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Affinità elettive

Moto e aerei hanno similitudini che vanno oltre la tecnica pura e semplice. E i loro piloti sono accomunati da identiche emozioni. I piloti di Motociclismo hanno incontrato quelli delle Frecce Tricolori, la Pattuglia Acrobatica Nazionale, per una giornata tutta speciale. Insieme hanno provato il meglio delle supersportive italiane: l'Aprilia RSV Mille R, la Ducati 996 SPS e la MV Agusta F4 750 S.
Da Dainese una tuta molto speciale e molto... azzurra

di Marco Ricciardi con la collaborazione di Federico Aliverti, Riccardo Capacchione e Roberto Ungaro, foto di Gigi Soldano
da Motociclismo, giugno 2000, pp. 190 e segg.

I piloti di moto e d’aerei si capiscono al volo. Quando s’incontrano entrano immediatamente in sintonia, provano identiche emozioni, hanno la medesima mentalità. Li spinge la passione per le sensazioni forti, per quelle vibrazioni che solo la guida al limite delle loro “macchine è capace di dare, quel sentirsi la moto e l’aereo “cuciti” addosso. E se poi i piloti sono quelli di Motociclismo e quelli delle Frecce Tricolori, la nostra leggendaria Pattuglia Acrobatica Nazionale, le affinità elettive sono notevolissime. Il nostro incontro con le “Frecce” non è certo casuale e deriva da un rapporto di collaborazione che abbiamo da tempo con l’Aeronautica Militare, un accordo che si è concretizzato in precedenza con l’uso della pista di Cameri per le nostre prove strumentali: un esempio concreto di questa collaborazione è il test della Kawasaki ZX-12R che trovate in questo stesso numero di giugno.
Così, è stato naturale andare a Rivolto, alla base operativa della Pattuglia Acrobatica Nazionale, per confrontarsi da piloti a piloti e portando con noi il meglio della produzione italiana in fatto di supersportive, ovvero l’Aprilia RSV Mille R, la Ducati 996 SPS e la MV Agusta F4 750 S. Abbiamo messo queste super-sportive a fianco all’Aermacchi MB.339, un caccia da addestramento e multiruolo venduto in tutto il mondo. Al pari delle nostre tre supersportive il 339 è un mezzo “sano”, che perdona l’errore ed è ben gestibile. Ovviamente è completamente acrobatico e supporta un carico di + 8 e – 4 g: per intenderci, il pilota deve sopportare in queste condizioni di accelerazione fino a 8 volte il proprio peso. Viene mosso da un motore Rolls Royce Viper da 1.815 kg di spinta e raggiunge una velocità massima di 898 km/h. L’affinità con le nostre moto deriva dal fatto che il Macchi è usato come aereo scuola per introdurre ai caccia dal volo supersonico ed estendendo il paragone, le tre supersportive italiane servono benissimo da primo passo per imparare a correre in pista e abituarsi alle acrobazie delle curve, delle impennate e delle frenate. In questo senso, si avvicinano notevolmente al 339 che è un aereo facile e consente delle manovre particolarmente impegnative anche in assetti critici.
Per l’occasione, la Dainese ha confezionato, in assoluta esclusiva per i piloti di Motociclismo, tre fiammanti e bellissime tute della nuova serie T-Age, il massimo per sicurezza e vestibilità: le tute le ha disegnate Aldo Drudi con i colori e le insegne delle combinazioni di volo dei piloti della Pattuglia. E sempre Dainese ci ha consegnato tre caschi Ergon racing che riprendevano i fregi dei caschi dei piloti acrobatici.

Le nostre tre moto, l’Aprilia RSV Mille R, la Ducati 996 SPS e la MV Agusta F4 750 S a fianco dell’Aermacchi MB339PAN. Il caccia Aermacchi ha una lunghezza massima di 10,9 m, un’apertura alare di 10,2 e velocità al decollo di 195 km/h. Sotto, indossiamo le nostre tute della Dainese insieme alle combinazioni di volo anti-g dei piloti delle Frecce Tricolori.
[…], alcuni attimi dell’intensa giornata vissuta a Rivolto. Da sopra, in senso orario: al cospetto del motore Viper del 339 costruito da Rolls Royce, posizionato sul carrello che consente l’ordinaria manutenzione. Sotto l’ala con il “Duca”, in contemplazione di un oggetto, l’aereo, che è possibile scrutare sempre da lontano. Una delle ruote dell’Aermacchi a confronto con quella posteriore dell’Aprilia. In entrambi i casi, i piloti hanno avuto decisamente la mano un po’ pesante… Il muso dalla macchina (si chiama così in gergo), sulla quale ci siamo permessi di lasciare il nostro segno. Infine, il cockpit dell’aereo: direste che la strumentazione è abbastanza completa?

“Grande affiatamento, enorme fiducia l’uno nell’altro, consapevolezza della circorstanza. In volo e in pista ci si sfiora fin quasi a toccarsi, ma se sei un vero professionista tutto è sotto controllo”

È stata una giornata assolutamente unica a scambiarci opinioni, sensazioni e …. motociclette, ma niente aerei, almeno per ora. Ci siamo, così, inseriti nella vita della Pattuglia durante il programma invernale che precede le manifestazioni e gli air-show e che serve ai nuovi piloti delle Frecce per ottenere l’affiatamento con i com-pagni. Le “Frecce” volano più volte il giorno e ogni loro esibizione è filmata per verificare la regolarità delle manovre e degli allineamenti. La nostra Pattuglia Acrobatica è la più numerosa tra quelle costituite dai team militari: nessuno usa ben 10 aerei in volo, nove in formazione compatta, più il solista che esegue i suoi incredibili passaggi durante i momenti “morti” che servono alla formazione per riposizionarsi per la nuova figura acrobatica. Questi uomini devono avere una coordinazione eccezionale tra toro e un affiatamento assolutamente unici: in volo il comando delle manovre e la decisione delle modifiche al programma è in mano al leader, mentre il comandante della PAN segue i suoi uomini dalla postazione radio a terra, dalla cosiddetta “biga”, e ne controlla l’allineamento e la regolarità dei tempi di manovra. Non dobbiamo però pensare agli uomini delle Frecce Tricolori come supereroi o spericolati incoscienti. Sono tutti molto giovani; ragazzi che, comunque, arrivano da migliaia d’ore di volo con il meglio degli aerei della nostra aviazione. Molti sono sposati, hanno dei figli, insomma conducono una vita normalissima, se non fosse perché fanno un lavoro assolutamente diverso e invidiabile. Questi professionisti sono scelti tra i migliori della nostra aviazione e rimangono alla Pattuglia per una media di 4 anni, che si raddoppia per il solista e per il comandante, per poi rientrare nei vari reparti operativi.
La nostra giornata a Rivolto è stata intensa sin dal primo mattino con le varie foto e il servizio per il TG2 Motori, sulla linea di volo, poi negli hangar della manutenzione dei Macchi 339, dove gli aerei sono completamente smontati e revisionati per arrivare alla massima efficienza, invidiabile primato detenuto dal team tecnico della Pattuglia.
Abbiamo assistito al decollo per un volo di prova sul mare Adriatico e nel pomeriggio le Frecce hanno volato solo per noi, per le spettacolari foto che vedete nel servizio. Grandioso il volo “folle” del solista Dimitri Marzaroli, un ragazzo di Piacenza, tanto misurato e modesto a terra, quanto capace nel passare sopra i nostri tre piloti ad una quota da brivido. Abbiamo terminato con la prova delle moto sul lunga pista di volo di Rivolto, un test tutto per i piloti delle Frecce Tricolori; per ultimo il comandante Umberto Rossi. Noi di Motociclismo ci siamo divertiti, emozionati e meravigliati come dei ragazzini e come tali, concludiamo con una delle frasi più classiche dei temi delle medie: “E’ stata una giornata che non dimenticheremo, mai”.

“….e non l’ho nemmeno provato…”

Ginocchio a terra nelle piste di tutto il mondo, il muro dei 300 km/h infranto in sella a quel mostro di nome Hayabusa, impennate sul filo dei 200 km/h veri sentendosi sospesi nell’aria: difficile pensare a qualcosa che si muove in grado di far battere ancora di più il cuore. Niente di più sbagliato. L’MB339 è una moto con le ali e i piloti delle Frecce Tricolori ci giocano come veri acrobati. Da non credere. E il bello è che questa moto con le ali, noi, non l’abbiamo nemmeno guidata, ma ne siamo stati semplicemente il bersaglio. Già, proprio così, quando quel gran manico di Dimitri Marzaroli, il solista, ci ha puntato addosso la sua macchina da guerra simulando un volo folle – una delle manovre più spettacolari del programma della pattuglia -, è stato come vedere la morte in faccia: ci ha mirato fingendo di aver perso il controllo e poi ha virato sopra la nostra testa a 8/10 metri d’altezza. In quell’attimo, la vita è sembrata fermarsi. Uno scoppio di adrenalina ha bloccato tutto, devastandoci dentro, per svanire solo quando le ali sono diventate puntini neri nel cielo. L’eccitazione ha preso possesso di noi e la normalità è riapparsa solo quando, a fumo dileguato, colori, forme e rumori hanno ripreso le sembianze di sempre. In quel momento ti senti un leone, vorresti fare il tempo sul giro con qualsiasi catenaccio ma, per fortuna, la pista è dritta come un fuso e quindi di curve neanche l’ombra. E poi l’asfalto è sempre più duro dell’aria… Però, la pattuglia le moto le ha provate: si potrà fare l’inverso? Non ci resta che sperare.

Roberto Ungaro

“… e io l’ho provato!!”

Caro Ungaro, il sedere sul seggiolino del 339 io l’ho messo e ho esaudito uno dei sogni della mia vita. Ebbene si, ho volato con l’Aermacchi MB.339A, lo stesso aereo delle “Frecce Tricolori”. Non aveva, però, i colori magici dei velivoli della pattuglia, ma il pilota era di quelli eccezionali: il colonnello Giampaolo Miniscalco. ‘Mini” vanta nel suo libretto di volo 10 anni trascorsi nella PAN: ha cominciato da 3° gregario di destra fino a diventare il leader in volo e poi Pony 0, in altre parole il comandante. Giampaolo è un appassionato motociclista, come sua moglie, che praticava il trial e seguiva le gare d’Enduro, è un vero amico e ora è a capo della nostra delegazione militare all’ONU. Nel Palazzo di vetro delle Nazioni Unite ricopre un importante incarico come consigliere del nostro ambasciatore: idealmente comanda i 10.000 soldati italiani impegnati nelle missioni di pace in tutto il mondo. Con ‘Mini” ho fatto un “volo d’ambientamento”, decollando dalla base di Cameri (NO) sino a sorvolare un aeroporto nelle vicinanze di Piacenza, da dove decollano i cacciabombardieri Tornado. In totale poco più di un’ora, compreso qualche “scaravoltone” per riprodurre in parte le manovre acrobatiche della PAN e mettere a dura prova lo stomaco: non ho vomitato e mi sono sentito un “dio” quando abbiamo eseguito (perdonatemi l’immodestia) un mezzo otto cubano, un tonneau veloce, il volo rovescio, un classico looping, l’impegnativa scam-panata e altro. Il tutto incassando 4,5 g positivi e 2 negativi, ammirando la perizia del comandante Miniscalco e la capacità di manovra dell’aereo. Il mondo visto da sopra il 339, per non parlare di quello osservato di lato e da sotto, è ben diverso da quello che si nota in un viaggio Milano-Roma. Mi son preso anche la bella soddisfazione di pilotare brevemente il Macchi, con un piccolo sussulto per l’uso troppo brusco del trim – scusa ancora Giampaolo – e di ricavarne delle sensazioni e delle emozioni che riemergono di prepotenza ogni volta che rivedo la fotografia a bordo del Macchi MB339. Mi ricordo ogni attimo: il briefing pre-volo per le istruzioni dell’uso del Martin Baker, il seggiolino eiettabile che ti salva la vita e ti regala una cravatta che indosserai per sempre, il momento di legarsi le cinture intorno al corpo, il decollo e la rapida virata verso le Alpi, i minuti che ho preso in mano l’aereo sino al volo acrobatico. Una ridda di emozioni difficilmente riproducibile sulla carta perchè l’impatto del volo acrobatico è stato fortissimo, la-sciandomi senza fiato, anche perchè mi sono ciucciato tutto l’ossigeno delle bombole del 339. Durante il volo di rientro a Cameri, ancora pieno di adrenalina in corpo mi è ritornata in mente una frase di Miniscalco: “L’aereo lo indossi, sei parte di lui, lo senti vibrare con la tua persona; e la moto dà e vuole le stesse emozioni”. Grazie Giampaolo, adesso ho capito.

Marco Riccardi

Si sono difesi piuttosto bene i nostri tester a casa della pattuglia più spettacolare del mondo. Ed è stato subito feeling fra questi due mondi così affini… La SPS ha “scosso” come sempre perché è brutale, l’Aprilia ha consentito di giocare grazie alla sua manovrabilità e la MV ha colto proseliti per l’unicità delle sue forme accattivant. Foto di gruppo al completo. [… ] i tester col comandante Umberto Rossi. [… ], le splendide tute T-Age che Dainese, oltre ai caschi, ha creato in tempi record per questo importante gemellaggio. Troppo belle per non sperare che vengano prodotte…

Ricordo inviato via social da Riccardo Capacchione

[…] Marco concorda dopo lungo tempo e con mille autorizzazioni il servizio, chiama Roberto Ungaro, me e Federico Aliverti (attuale condirettore di Motociclismo), come collaudatori, mentre l’Aeronautica Militare convoca i migliori piloti tra le proprie fila, ovvero quelli delle Frecce Tricolori. Una annotazione: non mi piace la falsa modestia tanto quanto la sbruffoneria. I tester di Motociclismo all’epoca erano considerati tra i migliori non solo in Europa ma anche in tutto il mondo, considerando solo quelli delle riviste chiaramente. Questo per la scuola tecnica molto importante abbinata a doti di guida eccellenti e sensibilità anche eccezionale verso le reazioni della moto. In sostanza, tre tra i migliori collaudatori giornalisti e tre tra i 8 migliori piloti d’aereo, con le dovute considerazioni di eccellenza nei confronti dei piloti d’aereo, ovviamente, anche se il fattore “rischio concreto” poneva quasi sullo stesso piano i due mondi. Eccellenti dovevamo essere i partner tecnici: MV Agusta per i chiari motivi storici che legano la Casa al volo, Dainese con le nuovissime tute con apertura frontale, appena nate, e così via. Nel servizio non vengono citati alcuni momenti davvero spettacolari: uno su tutti. Stiamo viaggiando sulla pista di volo, disposti a Freccia con la moto centrale più avanti. io sono concentrato a tenere la distanza tra i colleghi e sento appena un motore arrivare da dietro. Vedo di colpo il Capitano delle Frecce che stava sul bordo pista con la radio per “pilotare” l’areo, scappare di corsa… Il pilota stava arrivando in volo “folle”, carrello fuori, e flap (credo…) aperti. L’aereo avanzava, a bassissima velocità prossima allo stallo, con andatura a “foglia morta”. Appena sopra di noi, “chiude” tutti gli alettoni e apre “il gas”. I postbruciatori accesi rendono i gas di scarico di colore rosso acceso-bianco, vedo il collettore posteriore che appare sopra la mia testa mentre l’aereo è “in picchiata”, ma verso l’alto. Veniamo annichiliti dalla spinta del motore e dal suono terrificante che, quando l’aereo prende quota, sembra fare esplodere il cielo della valle dove si trova la base. Un momento incredibile, ti assicuro!

Il curioso gemellaggio tra il motociclismo e la P. A. N.

Emozione... protezione

da dainese.it

La passione per le sensazioni forti, per quelle vibrazioni e quelle identiche emozioni di sentirsi la moto e l’aereo “cuciti addosso”, hanno creato un gemellaggio tra i piloti di Motociclismo e la leggendaria pattuglia acrobatica delle frecce tricolori. Per l’occasione, Dainese ha vestito i piloti con la tuta T-Age, massima espressione della tecnologia protettiva dell’ultima collezione, e il casco Ergon Racing. La grafica, come sempre, è stata disegnata da Aldo Drudi, che si è ispirato ai colori e alle insegne delle combinazioni in volo dei piloti della pattuglia.

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