Ultimo aggiornamento: 22 Maggio 2024

Le «Frecce» portano l'Italia nel mondo

Alla festa del 313.o gruppo interverranno anche il Presidente Cossiga e il ministro della Difesa Spadolini

contributi da Il Piccolo, 1 settembre 1985, p. 13

L'impossibile in venti minuti

L'acrobazia aerea della Pan è diventata un fenomeno scientifico

di Giorgio Verbi

Con il fiato sospeso a mangiare con gli occhi le «Frecce Tricolori» prima ancora che decollino. E senza neppure poter assistere ai particolari preliminari. Quando cioè si chiudono i tettucci e ciascun pilota diventa un tutt’uno con il «suo» aeroplano, la passione che rimane a terra per lasciare campo libero alla professionalità più spiccata alla razionalità, alla massima concentrazione.

E con il fiato sospeso di una folla generalmente immensa il sibilo che si fa sempre più assordante, la predisposizione in formazione di decollo, lo scatto possente verso l’azzurro. Inizia lo spettacolo, venti minuti che sembrano un’eternità, una danza di figure e di rumori, incredibilmente suggestiva e appassionante, una sinfonia la cui esecuzione rasenta la perfezione, un team i cui componenti sembrano legati tra loro da un filo invisibile per potersi muovere con tanta grazia e sincronismo a bordo di bolidi da novecento chilometri di velocità oraria. Fino allo scoppio della «bomba», forse la più leggendaria delle figure acrobatiche, questa sì dimostrazione di millimetrica precisione ma anche di potenza del mezzo aereo e di chi in tensione soffre per dominarlo.

Chi segue da terra attonito queste evoluzioni senza riuscire neppure per un attimo ad abbassare il capo e raggiunge il diapason dell’emozione con questa «deflagrazione» che il prepotente inserimento del «solista» rende ancora più superba, è ormai entrato nel vivo dello spirito del volo acrobatico. Ma lascia subito il posto al sentimento, al trasporto, alla commozione. All’orizzonte si profila la formazione a rombo con passaggio a volo lento, in configurazione di atterraggio, con la fantastica cascata delle fumate tricolori che malinconicamente si disperdono in cielo. L’abbraccio di sempre che non stanca mai, che emoziona e commuove sempre, che si rinnova quasi con magia. Da un quarto di secolo sono le fumate che portano il saluto dell’Italia nei cieli di tutto il mondo, che esaltano la nostra tecnologia, la straordinaria bravura dei piloti, la perfetta organizzazione a terra. Che esalta in definitiva l’Aeronautíca militare, di cui la Pattuglia acrobatica nazionale «Frecce Tricolori» fa parte con la denominazione ufficiale di 313.o gruppo di addestramento acrobatico con sede nell’aeroporto di Rivolto; un gruppo che si configura come Pan ma che, inserito nell’organizzazione operativa o addestrativa di prima linea della forza armata, mantiene tutte le sue capacità di impiega.

Il volo acrobatico di pattuglia prese vita nel 1915, appena due anni dopo la «nascita» ufficiale del volo acrobatico individuale ad opera quasi contemporaneamente (la differenza in distanza è di qualche migliaio di chilometri, quella di tempo di appena sei giorni a vantaggio del pilota russo) del ten. Nestarov e di monsieur Pegoud. Il quale dopo aver abbandonato l’aereonautica militare del proprio paese «inventò» il volo acrobatico, divenendo anche l’uomo looping, partendo dal principio che si può fare pieno affidamento sulle capacità di volo dell’aeroplano quando esistono da parte del pilota padronanza della macchina, coraggio e determinazione.

L’ufficiale di artiglieria russo partì invece dal presupposto che l’acrobazia poteva dimostrare allo stato maggiore la validità del mezzo aereo come strumento di guerra. Un’arma segreta, dunque, da non divulgare, anche se nel 1911 l’esercito italiano aveva sperimentato per primo, nella guerra della Libia e con successo, l’uso dell’aeroplano.

Affascinante, dicevamo, questa storia, ma altrettanto «impossibile» da raccontare in questa sede: e del resto lo ha fatto molto bene, ma in volumi, il ten col. Renato Rocchi, l’ufficiale addetto alle pubbliche relazioni che ha legato il proprio nome alla Pan addirittura dal 1962 al 1978, preceduto e seguito entrambi per un anno dai capitani Pitassi e Rosignoli, mentre dal 1979 riveste l’incarico il maggiore Gianfranco Da Forno.

Cambiano uomini e mezzi dagli F-86E «Sabre» ai Fiat G 91 agli MB-339, di questo nucleo di superpiloti che con la massima naturalezza compiono acrobazie che più sembrano spericolate più sono invece calcolate. In base a una rigida serie di geometrie che però non avviliscono, finendo anzi per esaltarla, la poesia del decollo cinque più cinque con riunione a doppio cuneo, il tonneau semplice o doppio, la trasformazione da rombo a calice, il looping «semplice» o quello in triangolo rovescio con fumate tricolori, l’incrocio a sezioni e via dicendo. Fino alla dimostrazione di superba potenza della ricordata «bomba» che si estrinseca appieno nell’«incrocio» degli aerei che danno l’impressione di voler sfiorare l’impossibile.

Venti minuti di spettacolo che sono il frutto dí prolungato e intenso addestramento fatto per gradi, di grande sacrificio ma anche di totale dedizione, di un lavoro la cui sintesi è il volo acrobatico. Ma che si sviluppa innanzitutto a terra, dove contano la passione, l’applicazione. la professionalità, la costanza e la volontà, dove grande importanza viene data allo sviluppo dello spirito di corpo, o se vogliamo di pattuglia. Perché solo se i piloti riescono a «legare» fra loro anche in termini umani a terra possono dare la garanzia di dare in volo vita a un gruppo omogeneo.

Sono passati i tempi in cui chi faceva acrobazia o «era strano e magari un po’ matto» o andava alla ricerva di strane emozioni: siamo nel campo, per quanto riguarda la Pan, di un’acrobazia scientifica, dove nulla è lasciato al caso, dove il rischio calcolato non esiste in quanto tutto è frutto di professionalità e grande preparazione.

E intanto ci sembra già di vedere che il primo sinistro e il primo destro, il secondo sinistro e il secondo destro, il primo fanalino e il solista si apprestano a intonare il coro acrobatico scandito dai brevi e secchi colpi di bacchetta del capoformazione e dai suggerimenti del comandante a terra. Si va in volo, verso la perfezione, l’armonia, la musica; si va in volo verso livelli forse insuperabili di acrobazia aerea.

Gli scalatori del cielo

Ten. Col. Giuseppe Bernardís, 37 anni, di Porcia, comandante, 3100 ore di volo

Magg. Mario Naldini, 38 anni, di Firenze, capoformazione, 3500 ore di volo

Magg. Ivo Nutarelli, 35 anni, di Palermo, 1.o gregario di sinistra, 3400 ore di volo

Cap. Piergiorgio Accorsi, 35 anni, di Verona, 1.o gregario di destra, 3150 ore di volo

Cap. Gianluigi Zanovello, 29 anni, di La Spezia, 2.o gregario di sinistra, 1300 ore di volo

Cap. Alberto Moretti, 32 anni, di Casagiove (Ce), 2.0 gregario di destra, 1550 ore di volo

Cap. Fabio Brovedani, 37 anni, di Trieste, 1.o fanalino, 3150 ore di volo

Ten. Giorgio Alessio, 28 anni, di Alessandria, 3.o gregario di sinistra, 1250 ore di volo

Cap. Augusto Petrini, 31 anni, di Roma, 3.o gregario di destra, 1140 ore di volo

Cap. Giampietto Gropplero di Troppenburg, 37 anni, di Genova, 2.o fanalino, 3000 ore di volo

Cap. Gianbattista Molinaro, 36 anni, di Varese, solista, 2800 ore di volo

Magg. Gianfranco Da Forno, 44 anni, di Rioffeddo (Roma), ufficiale addetto alle pubbliche relazioni

Magg. Ignazio Vania, 41 anni, di Andria (Bari), capo servizio efficienza velivoli

Magg. Carlo Baron, 39 anni, di Pozzuolo del Friuli, ufficiale tecnico della Pan

Una pattuglia di soldati acrobati

Intervista con il comandante della Pan ten. col. Giuseppe Bernardis

«Il nostro è un lavoro di squadra e tra i piloti deve esserci il massimo affiatamento»

di Carlo Giovanella

Il tenente colonnello Giuseppe Bernardis, 37 anni, nato a Porcia (Pordenone), 3100 ore di volo sulle spalle, è il comandante della Pattuglia acrobatica nazionale. Alla Pan ha cominciato dalla «gavetta»: dal 1974 al 1979, infatti, è stato «gregario destro» e «secondo fanalino». Poi, per un breve periodo, all’inizio degli anni Ottanta, ha ricoperto l’incarico di istruttore al Gruppo addestramento operativo. Infine il grande ritorno a Rivolto nel novembre 1982 con il grado di comandante. È sposato e padre di una bambina.

Lo abbiamo incontrato al quartier generale della Pan, nella sala per intenderci dove i piloti studiano a tavolino, anche con l’aiuto di video-registratori, quegli spericolati esercizi che li hanno resi famosi in tutto il mondo e dove decidono i tempi e le operazioni per eseguire questa o quella figura.

Bernardis è alto, il fisico asciutto, lo sguardo penetrante. Ha indosso la tuta di volo e, molto probabilmente, deve essere appena sceso dal suo Aermacchi MB 339 A/Pan che da quasi un anno ha sostituito il leggendario Fiat G 91. È molto cortese e gentile e accetta di buon grado di rispondere alle nostre domande.

— Comandante, il trasporto aereo civile è in questi giorni sotto accusa: molti aerei sono caduti causando la morte di centinaia e centinaia di persone. Cosa fate voi qui a Rivolto per mantenere sempre in perfetta efficienza i vostri velivoli?

Eseguiamo tutte le ispezioni tecniche che sono previste per il tipo particolare di velivolo. Ogni aereo ha una documentazione che viene stabilita alla sua «nascita»: dopo un certo numero di ore di volo viene controllato. Inoltre, se entro un tempo ben definito non raggiunge le ore previste va in officina ugualmente. Ci sono poi vari stadi di ispezione; il massimo è quando il velivolo viene smontato completamente e controllato pezzo per pezzo.

— Purtroppo molte volte — troppe volte — qualche «freccia» si è spezzata…

La percentuale di incidenti che accadono ai piloti della Pan è mediamente abbastanza paragonabile a quella che hanno altri stormi simili al nostro e al resto dei reparti operativi dell’Aeronautica militare. È mia convinzione, comunque, che questi incidenti rientrino in una statistica alla quale sono soggetti tutti i velivoli che volano.

— I suoi piloti sono superaddestrati. C’è la possibilità che questi uomini possano rimanere coinvolti in situazioni incontrollabili e senza scampo?

Ogni volta che si vola può capitare un imprevisto. Se il pilota si accorge immediatamente che qualcosa non va può correggere la situazione e a questo serve l’addestramento intensivo cui tutti i piloti sono sottoposti; se, invece, la macchina crea delle situazioni non più controllabili umanamente allora… Io, comunque, ritengo che il livello di addestramento che noi raggiungiamo dia una sicurezza che è decisamente elevata anche se esiste sempre il rischio per ogni aereo che vola di cadere a terra.

— Si può parlare di rischio calcolato?

Non mi piace questo termine. Tecnicamente c’è una statistica che dice chiaramente che ogni un certo numero di ore di volo può accadere un incidente. Quello che cerchiamo di fare è andare contro la statistica…

— Come si svolge l’addestramento?

Tutti i piloti che arrivano qui sono militari esperti, alcuni super esperti. Li iniziamo a questo particolare tipo di volo progressivamente. Mi spiego meglio. L’addestramento comincia con due velivoli: su uno sale il «novizio» e sull’altro il «leader» che lo guida. Da due gli aerei diventano tre, poi quattro, cinque… fino a raggiungere, al termine del chiamiamolo corso, la nostra formazione standard che è di nove velivoli più un «solista».

— Quante ore giornaliere sono necessarie per riuscire a fare con precisione quasi millimetrica quegli spericolati esercizi?

Non possiamo quantificarlo in ore al giorno. Più che l’ora di volo noi contiamo il volo che è intensissimo ma abbastanza breve. Se vogliamo parlare di ore… allora diciamo che ci alleniamo per circa un’ora al giorno.

— È vero che la pattuglia in caso di necessità può essere impiegata anche per azioni di abbattimento di elicotteri?

Non solo abbattimenti di elicotteri. Questo è uno dei suoi tanti compiti operativi. La Pan, cioè il 313.mo Gruppo, oltre alle manifestazioni aeree può essere utilizzata anche come caccia bombardiere leggero o come appoggio a truppe terrestri o ancora per missioni speciali contro naviglio leggero. Per far questo noi ci addestriamo soprattutto da novembre ad aprile con delle esercitazioni al poligono utilizzando l’armamento di bordo del velivolo, con delle missioni simulate contro truppe alpine (i nuovi aerei in montagna sono fantastici) e anche sul mare.

— I nuovi aerei: dal Fiat G 91 all’Aermacchi MB 339. Il cambio è stato conveniente?

Penso che abbiamo migliorato in tutto ad eccezione della geometria della formazione: prima era perfetta, perché il G 91 aveva l’ala a freccia; ora invece lo è un po’ meno perché il 339 ha l’ala diritta… Per tutto il resto — e qui mi riferisco alla spettacolarità, alla manovrabilità e alla sicurezza — abbiàmo guadagnato moltissimo. I 339, inoltre, permettono di correggere eventuali errori.

— I vecchi aerei che fine hanno fatto?

Sono stati progressivamente radiati. La maggioranza è stata demolita. Forse ancora un paio volano con il secondo stormo.

— Quanto costa uno dei nuovi aerei?

Il prezzo dell’aereo all’acquisto, à seconda del tipo di equipaggiamento, varia dai tre ai sette miliardi di lire.

— Quante ore di volo fate in un anno?

Circa 200-220.

— E le vostre mogli cosa dicono di questo vostro particolare lavoro?

È un aspetto importante della nostra vita. Per fare questo lavoro abbiamo bisogno della massima serenità. E in questo le nostre mogli ci aiutano e affrontano molti sacrifici. Siamo, infatti, lontani da casa tutti i fine settimana da aprile a novembre. Di vacanze possiamo farne poche: una settimana-dieci giorni nel periodo invernale quindi…

— Cosa vi spinge a rischiare tanto?

L’uomo nella vita cerca soddisfazioni morali o materiali. A noi piacciono quelle morali.

— Quanti anni un pilota restà in forze alla Pan?

Dipende dall’estrazione del pilota. Noi abbiamo dei piloti del «ruolo normale», cioè quelli che hanno fatto l’Accademia, che restano da noi mediamente quattro anni (uno di addestramento e tre di utilizzazione). Ci sono poi i piloti di complemento, o di «ruolo speciale», che si fermano a Rivolto sei anni (uno più cinque).

— Quale è il vostro vivaio?

Tutti gli stormi da caccia dell’Aeronautica militare.

— E’ vero che la selezione è molto severa?

La selezione preventiva è basata su informazioni raccolte presso i vari stormi. Caratteristiche fondamentali sono, ovviamente, l’attitudine, le capacità, la personalità. Quest’ultima soprattutto è molto importante: il nostro è un lavoro di squadra quindi è determinante che tra i piloti ci sia il massimo dell’affiatamento.

— Sono tutti volontari?

È un requisito indispensabile.

— Lei guida la pattuglia via radio da terra. Come riesce a coordinare i vari passaggi di tutti gli aerei a quelle altissime velocità?

È un lavoro abbastanza complesso e difficile da spiegare in poche parole. Il controllo da terra consiste nell’avere la responsabilità e l’autorità di far eseguire a quelli che stanno per aria una determinata manovra. Per certe situazioni, infatti, chi sta a terra è in grado di giudicare meglio di chi sta in volo. Il tutto necessariamente deve essere integrato dalla reciproca piena fiducia. Molto importante, inoltre, è informare i piloti in volo su come si presenta la formazione per chi la vede. Alle volte è necessario correggere la prospettiva oppure qualche particolare posizione: solo facendo in questo modo alla fine dell’addestramento la posizione di tutti gli aerei sarà ottimale.

— Se suo figlio le chiedesse di aiutarlo ad entrare nella Pan cosa farebbe?

A parte il fatto che ci vogliono le attitudini e le capacità…

— Ammettiamo che le abbia…

Allora non lo ostacolerei, gli lascerei fare quello che vuole. Desidero, comunque, precisare che non ho né l’autorità, né la possibilità di favorire nessuno, meno che meno un figlio che, almeno per ora, non ho.

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Alla festa del 313.o gruppo interverranno anche il Presidente Cossiga e il ministro della Difesa Spadolini

Celebrate a Rivolto le Frecce tricolori

Il 25° alla presenza di Cossiga

Centinaia di migliaia di spettatori - Il «clou» con l'esibizione della Pan - La parata di aerei

di Gualberto Niccolini
da Il Piccolo, 2 settembre 1985, p. 1

DAL NOSTRO INVIATO BASE DI RIVOLTO – Hanno festeggiato il loro venticinquesimo compleanno disegnando in cielo il loro coraggio, il loro concreto amor di patria, la loro eccezionale bravura, I magnifici dieci del comandante Bernardis hanno onorato il loro compleanno tracciando nel cielo friulano il più grande tricolore e scrivendo, con un cuore grande così, una dichiarazione d’amore alla più affascinante esplicazione dell’ingegno e dell’ardimento umano: il volo, appunto.

Hanno ricordato i cinque lustri della Pattuglia acrobatica nazionale esibendosi davanti al Capo dello Stato, al ministro della Difesa, alle massime autorità militari, a un’incontenibile marea di popolo, forse cinquecentomila persone, forse più. Allo scadere di ogni cinque anni tutti i piloti che si sono succeduti nella Pattuglia acrobatica più famosa nel mondo, si ritrovano in questo piccolo aeroporto tanto vicino a Villa Manin; arrivano colleghi e amici dall’Italia e dall’estero e si festeggia come i piloti sanno fare in quell’immenso palcoscenico che è l’azzurro del cielo.

Ed eccoci tutti con il naso all’insù a seguire fra incredulità e sgomento, fra gioia e meraviglia, le irraccontabili evoluzioni, gli assordanti passaggi, i silenziosi miracoli, le improvvise picchiate, gli avvitamenti con paziente ma emozionata monotonia raccontatici dallo speaker della Pan, maggiore Dal Forno.

Passano a volo radente prima un FR-104 poi un vecchio G 91 in missione fotografica. Poi appare una scritta nella foschia che attenua l’azzurro del cielo: 25. E composta dagli aerei del secondo stormo che portano il loro saluto alla Pan. Non riesci a chiudere la bocca dalla meraviglia che appare già in volo l’MB 339 del capitano Bonatti scatenato in una serie di incredibili esercizi a dimostrazione di una maneggevolezza insuperabile del velivolo.

Scende lui e sale un Fokker F-27 della Reale aeronautica olandese a rifare quasi gli stessi movimenti ma «alla moviola» con una leggerezza insospettabile da elefante che si aggiri con grazia in un negozio di porcellane: vira a un solo motore, atterra in un fazzoletto.

Ed ecco il primo dei due aerei americani, un A-10 dell’81.o stormo di stanza in Inghilterra, seguito da un F-15 giunto dalla Germania: altre movenze, altri passi di danza aerea, altri giochi che ti fanno dimenticare il sole che picchla duro.

È quindi il turno dell’olandese Hans Weber che con il suo F-16 sale verso il paradiso dandoci dentro, a circa 15 mila metri in un minuto. Arrivano i sei F Mark 58 scudocrociati della pattuglia acrobatica svizzera. Tornano a Rivolto dopo cinque anni e si presentano con un accurato programma fatto di triangoli, doppie frecce, «spiedi». E dopo di loro una grande sorpresa, il tedesco Karl Zimmermann a cavallo, è proprio il caso di dire, di un elicottero, il Bo-105 (anticarro spiega lo speaker) che si presenta con un decollo «a cavatappi» e che prosegue come se dovesse domare un purosangue.

Anche gli addetti al lavori sono esplosi più volte in applausi che Zimmermann non poteva sentire, troppo inimmaginabile la fantasia e il coraggio su quel tozzo velivolo. È quindi il momento dei francesi, gli otto biancorossoblù ricchi di una trentennale tradizione che, gelosi della gloria italiana, tirano fuori il meglio del loro repertorio con finale a bomba senza incrocio sul campo.

C’è anche il «Tornado», primo gioiello europeo e c’è il nuovissimo AMX dell’Aeritalia, prossimo a entrare nei ranghi dell’Aeronautica. Ma tutti aspettano loro, i dieci della Pattuglia acrobatica più numerosa del mondo; decollano tutti assieme in due file da cinque, si portano alle spalle della tribuna, poi passano radenti con grande fumata tricolore, volano a distanza fissa d’ala di due metri circa, poi salgono di nuovo, quindi il solista si stacca alternandosi alla formazione in una serie di evoluzioni davanti a un pubblico sempre più incredulo, sempre più entusiasta. Ecco la famosa bomba, ecco l’incrocio sul campo, torna il tricolore in cielo, più in alto, ancor più in alto.

La festa finisce lassù: qui a terra ancora le formalità, Spadolini ricorda la data, ricorda la gloria, ricorda anche gli ultimi aviatori caduti nella drammmatica guerra contro il fuoco, quattro militari morti in Sardegna in questa nuova sfida che deve sostenere la democrazia italiana.

Le Frecce Tricolori hanno compiuto 25 anni

Grandi festeggiamenti in Friuli alla presenza di Francesco Cossiga

di Giovanni Caprara
da Corriere della sera, 2 settembre 1985, p. 5

RIVOLTO (Udine) — Le «Frecce tricolori» dell’Aeronautica Militare hanno festeggiato Ieri un eccezionale compleanno. Il gruppo degli «acrobati del cielo» nasceva, infatti, venticinque anni fa sull’aeroporto friulano di Rivolto. E qui, Ieri, per celebrare l’avvenimento sono arrivate trecentomila persone che hanno invaso i prati verdi con seggiole e borse da picnic per godersi meglio lo spettacolo.

Ma a Rivolto è arrivato anche il presidente della Repubblica, Cossiga, accolto dal ministro della Difesa Spadolini e dai capi di Stato Maggiore della Difesa, Bartolucci, dell’Aeronautica generale Cottone, e dal comandante della Terza Regione Aerea, generale Pisano. Il presidente Cossiga ha voluto in questo modo concludere le sue vacanze ad Auronzo, partecipando alla festa della Pattuglia Acrobatica Nazionale.

Ma per dare maggior lustro all’evento erano giunte da numerosi Paesi stranieri altre pattuglie acrobatiche o rappresentanze delle diverse aviazioni militari. C’erano infatti i francesi, gli svizzeri, gli olandesi, i tedeschi ed anche gli Stati Uniti. Così In cielo è stato uno sfrecciare continuo di caccia piccoli e grandi con scie di tutti i colori. A questi si sono aggiunte le dimostrazioni dl aerei più italiani come il potente Tornado o il nuovo AMX.

Tutto, in realtà, è servito come cornice per lo spettacolo vero offerto dalla pattuglia delle Frecce tricolori, sugli Aermacchi MB-339, al comando del maggiore Naldini e con il solista Molinaro che con un rombo improvviso capita sempre alle spalle quando meno te l’aspetti. Ma certe cose lui se le può permettere dopo aver «giocato» in cielo per quasi quattromila ore.

L’acrobazia aerea è nata nelle Venezie nello stesso triangolo di cielo dove ora sfreccia la PAN. Nel 1930 il colonnello Rino Corso Fougier fondava la prima scuola dl «acrobazia collettiva» a Campoformido volando su traballanti biplani. Dopo la Seconda guerra mondiale l’Italia veniva rappresentata nelle varie manifestazioni nazionali e internazionali da pattuglie che si formavano ogni anno nel vari Reparti caccia. Ma l’aumento dell’attività costrinse lo Stato Maggiore dell’Aeronautica a designare a partire dal 1956 una «pattuglia rappresentativa Italiana» con Il compito di partecipare a tutte le rassegne nazionali ed estere. E da allora fu un succedersi dl «Diavoli rossi», «Lanclerl neri», «Getti tonanti», che volavano sui North American, sui Republic e provenienti ancora dalle diverse aerobrigate.

Ma già era il primo passo verso una pattuglia stabile. Questa arriva alla fine del 1960 quando lo Stato Maggiore stabilisce la costituzione di una «Pattuglia Acrobatica Nazionale» (PAN) con la sede stabile sull’aeroporto di Rivolto del Friuli, proprio a pochi chilometri da Campoformido dove nacque l’acrobazia. La PAN è parte integrante del 313° Gruppo dell’Aeronautica Militare comandato dal colonnello De Bemardis e oltre la stagione dell’acrobazia svolge anche la normale attività militare.

da “La meravigliosa avventura” di Renato Rocchi – Aviani Ed.

1 settembre [1985] – Aerobase Rivolto: 5° Raduno Piloti Pattuglie Acrobatiche
organizzazione: 313° Gruppo A.A.
– un incontro atteso e vissuto dai radunisti nel ricordo di una indimenticabile e meravigliosa avventura
– dopo l’incontro – la cena – l’air-show del giorno dopo dedicato ai radunisti e alla gente del Friuli

I velivoli in presentazione
– MB 339 K Aermacchi
– A 10 – F15 USAF
– F 16 RNLAAF
– BO 105 Luftwaffe
– AMX e Tornado Reparto Sperimentale di Volo

3 pattuglie acrobatiche
– la “Patrouille Suisse” con 4+2 Hunter. La disposizione dei piloti nella formazione:

Am Rhyn
Ramseier – Dill
Schmid
Wattinger (solo) – Nagel (solo)

– la “Patrouille de France” con 6+2 Alpha Jet. La disposizione dei piloti nella formazione:

Imberti
Bro – Charvet
Feraud o
Chancelades – Thoorens
Huet (solo) – Hebrard (solo)

– le “Frecce Tricolori” chiudevano il meeting con I”‘Alto di 9+1 MB 339-A PAN”. La disposizione dei piloti nella formazione:

Naldini
Nutarelli – Accorsi
Zanovello – Brovedani – Moretti
Alessio – Petrini
Gropplero
Molinaro (solo)

Presenti alla manifestazione aerea il Presidente della Repubblica on. Francesco Cossiga, il Ministro della Difesa – on. Giovanni Spadolini, il Capo di Stato Maggiore Generale – Gen. Lamberto Bartolucci, il Capo di Stato Maggiore dell’A.M. – Gen. Basilio Cottone e 300.000 spettatori.

Il 5° raduno delle pattuglie acrobatiche

La firma sul manifesto – Omaggio al monumento ai caduti del 1° Stormo – La tribuna con il Presidente della Repubblica – La presentazione dell’AMX – Il BO 105 – Ingresso alle spalle per “inizio programma” delle Frecce Tricolori (foto da R. Rocchi, op. cit.)

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