanti sono rimasti coinvolti in questa tragedia».

Poche significative parole rotte dai singhiozzi a stento trattenuti dei parenti, attorno ai quali si sono stretti il presidente del Senato e il mini-stro della Difesa con le alte autorità militari. E il rito funebre si è così concluso con la lettura della preghiera dell’aviatore da parte di una ex «freccia», Gianluigi Zanovello, mentre il coro della brigata alpina dulia ha sottolineato i diversi momenti della cerimonia con le sue note cariche di emozione.

La stessa emozione che si avvertiva tra la tanta gente che ha seguito il rito, mentre il piazzale sul quale si affaccia il Tempio era inondato di sole, con tante bandiere tricolori esposte, così, spontaneamente, alle finestre. L’ultimo commosso omaggio alle tre Frecce spezzate.

Due momenti dell’estremo saluto ai tre piloti delle «Frecce tricolori» a Udine. A sinistra, i feretri escono dal Tempio Ossario portati a spalla dai colleghi della pattuglia cui si sono voluti aggiungere diviso anche piloti francesi e canadesi che hanno diviso con loro gli impegni dei voli. A destra, l’arrivo delle autorità. Al centro il presidente del Senato Spadolini e il ministro della Difesa Zanone.

Dolore privato e dolore pubblico si sono incrociati ieri, nel Tempio Ossario di Udine, durante il rito funebre con cui i familiari e idealmente tutta la Nazione hanno dato l’addio ai tre piloti delle Frecce tricolori morti domenica nella tragedia di Ramstein. Nella foto, l’abbraccio disperato a un parente della vedova del capitano Giorgio Alessio, il più giovane dei piloti deceduti.

Un silenzio commosso e attonito ha accompagnato la cerimonia funebre nel Tempio Ossario di Udine, in cui riposano le salme di ventiduemila Caduti della Grande guerra. Le bare dei tre piloti, avvolte nel tricolore, sul quale erano stati sistemati il cuscino con le decorazioni, il berretto e la sciabola, si trovavano sotto l’altare maggiore. Accanto, tanti fiori. Gli onori militari sono stati resi da un picchetto in armi della base aerea di Campoformido. L’estremo omaggio di chi condivide gli stessi rischi.

Scortate dai carabinieri, le tre bare, sistemate a bordo di altrettanti camion scoperti, lasciano Udine dirette a Rivolto, la «casa» delle Frecce tricolori. Da qui i tre piloti hanno effettuato il loro ultimo volo. Le salme di Mario Naldini e di Ivo Nutarelli sono state trasferite a Firenze; quella di Giorgio Alessio ad Alessandria. L’addio del Friuli è stato porto da migliaia di persone che hanno affollato il Tempio, la piazza e le vie adiacenti. Espressione di un antico amore nei confronti della nostra Pattuglia acrobatica.

Il cappellano militare monsignor Gaetano Bonicelli, che a cerimonia con i cappellani militari della 1.,a e delle basi del Nord Italia. Dopo il rano di Luca), mons. Bonicelli ha letto il messaggio inviato dal Pontefice Giovanni Paolo II, con d’orto per i familiari delle vittime.

Le massime autorità militari sono intervenute alla cerimonia di Udine. Nella foto, vediamo da sinistra il capo di Stato maggiore della Difesa ammiraglio Mario Porta, il ministro della Difesa Valerio Zanone, il capo di Stato maggiore dell’Aeronautica Franco Pisano (ex Freccia tricolore). Erano inoltre presenti anche il capo di Stato maggiore dell’Esercito generale Ciro Di Martino e quello della Marina ammiraglio Sergio Majòli, oltre al comandante generale dell’Arma dei carabinieri generale Jucci, al comandante generale della Guardia di Finanza generale Pellegrino e al consigliere militare del Presidente della Repubblica generale Nardini.

Il celebre coro della brigata alpina Julia, con i suoi motivi tradizionali, ha fatto da suggestivo ed emozionante contrappunto al silenzio che ha accompagnato la cerimonia funebre, qua e là spezzato dal disperato singhiozzare dei familiari. Un rito di popolo che si è concluso con la lettura della preghiera dell’aviatore da parte di una ex «freccia», Gianluigi Zanovello. Poi, nella piazza inondata dal sole, il saluto della folla intervenuta a salutare i Caduti.

Anche i piloti acrobatici francesi e canadesi hanno voluto essere vicini ai loro colleghi italiani in questa tristissima giornata. Qui il maggiore Valluz (a destra), in rappresentanza della Patrouille de France, trasporta una delle bare. Un cordoglio che, al di là delle polemiche, accomuna tutta la gente dell’aria.

li maestoso Tempio Ossario di Udine, che ha sullo sfondo dell’altare maggiore il grande mosaico dedicato alla Resurrezione, era ieri colmo di folla. La testimonianza di una partecipazione popolare legata all’ammirazione che gli uomini delle Frecce Tricolori, nell’arco di tanti anni, hanno saputo conquistarsi nella buona come nella cattiva sorte anche tra chi non ha dimestichezza diretta con il mondo dell’aria.

lI capitano Raineri, colui che da terra «comanda» la Pattuglia dando consigli e suggerimenti ai piloti durante l’esibizione, non sa trattenere le lacrime durante la toccante cerimonia funebre. La sincera commozione della folla ha accompagnato dall’inizio alla fine il disperato dolore dei parenti dei piloti disintegratisi sulla pista della base americana di Ramstein, in quella maledetta domenica tedesca.

Un’altra commovente immagine della cerimonia funebre udinese. La figlia del tenente colonnello Mario Naldini, capo formazione delle Frecce Tricolori (di spalle), abbracciata da una parente. La micidiale carambola di aerei nel cielo di Ramstein, l’agghiacciante palla di fuoco che ha fatto strage tra la folla ai bordi del campo non potranno più sparire dagli occhi degli uomini di Rivolto e dei loro familiari.

Il gonfalone della città di Udine, assieme a quelli di altre città e ai labari delle associazioni di combattenti e mutilati di guerra. Segno di una partecipazione totale al lutto dell’Aeronautica militare. Ora, dopo i giorni del dolore, dovranno venire giorni delle decisioni sul futuro delle Frecce Tricolori.

Con una solenne cerimonia funebre è stato celebrato ieri il trigesimo della tragedia di Ramstein

Dopo il suffragio delle vittime in Duomo, annunciata la ripresa dei raid

di Gianfranco Simone
da Corriere della sera, 30 settembre 1988, p. 34

Un momento della cerimonia In Duomo (Foto Corsera)

Con una solenne cerimonia in Duomo, è stato celebrato ieri mattina il trigesimo della tragedia di Ramstein (Germania) accaduta il 28 agosto durante un’esibizione delle Frecce Tricolori. Sono intervenuti il sottosegretario alla Difesa senatore Meoll, iI Capo di stato maggiore dell’Aeronautica, generale Franco Pisano, il comandante della I Regione aerea generale Giovanni Savorelll, il generale Michele Sicoll, presidente del Consiglio superiore delle Forze Armate, una folta rappresentanza di autorità civili e militari anche germaniche.

La celebrazione della messa — alla quale hanno partecipato l’arciprete del Duomo, monsignor Angelo Maio e alcuni cappellani militari — è stata presieduta dal vescovo castrense monsignor Bonicelli, che nel suo discorso ha spiegato come l’appuntamento «in una delle chiese più rappresentative della cristianità, carica di storia e d’arte» intendesse «esprimere con più pacatezza e uguale profondità di spirito il cordoglio per le vittime di Ramstein e la solidarietà con l parenti.

Era presente anche un gruppo di piloti delle «Frecce Tricolori». Hanno accompagnato la cerimonia le voci della Cappella musicale del Duomo, diretta da monsignor Luciano Migllavacca.

Entro un mese e mezzo la Commissione Difesa della Camera dovrebbe concludere la sua indagine sulla sciagura di Ramstein e fissare le nuove norme dl sicurezza cui si dovranno attenere le Frecce Tricolori durante i loro air show.

Lo ha dichiarato ieri nel comando della I Regione aerea il vice-presidente della commissione, onorevole Caccia, il quale, dopo la commemorazione In Duomo si è incontrato assieme al suoi colleghi, onorevoli Alberini e Scovacricchi, con i sette piloti superstiti della pattuglia acrobatica nazionale, dal comandante RaIneri al più giovane del gregari, il capitano Stefano Rosa, con i due ufficiali tecnici, maggiori Vania e Baron, e con lo speaker, tenente colonnello Da Forno.

Davanti ai piloti delle Frecce e accanto ai deputati sedevano sei generali, il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Pisano, il suo sottocapo Meloni, il comandante della I Regione aerea, Savorelli, i responsabili del 2° reparto Giordo, del 3° Ferracuti e il capo ufficio relazioni esterne Blandiri.

L’onorevole Caccia ha precisato che l’incontro voleva essere una testimonianza dal punto, vista umano e istituzionale mirante a tenere alto il morale dei piloti. Dopo la metà di ottobre la commissione Difesa proseguirà la sua indagine durante una visita ad alcuni reparti della I Regione aerea, tra cui il 313° Gruppo addestramento acrobatico, denominazione ufficiale delle Frecce.

Secondo Caccia uno del primi provvedimenti sarà quello di unificare le fonti della normativa in materia di sicurezza, finora emanata da enti diversi. In ogni caso bisognerà attendere i risultati delle commissioni d’inchiesta sulla sciagura.

Si è inoltre appreso che la pattuglia sarà in grado di riprendere le manifestazioni acrobatiche con nove elementi in tempo per l’inizio della stagione 1989, cioè entro la primavera. Per completare la formazione con il solista si dovrà invece attendere il 1990.

Alla ricostruzione della pattuglia sta lavorando, assieme ai piloti, il capo ufficio operazioni della I Regione aerea, colonnello Maresio.

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