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da Renato Rocchi, La meravigliosa avventura – La storia del volo acrobatico, vol 3°, 1990, pp. 18 – 19

Il 16 giugno il “team” si trasferiva a Ahlhorn per il primo “International Air Show” organzzato dalla Luftwaffe sull’Aerobase, sede dello Stormo “von Richthofen”

In verità Squarcina aveva preparalo il piano di volo con rotta Brennero – lnnsbruck – Monaco – AhIhorn. Intendeva, cioè, attraversare l’Austria sulla rotta Brennero – lnnsbruck per eliminare uno scalo tecnico in territorio francese e rendere meno stressante iI trasferimento. Per giunta iI tempo in rotta non era per niente buono.

All’ultimo momenlo il Controllo del Traffico Aereo non autorizzava il “team” all’attraversamento via lnnsbruck e concedeva la rotta Cameri – Colmar (Francia) – Ahlhorn.
Il “team” era formato da 7 velivoli, supportato da un C.119 della 46a Aerobrigala per gli specialisti e iI materiale.

Ahlhorn, 17 mattina: prova programma di 5+1. Nel pomeriggio “briefing” sull”‘air-show”.

Domenica 18, una manifestazione organizzata con quella precisione tutta tedesca, curata nel particolare, un “Open Day” che dava occasione di presentare la Forza Aerea tedesca ai tedeschi.

Purtroppo le condizioni atmosferiche non permettevano di attuare iI programma pianificato; vento, nubi basse a 200-300 piedi, pioggia continua, non a rovescio, visibilità ridotta facevano cancellare la più parte degli interventi in programma, mentre cinquantamila spettatori incappucciati, fermi ed impassibiIi davanti aIle transenne attendevano pazientemente di vedere un decollo, un passaggio di uno o più o più velivoli, ma ancor più di assistere alla presentazione del “team” acrobatico della Luftwaffe: 4 Fouga Magister della “Scuola di Pilotaggio di Landsberg”. Doveva essere la prima in assoluto.

Il programma comprendeva anche un’esibizione degli osannati ‘”Skyblazers”, la pattuglia acrobatica USAF in Europa, su 4 F.100, mentre la R.A.F. era presente con una formazione di 12 Hunter.

Nel pomeriggio le condizioni meteo peggioravano: le nubi coprivano le colline attorno all’aeroporto, la visibilità sulla pista si aggirava sui tre chilometri e una pioggia fredda e sferzante che non dava pace costringevano gli organizzatori a rimandare di mezz’ora in mezz’ora l’inizio delI'”air-show”.
Cancellavano gli “Skyblazers” e I’acroteam della “Luftwaffe”. Squarcina, leggendo negli occhi di quella gente la delusione ma anche la speranza di vivere le emozioni di un volo, decideva per la presentazione del programma “Alternato di 4 + 1”.
Naturalmente gregari d’accordo.

La parola al “leader”:

” … la gente ci ha commosso per dedizione, per passione per il volo… non si muovevano… tutta l’acqua era loro e rimanevano sempre là… chiesi ai piloti: ve la sentite a venirmi dietro?… sapevano che se entravo nelle nubi, sapevo dove entravo e dove dovevo uscire… e sapevano che non avrei scarrocciato né verso le colline, né verso la gente.
Ho avuto la loro fiducia.
A questo punto ho chiesto l’autorizzazione per andare in volo… ok! .. e le prime difficoltà in decollo… una corsa veloce sulla pista in formazione di “cuneo” di 5… con tutta quell’acqua sembrava di decollare con un motoscafo… Ferri si staccava… noi tenevamo il “rombo” di 4… Panario rimaneva in testata pista per farci la “Biga” da bordo del suo F.86… Tonino Ferri per entrare e fare la sua figura a bassa quota doveva “tirare” più di 4G… mi comunicava: “non rientro perché non vedo la pista”… lo rassicuravo di cercare la pista con tranquillità e gli davo in ogni momento la nostra posizione… così è stato… finalmente Ferri ritrovava la pista… e abbiamo ripreso il programma… Non ho svolto un programma completo… facevo le figure secondo quanto vedevo… e cosa potevo fare se non un “tonneau”… nient’altro… poi “schneiders”, con le dovute correzioni, rimanevo sempre fuori… coordinando ogni momento con Ferri… poi l’atterraggio in formazione… e altra gita in motoscafo… Non so quanto è durato quel volo…”.

“L’eternità – mi confessava Vianello – e quando abbiamo messo piede sul piazzale del parcheggio ci siamo guardati pallidi, smarriti, con il sorriso della felicità, ci sentivamo rinati e ci siamo trovati tutti e quattro inginocchiati, a baciare la santa terra… poi le congratulazioni a Squarcina… mai mi sono sentito tanto trainato… di mio in quel volo ho messo soltanto il coraggio, l’incoscienza… e tanta fiducia nel “leader”…”.

Passata la “grande paura”, i piloti italiani avevano l’applauso caloroso del pubblico, il bravo dei protagonisti rimasti a terra e il grazie di cuore della Luftwaffe per quella incredibile “performance”.
Quanto ci voleva per dare quella certezza di sopravvivenza ad un Reparto che stava passando momenti difficili.

Per Squarcina, Ahlhorn rimarrà “a vita” la prestazione più sofferta e il successo più esaltante in un’esistenza dedicata al volo acrobatico.

La disposizione dei piloti nella formazione:

Squarcina
Sabbatini – Vianello
Imparato
Ferri (solista)

post di Roberto De Simone riportato a commento della terza foto qui sopra (dal gruppo Facebook “F-86-E / K – i sabre italiani”)

La foto è del giorno prima della manifestazione. Il giorno dopo nessun aereo prese il volo, 200.000 spettatori sotto la pioggia battente, visibilità e KBB sotto le minime, noi tutti eravamo rinchiusi nel C 119 che si intravede in attesa di una schiarita.

Ad un certo punto Squarcina con voce perentoria disse: “Mi vado in volo! Chi mi segue”.

Saltammo tutti fuori e in men che non si dica i nostri Sabre furono in moto, la pista non era delle più lunghe: una nuvola d’acqua cancello tutti i velivoli.

Ferri “il settimo velivolo della foto” prima del decollo urlò fuori… la pista era finita sei velivoli scomparvero il 7° aveva dovuto abbandonare la formazione.

Il Grande Mario! Ricomparve sulla sulla pista dal nulla eseguì due schneider a pelo d’erba a metà della terza aerofteni flap carrello e formazione a terra non finì neppure il rullaggio di parcheggio che gli spettatori ruppero il limite invadendo i nostri uomini al grido: “ITALIA ITALIA!”. Il Ten. Imparato disse le sue prime parole: vado a fare il fantino…

Nota: ho deciso di descrivere l’evento essendo stato componente la missione e ultimo o quasi sopravvissuto ai fatti. Altre storie sono state scritte per sentito dire.

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