Ultimo aggiornamento: 22 Marzo 2024
La tradizionale manifestazione alla base aerea
da Il Piccolo, 18 maggio 1967, p. 6
La pattuglia acrobatica nazionale «Frecce Tricolori» sarà presente domenica alla parata aerea in programma alla base di Aviano. Questa notizia è stata ufficialmente comunicata dagli addetti alla programmazione della manifestazione, e sarà certamente accolta con soddisfazione e piacere dagli appassionati d’aeronautica e da coloro che annualmente giungono alle pendici del Monte Cavallo per assistere alla parata aerea che i reparti statunitensi organizzano in cooperazione con i reparti della nostra aeronautica militare.
Sia l’attuale pattuglia che quelle che in passato rappresentarono la nostra aeronautica al carosello di Aviano, tra le altre citiamo i famosi «Diavoli Rossi», «Lancieri Neri», «Getti Tonanti» e altre, hanno sempre costituito uno dei punti di maggiore attrazione per la perfezione delle manovre in formazione e per quelle singole. Le attuali «Frecce Tricolori», dotate di aviogetti tattici Fiat G-91, sono composte dal comandante a terra ten. col. Roberto Di Lollo, dal comandante in volo cap. Vittorio Cumin e dai piloti cap. Renato Ferrazzutti, cap. Gianpaolo Schievano, cap. Vittorio Zardo, cap. G. Battista Zanazzo, m.llo Ennio Anticoli, m.llo G. Carlo Bonollo, serg. magg. Luigi Linguini e serg. magg. Pietro Purpura. A questi piloti, impegnati nella acrobazia in formazione, si è recentemente aggituito come «solista» il cap. Danilo Franzoi.
La pattuglia ha nel suo repertorio due tipi di programmi; quello «alto» quando il cielo sgombro di nuvole o poco nuvoloso con nubi alte, comprendente l’esecuzione della famosa «bomba», e quello «basso», che si sviluppa orizzontalmente e che permette alla formazone di eseguire manovre con nubi basse e scarsa visibilità. I programmi esprimono effica-cemente il grado di addestramento del piloti attraverso una sequenza di manovre verticali e orizzontali ricche di finezze stilistiche e tecniche. In numerose manifestazioni nazionali e internazionali le ormai famose «Frecce Tricolori» si sono imposte all’attenzione e al rispetto del pubblico, specie quello straniero.
A Torino, a Nizza, a Bruxelles di fronte a trecentomila spettatori, a Foligno e recentemente a Vergiate, in provincia di Varese, la pattuglia ha dato gli ultimi saggi della sua brillante attività e di una lunga collana di successi. dietro i quali ci sono ore e ore di quotidiano addestramento a terra e in aria; un lavoro pesante e quanto mai delicato non solo per i piloti ma anche per tutte le altre persone addette alla pattuglia.
Sotto l’aspetto tecnico e sotto quello di «squadra nazionale», la squadriglia è sottoposta ad un continuo impegno emulativo in uno spirito inteso, naturalmente, solo ai fini di miglioramento tecnico e addestrativo. I piloti devono quindi perfezionarsi e rinnovarsi continuamente per stare al passo con le migliori formazioni degli altri Paesi e per difendere la loro ben meritata fama. Devono studiare e applicarsi quotidianamente a tavolino e in volo, per raggiungere un costante e progressivo miglioramento del programma ed eventualmente creare qualche «numero nuovo».
Le «Frecce Tricolori» in una loro entusiasmante evoluzione
Manifestazione aerea NATO nella base di Aviano
Lancio di paracadutisti ed evoluzioni delle pattuglie acrobatiche italiane e statunitensi
da Corriere della Sera, 22 maggio 1967, p. 5
Pordenone 21 maggio, notte.
Oltre cinquantamila persone, convenute da ogni parte delle Tre Venezie e anche da altre regioni, hanno assistito oggi, alla base di Aviano, all’annuale manifestazione aerea della NATO. Nella mattinata è stata aperta una mostra nella quale, accanto agli apparecchi e agli altri mezzi in dotazione alle forze aeree statunitensi e italiane, figuravano pure rari esemplari della storia dell’aeronautica: dai velivoli di Baracca e del volo su Vienna del 1918 a quello che nel 1909 compì la prima traversata della Manica. Sono seguiti i concerti delle bande della sedicesima forza aerea USA e dei carristi, le esercitazioni antincendio e degli elicotteri.
La parata aerea ha avuto inizio alle 13.30 con un lancio di paracadutisti, seguito dalle ardite esibizioni della pattuglia acrobatica nazionale « Frecce tricolori », di Rivolto, e dei «Blue Angels » della marina statunitense, e dalle esercitazioni degli aviogetti e di altri aerei dell’aeronautica italiana e statunitense.
Molto applaudite le esercitazioni del colonnello Mantelli, su un aliante, del capitano Peracchi, per gli spericolati passaggi compiuti con un piccolo reattore da addestramento. Ammirato anche il reparto del 132° reggimento carristi, nell’assalto a carri armati, mentre un F-104, uno dei più moderni aviogetti in dotazione all’aeronautica italiana, compiva passaggi a 2500 chilometri l’ora.
Al termine della manifestazione ha avuto luogo la premiazione. Il trofeo « Vittoria alata » é stato assegnato agli uomini della pattuglia acrobatica USA e a quelli delle « Frecce tricolori »; coppe al colonnello Mantelli e al capitano Peracchi e altri premi ai paracadutisti.
La foto a sinistra è stata inviata da Sergio V.
Aviano Air Show 1967
di Sergio Mecchia
da Interconair – Aviazione Marina, vol. VI, anno VII, luglio 1967, n° 39, p. 5
Domenica 21 maggio si è rinnovato l’annuale ed attesissimo appuntamento con l’HOPEN HOUSE di Aviano. Le aspettative degli appassionati più irriducibili e di quanti, richiamati dall’eccezionalità dell’avvenimento, sogliono assistere a questa ormai ultradecennale dimostrazione di bravura, potenza ed ardimento sono andate doppiamente premiate.
In primo luogo, dopo due edizioni alquanto dimesse, in cui la mostra statica era stata notevolmente ridimensionata e bande militari e dimostrazioni di softball avevano preso il posto delle pattuglie acrobatiche, con la presente edizione si è ritornati ai passati splendori: nè bisogna dimenticare come alla perfetta riuscita della manifestazione non poco abbiano contribuito le condizioni atmosferiche eccezionalmente favorevoli. Infatti la splendida giornata di sole con nubi altissime ha consentito lo svolgimento del programma completo alle pattuglie, cosa questa purtroppo Insolita per la base di Aviano, che per la particolare posizione geografica, in una zona pianeggiante, molto umida, ai piedi dei primi contrafforti delle Prealpi Carniche, è sovente ricoperta da spessi banchi dl nuvole. Era dal lontano giugno 1959, anno di un’indimenticabile esibizione dei LANCIERI NERI, culminata con una impeccabile esecuzione della bomba a sei elementi, che al pubblico era negata la soddisfazione di vedere un complesso acrobatico esibirsi al meglio delle sue possibilità.
Fin dal primo mattino il campo presentava un colpo d’occhio stupendo: il benvenuto della base era dato da una mezza dozzina di PHANTOM stazionanti al termine della pista d’involo, tozzi ed al tempo stesso agili sui loro alti carrelli, aggressivi nella loro indovinata tinteggiatura mimetica, simili a falchi pronti a ghermire la preda. Più in fondo la mostra statica, in cui i colori più svariati si mescolavano con contrasti talora stridenti, ma non per questo spiacevoli, come il bianco immacolato del SAMARITAN e le vistose bande arancione dell’ALBATROSS, dal metallo argenteo dell’F.100D alla scura mimetizzazione dell’F-104G: tutt’intorno il formicolare di una folla multicolore, ammassantesi intorno ai velivoli e (con assiduità forse maggiore) a: numerosi posti di ristoro.
L’A.M.I. era presente in forze con quasi tutta la sua attuale linea di volo, eccetto forse i reparti da trasporto e collegamento. Variamente disposti facevano bella mostra di sè i mari HU.16A ALBATROSS del 15° Stm. S.A.R.. F-84F della V A.B., RF-84F della III A.B., F.86K del 51° Stm., il piccolo raccolto G.91 R-1 del 2° Stm.. probabilmente il beniamino della mostra. l’ammiratissimo F-104 G della VI A.B.. ed un C-45. più i missili NIKE-AJAX e NIKE-HERCULES della 1.a A.B. Presente anche l’esercito con i suoi mezzi corazzati M-24. M-47, ed M.113.
Ridotta al confronto la partecipazione dell’USAF. rappresentata dall’F.4C PHANTOM II, vero pezzo forte dello Static Display. un F-102 A. un F.100 D, con tutto il puo impressionante e variopinto armamento, un T.33, un HH-43 HUSKIE, un C-131 SAMARITAN con le insegne della Croce Rossa e l’immortale C-07 SKYTRAIN. Stranamente assenti, benché ne fosse stata annunciata la partecipazione in forze, i reparti della SETAF di stanza nel Veneto, peraltro rappresentati da un CH-34 CHOCTAW e da un missile SERGEANT. Assenti del tutto i reparti operativi della Marina (forse marche in allarme con i reparti della VI Flotta nel Mediterraneo Orientale. N.d.A.).
Fra tanti moderni «mostri» una nota poetica e romantica era costituita dalla presenza sul campo di quattro fra i più gloriosi velivoli mai costruiti, vere reliquie testimoni di un’epoca eroica ancora vicina nel tempo e purtuttavia appartenente alla preistoria del progresso aereonautico: il Wright del primo volo a Kitty Hawk; il Bleriot della prima traversata della Manica; lo S.P.A.D., l’aereo di Baracca e lo S.V.A. della Serenissima e del volo su Vienna.
Alle 13 l’esecuzione degli inni statunitense ed italiano, da parte del complesso bandistico della 16th A.F. e della fanfara dell’8° Reggimento bersaglieri, seguita dalle prolusioni di rito, segnava l’inizio della Parata Aerea. Primo a levarsi in volo era un F.102 A che eseguiva un paio di passaggi in quota, simulando da ultimo il lancio di una bomba che, comandata da terra, esplodeva liberando una grande fumata tricolore.
Era poi la volta dei BLUE ANGELS. Preceduti dalla fama di miglior formazione acrobatica americana e dall’eco dei consensi raccolti a Le Bourget al Salon del ’65, la loro esibizione era attesissima. E quest’attesa non è andata delusa. Il pubblico ha potuto assistere ad una dimostrazione di rara perizia tecnica, ad un continuo susseguirsi di pezzi di bravura singola e collettiva. Involatisi nella formazione base di 4 elementi, seguiti singolarmente dai due solisti, i BLUE ANGELS eseguono un denso programma comprendente l’esecuzione di vane figure base e culminanti con l’apertura a ventaglio. Veramente impressionante la sequenza di strettissimi incroci ad alta velocità e bassa quota eseguiti dai solisti. Gran finale con la riunione di tutti gli elementi in un’unica formazione stretta che compiva alcuni passaggi lenti tingendo il cielo con grandi fumate nei tre colori (blu. bianco, rosso) della bandiera nazionale, quindi atterrava con i velivoli disposti a cuneo e fumogeni aperti, con il fantasmagorico risultato che si può Immaginare. Finito il rullaggio i velivoli, docili come pachidermi, si portavano in fila indiana fin davanti la tribuna d’onore, dove i piloti ricevevano il meritatissimo plauso della folla.
Ma le emozioni non erano finite. Mentre i TIGERs dei BLUE ANGELS venivano riforniti sul posto, come una qualunque seicento, di due barattoli d’olio per il motore, per poi ripartire con grave pregiudizio per i timpani degli astanti, i cui occhi venivano spietatamente riempiti di terriccio e pagliuzze, decollava un binomio uomo-macchina ormai famoso nei cieli di mezza Europa: il Cap. Peracchl ed il suo M.B. 326. Indescrivibile quello che pilota ed aereo hanno saputo offrire nei pochi minuti del loro programma. Ricorderemo solamente un incredibile «scodinzolo» eseguito in volo rovescio a poche decine di metri dalla pista, al limite della velocità di stallo.
Quindi nel cielo della base si avvicendavano otto F-104 G dell’Aeronautica Militare, sfilati in formazione a doppio rombo ed a freccia, poi quattro F-4C e quattro F-100D del 40th Tactical Group dell’USAFE, di stanza ad Aviano, che compivano alcuni passaggi dimostrativi con post-bruciatore in funzione e — i PHANTOM II — una prova di salita rapida alla massima quota, senza tuttavia superare la barriera del suono Un vetusto T.33A eseguiva un decollo assistito da unità JATO.
Nel frattempo si era silenziosamente (è il caso di dirlo) libraio in volo al traino dì un P.148 il CANGURO del Col. Mantelli, che con il suo lento evoluire, senza suscitare grandi emozioni. ma palesando tutta la maestria ed il mestiere del suo pilota. riusciva a polarizzare su di sè l’attenzione di un pubblico che sembrava avere occhi soltanto per i fragorosi caccia da Mach 2. Mentre Mantelli si portava in quota, sul campo un plotone di bersaglieri aveva dato un eloquente saggio di preparazione fisico-atletica con la cosiddetta «caccia al carro», causando più di qualche brivido con i loro disinvolti esercizi sopra e sotto due carri medi M-24 in azione.
Si giungeva cosi all’esibizione della PATTUGLIA ACROBATICA NAZIONALE FRECCE TRICOLORI che concludeva la manifestazione. Con lo stesso programma visto oggi gli uomini del Cap. Cumin si presenteranno alla giornata di chiusura del XXVII Salon International de l’Aeronautique et de l’Espace di Parigi. Che dire? Dal decollo al passaggio finale con la « biancheria » fuori e fumogeni aperti al massimo è stato un continuo susseguirsi di figure eseguite in maniera quasi perfetta e sottolineate da vistose fumate tricolori, che raggiungevano l’apice nel cardioide (figura acrobatica di recente invenzione, in cui la pattuglia, scissasi in due formazioni a cuneo, traccia nel cielo la figura di un cuore), nell’incrocio con apertura a ventaglio e nell’impressionante bomba, eseguita da tutti i nove elementi, mentre il solista si infilava dal basso nel calice disegnato dagli altri velivoli nell’apertura. L’atterraggio avveniva in tre distinte formazioni di tre velivoli, che si presentavano, come già BLUE ANGELS, in fila indiana alla tribuna d’onore.
Riesce difficile a questo punto dare un giudizio sereno ed obiettivo sul valore dei due complessi visti qui in azione. Sin dalle prime evoluzioni si manifestavano evidenti differenze di carattere e d’impostazione fra le due compagini. Mentre le FRECCE TRICOLORI eseguivano tutte le loro figure ed i cambi di formazione in vista dell’aeroporto, i BLUE ANGELS per tali trasformazioni uscivano dall’area visiva, temporaneamente sostituiti dai due solisti. Tecnicamente perfetti gli americani (che evoluivano in formazioni molto strette) ma ai tempo stesso freddi, impersonali, troppo accademici, quasi incapaci di suscitare entusiasmi od emozioni — se non i solisti — nel pubblico meno smaliziato e competente che costituisce sempre la maggioranza; più fantasioso, ricco di figure di difficile esecuzione, ma altamente spettacolari il programma dei nostri.
da Renato Rocchi, La splendida avventura – La storia del volo acrobatico, vol. 3°, p. 94
■ 21 maggio – aerobase Aviano
● “Nato Day'”
● organizzazione: 40th Tactical Group -USAF
● programma
due le pattuglie acrobatiche
: Blue Angels” dell’U.S. Navy
con 4+1 F11A Tiger
per la prima volta in presentazione ad Aviano
: le “Frecce Tricolori” chiudevanolo “show” con l’Alto di 9 G.91 + 1″
inoltre:
: l’MB 326 -pilota Cap. Riccardo Peracchi
: il “Canguro” – pilota Col. Adriano Mantelli
● nota: una mostra statica fatta su misura per il “passionario” di aeroplani;
una rassegna che ormai faceva tradizione e, senz’altro, la più attesa, la più agognata dagli appassionati del volo, per lo spettacolo sempre avvincente che sapeva offrire.
Sotto un solleone con inizio della manifestazione alle 11.00 – per “statistica e tradizione” – 60.000 persone erano convenute per godersi uno spettacolo che rimane sempre inedito.
Ma per raggiungere l’aeroporto – anche per trovare il posto giusto a metà pista, da dove puoi assaporare il decollo, vivere l’atterraggio – quando l'”air-show” vale – c’era e c’è sempre da soffrire.
È un sacrificio che fa regola e che vale per Aviano come per qualsiasi altra manifestazione che sappia dare “suspense” e attrazione.
In proposito riporto le giuste osservazioni dell’inviato del “Messaggero Veneto” sull'”effetto air-show'”:
“Quando lo spettacolo vale, non c’è strada, sole, caldo e file di auto che tengano: la gente accorre, affronta la fatica, la previsione di una bella seduta, inevitabile quando si sta in coda con la frizione che soffre e la macchina che va metri all’ora, non a chilometri.
E così è stato oggi, ad Aviano. Erano in sessantamila, e tutti soddisfatti.
Ogni anno la stessa storia, gli stessi discorsi: il programma è il solito, e tante altre cose; ma intanto, tutti corrono, perché il richiamo è forte. Inutile dire il contrario: per poche ore diventiamo tutti aviatori. Saranno le vecchie idee della fanciullezza che tornano, quando già si sceglieva se, da grandi, saremo andati in cielo o sul mare; sarà il fascino del pericolo, della bravura, della spericolatezza – quella stessa che ti porta sempre più spesso a guardare da vicino le corse dei bolidi a quattro ruote – a spingere verso l’aeroporto, a intrupparsi.
Qualunque cosa sia, certo è che è forte. Sessantamila individui formano la popolazione di una città. E scusate se è poco.