Ultimo aggiornamento: 15 Agosto 2024

Tullio Crali

(Igalo, 1910 - Milano, 2000)

Tullio Crali, nato in Dalmazia nel 1910, è l’ultimo aeropittore. Marinetti lo applaudì a 22 anni come “una delle splendide sicurezze vittoriose dell’aeropittura”. Morto a novant’anni, Crali in gioventù è stato alto e forte. Marinetti gli fu “amico, fratello, padre”. Come studente, Crali fu un disastro (vendeva i libri per comprare quelli di Marinetti), come pittore fu autodidatta, eppure insegnò per anni a Venezia, a Roma e al Cairo; diplomatosi in architettura, si occupò anche di poesia e di letteratura. Fu tra gli aeropittori più importanti e famosi. Non ebbe mai il brevetto di pilota, ma volò moltissimo su aerei da caccia, anche con la pattuglia acrobatica del “Cavallino”. Fu quel che si dice un vulcano. […] Si occupò di aeropittura per settant’anni. Attaccò i critici che discutevano di primo, secondo e terzo Futurismo. «Sono invenzioni» disse; «il Futurismo è come un oscillografo, va su e giù a seconda degli uomini. E’ estremamente semplice ed esteso: noi vogliamo esaltare il nostro tempo moderno». L’elemento principe nel Futurismo è la macchina in tutte le sue manifestazioni: «Chi non l’ama non ha cuore, né anima, né fegato». La macchina, concluse, è «la sintesi delle energie della natura» e l’aeroplano è la macchina che ha realizzato il mito di Icaro, il sogno di sempre dell’uomo: la conoscenza dell’Universo.
Le Frecce Tricolori ripercorre, attraverso le parabole e linee di traiettorie spregiudicate, le prodezze delle pattuglie acrobatiche: l’artista divenne più ardito nelle sue visioni ed è sempre più difficile per lo spettatore restare incollato a terra. Il dipinto, parte di una serie dedicata alle Frecce tricolori, la pattuglia acrobatica nazionale, pur se facente parte della fase matura del pittore, rappresenta un’esplosione di colore e di vitalità.
[ da “Il futurismo” – fonte ]

Il Mart conserva l’archivio dell’artista, una preziosa raccolta di documenti, resa accessibile con la pubblicazione nel 2008, curata da Mirella Duci, del “Fondo Tullio Crali. Inventario”. Il fondo è costituito da documentazione biografica e professionale che va dal 1910 al 1994 e comprende materiale di varia natura: fotografie, materiale a stampa, carteggi, disegni e interventi grafici. Con il materiale documentario è stato acquisito anche un cospicuo numero di opere dell’artista, conservate nelle Collezioni museali: 41 opere (bozzetti di scenografie e di abiti e disegni di architettura) sono state acquistate nel 1997, mentre 48 fra dipinti, rilievi e piccole sculture (sassintesi) sono stati donati nell’aprile del 2000.
All’atto del versamento il fondo era ordinato e costituito da un’unica serie, che è ora denominata Documentazione biografica e professionale.
[ da mart.trento.it/ ]

La presenza di diverse foto e corrispondenza, Crali continuò ad intrattenere rapporti con Frecce Tricolori su basi di reciproca stima: ci sono delle foto scattate insieme al gen. Montanari e una serie scattata insieme al comandante A. Moretti – 1990 – e altri membri della pattuglia acrobatica nazionale in occasione dell’esposizione Futurismo veneto. C’è inoltre una foto riproduzione di un bozzetto di Crali per un progetto di monumento omaggio alle Frecce Tricolori.

Così Crali descrive il suo incontro con gli uomini delle Frecce Tricolori:

«È stato come il sole quando esce da dietro le nubi. Sono stati individui straordinari. Indossavano l’uniforme, ma la cosa veramente impressionante di loro era il carattere: il loro entusiasmo, la loro serietà, la loro cortesia, la loro consapevolezza che la morte era sempre seduta alla loro tavola. Non hanno mai parlato di questo».

Il ricordo del Comandante Gianluigi Zanovello

Tullio Crali me lo rammento bene. È venuto a Rivolto una mattina. Voleva farsi delle idee per realizzare un quadro sulle Frecce Tricolori. Me lo ricordo molto gentile, delicato, cordiale. Lontano mille miglia dallo stereotipo dell’artista pieno di sé, presuntuoso e tronfio.

Ha voluto incontrare i piloti, vedere un volo acrobatico e poi… ha chiesto di entrare nell’abitacolo di un 339 e di essere lasciato stare lì, solo, in meditazione.

Non è facile infilarsi in un caccia. Soprattutto ad una certa età. Con qualche difficoltà ci siamo riusciti. Abbiamo chiuso il tettuccio e ci siamo allontanati, lasciandolo in contemplazione.

Non riuscivo ben a capire cosa stesse facendo, a cosa stesse mirando.

Il dubbio me lo sono tolto quando, riaperto con delicatezza il plexiglass del velivolo, l’abbiamo tirato fuori dal cockpit piano piano.

L’ho guardato un attimo negli occhi: sembrava un ragazzino al quale hanno appena regalato un momento di estasi. Dietro quello sguardo ho percepito la passione, il trasporto, la silente eccitazione che precede ogni volo delle Frecce Tricolori. La stessa emozione che provavo io legandomi al seggiolino prima di ogni volo.

Tullio Crali, un grande artista, un grande uomo, un grande appassionato.

(ricordo inviato via mail)

Tullio Crali e le Frecce Tricolori: storia di un sodalizio mai raccontato

di Alberto Moretti
da Rivista Aeronautica, dicembre 2022, pp. 132 – 133

Una mattina di un giorno qualsiasi del 1991 l’ufficiale PR del Gruppo mi disse che un certo Crali, pittore, chiedeva di visitare la PAN. Confesso la mia ignoranza e scarsa conoscenza dell’Arte ma “questo Crali“ non evocava in me alcun ricordo. Accettai lo stesso di riceverlo, per educazione e per riguardo verso tutti gli appassionati di aviazione e delle Frecce Tricolori che osano fino al punto di contattare direttamente il Comando. Sul momento ignoravo che mi sarei trovato di fronte un gigante del Futurismo, tra i maggiori esponenti dell’Aeropittura, Tullio Crali.

L’incontro fu cordiale e istintivamente entrammo subito in empatia. Questo giovane di 80 anni emanava una forza vitale e un entusiasmo contagiosi. Ci volle poco per appassionarmi all’Aeropittura e al messaggio artistico di questa espressione del Futurismo; Crali definiva i piloti da caccia «i poeti dell’aria », scusate se è poco.

Il colloquio fu un reciproco studio delle nostre rispettive attività. Lui curiosava e investigava con quegli occhi pungenti e ipnotizzanti, voleva sapere i dettagli delle forme artistiche e geometriche del programma della PAN, chi le aveva ideate, come si realizzavano così nette e precise, quali le difficoltà, i pericoli e voleva sapere dei Piloti del solista in particolare che lo appassionava più di tutti.

Quel giorno scoprii che da giovanissimo Crali disegnava aeroplani, soprattutto caccia militari, con delle vedute e delle prospettive realistiche veramente magnifiche. Mi mostrò delle sue opere realizzate negli anni ‘30 dove il mondo esterno visto da dentro l’abitacolo corrispondeva esattamente a quello che io vedevo da dentro la cabina del mio aereo. Mi spiegò che il suo più famoso quadro di Aeropittura, Incunearsi nell’abitato (1939), fu da lui dipinto in pochi giorni dopo aver sperimentato direttamente una picchiata sopra l’abitato di Gorizia, avendone ottenuto l’autorizzazione da quel pilota da leggenda che fu Ernesto Botto, il mitico “Gamba di Ferro”, a quel tempo comandante della 73esima Squadriglia del 4° stormo. Scoprii anche che aveva dedicato un’opera alle “Frecce Tricolori”, dal titolo Omaggio ai Piloti delle Frecce Tricolori, un quadro ad olio di 150x 200 cm esposto in tutte le mostre dell’artista.

Qualche settimana dopo mi invitò a partecipare alla inaugurazione di una sua mostra a Padova. A causa della nebbia arrivai con mezz’ora di ritardo. Ad aspettarmi il comandante della Polizia locale che aprendomi trafelato la portiera dell’auto mi chiese: «Lei è il comandante Moretti?». Alla risposta affermativa mi prese per un braccio trascinandomi per i corridoi del palazzo, il Maestro non voleva iniziare in mia assenza e stava facendo attendere varie alte autorità regionali e militari del triveneto creando non poco sconcerto. Quando fui al suo fianco disse: «bene possiamo iniziare». Con quel gesto Crali dimostrò tutto il suo rispetto e amore per l’Aeronautica Militare che in quel momento rappresentavo. Mi tenne sottobraccio facendo il giro e mostrandomi tutti i quadri esposti del suo repertorio. Vidi per la prima volta, rimanendone incantato Omaggio ai Piloti delle “Frecce Tricolori”. Un’opera di eccezionale bellezza dai colori vividi che promanano un’energia irradiante e una forte caratterizzazione del movimento nello spazio.

Mentre giravamo lungo i corridoi della mostra ci avvicinò un signore maturo che salutandolo con deferenza e chiamandolo Maestro, si presentò anche lui come pittore. La risposta di Crali fu disarmante: «Se lei dipinge mele o cavalli allora non è un pittore». Osservai che forse era stato un po’ duro e diretto e lui mi spiegò il suo punto di vista. Da giovane lui disegnava aerei perché quello era e sembrava il futuro. Oggi bisognerebbe disegnare astronavi, nuovi mondi, lo spazio infinito. La pittura per Crali era sapere utilizzare le molteplici espressioni per comunicare l’oggi, il nostro tempo, senza rimpiangere il passato, perché altri possano scoprire il futuro.

Non ci siamo più rivisti, ma per anni Crali ha continuato a scrivermi. Un giorno mi inviò un plico, dentro vi trovai il bozzetto di una sua idea per un monumento Futurista alle “Frecce Tricolori”. Ci ha lasciato nel 2000 e da quel momento il suo progetto è sulla mia scrivania per ricordarmi che un giorno l’opera dell’ultimo artista Futurista, potrà diventare la realtà di un monumento dedicato all’Aeronautica Militare, alle “Frecce Tricolori”, agli aviatori che in ogni tempo ne hanno fatto parte.

T. Crali, progetto per un monumento dedicato ai “Piloti delle Frecce Tricolori Poeti dell’Aria Veloce” (collezione A. Moretti).

2 commenti

    • Ciao Elisa, non hai idea di quanto mi faccia piacere questo commento e che poi ti sia anche tornato utile! Se ti piace Crali, immagino tu abbia visitato la mostra a Monfalcone lo scorso anno… ti consiglio poi una visita la MART di Rovereto. Un saluto

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