Ultimo aggiornamento: 14 Giugno 2024

da Augusto Petrini, Confesso che ho volato, 2005, pp. 21 – 26

Questa non è propriamente una storia di volo, ma forse le FRECCE TRICOLORI, che pure di riconoscimenti ne hanno avuti e ne hanno ancora moltissimi, uno come questo non lo avevano mai ricevuto.

Siamo nell’estate del 1986, la Pattuglia Acrobatica Nazionale, per la prima volta nella sua storia, è chiamata ad effettuare una turnè di due mesi in Canada e negli USA.

Veramente c’era già stata, molti anni prima, una visita negli Stati Uniti di una formazione acrobatica italiana, ma era prima della nascita, nel 1961, delle FRECCE TRICOLORI come Pattuglia Acrobatica Nazionale. Prima di allora infatti, il compito di rappresentare l’Italia nelle manifestazioni aeree internazionali, era affidata, a rotazione, ai vari Gruppi Volo dell’Aeronautica Militare
Così abbiamo avuto Pattuglie Acrobatiche come: i Lancieri Neri, i Diavoli Rossi, le Tigri Bianche, i Getti Tonanti ed altre.

Così, nel 1958 i Diavoli Rossi già andarono negli USA, per lo stesso motivo per il quale anche la PAN, molti anni più tardi, è andata, cioè riportare un po’ di orgoglio nazionale nei nostri connazionali, numerosissimi, in Canada e Nord-America.
Tuttavia i nostri predecessori non volarono con i lori velivoli, gli F84 F, oltre oceano, ma li trovarono già lì nuovi, appositamente dipinti con la loro livrea.

Noi invece abbiamo attraversato l’oceano in volo con i nostri MB 339, ma questa è una storia che racconterò un’altra volta.

Quindi nel periodo da metà giugno a metà agosto, nel corso di questa turnè, la PAN si è esibita in molte manifestazioni aeree in Canada e negli USA ed in tutte le occasioni ha suscitato un entusiasmo eccezionale, non solo tra i nostri connazionali, ma anche tra gli altri canadesi ed americani con, inoltre, grande risalto su tutti i giornali.

Poi siamo arrivati ad Oskosh nel Wisconsin, in questa cittadina ha sede la EAA (experimental aircraft association), cioè l’associazione degli aerei sperimentali. Questa associazione ogni anno organizza la manifestazione aeronautica, forse più grande del mondo, almeno come numero di velivoli partecipanti.

Arrivando in volo sull’aeroporto si vedeva una sterminata distesa di migliaia di piccoli aerei parcheggiati sul prato, ciascuno con una tenda da campeggio montata vicino.
Qui si danno appuntamento i migliori piloti acrobatici americani, con velivoli di ogni tipo, da piccoli aerei auto costruiti ai migliori aerei appositamente progettati per le competizioni di acrobazia aerea, come i Pitts Special, i Cap e gli Zlin. C’è inoltre una nutrita presenza di velivoli storici della 2^ guerra mondiale, tutti privati ed in perfetta efficienza, sono i WAR BIRDS.
Tra i velivoli sperimentali c’era il “Voyager”, il primo velivolo che ha effettuato il giro del mondo, volando per 42200 km senza scalo e senza rifornimento in volo.

Le esibizioni sono prevalentemente di velivoli civili, a parte i War Birds, la nostra era l’unica partecipazione militare per quell’anno. Si andava da esibizioni acrobatiche tradizionali a spettacoli da circo, tra questi spiccavano un biplano con una donna in piedi, legata ad una struttura assicurata al dorso dell’ala superiore, che tra le altre evoluzioni, effettuava un passaggio in volo rovescio abbastanza basso con la donna che quindi sfiorava la pista a testa in giù ed un altro biplano, che invece aveva un secondo carrello d’atterraggio, anch’esso sul dorso dell’ala superiore, che atterrava e poi ridecollava in volo rovescio.

Quest’anno era presente anche il mitico Chuck Yaeger, il pilota più famoso al mondo, il primo che ha volato più veloce del suono, il quale è venuto a conoscerci dopo uno dei nostri voli (dopo avergli stretto la mano non avrei voluto più lavarla).

C’era quindi, oltre ad una folla immensa di appassionati, anche un pubblico altamente qualificato di piloti acrobatici e veterani ex piloti militari.

C’era ogni mattina un briefing generale per tutti i piloti partecipanti alle esibizioni aeree, nel quale si davano informazioni meteo per la giornata, la sequenza dei voli, raccomandazioni e regole per la sicurezza e così via.

Quando siamo arrivati noi, la prima mattina, tutti ci hanno guardato con curiosità ma nulla di più.

Poi è iniziata la prima giornata dell’airshow, noi abbiamo volato nel pomeriggio senza neanche chiudere, come di solito facciamo, le esibizioni.

L’entusiasmo suscitato nel pubblico, che non aveva mai visto niente di simile, è stato travolgente. Certo, la maggior parte del pubblico ha sicuramente assistito alle esibizioni delle due Pattuglie acrobatiche americane i THUNDERBIRDS della US Airforce ed i BLUE ANGELS della Navy, ma il nostro volo è sicuramente più spettacolare ed avvincente. Non che i piloti siano inferiori a noi, ma è una questione di filosofia d’impiego della Pattuglia acrobatica. Gli americani la usano per dimostrare il massimo della loro tecnologia aeronautica, impiegando velivoli da combattimento di prima linea, come gli F 16, per i THUNDEBIRDS, e gli F 18, per i BLUE ANGELS. Noi, invece, come d’altra parte le altre due maggiori Pattuglie acrobatiche europee, quella inglese e quella francese, privilegiamo l’aspetto umano, preferendo dimostrare la capacità dei piloti. Quindi noi, come gli inglesi ed i francesi, usiamo dei velivoli da addestramento, più piccoli e lenti di quelli americani, ma molto più maneggevoli ed in grado di eseguire tutte le evoluzioni in uno spazio ridotto, quindi sempre in vista degli spettatori. Il risultato è un volo, appunto, più spettacolare, con manovre più complesse ed effettuate da un numero maggiore di velivoli.

Inoltre, la manovrabilità di un velivolo come l’MB 339, consente al solista manovre impensabili per quelli americani, costituendo un spettacolo nello spettacolo.

Il pubblico, come detto prima, ha apprezzato moltissimo, tanto che all’ultimo dei tre giorni della manifestazione siamo stati portati in una parata trionfale, nella classica maniera americana, davanti alla folla su delle auto d’epoca scoperte.

In questa occasione, per non smentire il luogo comune che vuole i piloti spesso accompagnati da belle donne, è accaduto un piccolo episodio personale che voglio raccontare.
Dopo la parata ci siamo fermati davanti la tribuna centrale dove siamo stati letteralmente assaliti da spettatori entusiasti alla ricerca di autografi. Mentre ero lì che firmavo decine e decine di brochure della Pattuglia Acrobatica, mi sono accorto che c’era davanti a me una bellissima ragazza bionda, fasciata da una smagliante tuta bianca, che non mi porgeva nulla da autografare. E’ rimasta lì fino a che non si sono esaurite le richieste di autografi, almeno 20 minuti, poi siamo andati via insieme. Non voleva il mio autografo, voleva me……

Ma l’emozione maggiore l’abbiamo avuta all’indomani della prima esibizione, quando, al nostro ingresso nella sala briefing, tutti i piloti presenti si sono alzati in piedi in un interminabile applauso.

Se infatti, è facile entusiasmare, con uno spettacolo come il nostro, un pubblico certamente appassionato, ma poco esperto, non certo in grado di valutare la difficoltà delle manovre, né di notare eventuali errori o sbavature, ben altra cosa è quando si vola davanti al fior fiore dei piloti acrobatici americani.

Ringrazio l’autore per avermi mandato copia digitale del libro, non più in commercio

Foto dal profilo Flickr di Mike Rollinger

Le «Frecce tricolori» fra i pazzi volanti

La Pattuglia Acrobatica numero di centro della classica manifestazione di Oshkosh

da Il Piccolo, 4 agosto 1986, p. 4

OSHKOSH — Per un tenore c’è la Scala, per uno scienziato il Nobel. L’equivalente per un pilota acrobatico, per un costruttore di aerei «fatti in casa», di repliche di aerei antichi volanti, per un ricostruttore e pilota di aerei della seconda guerra mondiale è Oshkosh, una cittadina a 130 chilometri di Milwaukee, Wisconsin, lo «stato fattoria dell’America».

Qui è in corso fino all’8 agosto uno spettacolo unico, il «più pazzo del mondo», per numero e qualità di aerei, per numero e qualità di spettatori. Da tutti gli Stati Uniti e dall’estero sono arrivati almeno settemila aerei (dal monoposto al sei-otto posti) e negli otto giorni della manifestazione sono attesi 800 mila spettatori.

Sono arrivati per vedere, giudicare, vendere o acquistare, per discutere gli ultimi «aerei fatti in casa» o i prodotti delle decine e decine di fabbriche e fabbrichette di aerei sportivi degli Stati Uniti (almeno 500 quelli esposti), ammirare i caccia e i bombardieri più famosi di 40-50 anni fa (almeno 150) fare una scorpacciata di voli acrobatici.

Con questo che è il pubblico più smaliziato di professionisti dell’aviazione, la pattuglia acrobatica dell’aeronautica militare italiana, le «Frecce tricolori», si è presa la più bella soddisfazione di una lunghissima carriera: otto applausi a scena aperta da 200 mila persone, un’ovazione finale, cappelli, sedie, ombrelli innalzati per salutare i piloti che su due Ford del 1922 facevano il giro d’onore.

Oshkosh è l’invenzione di un pilota di Mustang (il più famoso caccia Usa della seconda guerra mondiale) e di Dc-3 durante la campagna d’Italia, Paul H. Poberezny, che 34 anni fa fondò l’associazione aeronautica sperimentale (Eaa). Nell’Eaa si ritrovano tutti i cultori dell’aviazione sportiva, i costruttori artigianali, degli aerei in scatola di montaggio, degli esemplari più o meno unici su propri progetti, di coloro che rifanno aerei antichi.

Una sezione si chiama «Warbirds» (uccelli di guerra) e riunisce una vera flotta volante di Mustang, Thunderbolt, Spitflre, fortezze volanti, B-25, T-6, T-40, Corsair, Dc-3, P-38, tutti a elica. L’associazione e Oshkosh sono diventati un «business» da 50 milioni di dollari l’anno cresciuto sull’entusiasmo dei piloti e sul loro desiderio di inventare oggetti volanti poco costosi e sicuri, ma seguendo il minor numero possibile di regole. A Oshkosh erano settemila aerei e quasi altrettante tende perché nel raggio di 200 chilometri non si trova una stanza.

Pazienti, in file Iunghissime, gli spettatori attendono per fare uha visita a un B-17 quadrimotore «fortezza volante»: costa due dollari perché un’ora di volo costa mille dollari e questi aerei sono di privati, singoli o gruppi, che devono arrangiarsi. Poco importa che questo B-17 non abbia sganciato una bomba e sia stato usato come bombardiere d’acqua contro gli incendi dei boschi. Un dollaro costa la visita a un trimotore tedesco Junkers Ju-52 del 1945. È di proprietà della «Confederate Air Force» un’associazione che mantiene volanti gli aerei militari del periodo 1939-45.

Fra le occasioni in vendita un caccia P-40 «Tigre volante» tutto verde oliva, con un enorme teschio bianco sul muso e le bandieríne dei sei aerei giapponesi abbattuti durante la guerra del Pacifico. Il proprietario lo ha finito di restaurare una settimana fa e ne chiede 42.500 dollari.

Gli aerei militari si sono esibiti in decolli in formazione tra cui 24 Mustang e 22 addestratori T-6 con inseguimenti, attacchi simulati, picchiate, incroci di 75 aerei con una regia da attacco vero a Pearl Harbour. Le «Frecce tricolori» (fret-chi tree-ka-lor-i, nella nuova pronuncia Usa) erano l’ospite d’onore, unica pattuglia acrobatica militare. Con il loro programma i dieci uomini sugli «Aermacchi Mb339, guidati dal magg. Mario Naldini, fatto vedere in 30 minuti quello che a Oshkosh non era mai stato fatto vedere prima» come si è espresso Paul Poberezny, figlio dell’inventore di Oshkosh e a sua volta pilota acrobatico civile.

Hanno impressionato in particolare la «compattezza della formazione nei cambiamenti delle figure e il solista» cap. Giambattista Molinaro: la lentezza delle sue manovre in volo rovescio, a dieci metri di altezza.

Fra le centinaia di aerei esposti altri tre erano italiani: il triposto da addestramento Caproni C22Y minijet, il monomotore triposto Siai Sf260 del gruppo Agusta, e un intramontabile, il monomotore biposto Falco progettato negli anni Cinquanta da Stelio Frati e ora venduto con grande successo in scatola di montaggio negli Usa.

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