Ultimo aggiornamento: 19 Agosto 2023

Parla un ex pilota della PAN

da Volare, ottobre 1988, anno VI, n° 61, pp. 10 – 11
Ringrazio sentitamente il sig. Fanapini per avermi inviato l’articolo come il resto dello speciale sulle Frecce Tricolori dopo Ramstein

Pochi giorni dopo la tragedia di Ramstein, abbiamo invitato in redazione Vincenzo Soddu che ha fatto parte delle Frecce Tricolori dal 1975 al 1978 e oggi è il leader della pattuglia civile Alpi Eagles.

La nostra è stata una chiacchierata per capire, attraverso chi ha vissuto in prima persona l’esperienza di una pattuglia, che cosa succede durante i pochi minuti di una esibizione. E di trovare una spiegazione accettabile a un incidente come quello delle Frecce Tricolori. Vincenzo Soddu ci ha parlato al suo ritorno dal meeting di Friburgo, il primo appuntamento internazionale dopo Ramstein, dove si è svolta regolarmente la manifestazione il 3 settembre.

Che atmosfera c’era a Friburgo?

A Friburgo c’erano 40.000 persone. All’inizio della manifestazione lo speaker ha invitato gli spettatori a osservare un minuto di silenzio per onorare le “Frecce”. Ed è stato un momento di alta commozione.

Come è potuto accadere un fatto del genere?

Nutarelli era uno dei piloti più esperti, Ci chiediamo tutti come sia stato possibile che in una manovra così semplice sia incorso in un così grave errore.

Che ipotesi si possono fare? Si è parlato di malore, di avaria radio…

No, la radio non c’entra. Dal momento che si separano, è lui che regola la manovra. Il leader dice: “apertura via, rovescio”. Da rovescio cominciano a vedersi, e se ci sono correzioni da fare il solista le fa.
Appena attraversa in picchiata l’orizzonte le due formazioni si vedono. E lui si regola. Nutarelli ha avuto, non si sa per quale ragione, un enorme anticipo. Probabilmente non ha arrotondato il looping: l’ha tirato giù in verticale guadagnando tempo.

Quanti “g” subisce il solista in questa manovra?

È un semplice looping. Al massimo si possono prendere 4 “g”. Probabilmente quando Nutarelli si è accorto di essere vicino in chiusura ha tirato qualche “g” in più perché era molto stretto e doveva guadagnare un po’ di quota. Questo da quanto ho potuto vedere dai filmati. Insomma, si è trovato in anticipo e non ha voluto rinunciare alla manovra, giudicando di potercela fare.

Non potrebbe esserci stata un’avaria?

No, personalmente non credo a un’avaria all’aeroplano così come non credo neppure a un malore.

Dalle prime testimonianze sembrava che durante la picchiata il solista avesse estratto l’aerofreno. È normale in quella manovra?

Quella manovra non prevede l’aerofreno. Può darsi che Nutarelli si sia accorto dell’anticipo e lo abbia usato per ridurre la velocità.

Quando, e se, si è accorto di essere in anticipo, cosa avrebbe potuto fare?

Vie di uscita ce n’erano. Da quella posizione poteva accostare da una parte e andarsene. Ma lui era certamente convinto di farcela. Sono decisioni che vanno prese in centesimi di secondo. Dalle foto sembra che abbia tentato all’ultimo di scavalcarli. Forse non ce l’ha fatta perché penalizzato, dall’aerofreno. Forse. Una cosa è certa: il solista era in anticipo e più basso di quanto doveva in quella manovra. Quello che fa riflettere tutti noi è che quell’errore possa essere accaduto a lui che era molto preciso e molto esigente con se stesso.

Le Alpi Eagles fanno più o meno le stesse manovre delle “Frecce”; potete escludere che a voi possa capitare un incidente del genere?

Non escludo che un giorno possa capitare anche a noi un incidente come questo. Bisogna stare sempre in agguato. Noi siamo coscienti di ciò.

Voi delle Alpi Eagles, che cosa avete deciso dopo questo incidente?

Noi abbiamo deciso di continuare. Siamo convinti di essere in condizioni di volare in sicurezza. Delle riflessioni, naturalmente, le abbiamo fatte. Soprattutto è la banalità dell’errore che ci ha colpiti. A meno che un’inchiesta non spieghi altrimenti (avaria, malore) la tragedia.

Cosa pensate di quello che í giornali hanno scritto delle “Frecce” e anche di voi in questi giorni?

È la cosa che ci ha fatto più male. Non si può così superficialmente parlare di “pazzi volanti”, di “piloti suicidi”, questo è un attacco alla professionalità del tutto gratuito. È un team perfettamente affiatato e il rischio è valutato e calcolato attentamente. Non ci sono piloti “suicidi”. Se il rischio fosse più di tanto, nessuno in Aeronautica chiederebbe di volare nelle “Frecce”. I piloti hanno tutti famiglia, moglie, figli, non sono dei kamikaze.

Tornando un attimo alle manovre, quali sono quelle che comportano un rischio maggiore?

Il ventaglio e il doppio tonneau. Il doppio o il triplo tonneau sono abbastanza impegnativi per il pilota. Fare un tonneau sull’asse e girare sopra l’altro aeroplano è una manovra tecnicamente difficile. Le altre, anche se molto spettacolari, non sono manovre complicate. Per gente molto addestrata, naturalmente. Altre manovre molto complicate ma non pericolose sono i ricongiungimenti. Lì bisogna saper valutare a occhio il momento di ridurre o aumentare velocità per entrare in formazione. La cosa non è facile, ma si impara con il continuo allenamento.

Voi delle Alpi Eagles, nelle esibizioni fate anche il “cardioide”?

Si, è identico a quello che fanno le “Frecce”. Noi facciamo anche una manovra che chiamiamo “Apocalisse”. È una manovra molto spettacolare, ma di estrema sicurezza, assolutamente non rischiosa.

Che cosa si può fare per migliorare la sicurezza sia dei piloti sia del pubblico?

Abbiamo sentito pareri di gente che ritiene la quota alta come ragione di sicurezza per il pubblico. È vero assolutamente il contrario. Due aerei che si scontrano a 2.000 piedi potrebbero fare molto più danno di due che si scontrano a 60 metri. La sicurezza non sta nella quota, sta soprattutto nell’addestramento e nella professionalità dei piloti. A Ramstein, subito dopo l’incidente hanno fatto il controllo antidoping a tutti i piloti superstiti della pattuglia. Il controllo è naturalmente risultato negativo. Nessun pilota prende pillole prima di volare.

Il momento della tragica collisione di Ramstein fra il solista e la formazione – Il velivolo del solista prosegue con I’aerofreno esteso lungo la sua traiettoria – Un’immagine scattata una frazione di secondo prima dell’impatto, in cui si nota la scia del 10 (foto di Valerio Frassetto)

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