Ultimo aggiornamento: 13 Luglio 2020
di Gianfranco Baldan
da “Circolo della PAN” – Notiziario riservato ai Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale, anno 12 – n° 19 – 01/06/2010 – pag. 7
Una delle emozioni più forti che ho provato è stato il primo volo con il G 91 T, un aviogetto militare allora in uso alla Scuola di Volo Avanzato di Amendola.
Ma andiamo con ordine… Avevo fatto il primo volo, in compagnia di un parente, il 30 dicembre ’59 a quattordici anni su un Meteor 53, in legno e tela, allora in uso all’Aeroclub di Campoformido; per me quel volo fu una folgorazione.
Rimasi entusiasta delle sensazioni che si erano dischiuse davanti a me: l’assenza di peso, il fattore di gravità, la libertà nello spazio o l’infilarsi in una nuvola erano tutte nuove conoscenze che mi lasciarono addosso la voglia di continuare e prolungare l’esperienza appena fatta.
Negli anni successivi mi diplomai in costruzioni aeronautiche continuando ad alimentare quella voglia di volo che continuava a crescere con me.
Abbandonai purtroppo subito l’idea di poter fare il “pilota militare” in quanto l’astigmatismo di cui soffrivo non mi lasciava illusioni sul superamento della visita medica di selezione, ma mi consolai abbastanza in fretta avendo ricevuto la chiamata a prestare servizio nell’A.M. come Ufficiale del Genio Aeronautico.
L’anno di prima nomina fu difficile, ero stato assegnato ad un ufficio del Ministero della Difesa Aeronautica, in cui si provvedeva all’approvvigionamento, revisione e radiazione dal servizio di componenti degli aerei allora in servizio. Ero frastornato dalla burocrazia da cui ero circondato anche se ne percepivo l’importanza sia nella catena gerarchica che nella metodologia di lavoro che eravamo chiamati a compiere.
Trascorso quell’anno a “volare” dietro una scrivania in mezzo a nuvole di moduli e a fogli di carta carbone, fui assegnato al Reparto di volo che più sognavo: la Pattuglia Acrobatica Nazionale.
All’Aerobase di Rivolto, allora come oggi, si poteva veramente apprezzare la bellezza del volo, la perfezione delle manovre, la capacità dei Piloti, la dedizione degliSpecialisti, il tutto condito dal frastuono dei motori ed accompagnato dall’odore del kerosene e dei fumi.
Nel periodo che ho trascorso a Rivolto, dal ’67 al ’76, oltre alle missioni estive al seguito della PAN, approfittai per volare tanto, quanto più potevo, facendo quasi una sorta di auto[aereo]-stop per godermi i lanci degli Alpini Paracadutisti sull’Alpe di Siusi dal C 119 o dal C 130, o a bordo del C 43 fotografico in volo sulle Alpi Orientali, o le missioni di collegamento a Linate, Orio, Caselle, Treviso ecc. con il T 6 o con il SIAI 208.
Spesso i Piloti con i quali volavo mi permettevano di pilotare dandomi le opportune indicazioni e, qualche volta, ci scappava anche un looping o qualche tonneau o qualche passaggio a bassa quota su Lignano o Bibione, insomma era il massimo che potessi desiderare.
Alla fine del ’75 ci venne assegnato in uso il G 91 T per le missioni di collegamento, ovviamente mi prese il desiderio di fare una nuova esperienza di volo dato che non mi era mai capitato di volare con un aviogetto.
Passò un po’ di tempo prima che ciò accadesse ma alla fine, complice una ispezione calendariale al velivolo da eseguire ad Amendola, mi capitò finalmente di sedere sul Martin Baker del velivolo.
Ai comandi c’era Pony 9 Pino Bernardis – il quale, dopo il decollo e la salita fino a raggiungere la quota e la velocità di crociera, mi affidò i comandi.
Ricordo che faticai non poco a mantenere l’assetto di volo forse per colpa dell’emozione o della risposta dei servocomandi.
Guardavo il cielo blu scuro sopra noi che andava a schiarirsi sulla linea dell’orizzonte, gli strumenti e le spie che mi erano familiari nelle prove a terra ora mi parevano tanti, troppi e tutti vivi; il casco e la maschera stretta sul viso mi facevano sentire come un “top gun”.
È stata una bellissima esperienza ed emozione completata nel volo di ritorno da una navigazione a bassa quota in una vallata alpina, con il finale a sorpresa di trovarmi di fronte alle Tofane illuminate dal sole rosso del tardo pomeriggio.
Rientrammo quindi a Rivolto sorvolando a bassa quota la pianura veneto-friulana.
Ad oltre trenta anni da quella esperienza e nonostante le decine e decine di voli a bordo dei jet di linea nei cieli di tutto il mondo, ancora oggi il ricordo di quel volo sul G 91 T mi provoca un senso di appagamento unico nel suo genere.
Nei ricordi, malauguratamente un po’ sbiaditi dal tempo, rivedo amici, colleghi, luoghi, situazioni vissute in modo splendido ed anche tragico, ma fortunatamente i ricordi belli superano quelli brutti e di ciò sono grato agli incontri con i colleghi del “Circolo della P.A.N.” a Rivolto, che mi riportano ancora spesso a sentire il frastuono dei motori in mezzo all’odore del kerosene e dei fumi.