(Ultimo aggiornamento: )

di Simone Cerciello
da informareonline.com, 16 maggio 2023 [ fonte ]

Vivere un’esperienza alla Top Gun, girare il mondo e sfrecciare nei cieli italiani all’insegna del tricolore. Con il Capitano dell’Aeronautica Militare, originario di Boscotrecase, Leonardo Leo, saliamo a bordo delle Frecce Tricolori per vivere virtualmente un’esperienza senza precedenti.

Cosa si prova durante un’esibizione?

«Ogni esibizione ha un sapore diverso. Credo che ciò che si prova sia molto soggettivo e dipenda da diversi fattori: la propria esperienza, dove viene effettuata la manifestazione e chi ti sta guardando. Per me l’anno scorso è stata la prima stagione da pilota delle Frecce Tricolori (F.T.) ed è stata una continua scoperta, innanzitutto di me stesso e poi di questo incredibile mondo. La nostra forma di volo impone un’enorme concentrazione, piena fiducia nei colleghi e nei propri mezzi. Queste caratteristiche arrivano col tempo, durante il lungo addestramento e durante la stessa stagione acrobatica nella quale è essenziale continuare ad avere voglia di migliorarsi.

Ad esempio, al mio primo airshow, che come di consueto viene effettuato il 1° maggio presso l’aeroporto di Rivolto (UD), casa del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico F.T., per la prima volta davanti a migliaia di occhi conosciuti e non, avevo un’incredibile voglia di dimostrare, innanzitutto a me stesso, e poi ai miei colleghi, ai miei amici, ai miei parenti ed agli stessi ex piloti delle F.T., di essere pronto a svolgere un ruolo di tale prestigio ed importanza.

Addestramento, briefing pre-volo e si parte

Durante l’addestramento si procede con gradualità dall’acrobazia singola a quella in formazione di più velivoli, aggiungendo manovre sempre più complesse e collegando sempre più pezzi della formazione e del programma acrobatico, giorno per giorno. Si arriva al 1° maggio pronti ad eseguire il programma in modo sicuro, tuttavia consapevoli che esteticamente e tecnicamente ci siano ampi margini di miglioramento. Per questo, oltre alla voglia di dimostrare, ero molto nervoso poiché dovevo essere all’altezza dei miei predecessori.

Durante il briefing pre-volo non mi sentivo particolarmente nervoso, sembrava un giorno come tutti gli altri. Una volta arrivati agli aeroplani, parcheggiati a pochissimi metri dal pubblico, incrociando gli occhi dei miei cari che erano lì ad incitarmi, ho iniziato a sentire il mio stomaco contrarsi, la pelle accapponarsi, i pensieri confondersi.
Una volta seduti e legati al seggiolino, all’ordine di indossare il casco e di chiudere il tettuccio, nella mia testa entra il solo sibilo inconfondibile del motore del mio aeroplano, insieme agli automatismi acquisiti negli ultimi mesi. Gli occhi, le mani e le dita si muovono all’unisono e c’è sempre meno spazio, nella mente, per ciò che è fuori al mio tettuccio.

Una volta riaperto lo stesso, dopo aver riportato le ruote per terra, ripassi davanti a migliaia di persone emozionate e ciò genera una sensazione indescrivibile di enorme soddisfazione.

La vera emozione la provo quando lasciamo il luogo di manifestazione e con un colpo d’occhio, tra i fumi colorati che si sono posati nell’aria, guardo gli innumerevoli nasi all’insù che dividono occhi commossi ed eccitati. All’estero, invece, hai una incredibile voglia di far bene perché sai di rappresentare il tuo Paese e speri di farlo nel migliore dei modi, rendendo fieri tutti i tuoi connazionali lì presenti, provando dunque un grandissimo senso di appartenenza e di orgoglio».

Come ci si prepara prima di ogni evento?

«Durante la stagione acrobatica i ritmi sono molto serrati, abbiamo uno o massimo due giorni a settimana di lavoro a Rivolto in cui possiamo addestrarci e finalizzare i coordinamenti necessari all’esecuzione della manifestazione imminente. Per questo motivo è molto importante dedicare tempo e risorse all’addestramento invernale, in modo che dal mese di maggio le priorità si spostino sugli aspetti organizzativi.

Il weekend di manifestazione è fisicamente e mentalmente impegnativo, quindi arriviamo al giorno dell’airshow sempre ben riposati ed in forma».

Hai mai avuto paura?

«Nonostante il mio lavoro non sia esente da rischi, non posso dire di aver mai provato una vera paura. Mi sono sicuramente trovato in condizioni di forte stress, che tuttavia, se gestito e dosato nel modo giusto, aiuta a performare meglio.

L’addestramento cui si è sottoposti per diventare un pilota delle F.T. dura circa 8 mesi, con una media di 2 voli al giorno, nei quali si alza sempre più l’asticella e si espande la bolla della propria comfort-zone, diventando sempre più un tutt’uno con l’aeroplano esplorandone e conoscendone i limiti».

Come è nata questa passione?

«Sono l’unico militare e pilota della famiglia, dunque non sono cresciuto con dei modelli di riferimento in tale ambito, però sin da piccolo ho guardato al mondo dell’aviazione militare con curiosità ed interesse grazie ai miei nonni. Il mio nonno materno, Pasquale, da bambino mi portava su un campo di aeromodelli a due passi da casa e rimanevo affascinato dal veder svolazzare quelle piccole e velocissime miniature.

Determinante è stato anche il mio nonno paterno, Leonardo, che da grande appassionato di cinema qual è, da bambino mi ha fatto innamorare dell’unico film che ancora oggi vedo con l’emozione della prima volta, Top Gun. L’anno scorso, durante l’Airshow di Fairford, nel Regno Unito, ho avuto il piacere di stringere la mano a Tom Cruise, protagonista del film, e di dirgli che il suo film è stato di ispirazione per la mia vita professionale».

Qual è la fase più complessa di ogni volo?

«Ogni pilota ed ogni posizione della formazione “vive” il volo in maniera differente ed affronta difficoltà specifiche e peculiari. Durante la scorsa stagione, in cui volavo in posizione di Pony 9, “secondo fanalino”, ovvero il vertice basso del rombo, la manovra che trovavo più complessa era il cardioide. Quest’anno mi sto addestrando per la posizione di Pony 3, “1° gregario destro”, ovvero il primo velivolo alla destra del “capo formazione” e sto imparando manovre che l’anno scorso non eseguivo, pertanto al momento sono sicuramente quelle che trovo più complesse».

Ci puoi descrivere la procedura di ogni esecuzione?

«Il nostro volo consiste nel seguire gli ordini ed i movimenti del “capo formazione”, coordinando l’utilizzo dei comandi di volo a dei riferimenti tenuti rigorosamente a vista, senza alcun ausilio di automatismi o apparati avionici. Ogni pilota ha un suo preciso riferimento, dunque per far sì che la formazione appaia compatta e simmetrica, ognuno deve mantenere in modo corretto il proprio “parametro” sull’altro velivolo. Ci sono poi manovre in cui la formazione si divide in due sezioni o addirittura in cui tutti e 10 i velivoli si separano e poi si ricongiungono. In queste manovre, a similitudine di prima, in ogni istante ciascuno di noi sa dove e quale altro aeroplano cercare come riferimento».

La tua esperienza più bella

«Sebbene le manifestazioni aeree possano sembrare tutte uguali visto che eseguiamo, al netto di piccole variazioni, sempre lo stesso programma, ci sono spesso alcuni dettagli, piccole cose che le rendono uniche.

Del mio primo anno da pilota delle F.T. ho tre momenti che porterò sempre con me e non dimenticherò mai: lo sguardo dei miei genitori all’atterraggio dalla mia prima manifestazione a Rivolto, lo scorso 1 maggio; i brividi che ho avuto nel trovarmi sotto gli occhi 300000 persone letteralmente in delirio all’Airpower 2022 di Zeltweg, in Austria, la soddisfazione e l’orgoglio dell’ultimo airshow della stagione, volato nei cieli di Pozzuoli, sede dell’Accademia Aeronautica dalla quale tutti noi piloti proveniamo, davanti agli occhi di giovani aquile che, come me 12 anni prima di loro, sognano di vestire la tuta che con tanta responsabilità indosso io oggi; e nei cieli di casa mia, sulle teste di parenti ed amici che per la prima volta mi hanno visto volare ed hanno materializzato anni di racconti sul mio lavoro».

Cosa rappresenta per te volare?

«Se si pensa al “volare”, come immagine immediata nella mente, ci si presenta quella dell’ammirare i paesaggi da un’altra prospettiva, oppure il muoversi liberi nell’aria senza vincoli di gravità.
La nostra forma di volo, invece, è differente: noi non ci muoviamo liberi nell’aria ma seguiamo traiettorie specifiche, disegnate centinaia di volte, ricercandone continuamente la perfezione, schiacciati sui nostri seggiolini da forti accelerazioni, facendo in modo che chi le guarda da terra possa provare un senso di libertà».

1 commento

  1. C’è poco da dire. Esibizione del 18 giugno 2023 a pratica di mare, ECCELLENTE.
    Mentre per l’uscita dal parcheggio varco 4 non ho parole, 3 ore e mi è andata bene !!!!!

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