Ultimo aggiornamento: 27 Marzo 2024
Manifestazione patriottica con i più audaci soldati d’Italia
Cielo tricolore su piazza Unità nei passaggi delle «Frecce» - Presenti anche garibaldini delle Argonne - Il labaro agli istriani
da Il Piccolo, 19 ottobre 1970, p. 13
Gli Arditi della grande guerra sono stati al centro della grande manifestazione nazionale svoltasi ieri a Trieste, in un clima di fervido patriottismo.
Nella suggestiva cornice di una piazza dell’Unità d’Italia illuminata da un sole smagliante e sovrastata da un cielo d’un azzurro intenso, cristallino, si sono raccolti i combattenti provenienti da ogni parte d’Italia; al centro il labaro pluridecorato degli Arditi; seguito da una scorta di rappresentanza in mezzo alla quale spiccavano due anziane «camice rosse», che avevano fatto la guerra con Ricciotti Garibaldi nelle Argonne; ai lati le centinaia di partecipanti al raduno e lo schieramento di una compagnia di formazione delle Forze Armate, costituita da rappresentanze dell’Esercito (151.o Fanteria e bersaglieri della «Folgore» con fanfara), della Marina e dell’Aviazione. Davanti al palco delle autorità – fra le quali l’assessore Stopper per il presidente della Giunta regionale, il Commissario di governo Cappellini, il Sindaco Spaccini, il Questore D’Anchise, il presidente del Lloyd Triestino e dell’ANVSD ing. Bartoli, e le varie autorità militari – è stato eretto l’altare da campo, al quale ha officiato la Messa mons. Bottizer, in rappresentanza dell’Arcivescovo. Al Vangelo, il sacerdote ha esaltato le gesta degli Arditi che scrissero – ha detto – una pagina incancellabile della storia d’Italia ed al richiamo della Patria non hanno evitato di corrispondere con lo slancio più appassionato, fino all’estremo sacrificio.
Poi, esattamente nel momento in cui si levavano, all’Elevazione, le note della Canzone del Piave, dal mare è saettata sopra la piazza la pattuglia aerea acrobatica delle «Frecce tricolori» che ha sorvolato più volte il luogo della cerimonia tracciando infine nel cielo le scie tricolori che stagliandosi contro il sole hanno ottenuto di ammantare per alcuni istanti l’immensa piazza dei colori nazionali. C’è stata infine la benedizione dei labari, sollevati da tutte le rappresentanze sezionali degli Arditi, e la consegna alla Medaglia d’oro Schergat del labaro – madrine Anita Sauro e Fernanda Grambassi, figlia e vedova dei due Eroi istriani – dell’associazione degli Arditi istriani.
Sono seguiti i discorsi. Il più caloroso benvenuto degli ex combattenti e reduci triestini è stato recato dal presidente dell’Associazione locale, maggiore Vidi. Quindi il Sindaco Spaccini ha recato il saluto della città che ancora nel clima delle celebrazioni del cinquantenario della redenzione partecipa dei momenti eroici dell’irredentismo ma anche – ha detto – delle esperienze più atroci, amare, della guerra; per cui nel rendere omaggio al «fior fiore dello slancio di cui la nostra storia vive» il Sindaco ha sottolineato le aspirazioni di Trieste a un futuro di pace. Infine, il presidente nazionale dell’Associazione degli Arditi, Medaglia d’oro Berardini, ha recato un saluto particolare alla «città martire», ha esaltato le Forze Armate e i tutori dell’ordine, che quotidianamente rischiano la vita a presidio dfl valori più sacri della Patria.
Al termine della cerimonia – applauditi e salutati alla romana da alcune centinaia di giovani, che sono stati contraccambiati – i partecipanti al raduno sono infine sfilati, intonando gli inni di «Giovinezza», «Allarmi, allarmi» ed altri ancora che furono anche degli Arditi della prima guerra, verso il colle di San Giusto.
In piazza dell’Unità, fra i molti arditi giunti da ogni parte d’Italia, abbiamo «scoperto» per caso uno dei più vecchi, forse il più vecchio ardito di Italia, Carlo Gaviragai: un milanese di 81 anni, arguto, baldanzoso e simpatico, che ci ha raccontato gli episodi più significativi della sua esperienza di guerra, dalla costituzione del primissimo reparto di arditi, di cui ha portato a Trieste, alla manifestazione, il labaro glorioso.
(«Giornalfoto») Il suggestivo, entusiasmante saluto delle « Frecce tricolori »
Arditi, no! Camerati sempre pronti_ Caimani del Piave, Arditi, Bersaglieri, … ITALIANI che amano la loro terra_ Forse, anche allora c’erano dei transgender, che alla bisogna caciavano le giuste virili argomentazioni-
Viva l’ITALIA sovrana del proprio destino- Antonio Cocchia