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Cronaca di nove intense giornate

di Michele Urbano
da Fiera Milano – Panorama di un anno, anno XLII, gennaio 1991, p. 22 e 31 [ fonte ]

Una sessantottesima edizione della Grande Fiera d’Aprile riletta attraverso gli appunti della cronista: nove giornate di esposizione, di incontri, di dibattiti, di convegni, di visite di qualificate delegazioni estere. In una straordinaria cornice di folla; tanta, tanta folla.

Sabato 21 – Attorno alla Fiera c’è aria di festa, di una festa che è tradizione. Il tempo è incerto; ma il “rischio-pioggia” non preoccupa più di tanto le centinaia di persone che già alle 9,30 si accalcano attorno alle “porte”. Aspettano che i cancelli si aprano e, nell’attesa, vogliono vedere da vicino le numerose autorità invitate alla cerimonia inaugurale.

Il primo a giungere, da piazza Giulio Cesare, è il presidente del Senato: sono le 9,50 quando Giovanni Spadolini entra nella “cittadella” fieristica che già brulica di espositori e operatori. Cinque minuti dopo arriva il presidente del Consiglio dei ministri, Giulio Andreotti (accolto dal presidente della Fiera, Enzo Vicari). È la seconda volta — sarà lo stesso Andreotti a ricordarlo — che viene a inaugurare la tradizionale Fiera di Milano d’Aprile. La prima volta fu nel ’73. Sempre come presidente del Consiglio, naturalmente.

Il picchetto militare d’onore è composto da 137 uomini: al comando del capitano Filippo Calisti, le rappresentanze militari dei Carabinieri, dei Bersaglieri, della Marina, dell’Areonautica e della Guardia di Finanza. Intanto, la fanfara dei Carabinieri intonava la marcia d’ordinanza e l’Inno alla Gioia, ossia l’inno dell’Europa unita, eseguito per la prima volta ufficialmente da una fanfara militare: nel cielo, le “Frecce tricolori” lasciavano una scia bianca, rossa e verde.

La grande limousine da parata, una “Fiat 2800” costruita negli anni Quaranta e perfettamente funzionante —per i collezionisti d’auto storiche una chicca che vale cento milioni — ha condotto Andreotti e Vicari al Palazzo del centro Internazionale Scambi e Incontri (cuore della Fiera) per la cerimonia di inaugurazione.

[…]

Domenica 29 – Ancora una stupenda giornata di sole e di folla. La Grande Fiera d’Aprile dimostra davvero di essere una “tradizione” capace di coniugare i grandi affari agli interessi più autenticamente popolari. E così, mentre proseguono i contatti tra le delegazioni estere e gli espositori con i buyers italiani e stranieri, si svolgono manifestazioni folcloristiche tipo quella che ha per protagonista un variopinto gruppo di Teglio — nota e antica località montana della Valtellina — che è sfilato con costumi originali dell’Ottocento.

La giornata è scorsa tranquilla e serena. Alle 19 l’epilogo. Il presidente Vicari ha letto il lusinghiero bilancio delle nove giornate a una folla attenta; ecco, poi, il boato delle “Frecce tricolori” e, mentre l’eterea scia bianco-rosso-verde si dissolveva lentamente nel cielo, l’ammainabandiera e l’urlo delle sirene.

La 68a “Grande Fiera” si è chiusa nel più assoluto rispetto delle tradizioni. Non un addio, ma un arrivederci. Così come si era trasformata la vecchia Campionaria, anche la Grande Fiera d’Aprile si tira in disparte per lasciare spazio all’erede designato. Le succederà una nuova rassegna di forme e contenuti adeguati al ritmo di un mondo che ormai corre verso il Duemila. Avrà in dote l’affetto di una città. Ma non sarà più l’appuntamento popolare di primavera: la spiccata internazionalità, il centro deputato degli scambi e dei confronti tra cento Paesi, il crogiuolo di incontri fra delegazioni provenienti dai quattro punti cardinali prenderanno il posto, nel giugno 1991, di quella antica e gloriosa Campionaria, di quella attiva e multicolore Grande Fiera d’Aprile.

La Fiera di Milano è diventata “adulta” nel segno di un’Europa che si prepara a unirsi.

Il presidente Vicari pronuncia il discorso di chiusura della manifestazione – Cerimonia dell’ammainabandiera; da sinistra il presidente della Fiera Vicari e il segretario generale Colombo, il ministro per il Turismo e lo Spettacolo Carlo Tognoli e il comandante del 3° Corpo d’Armata Pietro Giannattasio.

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