Ultimo aggiornamento: 16 Aprile 2024
Anche domani sarà il protagonista al quarto raduno delle pattuglie acrobatiche
di Carlo d’Agostino
da Il Piccolo, 20 settembre 1980, p. 7
Quando, domani, al 4.o raduno dei piloti delle pattuglie acrobatiche, le «Frecce tricolori» si lanceranno nel cielo di Rèvolto per tessere nell’azzurro le indescrivibili e poetiche trame alle quali ci ha ormai abituato la Pan, saranno esattamente 18 anni che quel «cavallino di razza» realizzato dall’ing. Gabrielli che si chiama «G 91» accompagna i «nostri ragazzi», come sono abituati a chiamare da queste parti i piloti del 313.o gruppo addestramento acrobatico.
Diciotto anni, il momento di entrare in società per le ragazze di buona famiglia dei tempi andati, ma anche il mo-mento per un velivolo di pensare alla sua sostituzione. Il «G. 91» ha costituito in pratica il rilancio dell’industria aeronautica italiana: vincitore di un apposito concorso della Nato per la realizzazione di un aereo tattico leggero (anche se poi ragioni politiche lo fecere adottare solo dalla nostra Aeronautica militare e dalla Luftwaffe), volava per la prima volta il 9 agosto sul campo di volo della Fiat a Caselle, ai comandi del capo-collaudatore Riccardo Bignamini.
Il «G 91» era il primo delle serie di velivoli nati col concetto di «cacciabombardiere leggero», in grado di operare anche da piste semipreparate è con una vasta possibilità di impiego: dotato di motore «Orpheus» da 1.905 Kg/spinta di costruzione Fiat, che gli consentiva una velocità massima di oltre 1.000 Km/h, il velivolo venne adottato da diversi reparti della nostra Aeronautica militare, della Luftwaffe e successivamente dal’aeronautica militare del Portogallo.
Nel 1963, con la possibilità di disporre dei nuovi «G 91/ R», venti esemplari di pre-serie vennero assegnati al neo costituito 313 gruppo addestramento acrobatico di Rivolto: vennero effettuati dei lavori di adattamento (alcuni di carattere tecnico, come la desensibilizzazione dei comandi ed altri di carattere pratico, quali il dispositivo per le fumate e la sostituzione del complesso delle armi con contrappesi reversibili in grado di assicurare al velivolo piena operatività di «combat ready» nello spazio di poche ore) e il «G 91 Pan» poteva iniziare la sua carriera.
Una carriera ricca di successo e con la piena approvazione dei piloti, che considerano il «G 91» quasi un compagno insostituibile: «quasi», perché dopo anni ed anni di onorato servizio anche la migliore persona ha diritto di andare in pensione, figuriamoci un aeroplano.
Non confondiamo efficenza con vetustà progettativa: il «G 91 Pan» è ancora oggi perfettamente efficiente, curato anche nelle più piccole viti da quei miracolosi maghi che sono gli specialisti delle «Frecce», ma è giunto il momento di sostituirlo con una macchina che esprima nuovamente a quale grado di tecnologia è giunta oggi l’industria aeronautica italiana.
Suo degno successore non pùò essere che il nuovo caccia Aermacchi «Mb 339 », che, derivato indirettamente dal magnifico «Mb 326», ha conquistato come il suo predecessore attenzione e interesse inter-nazionale.
È di progettazione e costruzione italiana, realizzato da una ditta che ha saputo fornire splendide macchine, come ad esempio il Macchi 202 e il Macchi Mc 205 «Veltro», che nel 1942 volava a oltre 640 Km/h, alla pari o addirittura più veloce dei migliori caccia dell’industria aeronautica mondiale.
Si tratta di un addestratore basico e avanzato biposto (del quale alla mostra di Farnborought, terminata da pochi giorni in Inghilterra, è stata presentata la versione monoposto), dotato di motore Rolls Royce/Fiat Viper Mk. 632, che gli assicura una velocità massima di 898 Km/h: dalla linea elegante, sembra l’ideale per proseguire la strada tracciata dal «G 91» e dotare così la nostra pattuglia acrobatica di una macchina adatta all’a-bilità e all’alta professionalità dei nostri piloti.