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di Paolo Cautero
da Il Gazzettino – giovedì 24 aprile 2003

UDINE – Trent’anni compiuti a febbraio, genitori milanesi (il padre è comandante dell’Alitalia) ma romano a tutti gli effetti, celibe, Andrea Braga sta in aeronautica militare dal 1993. Due anni fa è riuscito a entrare nelle Frecce Tricolori, coronando così il sogno personale di aviatore. E in quello appena passato è diventato pienamente operativo nella formazione di volo acrobatico ammirata in ogni parte del mondo. Ma alle 10.50 della scorsa domenica 27 ottobre, il suo sogno è sembrato dovesse spezzarsi.
«Stavo rientrando alla base di Rivolto – racconta Braga – e ho chiaramente visto un uccello infilarsi in un reattore dell’Aermacchi che pilotavo. Ero a circa cento metri dal suolo e tempo disponibile non c’era. A motore bloccato, l’aereo era destinato a schiantarsi a terra. Meno male che attorno non vedevo abitazioni ma solo campi e vigne. Giusto il tempo di ordinare a Stefano Comisso, capitano dello staff di tecnici il quale era sul sedile posteriore, di eiettarsi. Per emularlo subito».
Duro l’impatto esterno?
«Per Comisso varie contusioni, per me la ferita a un occhio e due vertebre rotte. Cosicchè sono stati dieci giorni in terapia intensiva, restando a letto nell’ospedale di Udine per un mese filato. Quindi ho portato il busto per due mesi prima di iniziare la riabilitazione, andando molto in piscina e correndo a piedi a più non posso».
Confessi la sensazione avuta quando è risalito nell’abitacolo del suo aereo?
«Pareva fossero trascorsi solo alcuni giorni dall’ultima volta e non cinque mesi».

Il caccia delle Frecce, caduto a Rivolto

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