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«Le Frecce Tricolori? Uno spreco. E la Nato oggi non ha più senso»

di Francesco Batostini
da Corriere della sera, 02 giugno 2006, p. 6

Le Frecce Tricolori? «Sono uno spreco, fanno baccano, inquinano e servono solo per le celebrazioni come la parata del 2 giugno». A pensarla così sulla Pattuglia acrobatica nazionale dell’Aeronautica è Lidia Menapace, 82 anni, di Rifondazione, ex partigiana, pacifista da sempre. Che ora è sul punto di diventare presidente della commissione Difesa del Senato.

È fatta?
«Vediamo oggi. Se i voti si confermano, ho una caratteristica difficilmente battibile: l’età».

Già nel cognome, Lidia Menapace è un ossimoro: ex partigiana e neosenatrice di Rifondazione, fondatrice del manifesto e femminista-pacifista di «Donne contro la guerra», a parità di voti può diventare presidente della commissione Difesa. Preferita al generale Luigi Ramponi, candidato di An, perché più anziana.

Pacifista per 82 anni. E ora a capo della commissione che decide le politiche militari. Non è un assurdo?
«No. Anzi, è in linea con la Costituzione che non è guerrafondaia, né militarista. Sarebbe un’occasione per realizzare finalmente l’articolo ll e definire il concetto di difesa».

Lei come lo definisce?
«L’Italia ripudia la guerra. Anche avendo ragione, noi non possiamo scatenarla. Tutte le guerre cui abbiamo partecipato non erano in linea con questo principio. Il diritto internazionale è stato cancellato. E il fatto delle armi di distruzione di massa ha spinto anche a una guerra contro le popolazioni civili».

Dopo la prima strage di Nassiriya, lei chiamò «assassino» il governo…
«Dissi che il nostro governo aveva mandato una spedizione incostituzionale ed era colpevole di assassinio. E siccome qualcuno ci aveva lasciato la pelle senza protezione, perché era una cosa militarmente malfatta la santabarbara nel cortile della caserma, dissi di riportarli subito a casa. Lo dico anche adesso. Questo morto, non ci ho dormito la notte».

Due anni fa però scrisse: «Quanto più i resistenti iracheni vengono detti terroristi e banditi, tanto più m’identifico con loro»: che significa?
«Io dico: 1°) ogni popolo invaso ha diritto di difendersi; 2°) ha diritto di trovare i modi di questa resistenza; 3°) ho diritto di giudicare questi modi. Il terrorismo, lo considero una cosa d’estrema destra, perché non fa partecipare il popolo alla resistenza. Però è un fatto che anche i nazisti ci chiamavano banditi, noi partigiani, perché ciò toglie copertura di diritto e fa credere alle truppe occupanti che si possa sparare a vista e senza prove».

È vero che ce l’ha con le Frecce tricolori?
«È vero. Sono uno spreco. Fanno baccano, inquinano e servono solo in circostanze celebrative come la parata del 2 giugno. Che poi dovrebbe essere una giornata simile al 14 luglio in Francia, dove si balla e si fa festa di popolo, non una parata militare: per sfilare, le Forze armate hanno già il 4 novembre».

Perché non le piacciono le donne soldato?
«Non sono contraria alle donne, sono contraria all’Esercito: c’è una sentenza della Consulta che dice che la difesa non è solo quella armata. E che il mondo militare sia essenzialmente machista, è un’opinione diffusa. Il femminismo, fondato sulla differenza, non può che essere ostile a chi ha per àmbito una cosa che si chiama uniforme. Il militare è l’apice del predominio maschile».

Una volta ha detto che «dobbiamo offrire altre opportunità ai nostri ragazzi che fanno questa vita di merda»…
«Il governo precedente, come unica politica attiva d’occupazione, ha offerto ai giovani il servizio militare. Miserabile. Chi non trova lavoro, accetta. I più se lo chiedono, però: ma che lavoro di merda faccio? I propagandisti del militarismo prospettano bei guadagni e con tutti quei cattivi islamici in giro, è facile produrre una cultura militarista sempre più diffusa. Io vorrei asciugarla, questa cultura. Cambierei anche i programmi della scuola: bisogna studiare i Romani per le strade che costruirono, non per le Guerre Puniche che combatterono».

L’Italia è fra i Paesi che esportano più
«Sì, e pure le anni leggere. Che fanno più vittime. C’è un mercato illegale ma fiorentissimo, triangolazioni che aggirano le norme. Tutto questo va rivisto».

Ma lei sogna ancora un’Italia disarmata, neutrale come la Svizzera?
«È il punto d’arrivo: un Paese senza armi d’aggressione. La Svizzera è armata fino ai denti, ma dice che qualsiasi ordigno nucleare è offensivo. Per cominciare, io sono per bandire armi come gli Euroflghters, i caccia atomici che l’Iveco prova a Grosseto: sono anni difensive, quelle? Il disarmo unilaterale è una parola d’ordine europea».

Lei lo proponeva anche quando c’era l’Urss: mai pentita?
«No. Invece, è stato un grave errore ripristinare la Nato dopo la caduta del Muro. Doveva dissolversi. È difficile oggi giustificare la sua natura. Prenda la base Usa di Aviano: con la multilateralità selettiva predicata da Bush, gli americani possono usarla per bombardare Teheran. Senza chiedere nulla al Parlamento italiano. E poi l’Iran avrebbe torto, se ci rispondesse col terrorismo? Le basi Nato e Usa in Italia sono un’infrazione della territorialità. Mica dico di assaltarle. Ma di rivedere gli accordi, sì».

A proposito: chiamerebbe ancora «terrorismo sionista» le esecuzioni mi-rate dei dirigenti palestinesi?
«Sì. I palestinesi hanno usato il terrorismo e non ho mai condiviso Arafat che imbracciava il mitra. Ma detto questo, da vecchia europea, mi fa impressione vedere gli ebrei fare certe cose. È terrorismo, distruggere indiscriminatamente case di civili. E poi basta vedere che cos’è il Muro che hanno costruito».

«Difendo le Frecce Tricolori»

da Corriere della sera, 11 giugno 2006, p. 3

S. Margherita Ligure – Niente battute sulla pattuglia acrobatica italiana. Per il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, il ruolo delle nostre Forze Armate non può essere messo «neanche lontanamente in discussione», fosse anche «solo con qualche battuta sulle Frecce Tricolori».

Alla vigilia dell’esibizione delle Frecce Tricolori (oggi a Peschiera del Garda), Montezemolo di fronte alla platea dei giovani imprenditori prende posizione nel solco della polemica avviata dalla senatrice di Rifondazione comunista Lidia Menapace, che le aveva bocciate come «inutili».

Alle nostre Forze Armate Montezemolo ha diretto un «ringraziamento particolare» per l’impegno profuso a «difendere la pace e a dare una prospettiva di speranza a popolazioni e Paesi lontani». «Il rispetto per i nostri caduti – ha sottolineato il presidente di Confindustria – dovrebbe imporre a chiunque sentimenti veri di riconoscenza per le doti morali e lo spirito di sacrificio».

Centomila per le Frecce dopo le polemiche

Saltano le proteste annunciate. Un tricolore di 4 chilometri

da Corriere della sera, 12 giugno 2006, p. 19

PESCHIERA DEL GARDA (Verona) – Nessuna contestazione, anzi un successo strepitoso, dopo le polemiche dei giorni scorsi, per le Frecce Tricolori. Ieri pomeriggio la pattuglia acrobatica ha richiamato ben centomila spettatori lungo la costa tra Castelnuovo e San Benedetto in occasione di «Ali su Peschiera 2006», terza edizione dell’International Air Show.

La manifestazione si è aperta con le evoluzioni degli apparecchi civili, militari e acrobatici e degli elicotteri di salvataggio, seguite dallo spettacolo «Alto secco» di mezz’ora circa della squadra dell’Aeronautica militare, che ha chiuso l’esibizione disegnando col fumo colorato degli apparecchi un tricolore lun-go 4 chilometri.

Gli applausi del pubblico col naso all’insù hanno messo a tacere le proteste annunciate. A dare l’avvio alle polemiche era stata il 7 giugno, con un intervista al Corriere, Lidia Menapace, parlamentare ottantaduenne di Rifondazione, fondatrice del Manifesto, femminista e pacifista e partigiana. Alla domanda: «E vero che ce l’ha con le Frecce Tricolori?», aveva risposto: «È vero. Sono uno spreco. Fanno baccano, inquinano e servono solo in circostanze celebrative come la parata del 2 giugno».

Avant’ieri, a Santa Margherita Ligure, il presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, di fronte alla platea dei giovani imprenditori, aveva difeso il ruolo delle nostre Forze Armate e, indirettamente, la pattuglia. Aveva detto: «Il ruolo non può essere messo neanche lontanamente in discussione, fosse anche solo con qualche battuta sulle Frecce Tricolori».

Dietro ai jet della pattuglia ottomila posti di lavoro

Sono davvero «inutili» le e Tricolori come le battezzate Lidia Menapace di fondazione Comunista? L’irriverente giudizio ha sollevato proteste, ma ha avuto il «merito» di far emergere una domanda importante: «Che valore hanno per il nostro Paese?».

La Pattuglia, unica al mondo a volare in una geometria complessa di 10 aeroplani, compie manovre impossibili alle altre perché il jet «Alenia Aermacchi MB-339» ha grandi qualità. «Non lo cambierei con nessuno dei concorrenti delle pattuglie straniere», ci raccontava il capo formazione maggiore Massimo Tammaro, tremila ore di volo, duemila delle quali sulle Frecce. «È una macchina eccezionale – aggiungeva – perché consente di compiere manovre in spazi ristrettissimi, sempre visibili dal pubblico; è affidabile, ed è l’unico a permettere operazioni al di sotto dei 1500 metri».

Naturalmente dietro c’è una preparazione meticolosa, «un lungo e puntiglioso addestramento per evitare rischi. Ma è da ricordare soprattutto – nota Tammaro – che l’acrobazia ha una funzione addestrativa molto forte». Il «313° Gruppo» di Rivolto (Udine) di cui fa parte la Pattuglia, assolve contemporaneamente le esigenze dalla no-stra Difesa; cioè non è un «circo del cielo». La bravura poi riconosciuta a livello internazionale, grazie in particolare a figure che altri non compiono, è un biglietto da visita dei valori tecnologici e professionali che l’Italia sa esprimere.

Gli aerei delle Frecce sono il frutto di una capacità industriale di alto livello che va dai materiali all’elettronica. Alenia Aermacchi è l’unica fabbrica di jet d’addestramento esistente in Europa, l’unica al mondo a produrre un’intera famiglia di aerei-scuola. Ed è grazie ad un’esperienza lunga un secolo che ora la società di Venegono è riuscita a costruire e sta collaudando il bireattore M-346, l’addestratore più avanzato esistente sulla scena mondiale. Di una macchina del genere le aeronautiche di varie nazioni hanno bisogno per sostituire i vecchi jet con uno, appunto, di nuova generazione capace di preparare i piloti che devono volare sui potentissimi caccia di oggi.

L’Italia è dunque in una posizione favorevole per un mercato molto promettente nel quale è protagonista da 40 anni durante i quali ha venduto duemila aeroplani in 45 nazioni. «Il jet delle Frecce Tricolori è stato acquistato in 280 esemplari in vari Paesi – dice Carmelo Cosentino, ammini-stratore delegato di Alenia Aermacchi -. Ciò significa che la nostra tecnologia è competitiva ed alimenta una nicchia industriale di grande valore capace di garantire oltre al lavoro dei nostri duemila dipendenti anche un’occupazione di ulteriori seimila persone nelle varie aziende fornitrici».

Ma gli aerei-scuola militari hanno permesso alla società lombarda di conquistare anche settori dell’aviazione civile. Il civile, infatti, rappresenta il 40 per cento della sua attività fabbricando le gondole-motore per la maggior parte degli aeroplani commerciali in servizio.

I jet delle Frecce Tricolori sono dunque la punta di un iceberg di uno dei pochissimi mondi da cui l’Italia, sviluppando innovazione, trae vantaggi economici e considerazione oltre i confini.

Giovanni Caprara

Foto di Simone Bianchi [ fonte ]

Centomila per le Frecce dopo le polemiche

di Roberto Bianchini
da ricerca.repubblica.it, 12 giugno 2006 [ fonte ]

PESCHIERA DEL GARDA – Chiudono il loro show, ventidue minuti come sempre impeccabili di «looping» e di «tonneau», con una fumata tricolore lunga quattro chilometri che si distende sul lago come un mantello.

Sono in centomila lungo le rive del Garda che si stringono intorno alle Frecce Tricolori dopo le polemiche innescate dalla senatrice di Rifondazione Comunista Lidia Menapace che le aveva definite inutili. «Sono uno spreco – aveva detto – fanno baccano e inquinano».

Tra il pubblico, non ne trovi neanche uno che contesta. Solo applausi, e calorosi. E commenti indignati per chi «osa» toccare le Frecce. «La vostra è la risposta migliore – urla al pubblico lo speaker – e in questo momento è importantissima».

Il biancorossoverde è dappertutto, persino negli aperitivi e nelle pizze tricolori dei bar del paese, in un’esaltazione, che appare più spinta di altre volte, «dell’Italia migliore, dell’ Italia che vince e che primeggia nel mondo per i suoi valori umani e tecnologici», come spiega infervorato al microfono il capitano Andrea Saia, portavoce delle Frecce.

In realtà, gli uomini della pattuglia acrobatica faticano a nascondere il fastidio e l’ amarezza.

«Noi siamo uno strumento del paese, e andiamo avanti a fare il nostro lavoro come abbiamo sempre fatto, le polemiche non ci toccano» replica, visibilmente seccato, il comandante delle Frecce Tricolori Paolo Tarantino. «E non dimentichiamoci che pochi mesi fa, quando abbiamo festeggiato il nostro 45º anniversario, c’ erano 500mila persone, e 20 milioni di spettatori ci hanno seguito in tivù. Vorrà dire qualcosa, no?».

«Certo che non ci hanno fatto piacere queste polemiche, è come se a un genitore parlassero male dei propri figli», aggiunge il tenente colonnello Guido Brunetti, coordinatore militare della manifestazione.

«Polemiche strumentali, parole buttate al vento che questa grande festa popolare ha già disperso» taglia corto Umberto Chincarini, sindaco leghista di Peschiera.

Sono preoccupati, gli uomini della pattuglia acrobatica, non solo per la sortita della Menapace, ma perché un partito di governo come Rifondazione sembra intenzionato a mettere in discussione la sopravvivenza stessa delle Frecce. «Visto che per cinque anni staremo al governo, affronteremo la questione nelle sedi opportune – dice il deputato Gino Sperandio -. Non è pensabile che un paese come il nostro, con il deficit che ha, spenda più soldi degli Usa per la propria pattuglia acrobatica».

Rifondazione aveva pensato a una manifestazione di protesta contro l’ «air show» di Peschiera. Poi ha rinunciato: «Rischiava di essere strumentalizzata».

Le Frecce, invece, l hanno usata benissimo. Mai viste tante fumate tricolori, tante figure di bandiere disegnate in cielo dai dieci potenti MB 339 dell’ Aer Macchi, tanta esibizione di gloria patria, e tanta cura nella propaganda: dalla scritta polemicamente allusiva sui manifesti «L’Aeronautica partecipa a titolo gratuito», ai manifesti; e poi gli adesivi, le riviste, un gazebo con aeroplanini, dvd e libri sulle Frecce, dai titoli come «Le ali del leone» e «Foglie al vento». Il pubblico è di tutti i tipi e di tutte le età. E su un punto non transige: le Frecce non si toccano.

«Sono ben altri gli sprechi di questo paese» aggiunge Luigi Mantovani. «Riducano piuttosto gli stipendi ai parlamentari, ma lascino stare la pattuglia acrobatica» propone Gianna Montanari. «Sarebbe meglio che togliessero i fondi alla nazionale di calcio, che è marcia, invece che alla pattuglia acrobatica» tuona Elio Prestan. «Si preoccupino piuttosto dei nostri putéi, i nostri ragazzi, che mandano a morire in guerra», chiosa Giovanni Verrucchio.

Il maggiore Andrea Rossi, solista delle Frecce, infila una picchiata da brividi, e dà il via agli altri aerei. La sua voce gracchia in diretta negli altoparlanti: «Il Tricolore più grande del mondo». Il lago è tutto fumi e rombi di tuono.

Il Pdci a Rifondazione: «Grave errore attaccare le nostre Frecce tricolori»

da Corriere della sera, 18 giugno 2006, p. 12

«Basta strumentalizzare le Frecce tricolori». Iacopo Venier, responsabile Esteri del Pdci, attacca la destra che, con una mozione al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, «fa un misero tentativo di appropriarsi di un simbolo dell’intera nazione». Ma definisce le critiche della senatrice di Rifondazione Lidia Menapace «un grave errore».

Il deputato comunista prova a muoversi in una posizione mediana tra il pacifismo della sinistra radicale e il nuovo ruolo di governo e istituzionale: «I Comunisti italiani si battono per la pace ma non sono contro le forze armate. Le Frecce tricolori nulla hanno a che fare con le missioni all’estero in Iraq o Afghanistan, la cui responsabilità è del precedente Parlamento e non dei militari. Le Frecce sono uno straordinario gruppo di professionisti e l’Italia intera deve essere fiera di loro».

«Parteciperò con grande piacere — annuncia Venier — all’AirShow a Trieste il 25 giugno. Le Forze armate sono strumento della Repubblica e la politica non deve provare a strumentalizzarle. L’impegno contro la base di Aviano e la guerra di Bush sono il modo del Pdci dibattersi per la difesa della dignità e dell’interesse nazionale».

Anche il sottosegretario all’Interno Ettore Rosato si è detto d’accordo: «Le frecce mi piacciono molto e rappresentano degnamente l’Italia».

Lidia Menapace (Prc): «Le Frecce tricolori? Le paghino i privati»

da Corriere della sera, 23 giugno 2006, p. 16

«Le Frecce tricolori? Solo in Italia vengono pagate con fondi pubblici. Le paghino i privati, come avviene in tutti gli altri Paesi».

Lo ha detto a Trieste, dove ieri sera ha partecipato a una iniziativa per il «no» al referendum del 25 e 26 giugno, la senatrice del Prc Lidia Menapace, che già la scorsa settimana aveva criticato le frecce tricolori «perché inquinano e fanno rumore».

La provincia di Pordenone contro Menapace. Russo Spena: «Siamo tanti d’accordo con lei»

da L’Unità, 11 luglio 2006, p. 13

Arriva in Parlamento l’odg che esprime «massima stima ed apprezzamento e sostegno» alla Pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori,
approvato il 29 giugno scorso dal Consiglio provinciale di Pordenone. Il documento stigmatizza le critiche fatte nelle settimane passate dalla senatrice del Prc, Lidia Menapace, che aveva definito le Frecce Tricolori, inutili e inquinanti.

I consiglieri ritengono invece che «le Frecce Tricolori fanno parte del nostro patrimonio nazionale e rappresentano come hanno sempre rappresentato il nostro Paese in tutto il mondo».

Il documento è stato inviato, fra gli altri, al presidente della Repubblica, ai presidenti delle Camere, al presidente della Regione FVG, ai presidenti delle commissioni Difesa di Senato e Camera, ai parlamentari eletti nella regione.

L’iniziativa non è piaciuta affatto al capogruppo del Prc a Palazzo Madama, Russo Spena. «Forse il consiglio provinciale di Pordenone non ha altro di meglio da fare e forse pensa che considerare uno spreco inutile l’utilizzo delle pattuglie acrobatiche sia una prerogativa della senatrice Menapace.Non è così.Siamo in tanti a pensarla come lei».

1 commento

  1. Le frecce tricolori non si toccano, sono un vanto per l’Italia. su quanto letto circa il ,curriculum della Sig. Menapace, mi chiedo come é possibile in quanto avendo 82 anni, da cui deduco che sia nata nel 1940 ad essere stata una partigiana?

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