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Era in servizio nella base delle Frecce Tricolori

Si è impiccato il giorno dopo le rivelazioni su Ramstein

di Andrea Purgatori
da Corriere della sera, 6 novembre 1994, p. 11

ROMA — La Procura di Udine ha aperto un’indagine sul suicidio di Giampaolo Totaro, 43 anni, ex ufficiale medico dell’Aeronautica militare, dal ’76 all’84 in servizio presso la base delle Frecce Tricolori a Rivolto. E da Roma, il giudice istruttore Rosario Priore ha richiesto copia degli atti, per verificare l’esistenza di eventuali collegamenti tra questa morte e le ultime rivelazioni sulla strage di Ustica. Si tratta del 15° caso di decesso sospetto o comunque collegato al mistero irrisolto del DC9 esploso la notte del 27 giugno di quindici anni fa. Il 15° caso su cui viene aperta una inchiesta o vengono compiuti accertamenti.

Pochi i dettagli sui motivi che avrebbero spinto l’ex ufficiale a togliersi la vita. Ma un paio di coincidenze hanno comunque indotto la magistratura a decidere di spazzar via ogni possibile dubbio sulla fine di Totaro, trovato impiccato alla porta del bagno della sua abitazione la mattina del 2 novembre. Primo: gli anni trascorsi da medico accanto ai piloti Nutarelli e Naldini, gli ultimi a volare su un TF104 decollato dalla base di Grosseto la sera della strage ed entrambi morti nello spaventoso incidente di Ramstein, durante un’esibizione delle Frecce. Secondo: la pubblicazione il 31 ottobre, cioè il giorno prima del suicidio di Totaro, d’una serie di rivelazioni che collegherebbero Ustica alle Frecce e a Ramstein.

Proveniente dall’Accademia. Totaro era rimasto a Rivolto in qualità di ufficiale medico fino all’84, portando a termine gli otto anni di ferma minima. E dal 1981, subito dopo aver prestato servizio alla base di Grosseto come istruttori, a Rivolto erano stati trasferiti anche Nutarelli e Naldini. Negli anni passati, i loro nomi erano più volte emersi nell’inchiesta di Ustica. Insieme e a bordo di uno stesso TF104 avevano volato la sera della strage, rientrando a Grosseto circa 20 minuti prima dell’esplosione. La loro morte durante l’esibizione di Ramstein nell’89 aveva persino fatto avanzare sospetti sulla dinamica dell’incidente. Per questo ma anche per verificare se i registri della base di Grosseto erano stati manipolati, il giudice Priore aveva interrogato le vedove e gli amici dei due piloti.

Una settimana fa, la clamorosa sortita del senatore Erminio Boso. vicepresidente della Commissione di controllo dei servizi segreti: la strage di Ustica fu causata da un missile italiano lanciato da un F104. Una rivelazione che Boso afferma di aver raccolto da ambienti della stessa Aeronautica militare e su cui è stato interrogato dal giudice Priore. Se ne occupano diversi quotidiani, tra cui il Gazzettino: che in due riprese pubblica ampi resoconti delle affermazioni di Boso e riprende in un’intervista la stessa tesi avanzata da un ex ufficiale dell’Aeronautica, Mario Ciancarella, che da anni sostiene una responsabilità diretta italiana nella strage di Ustica.

Gli articoli sul Gazzettino appaiono il 25 e il 31 ottobre. un giorno prima che Giampaolo Totaro decida di chiudersi in casa e impiccarsi alla porta del bagno. Nell’87, era morto suicida (impiccato a un albero) il maresciallo Alberto Dettori, in servizio al radar di Poggio Ballone (Grosseto) la sera di Ustica. Alla moglie e alla cognata, il giorno dopo la strage, aveva detto sconvolto: «Siamo stati a un passo dalla guerra».

L'ombra di Ustica sulle Frecce tricolori

Un ex ufficiale medico di rivolto s'impicca a Udine e apre inquietanti legami tra la tragedia del DC9 e quella di Ramstein

Gian Paolo Totaro era amico dei due piloti morti in Germania, testimoni importanti per la strage dell'Itavia: Priore indaga in Friuli

di Luca Perrino
da Il Piccolo, anno 113, n° 43, 7 novembre 1994, p. 8

UDINE — Portano ad Udine le tante piste battute dagli investigatori per risalire alle cause che, la sera del 27 giugno del 1980, condussero al misterioso inabissamento del DC9 dell’Itavía con 81 persone a bordo al largo dell’isola di Ustica?

Sembra sia proprio così ora che il giudice Rosario Priore, titolare dell’inchiesta sulla quale hanno lavorato e stanno ancora lavorando commissioni d’inchiesta, periti, esperti e magistrati, ha deciso di indagare a fondo sulla misteriosa morte di Gian Paolo Totaro, 43 anni, ex ufficiale medico dell’aeronautica militare italiana, suicidatosi il 2 novembre scorso nel suo appartamento di viale Duodo ad Udine. Un suicidio sul quale Priore ha aperto un’inchiesta (si tratta del quindicesimo caso di morte sospetta sul quale vengono compiuti minuziosi accertamenti) che va ad inserirsi tra le diverse ipotesi apertesi dopo quel terribile giugno di quihdici anni fa.

Nell’atto disperato dell’ex ufficiale di origine pugliese, che dal 1976 al 1984 prestò servizio alla base aerea friulana di Rivolto sede del 313.o gruppo di addestramento acrobatico, potrebbero nascondersi alcune importanti rivelazioni sul disastro del DC9 in servizio tra Bologna e Palermo. Rivelazioni che, come sostengono in molti, potrebbero portare anche all’individuazione di un collegamento tra Ustica e la tragedia di Ramstein, in Germania, avvenuta il 28 agosto del 1988. A quell’epoca tre MB 339 della Pattuglia acrobatica nazionale impegnati in una manifestazione organizzata nella base Nato tedesca si scontrarono in volo: morirono il capoformazione, tenente colonnello Mario Nardini, il solista, tenente colonnello Ivo Nutarelli e il primo gregario sinistro, il capitano Giorgio Alessio. Un collegamento del quale Totaro poteva essere forse a conoscenza.

La sua morte lascia aperti molti interrogativi e forse per questo motivo la procura di Udine ha dato mandato ai carabinieri di perquisire l’abitazione dell’ex ufficiale alla ricerca di elementi che possano, finalmente, far luce su una pagina nera della nostra storia. Da più parti si è propensi a credere che la tragica decisone di Totaro sia legata alle dichiarazioni rese dal vice-presidente della commissione di controllo dei servizi segreti, senatore Erminio Bosc, il quale afferma che la caduta del DC9 Itavia al largo di Ustica fu causata da un missile italiano sparato da un Tf 104, caccia ancora in linea nella strage di Ustica.

La stessa tesi venne avallata anni orsono da Mario Ciancarella, ex ufficiale dell’arma azzurra. Ed in questo contesto, dunque, come si inserisce la morte di Gian Paolo Totaro? L’ex ufficiale medico, in servizio fino a dieci anni orsono, aveva conosciuto bene Naldini e Nutarelli e i due erano stati in volo al comando di due Tf104 proprio la sera dell’esplosione del DC9, rientrando alla base di Grosseto venti minuti prima del tragico inabissamento. Un’amicizia, la loro, che avrebbe potuto nascondere tante conoscenze, tante verità, tanti tasselli di quel vasto, intricato mosaico che è la strage di Ustica.

Ad indurre la magistratura alla decisione di riaprire una nuova inchiesta sarebbe proprio il fatto che il suicidio dell’ex ufficiale sia avvenuto all’indomani del riaffiorare di nuove inquietanti ipotesi di un collegamento tra Ustica e Ramstein. E poi la sua morte non appare isolata. Nel 1987 era morto suicida anche il maresciallo Alberto Dettori, in servizio alla stazione radar di Poggio Ballone la sera del 27 giugno 1980.

Gian Paolo Totaro, suicidatosi a Udine – Il Giudice Priore

USTICA. Autopsia sul medico delle Frecce Tricolori

da Corriere della sera, 12 novembre 1994, p. 13

UDINE — È stato sottoposto ad autopsia il corpo di Gian Paolo Totaro, l’ex medico delle Frecce Tricolori che la scorsa settimana si è impiccato nel bagno di casa, a Udine. La necroscopia era stata chiesta dal giudice Rosario Priore, titolare dell’inchiesta sulla strage di Ustica, sospettando che esista una relazione tra il decesso del medico e le rivelazioni su un presunto legame tra la strage di Ustica e quella di Ramstein, dove perirono anche i piloti Nutarelli e Naldini, che avrebbero dovuto testimoniare proprio su Ustica.

In Friuli i segreti di Ustica

Gli investigatori (in attesa del giudice Priore) hanno avviato ieri i primi accertamenti

Molti punti oscuri da chiarire: un suicidio, il ruolo di 2 piloti della Pan morti a Ramstein, l'attività di Aviano

di Roberta Missio
da Il Piccolo, anno 113, n° 294, 14 dicembre 1994, p. 11

Una fitta lista di testimoni da interrogare dipanare le ombre che circondano il suicidio dell’ex medico delle Frecce Tricolori, Gian Paolo Totaro. Questo l’obiettlvo, ufficiale, dell’arrivo a Udine di tre componenti dell’aliquota Ustica, il nucleo speciale investigativo coordinato dal giudice Priore, giunti ieri nel capoluogo friulano. Eppure l’impressione è che la morte di Totaro sia quasi il pretesto per passare al setaccio ambienti dell’aeronautica finora solo toccati marginalmente dalla tormentata inchiesta sul dc 9 dell’Itavia. Un aggancio formale per poter interrogare ex componenti della Pan, ma non solo. Gli occhi del colonnello Marcoantonio Bianchini, che da quattro anni lavora al fianco di Priore, e dei due sottufficiali che lo accompagnano, sembrano infatti guardare altrove, ben più in alto, verso misteri tutti da decifrare.

La conferma viene dalla «scaletta» degli interrogatori. Accanto ad amici e conoscenti, infatti, i carabinieri ascolteranno anche la vedova del maresciallo Silvano Natale, morto il 7 gennaio ’92 a bordo dell’elicottero Onu sui cieli della Bosnia. Un atto, questo, che accredita le recenti dichiarazioni del senatore leghista Erminio Boso, presidente della Commissione di vigilanza sui servizi segreti, depositario di precise riflessioni di Natale che vedono la base di Aviano al centro dei misteri di Ustica.

Non solo. Oggi, in attesa di un possibile arrivo a Udine del giudice Priore – ieri bloccato prima a Roma da atti istruttori urgenti e poi a Bologna per successive indagini – i 3 ufficiali interrogheranno ex colleghi ed ex comandanti delle Frecce Tricolori. Non è escluso che, per effettuare anche altri accertamenti, gli investigatori si rechino di persona all’aviobase. Da Rivolto ad Aviano, a quel punto, il passo è breve.

La missione degli uomini di Priore entrerà così nel vivo. Non vi sarà più spazio per risposte evasive, i «non ricordo». Qualcuno dovrà spiegare, dopo anni di silenzi, dove si diressero due dei cinque F 111 Usaf dello squadrone Lakenheat partiti intorno alle 13 del 27 giugno ’80 con «destinazione sconosciuta». Qualcuno dovrà chiarire cosa e a chi hanno riferito Mario Naldini e Ivo Nutarelli, i due piloti delle Frecce morti a Ramstein il 28 agosto ’88, in volo sul Tirreno la notte del disastro del Dc9 e dal cui TF 104, secondo il senatore leghista Erminio Boso, potrebbe essere partito il missile inerte, causa del disastro in cui morirono ottanta persone.

Interrogativi ambiziosi che in tre giorni probabilmente non riusciranno a trovare risposta. E così l’inchiesta si snoda pesantemente, tra alti e bassi. Come è accaduto ieri. Giunti in ritardo a Udine a causa dello sciopero dei piloti Alitalia, i tre investigatori hanno di fatto operato solo nel pomeriggio. Hanno iniziato ad esaminare i documenti sequestrati nell’abitazione dell’ex medico delle Frecce, dando il via agli interrogatori. Sono stati sentiti l’infermiera che lavorava nello studio dentistico di Totaro, l’amico Marco Livo, la portinaia che per ultima ha visto il professionista leccese e l’anatomopatologo che, in attesa di depositare ufficialmente la perizia autoptica, ha confermato come la morte di Totaro è «compatibile» con l’ipotesi del suicidio. In tutto nell’ennesimo tentativo di ricercare una soluzione al giallo di Ustica.

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