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Vi presentiamo uno ad uno i coraggiosi piloti della pattuglia acrobatica "Frecce Tricolori" che hanno dedicato un volo alle nostre lettrici

di Piero Giordanino
da “Grazia”, 1971, pp. 54 e segg.

« Arrivano ». Naso in su, scrutando l’orizzonte la folla trattiene il respiro. Da punti diversi, nel cielo senza nuvole, nove macchioline nere si avvicinano a velocità vertiginosa, puntando sul campo d’aviazione. In pochi secondi, il brontolio di lontani motori si fa uragano. E quando il turbine dei reattori è sulle teste, è come se scoppiassero mille folgori. In uno stretto a « corridoio » fra la terra e il ciclo (venti metri, non di più, sopra il grande prato verde che sussulta sotto i poderosi schiaffi vento di corsa), nove « G. 91 » dalla fusoliera blu e il numero dipinto in giallo sui piani di coda piombano saettando, tutti insieme, da opposte direzioni, s’incrociano a 1050 chilometri all’ora, evitandosi per un soffio, e subito si allontanano, lasciando dietro di sé le scie azzurrine del kerosene bruciato e i brividi che stanno scuotendo gli spettatori.

È questo – l’incrocio a terra – il numero píù spettacolare del carosello aereo cui stiamo assistendo. Ad arrampicarsi nei cielo, a caprioleggiare sulle ali, a scendere a precipizio in stretta formazione, esibendosi in « figure » sempre più ardite da mozzare il fiato, sono le Frecce tricolori, gli uomini della Pattuglia acrobatica nazionale dell’Aeronautica militare. Un tempo si chiamavano Tigri bianche, Diavoli rossi, Getti tonanti, Lancieri neri. Dal 1961, fanno parte del 313. Gruppo Addestramento Acrobatico e hanno stabilito la loro sede a Rivolto, presso Udine. Dal 1° maggio al 31 ottobre ogni anno, provenienti dai vari Reparti Caccia, tornano qui ad addestrarsi due volte al giorno. La domenica si esibiscono, nelle varie città d’Italia, davanfi ad pubblico sempre entusiasta e acclamante, o vanno « in trasferta » all’estero per partecipare a qualche Giornata aerea internazionale.

Salendo sugli aerei, i ragazzi, stretti delle loro tute d’alta quota, hanno detto: « Stamattina, voleremo per le lettrici di Grazia ». Ora, di lassù giunge fino a terra, come rotolasse da balze dell’infinito azzurro, il rombo dei loro « getti » fumanti che sembra un richiamo: sono i Cavalieri del cielo che salutano Grazia. Chi sono in realtà, questi uomini spericolati, coraggiosi, perfino temerari? « Sono dei matti, questo è sicuro » dice qualcuno tra gente, vedendoli compiere, con stupefacente disinvoltura, come se i loro saettanti gusci fossero assicurati a un invisibile trapezio, rovesciate ed impennate, il « doppio tonneau », il « doppio looping », (giro della morte) l’ « incrocio », i passaggi « a rovescio » sul campo. « Siamo degli uomini del tutto normali, per niente delle eccezioni », ribattono i piloti, « Del resto, abbiamo raccolto un’eredità meravigiosa… […] ».
(articolo troncato)

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Li guida da terra

Giancarlo Sburlati, 36 anni, tenente colonnello. È nato a Novara e da un anno comanda il 313° Gruppo Addestramento Acrobatica di Rivolto. Ha anche la qualifica di » supervisore » delle Frecce tricolori: durante le prove sorveglia, infatti, da terra, le evoluzioni della Pattuglia. Servendosi di un ponte-radio (la « biga »), corregge gli errori dei piloti, chiamando ciascuno col proprio numero. « Otto, sei troppo indietro! Due, avvicinati di più al. l’Uno! ». Quasi contemporaneamente, si vede il « richiamato » mettersi in posizione perfetta. È sposato con Anna Sanmarchi, bolognese e ha due figlie che si chiamano Michela (8 anni) e Alessandra (6 anni).

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Decolla sempre per primo

Danilo Franzoi, capitano, da Mezzolombardo (Trento). Ha 39 anni. Diplomato ragioniere, avrebbe dovuto aiutare il padre nella conduzione dell’azienda familiare, ma ha preferito arruolarsi prima negli Alpini, poi in Aeronautica. Suoi hobbies: la caccia e lo sci. È sposato con Emmina Borga e ha due bambine: Cristiana di 9 anni e Lucia di un anno e mezzo. È capo formazione della Pattuglia: il suo apparecchio, infatti, decolla sempre per primo.

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Cominciò con un disco volante

Pietro Purpura, sottotenente, da Palermo. Numero 2 della formazione acrobatica, è perciò vicinissimo, ala contro ala (spesso ad appena mezzo metro) sulla sinistra, al capo formazione. Ha 34 anni. È sposato la moglie Renata Zampa, una bella ragazza friulana, gli ha dato due figlie: Elena, di 6 anni, e Paola di 3. Ha una forte passione per il volo. A 17 anni, nel 1953, progettò e costruì un disco volante, riuscendo a farlo volare sulla città.

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Gli applausi lo commuovono

Sandro Santilli, 25 anni, da Osimo (Ancona). Sergente maggiore (nella pattuglia, due soltanto sono i sottufficiali, prossimi del resto a passare ufficiali). Scapolo, vola con le spericolate Frecce Tricolori dal 1967. Riceve molte lettere da arnmiratrici. Lo ha impressionato, nel 1968, all’aeroporto Le Bourget di Parigi il « clamore della folla ». « Dall’apparecchio », ricorda, « sentivo quelle 600 mila persone applaudirci, gridare. E ho pianto! ». Piloti come lui potrebbero avere ottimi ingaggi presso Compagnie aeree civili a un milione al mese. Ad alcuni uomini della Pattuglia sono state fatte recentemente simili offerte vantaggiose. Ma nessuno di loro ha accettato.

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Giudica più pericolosa l'auto

Antonio Gallus, capitano. Nato a Selargius (Cagliari), ha 31 anni. Ha una figlia: Claudia, di 3 anni. Per far passare alla moglie, Elvira Milano, l’angoscia che l’assaliva nel vedere le sue temerarie acrobazie, l’ha portata in volo, poi le ha detto: « Hai visto quant’è bello? E non è certo più pericoloso che viaggiare in automobile! ».

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Ha evitato una grossa sciagura

Massimo Montanari, maresciallo. Ha 33 anni ed è di Modigliana (Forlì).Sposato con Lina Fabbri, ha una bimba di 16 mesi, Jessica. Nel 1960 il suo aereo è andato in panne. Avrebbe dovuto lanciarsi col paracadute, ma l’apparecchio sarebbe caduto su Cagliari, Fortunosamente, e rischiando la vita, è riuscito a riportarlo a terra.

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Si salvò per miracolo

Giancarlo Bonollo, sottotenente, 37 anni, da Mira (Venezia). È anch’egli sposato. La moglie, Clelia Gioia, e le due figlie, Claudia 7 anni e Carla 3, vivono a Udine. Nel dicembre del 1969, durante una « prova » il suo apparecchio ha « spanciato » sulla pista per una avaria, disintegrandosi. SaIvo per miracolo, conserva un orologio con su scritta l’ora del disastro: le 15,27. I piloti delle Frecce Tricolori sono costretti, per il volo ad alta quota, a indossare la maschera a ossigeno. A lungo andare, e per effetto della respirazione accellerata. ciò causa loro uno stato di malessere particolare che viene chiamato « sbronza da ossigeno ».

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Porta sul casco la penna nera

Vittorio Zardo, 32 anni, maggiore. Nato a Bolzano Vicentino, è laureato in ingegneria civile. Ex ufficiale degli Alpini, porta sul casco, in volo, la penna nera. È innamoratissimo della moglie Vanna Brazzale, conosciuta da bambina, e passa con lei e i suoi due figli, Elisa di 4 anni e Alberto di 3 anni, tutto il suo tempo libero.

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"Questo è un lavoro come un altro"

Alessandro Pettarin, tenente, 37 anni, da Farra d’Istria (Gorizia). Sposato a Ernestina Gottardelli, ha due figli: Donatella di 5 anni e Paolo di 3. È capitato anche a lui di vedersi « piantare » in volo il motore, due volte. Se l’è cavata in entrambi i casi. « Questo lavoro è come un altro». dice con candida modestia. È un lettore accanito.

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Spogliato dai "tifosi"

Valentino Jansa, capitano da Trieste. È sposato con Laura Boresti ed è padre di una bambina, Patrizia di 6 anni. È entrato in Aviazione giovanissimo. A Tolosa, in Francia, al termine di una manifestazione delle Frecce tricolori, è stato assalito da un gruppo di emigrati italiani, spogliato degli abiti e portato in trionfo. Durante un’altra esibizione acrobatica, ha urtato l’ala di un altro gregario; per poco non è accaduta una catastrofe. Costretto a terra, per lasciar volare un « pivello » ha seguito un giorno, emozionatissimo, le evoluzioni dei colleghi e ad un tratto gli è sfuggita dalle labbra questa frase: «Accidenti, ma io faccio di queste cose?! ».

renato_ferrazzutti

Il "solista" dell'acrobazia

Renato Ferrazzutti, 34 anni, capitano, da Magnano in Riviera (Udine). È il « solista» della formazione, colui che, durante le esibizioni in pubblico, riempie i « vuoti » lasciati dai compagni che si stanno radunando all’orizzonte. La moglie Elda e i figli Cristina di 10 anni. Alessandro di 5 e Lorenzo di 6, lo attendono ogni sera nella loro casa di Udine con il cuore in gola.

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Perseguitato dalle ragazze

Claudio Caruso, 27 anni, capitano, da Pesaro. È uno degli ultimi « arrivi » al campo di Rivolto. Gioviale, allegro, ancora scapolo. dice che le ragazze non gli danno respiro. Racconta anche di essersi imbattuto, a Udine, in numerosi piloti di una « Pattuglia acrobatica fantasma »: sono giovanotti che, per conquistare una ragazza, si presentano come appartenenti alle Frecce tricolori.

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È il pivello della pattuglia

Angelo Gays, capitano, 28 anni, scapolo, da Valperga (Torino). « È il pivello della Pattuglia », dicono di lui, « ma è anche uno dei giovani che ci ha più stupito per la sua bravura ». Ha esordito con le Frecce Tricolori domenica 6 settembre nel cielo di Brindisi. Il suo debutto e stato brillantissimo. È appassionato di sci. « Unico neo », confessa, « è quello di dover lasciare la pattuglia fra sei anni ». Infatti, cosi vuole il regolamento. Le brusche sollecitazioni in volo, le « strappate » per picchiare o cabrare lasciano, a volte, serie conseguenze: la spina dorsale si deforma, la fatica diventa pesante anche per uomini rotti a tutti gli sforzi, a tutte le avventure.

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