(Ultimo aggiornamento: 4 Maggio 2022)

Al Maggiore Stefano Vit, 37 anni di San Vito al Tagliamento, è stato assegnato il ruolo di Capoformazione

da Il Pais, anno 2, n° 1/19, gennaio 2019, p. 6

A partire dalla prossima stagione sarà un friulano a guidare in cielo le Frecce Tricolori. Al maggiore friulano Stefano Vit, 37 anni di San Vito al Tagliamento, è stato infatti assegnato il ruolo di capoformozione. Un’emozione unica, un orgoglio immenso per tutta regione, da sempre ben legata indissolubilmente alla Pattuglia Acrobatica Nazionale. La Pan è un vanto del Friuli, un simbolo che non passa mai di moda, un patrimonio di questa terra che quando alza il Tricolore porta in alto anche i colori della patria friulana a bordo del suo Mb-339 Pan, ad una velocità di oltre 600 chilornetri orari, il pilota friulano condurrà i compagni, tutti in perfetta sincronia a pochi metri di distanza gli uni dagli altri, nella realizzazione di quelle straordinarie figure che ci tengono incollati con il naso all’insù, con una naturalezza tale da farci credere che sia la cosa più semplice del mondo.

Le Frecce Tricolori hanno un legame profondo con il Friuli Venezia Giulia. Quanto è importante questo territorio per voi e ancor di più per Lei che è friulano?
“L’Aeronautica Militare storicamente ha un fortissimo legame con il territorio e la sua Gente. Qui è nata l’acrobazia aerea italiana e hanno sempre risieduto le Frecce Tricolori. L’attaccamento dei Friulani verso la Pattuglia Acrobatica Nazionale è percepibile nelle parole e negli occhi della gente che ci circonda giornalmente. Ogni pilota che lascia le Frecce Tricolori alla fine del suo periodo di servizio lo fa sempre a malincuore perché non saluta solo colleghi e amici ma lascia anche un territorio speciale. Il Friuli è la terra dove sono nato ma non posso vantarmi di essere friulano in quanto sono nato da  genitori veneti e ho trascorso tutta la mia infanzia in Veneto fino all’ingresso in Accadernia Aeronautica. La comunità che mi ha cresciuto è quella di Fossalta di Portogruaro, un Comune in provincia di Venezia ma a pochissimi passi dal Friuli Venezia Giulia. Insomma, diciamo che di sicuro non mi destreggio bene con la lingua Friulana rna ho forti legami con il Friuli, non solo perché ci vivo adesso ma anche perché mia moglie è nata e cresciuta a Udine”.

Cosa significa far parte delle Frecce Tricolori?
“Far parte delle Frecce Tricolori è un onore ma non solo, è assumersi l’impegno di agire 24 ore su 24 per essere un esempio non soltanto come professionista ma in primis come cittadino italiano. Ogni pilota che si candida volontariamente per essere selezionato presso le Frecce Tricolori lo fa perché vuole mettere a disposizione della Nazione il suo impegno e la sua professionalità, intento che ritengo abbiano tutti gli appartenenti delIe Forze Arnate. Vestire la “tuta blu”, inoltre, significa rappresentare tutti gli uomini e le donne dell’Aeronautica Militare, significa rappresentare il Sistema Paese e la capacità di fare squadra. Un peso sulle spalle che si sente prima di ogni decollo per una manifestazione aerea o un sorvolo”.

Qual è il suo nuovo ruolo all’interno della formazione acrobatica?
“Quest’anno ricoprirò la posizione di PONY 1, ovvero sarò il Capo Formazione. II mio ruolo sarà quello di guidare la formazione lungo le traiettorie previste dalle 18 manovre dello storico programma acrobatico delle Frecce Tricolori e scandire via radio ai miei colleghi tutti gli ordini necessari”.

Guidare le Frecce Tricolori, un ruolo di grande responsabilità che è anche un motivo di orgoglio per tutto il territorio. Che emozioni ha provato quando ha saputo che le avrebbero affidato questo importante incarico?
“Non posso nascondere l’enorme gioia e la grande soddisfazione che ho provato quando la scorsa primavera il rnio Comandante mi ha chiamato nel suo ufficio per cornunicarmi che sarei stato il prossirno Capo Formazione. Ero davvero commosso per la fiducia che mi veniva accordata. Sono cosciente della responsabilità che grava sulle mie spalle e sono consapevole che sarà necessario tutto il mio irnpegno per essere all’altezza dei miei predecessori”.

Lei è un pilota esperto, qual è stato il suo percorso?
“Durante l’ultimo anno di Liceo Scientifico a Portogruaro ho vinto il concorso per l’accesso in Accadernia Aeronautica a Pozzuoli dove nell’arco di 4 anni e mezzo ho affrontato la formazione militare, la selezione attitudinale al volo e mi sono laureato in Scienze Politiche. Successivamente, ho conseguito il brevetto di Pilota Militare presso il 61° Stormo di Galatina (LE) per poi essere assegnato alla linea dei velivoli AMX presso il 51° Stormo di Istrana, dove in 6 anni di servizio ho potuto vivere numerose esperienze operative e addestrative in Italia e all’estero. Nel 2012, a seguito di una selezione, sono stato assegnato alle Frecce Tricolori dove finora ho ricoperto le posizioni di PONY 9, PONY 3, Pony 5 e Pony 8”.

Sono tantissimi i bambini che sognano un domani di poter entrare nelle Frecce Tricolori. Quali sono le doti tecniche ed umane che un pilota militare deve possedere?
“A tutti i bambini ed i ragazzi che mi chiedono cosa bisogna fare per diventare un pilota delIe Frecce Tricolori, rispondo che innanzitutto bisogna voler diventare con determinazione un Ufficiale pilota dell’Aeronautica Militare, con tutti i sacrifici che ciò comporta. Quando affermo questo, non lo faccio per smorzare il loro entusiasmo ma per far comprendere che dietro un lavoro entusiasmante “sotto i riflettori” c’è un percorso lungo non realizzabile senza la necessaria passione e dedizione. Le doti umane indispensabili per questa professione non sono molto diverse da quelle necessarie per avere successo in altri ambiti: ritengo che l’umiltà, il voler mettersi sempre in gioco, lo spirito di sacrificio e la capacità di lavorare in team siano i requisiti irrinunciabili nel nostro ambiente lavorativo. Per quanto riguarda le doti tecniche, queste vengono necessariamente acquisite durante il lungo iter formafivo e selettivo in Forza Armata”.

Stefano, ecco il friulano di 38 anni capopattuglia delle Frecce Tricolori

di Paolo Cautero
da ilgazzettino.it, 11 febbraio 2019 [ fonte ]

RIVOLTO – Aspetto marziale, zero. Capacità di suscitare rispetto, molta. Spocchia, neanche parlarne. Determinazione nel proprio ruolo, parecchia. Vanità personale, nessuna. Serietà professionale, tanta.

È Stefano Vit, attualmente con i gradi di maggiore (come pilota vanta 2.500 ore di volo all’attivo), da poco più di un mese nuovo capoformazione delle Frecce Tricolori. In precedenza ha ricoperto diversi ruoli all’interno della formazione che il mondo ci invidia: è stato infatti pony 9 (ovvero fanalino), Pony 8 (Terzo gregario destro), Pony 5 (secondo gregario destro) e Pony 3 (Primo gregario destro). Ora, gli spetterà guidarle in volo, cominciando con l’ormai imminente 59^ stagione di attività dell’ammirata Pattuglia acrobatica nazionale.

Trentotto anni che compie proprio oggi (essendo nato l’11 febbraio del 1981), all’anagrafe risulta nato a San Vito al Tagliamento: la sua famiglia è però originaria di Portogruaro. Ci tiene alla matrice friulana. Del resto, nel Sanvitese e dintorni ha gravitato da ragazzo prima di andare altrove per diventare quotato ufficiale dell’Aeronautica militare italiana.

Studi liceali in zona, attività giovanile nel nuoto avviata con la società Latus Anniae di Latisana: stile libero e delfino le specialità in cui eccelleva da agonista (una passione sportiva che continua però a praticare a livello amatoriale, gareggiando talvolta per conto della G-Udine). Abita a Campoformido facendo parte, dal 2012, delle Frecce Tricolori. Sua moglie è udinese: l’ha conosciuta in vacanza a Lignano Sabbiadoro (hanno una figlia di pochi mesi).

Comandante Vit, quando è scattata la scintilla che l’ha fatta innamorare degli aerei?
«Un’avventura del genere non era nei miei sogni. Verso la conclusione degli studi liceali ho cercato di schiarirmi le idee su cosa fare da grande e la carriera militare poteva costituire una priorità. In famiglia genitori e una sorella più piccola – non avevamo alcuna tradizione al riguardo: a mio padre piaceva solo collezionare armi».

Poi invece?
«Avevo impresso nella mente, vedendolo in una stazione ferroviaria presso Livorno mentre mi recavo a partecipare ancora giovane a una gara di nuoto, un cadetto dell’Accademia nella sua elegante divisa storica azzurra. Sono rimasto affascinato. Successivamente, diplomatomi ed esaminando i vari bandi di concorso che uscivano, mi sono indirizzato verso quello per me maggiormente stimolante dell’Aeronautica militare».

Nel Duemila entra in Accademia (con il corso Aquila V, ndr), Accademia assurta di recente agli onori della cronaca per le lamentele di un’ormai ex-allieva che ha denunciato episodi di nonnismo di cui sarebbe rimasta vittima. Quali sono i suoi ricordi di quel periodo?
«È un percorso di formazione sicuramente molto impegnativo. Duro e che mette alla prova proprio per creare selezione e verificare chi non è motivato. Lo stress viene costantemente infuso e misurato e controllato con tempistiche nei vari passaggi della giornata, compresi i comportamenti personali nei loro risvolti anche minimi. Del resto si riceve un’educazione militare. Da non scordare che, in contemporanea, si frequenta l’Università e quindi bisogna stare in regola con gli esami programmati (Vit è laureato in Scienze politiche, ndr), sennò comprometti tutto».

Tre qualità per essere una Freccia?
«Umiltà, sicurezza in se stessi, voglia di rimettersi in gioco».

Nella consolidata consuetudine delle Frecce Tricolori il capoformazione diventa in seguito comandante. Quindi lei appare destinato a succedere, nel futuro prossimo venturo, al tenente colonnello Gaetano Farina che attualmente ricopre questo incarico. In tal modo perpetuerebbe la collaudata tradizione nostrana che ha visto, in passato, spiccare l’isontino Vittorio Cumin, Gianluigi Zanovello e Umberto Rossi entrambi di Udine, il bertiolese Marco Lant. Come spiega una simile prerogativa friulana?
«Credo sia essenzialmente una casualità. Certamente dal Friuli c’è sempre stata una buona affluenza di bravi piloti e un grande attaccamento per il mondo aeronautico».

Agganci rimasti con San Vito al Tagliamento, dove per lei è cominciato tutto?
«Ormai pochi, come la famiglia del mio vecchio allenatore di nuoto Roberto Borghi».

Le Frecce Tricolori costituiscono un’eccellenza del made in Italy, sono rinomate a livello mondiale. Di conseguenza, avere un ruolo preminente come il suo, rappresenta un impegno di grande delicatezza e rilevanza.
«Non c’è dubbio che ho una bella responsabilità sulle spalle. Dico sempre che se si è fatto bene sino ad oggi non è scontato si riesca a continuare a fare bene, se non addirittura meglio. È sempre più difficile. Una responsabilità grossa. La sento sin da adesso nonostante alla stagione 2019, che si aprirà come tradizione il primo maggio prossimo, manchi ancora qualche mese».

1 commento

  1. Nella mia vita ho solo sognato una cosa che tutt’ora mi fa piangere all’età di 60 anni:pilotare un aereo. Ma nei tempi scorsi la donna non poteva. Ora vedendo i capolavori delle frecce tricolori ho il solito tuffo. Grazie di esistere davvero. Siete maestri dell’aria. Volate sempre con la grinta di ora.

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