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di Carlo Baron
da “Circolo della PAN” – Notiziario riservato ai Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale
anno 13 – 31/10/2012 – pag. 16

La squadra degli “INVINCIBILI” aveva mosso i primi passi tra il 1986 ed il 1987, anni in cui erano cominciati ad arrivare in Pattuglia giovani Piloti che, a differenza dei colleghi che li avevano preceduti, erano appassionati e ben predisposti al gioco del calcio.
Unendosi ad un bel numero di nostri Sottufficiali che facevano già parte di una formazione mista “Comando Aeroporto – 313° Gruppo”, avevano creato un “team” molto ben affiatato e composto unicamente da personale della PAN con l’eccezione di uno “straniero”, Giorgio QUARTA, Dottore in Aeroporto
ma ala sinistra in campo.
In quel periodo molte squadre amatoriali della zona facevano a gara per invitarci a giocare contro di loro mosse dal desiderio di poter avere un contatto diretto con Piloti e Specialisti delle Frecce Tricolori e di poter passare una serata in allegria con persone che, secondo loro, mai avrebbero potuto incontrare in forma così privata.
Le numerose richieste erano accolte con entusiasmo da noi tutti che potevamo essere accusati dei peggiori misfatti ma non certo d’essere inavvicinabili o con la puzza sotto il naso, prova ne sia che amicizie nate allora grazie a quegli incontri sono tuttora solidissime.
Agli ”amatori calcio”, che in barba all’aggettivo che li contraddistingueva picchiavano come fabbri, chiedevamo di limitare la loro foga agonistica e di evitare interventi duri in modo particolare sui Piloti. Il problema è che in maglietta e calzoncini era difficile distinguere il Pilota dal Motorista o dal Capo Velivolo e di conseguenza qualche bella randellata giungeva egualmente anche sulle nobili caviglie di VIVONA, ZANOVELLO, TRICOMI & C. .
Il momento d’oro della squadra ebbe inizio in concomitanza con la nascita di un fraterno legame con gli amici di Jesolo, amici che si sono sempre contraddistinti per simpatia, signorilità e generosità. Con loro disputavamo un paio d’incontri l’anno, generalmente prima ed alla fine della stagione di manifestazioni.
Il dopo partita era caratterizzato dalla sempre ottima cena “alla Taverna” di Toni e Gimmi a Cortellazzo, al termine della quale al ‘capitano della squadra perdente’ veniva consegnata la “Jesolo Cup”, più tardi rinominata “Coppa della vergogna”, un vaso di vetro recuperato in qualche fornace di Murano dall’instancabile tuttofare Pierantonio TURCHETTO.
A memoria della sconfitta subita, quel trofeo, chiaramente poco ambito, doveva rimanere obbligatoriamente esposto, fino alla rivincita, in un luogo di gran visibilità che per noi era il bar del Gruppo e per loro il bancone del ristorante.
In quegli anni non perdevamo mai e le batoste che rifilavamo costantemente ai nostri amici ci aveva consentito d’autonominarci, molto modestamente, gli ”INVINCIBILI”.
Il 1987 è stato per il team un anno difficilmente dimenticabile perché entrò a far parte della nostra squadra Francesco GRAZIANI che in quel periodo giocava nell’Udinese ma, soffrendo per un cronico dolore al ginocchio, non veniva convocato in squadra.
Il suo era un tipo d’infortunio che gli impediva l’impegno fisico ed agonistico richiesto per disputare partite di serie A ma che, senza esagerare nello sforzo, gli consentiva di giocare con noi che “pur esagerando nello sforzo” rendevamo la metà.
Era divertente entrare con lui negli spogliatoi di campetti di paese e leggere lo stupore negli occhi dei nostri avversari che lo squadravano e poi quasi increduli ci chiedevano: ”Ma è Ciccio? Veramente?”.
La squadra giocava decisamente bene e le vittorie non mancavano. Una sera al termine di una partita vinta per il rotto della cuffia mi si avvicinarono Stefano ROSA e Francesco TRICOMI e mi dissero “Mister, è stata dura ma anche stavolta i tuoi bomber ti hanno salvato la panchina”.
Ebbene, da quella sera quel ‘Mister’ è diventato un soprannome che non mi ha più abbandonato!
Per fugare ogni dubbio è importante sapere che mi chiamavano ‘Mister‘ unicamente perché sedevo in panchina, non certo perché da me partissero ordini di pressare, alzare la difesa o di svariare sulle fasce.
Il mio compito era quello di organizzare gli incontri e le cene, recuperare le magliette, predisporre lo scambio doni e, al tempo di ‘Ciccio‘, di custodire il suo portafogli, il suo prezioso orologio d’oro e la catenina dono degli ultras della Roma.
Confesso, però, che una volta avevo deciso di provare a farlo sia per giustificare quell’appellativo sia per dimostrare che “non ero un pirla” come ebbe anni dopo a dire, copiandomi, un giovane “collega” portoghese appena arrivato a Milano, sponda nerazzurra.
Palla a centrocampo, GRAZIANI avanza e controlla a chi smistarla, io infilo due dita in bocca e sparo un fischio, lui mi guarda ed allora comincio a roteare le mani come per dire ”Fai girare la palla”, il centravanti campione del mondo che nel 1982 obbediva ai suggerimenti di Enzo BEARZOT mi guarda e annuisce.
Vuoi vedere che ci capisco anch’io qualcosa? Ma allora non è così difficile!
Scopro che il fischio non mi viene male ed allora ne piazzo un altro suggerendo lo stesso schema; ‘Ciccio‘ rallenta la corsa, mi guarda un po’ titubante e riprende a correre.
Alla terza volta però, si avvicina ansimando alla panchina e mi fa ”A Carlè se po’ capì che c…. devo fa’ … li stai a rincoionì sti ragazzi !”.
Lo guardo sorpreso e ….. ”A me lo chiedi? Io ho visto TRAPATTONI che fa così e ho pensato di aiutarti”. Lui si mette a ridere e non mi risparmia un…….. “Ma va … affanc …” che se è una località dovrebbe essere molto affollata.
Giorgio QUARTA, infatti, ci aveva appena mandato Stefano ROSA perché non gli passava il pallone e Stefano di rimando e per lo stesso motivo Giorgio, Gigi ZANOVELLO il suo ginocchio perché continuava a fargli male e “nonno” ACCORSI tutta la squadra perché dall’inizio della partita, pur trotterellando come suo solito ad ‘andatura turistica’ lungo la linea laterale, non aveva ricevuto lo straccio di un passaggio. … Capito che allenatore!
Nell’estate del 1998 arrivò anche il mio momento di lasciare la Pattuglia e di conseguenza anche la panchina.
Gli amici di Jesolo organizzarono la mia partita d’addio.
Non dimenticherò mai quel 22 giugno, un’emozione fortissima anche perché il grande Gianni RIVERA, il mito, il poster che aveva sorriso per anni dalla parete di fronte al mio letto, partecipò all’evento.
Al termine della cena che fece seguito all’incontro, prese la parola, mi ringraziò scherzosamente per averlo convocato e fatto giocare con le “Frecce Tricolori”, una ‘Nazionale’ nella quale non aveva mai militato e poi mi augurò “buona fortuna” per il prossimo incarico.
Sarà perché non ricordava il mio cognome oppure per una sua simpatica scelta ma, ogni volta che mi si rivolse lo fece chiamandomi come facevano tutti da tanti anni ovvero ‘Mister‘ , con quell’inconfondibile “erre arrotata” tipica del suo modo di parlare.
Al termine del suo piacevole intervento mi strinse in un abbraccio caloroso come aveva fatto con Gigi RIVA nel giugno di ventotto anni prima allo stadio Atzeca di Città del Messico dopo aver spiazzato il portiere tedesco in Italia-Germania 4-3 per realizzare quel goal che avrebbe fatto impazzire tutta l’Italia sportiva.
Non avrei potuto pretendere un modo migliore per ufficializzare la fine del mio rapporto sportivo con quei ragazzi che mi sarebbero mancati da morire e che mai avrei smesso di stimare.
Gli ”INVINCIBILI”, che cominciavano a dare qualche piccolo segno di cedimento, avrebbero continuato in ogni modo a portare in giro la loro allegria mentre il loro ‘Mister‘ avrebbe cercato conforto per questo distacco a oltre mille chilometri di distanza in una cittadina tedesca ai confini con l’Olanda.
Seduto non più sulla panchina di un campo di calcio bensì su quella di un parco giochi comunale, vedendo dei bambini rincorrere felici un pallone avrebbe sicuramente pensato ai suoi ragazzi. Gli sarebbero tornati in mente quei dopo partita in spogliatoi che profumavano di olio canforato per massaggi, i commenti a voce alta per vincere lo scroscio continuo delle docce, la sinfonia degli asciugacapelli ed il lungo “zzzzzzzip”di quel metro di cerniera che chiudeva il borsone blu ormai pieno di magliette sporche e sudate.
ROSSI sei sicuro che ci siano tutte?
Tutto a posto ‘Mister’, le ho contate ‘io’ (*) una per una. … Chi chiude qui?
E che ne so. Non sono mica io il custode. Dai, datti una mossa che siamo sempre gli ultimi e ci aspettano a cena!
Atmosfere, rumori, profumi e frasi quasi sempre uguali ma è forse per questo che sono così difficili da dimenticare ….. specialmente per chi, come me, non vuole proprio farlo.

Dedicato a Stefano ROSA e Mario NALDINI due “INVINCIBILI” che nessuno potrà mai sostituire nel cuore del loro MISTER.
Rivolto 1986 – Jesolo, 22 giugno 1998

Carlo Baron
(*) La maglietta n° 10 indossata da Gianni RIVERA non è mai stata ritrovata!
… sparita nel nulla ? … nonostante ROSSI “l’avesse contata”!

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