Ultimo aggiornamento: 25 Marzo 2024
Morto un capitano pilota
Il tragico incidente è avvenuto dopo una esercitazione, mentre la pattuglia acrobatica tornava alla base
di Sandro Meccoli
da Corriere della Sera, 23 marzo 1967, p. 19
DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE Rivolto (Udine) 22 marzo, notte
Un aviogetto Fiat G 91 delle « Frecce Tricolori », è caduto, stamane alle ore 10.30, in un campo di grano, poche centinaia di metri oltre il termine della pista di Rivolto, a venti chilometri da Udine. Il pilota. capitano Raffaele D’Andretta di trentatrè anni, è morto. Il suo corpo è stato trovato fra i rami di un pioppo, a duecento metri dal punto d’impatto. Il paracadute era sfilato dalla custodia. Probabilmente, il pilota non ha avuto il tempo di premere l’espulsore automatico ed è stato scagliato fuori dell’abitacolo dalla violenza dell’urto a ottocento chilometri all’ora e dallo scoppio. Il capitano D’Andretta, che era nato a Bassano del Grappa e abitava a Codroipo, lascia la moglie, Adriana Luchi, e una bambina, Alessandra, di due anni.
Le « Frecce tricolori » una pattuglia acrobatica che tutto il mondo ci invidia. La formazione classica e di nove velivoli, più uno con funzione di « solista » in determinate « figure ». Stamane, per il quotidiano volo di addestramento, sono decollati sei apparecchi, comandati dal tenente colonnello Di Lollo; il capitano D’Andretta doveva sostenere il consueto ruolo di « gregario di destra ». Per diciotto minuti, la pattuglia ha compiuto evoluzioni classiche, culminate nella famosa a bomba » che le « Frecce tricolori » sanno eseguire in formazione di sei, o di nove: gli aerei, in questa « figura » convergono sul campo, dai vari punti dell’orizzonte, a oltre mille chilometri l’ora; quindi, puntano tutti insieme in verticale, verso l’alto, per separarsi e poi ricadere ad ampio ombrello; e con le scie fumogene disegnano così nel cielo, un fiore che sboccia. Uno spettacolo emozionante di ardimento e di perfezione, che fu molto ammirato dal presidente Saragat proprio qui. a Rivolto.
Anche oggi, la « bomba » è stata perfetta. Gli aviogetti, dopo avere composto nel cielo il gambo del fiore ed essersi quindi separati a corolla, stavano rientrando in formazione sopra il campo. E proprio in quel momento, da una quota di cinquecento metri, Raffaele D’Andretta è caduto. Perchè?
Toccherà alla commissione di inchiesta, che incomincerà domani la sua opera, accertare le cause della sciagura. Due punti sembrano tuttavia già assodati: il capitano D’Andretta, primo punto, ha mantenuto perfettamente le distanze sicchè l’ipotesi di una collisione o di un avvicinamento pericoloso è da escludere; secondo: il pilota non ha denunciato per radio, al capopattuglia, alcuna anomalia nel funzionamento dell’aereo.
Le « Frecce Tricolori » costituite nel 1960, hanno avuto fino ad ora tre incidenti mortali: due in esercitazione e uno in competizione. Ma da quattro anni, grazie all’eccezionale grado di addestramento degli uomini e alla perfezione delle macchine. non avveniva il minimo incidente, sull’aeroporto di Rivolto dove, oltre trent’anni or sono, fu costituita la prima pattuglia acrobatica italiana. Questa sera, il tenente colonnello Roberto di Lollo, comandante della squadriglia, con quattromila ore di volo, ha detto: « Dopo quattro anni, la fortuna ci ha voltato le spalle; sono gli sono incerti del nostro mestiere. D’Andretta è andato giù così, inspiegabilmente, quando la manovra difficile era già compiuta, in un momento di tutto riposo. E’ questo, forse, l’aspetto più doloroso della triste giornata ».
Foto 1 tratta dall’articolo qui riportato – Foto 2 e 3 da Giovanni Roli Tonini
Si schianta un reattore della pattuglia acrobatica
A poche centinaia di metri dalla base aerea di Rivolto
Il capitano pilota, morto carbonizzato nel vano tentativo di paracadutarsi non è riuscito a richiamare l'apparecchio dopo la picchiata per la «bomba»
di Domenico Zannier
da Il Piccolo, 23 marzo 1967, p. 2
NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE
Udine, 22
Un reattore della pattuglia acrobatica nazionale si è schiantato oggi al suolo presso la base aerea di Rivolta. Il pilota, capitano Raffaele D’Andretta, è morto nel tentativo di paracadutarsi. La sciagura è avvenuta alle 10.30 durante il quotidiano volo d’allenamento della pattuglia acrobatica delle «Frecce Tricolori». I reattori stavano compiendo la spettacolosa figura della «bomba» quando D’Andretta non è riuscito a richiamare dalla picchiata il suo aereo. Mentre il reattore andava a schiantarsi al suolo, il pilota ha azionato il dispositivo automatico di espulsione del seggiolino. In effetti il congegno ha funzionato ma oramai la distanza da terra era troppo breve. D’Andretta è finito con il paracadute semiaperto appeso su di un pioppo e qui è stato investito dall’esplosione e dalle fiamme del suo reattore che in pochi attimi lo hanno carbonizzato.
All’atroce fine dell’ aviatore ha assistito impotente l’agricoltore Guido Vidoni che era al lavoro poco lontano. Lo schianto dell’apparecchio che si polverizzava al suolo – i suoi rottami sono stati trovati sparsi nel raggio di un chilometro – è stato distintamente udito anche alla base aerea di Rivolto, distante non più di duecento metri, e da dove subito sono partiti i mezzi di soccorso, purtroppo inutilmente. Ora la zona è piantonata dai carabinieri del servizio di sicurezza della base in attesa dell’arrivo della commissione nominata per indagare sulle cause dell’incidente.
Il capitano Raffaele D’Andretta aveva 33 anni, era sposato e aveva una figlia di due anni. Era nato a Bassano del Grappa ma da tre anni risiedeva a Codroipo. Era entrato a far parte della pattuglia acrobatica un anno fa e ricopriva il ruolo di gregario destro del comandante colonnello De Lotto. Erano quattro anni che la pattuglia non subiva incidenti mentre collezionava lusinghieri successi in Italia e all’estero. Nell’ottobre scorso la pattuglia aveva dato una dimostrazione alla presenza del Capo dello Stato, on. Saragat, in occasione della sua visita in Friuli. Il Presidente della Repubblica si era congratulato personalmente con tutti i componenti della formazione: dodici uomini, sei dei quali fungono da riserva. Stamane erano in volo, con il capitano D’Andretta, Il tenente colonnello Di Lollo, capo formazione, il sergente maggiore Purpura, il capitano Schievano, il tenente lansa e il sergente maggiore Montanari.
Nell’esercizio della «bomba», gli aerei in formazione scendono a perpendicolo sul campo aprendosi «a fiore» a bassissima quota verso direzioni diverse, per ritornare quindi sul luogo che forma punto d’incontro per l’incrocio degli apparecchi a poca distanza dal suolo. Sul luogo dell’incidente si è recato il sostituto Procuratore della Repubblica di Udine, dott. Diez, con le autorità militari del campo.
Il capitano D’Andretta, che aveva compiuto il brevetto mi-litare nel 1959, aveva al suo attivo circa 1500 ore di volo.
I funerali si svolgeranno nel pomeriggio di domani, partendo dal tempio-ossario di Udine.
(Telefoto ANSA al «Piccolo») Udine — Carabinieri e ufficiali dell’ Aeronautica esaminano i resti del reattore precipitato presso la base di Rivolto
da Renato Rocchi, La splendida avventura – La storia del volo acrobatico, vol. 3°, p. 93
L’addestramento acrobatico era l’impegno primario e iI programma “ridimensionato” a 15 minuti primi per le Bourget veniva provato, modificato in sede di “briefing” e riprovato ancora, in alternato all'”Alto di 9 G.91 più uno”, meglio segnato come “Alto di 9 G.91 + 1 “.
Anche quel giorno, dopo la “nazionale” andava in volo l”‘U.N.P.A.” (cioè la formazione dei piloti di riserva denominata da Di Lollo affettuosamente “Unione Nazionale Paralitici Aeronautici”, ndr) con questa disposizione:
Di Lollo
Schievano – Purpura
Jansa – Montanari
D’ Andretta
Nel ricongiungimento della “bomba”, inspiegabilmente, D ‘Andretta, da “fanalino”, richiamava in ritardo e spiattellava a cento metri dalla testata pista 24, schiantandosi al suolo.
Niente da fare per “Felu” D’ Andretta – un pilota che aveva profuso in Pattuglia passione e volontà. “Felu” valeva per preparazione e determinazione i colleghi del “team” nazionale, e soltanto la sfortuna e quel gioco spietato di squadra, che vale anche in un “team” acrobatico, Lo avevano tenuto fuori.
Doveva essere l’ultimo suo volo con le “Frecce”. L’indomani si trasferiva a Decimomannu, per impegnarsi in un impiego diverso, ma sempre esaltante.
Era il 22 di marzo, il primo giorno di una primavera
da Roberto Bassi, Il destino in una stella, Udine, 2019, pp. 95 e segg.
L’amara realtà del volo si ripresenta nuovamente a Valentino il 22 marzo 1967. Di Lollo pianifica un volo addestrativo, dove ricoprirà il ruolo di leader, di sei G. 91. I piloti saranno: Serg. Magg. Pietro Purpura (primo gregario di sinistra), Cap. Giampaolo Schievano (primo gregario di destra), Ten. Valentino Jansa (secondo gregario di sinistra), Serg. Magg. Massimo Montanari (secondo gregario di destra) e il Cap. Raffaele D’Andretta che ricoprirà il ruolo di fanalino.
Per D’Andretta questo sarà l’ultimo volo in Pattuglia perchè è già ufficiale il suo trasferimento presso la base sarda di Decimomannu (Cagliari).
Il programma che dovranno eseguire sarà composto da un tonneau a sinistra in formazione a “cuneo”, da un looping in “linea di fronte”, da un looping in formazione a “cuneo”, dal “ventaglio” con l’incrocio delle due formazioni, dal “doppio tonneau” alla quale seguirà la “bomba” e il successivo incrocio.
Le Frecce decollano alle 10.30 e il volo si svolge con regolarità. Il programma è nella fase finale; dopo il “doppio tonneau” le Frecce si arrampicano componendo il “piramidone” e, quindi, dopo aver disegnato, nella fase discendente, con i fumi lo stelo, si aprono a raggiera nella figura esaltante della “bomba”. Poi l’altrettanto esaltante incrocio dove Di Lollo, ad altissima velocità incrocia frontalmente il G. 91 di D’Andretta. Poi di nuovo tutti con il muso verso il cielo per la manovra del ricongiungimento. Di Lollo effettua un looping e D’Andretta un mezzo otto cubano. Inspiegabilmente quest’ultimo, dopo una traiettoria corretta, invece di assumere un assetto gradualmente cabrato, inizia una picchiata che, arrivata a quasi 30°, porta il G.91 (MM.6256) a distruggersi al suolo in località S.Giorgio, fra la base e l’abitato di Basagliapenta.
La morte di D ‘Andretta, che non tenta il lancio, è istantanea. L’urto con il terreno lascia allibiti e senza parole il Cap Cumin, il Cap. Franzoi e il M.llo Anticoli, che seguono il volo dalla “biga”. Di Lollo, avvisato dell’incidente riunisce la formazione e si porta all’atterraggio. Per Valentino è la perdita di un amico. Queste le sue parole che raccontano sinteticamente l’incidente:
“Decollavo da N°4 di una formazione acrobatica di 6 velivoli per una normale esercitazione di acrobazia sul campo. Concludevamo il programma, fino ad allora normalmente svolto, con la bomba. Dopo l’incrocio effettuavo l’imperiale per il ricongiungimento sul N° 6 Capitano D’Andretta. La manovra è proseguita normalmente fino all’atto della richiamata a circa 500 piedi sul terreno, con una velocità di circa 380 nodi, ed un assetto a picchiare di circa 25°-30° sull ‘orizzonte. La mia distanza dal N° 6 era di circa 75 metri, sfilato di circa 30 metri ed in avvicinamento laterale al N°6. Alla richiamata, per ricongiungere con la prima parte della formazione, vedevo il N° 6 proseguire nella sua traiettoria di discesa fino ad impattare con il terreno “.
Luisa viene a saperlo quasi subito dalle altre consorti e si precipita subito a casa D’Andretta. Questo il suo ricordo:
“Avevo appena saputo della terribile disgrazia. Ero incredula. Mi feci coraggio e andai subito da Adriana. In casa sua trovai anche Vittorio Cumin con la moglie Angela e Emma Franzoi. L’aveva appena saputo. Era afflitta. La abbracciai. Lei non aveva nemmeno la forza di piangere, era annichilita”.
Purpura, impegnato a portarsi in ala al leader non si accorge dell’incidente ma ricorda alcuni particolari di quel giorno:
“Raffaele D’Andretta portava sempre con se un portafortuna che appendeva ad un nottolino degli strumenti; era un piccolo cavallino di pezza. Lo hanno trovato tra i rottami. Quel giorno Raffaele aveva portato per la prima volta in base una persona che sarebbe diventata un grande amico delle Frecce, Bruno Garbuio, in arte Brugar, pilota ed artista. Quest’ultimo era accanto a Franzoi, Cumin e Anticoli, quando successe l’incidente”.
Pettarin così ricorda l’amico D ‘Andretta:
“A Treviso era il mio comandante di Squadriglia e si comportava con tutti noi come un buon padre di famiglia. Mi ero arruolato prima di lui ed avevo più esperienza di volo e questo lui lo riconosceva con rispetto. È stato lui a spingermi a fare il concorso per transitare nella categoria Ufficiali e mi ha aiutato nel percorso di studi agevolando i miei sforzi per il conseguimento del Diploma. Ricordo i funerali in terra di Toscana e il padre, Ardito della Grande Guerra, che ci ha accolto con molta dignità”.
Il giorno successivo, con la cornice di un’immensa folla, presso il Tempio Ossario di Udine sono celebrati i funerali del Cap. D’Andretta. Ai lati del feretro, con la sciabola sguainata, il Cap. Schievano, il Cap. Franzoi, il Ten. Ferrazzutti e il M.llo Anticoli. Valentino, con la morte nel cuore, assiste alle esequie e rincuora, assieme all’amico Riccardo Peracchi, la vedova Adriana. Al termine della mesta celebrazione i resti di D’Andretta sono fatti proseguire alla volta di Siena dove vengono tumulati. D’Andretta è il primo pilota delle Frecce Tricolori a cadere con il G.91.
Grazie per aver pubblicato uno degli articoli sulla morte di mio zio, di cui ho i cartacei originali a casa. Zio Felu, gemello del mio babbo Massimino, me lo ricordo ancora, nonostante avessi solo 4 anni e mezzo quando è mancato e non perdo l’occasione, ogni anno, per passare da Siena e portare i fiori al cimitero a lui e a i nonni. Come il mio babbo, anche lui è sempre nei miei pensieri.
Vi ringrazio per averlo ricordato.
Onore a lui e a tutti i colleghi delle Frecce che non ci sono più.
Raffaella D’Andretta
Buongiorno sig.ra D’Andretta, dovere!!! Se volesse inviarmi qualcosa di suo zio (anche foto durante il suo periodo nelle Frecce) sarò felice di pubblicato in questo blog
Cordialmente
Claudio