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da avionews.it, 8 novembre 2007 [ fonte ]

È deceduto serenamente ieri, 7 novembre, nella sua casa di Roma il comandante Bruno Vianello, figura di spicco dell’aviazione italiana.

Il comandante Vianello era nato a Udine il 23 novembre del 1937, subito distintosi in Aeronautica militare per le sue doti umane e notevoli capacità di pilota, è stato componente della Pattuglia acrobatica nazionale dal 1960 al 1962.

Il lavoro di Bruno Vianello sui Canadair

Sul Canadair in volo tra le fiamme Ecco la nostra guerra del fuoco

da avionews.it, 8 novembre 2007 [ fonte ]

SESTRI LEVANTE – “Le piacciono le montagne russe? Allora si prepari, inizia il divertimento”.

Il comandante Bruno Vianello, 61 anni, friulano, capitano di lungo corso sui Canadair tira a sè la cloche e l’inconfondibile airone dipinto di giallo punta il muso verso la montagna in fiamme. “Can 18” è appena arrivato in vista di Lèvanto, piccolo borgo marinaro sulla costa di levante, a metà strada tra La Spezia e Sestri.

“Adesso iniziamo un giro di perlustrazione – risuona la voce del comandante in cuffia – ci mettiamo in contatto radio con i forestali a terra, individuiamo il punto esatto e poi gli scarichiamo addosso un bel po’ di tonnellate d’ acqua”.

Il “Can 18” sorvola la darsena, sfiora le case del paese, incrocia “Can 10” che è già sull’ incendio dalle 7 e mezza di mattina. Dopo un’ora di duro lavoro il comandante dell’aereo gemello tira un sospiro di sollievo e saluta Vianello con un “ben arrivato, my friend”. Le fiamme sono a poco più di due miglia di distanza, in mezzo ai canaloni dove è abbarbicato il paesino di Borghetto Vara. La situazione non è allegra: la foschia e il fumo si parano davanti al muso di “Can 18” come un’ inquietante barriera.

“Salgo di quota per capire meglio la situazione – commenta il comandante dialogando con il secondo – attento ai flap, qui le manovre vanno fatte alla velocità del suono, altrimenti si rischia grosso”.

Il massiccio aereo s’ infila nei canaloni con la leggerezza di una ballerina di danza classica, vira a sinistra, poi a destra, sfiora il campanile del paese, punta diritto contro la parete di fumo e nebbia. D’incanto spuntano gli alberi e le fiamme. Vianello tira la cloche, dolcemente, i tratti del volto, prima tesi, si distendono: “Sono cinque focolai, dobbiamo fare la festa prima a quelli laterali – commenta – poi al nucleo centrale”.

“Can 18” fa dietrofront, punta la prua verso il mare. è il momento di fare il pieno d’ acqua. La rotta d’avvicinamento è di traverso al golfo che si allarga davanti a Lèvanto. I bagnanti sono tutti fermi, naso all’ insù, per godersi lo spettacolo, un paio di motoscafi e una pilotina si fermano. L’ areo plana dolcemente, a 200 all’ ora, sul mare increspato, il comandante Vianello manovra avanti e indietro la cloche per assecondare il movimento delle onde.

In poco più di 15 secondi i quattro serbatoi sono pieni: 7 mila litri pronti per essere scaricati sui roghi. “Can 18” riprende quota: inizia il duello con le fiamme. Il viso di Bruno Vianello torna a farsi teso: si piroetta attorno al campanile del borgo, poi una rapida virata a destra sotto la nebbia a pelo degli alberi e a poche decine di metri dal fuoco. Crash… e dai quattro portelloni in due secondi sette tonnellate d’ acqua piombano come una bomba sull’ incendio. La cloche vira a sinistra, la pressione nella cabina diventa insopportabile: il cuore scende fino allo stomaco e tutti e due precipitano fino ai piedi.

Il comandante si volta verso il passeggero: “Tutto a posto? ha visto? è come le montagne russe”. L’ operazione si ripete: di nuovo verso il mare per fare il pieno. Sulle case di Lèvanto s’incrocia ancora “Can 10”.

La seconda manovra di ammaraggio è un po’ più complicata: “Il moto delle onde è aumentato – tranquillizza il secondo – ma non c’ è alcun pericolo, faremo solo un poco di off-shore”.

Le turbine di “Can 18” riprendono a girare a pieno ritmo, l’aereo torna sulla montagna. Ma stavolta il comandante Vianello, un tempo pilota delle “Frecce Tricolori” poi dell’ Alitalia, ha deciso un nuovo modello d’ attacco: “Prendiamo d’ infilata i focolai dell’incendio per avere una via d’uscita più tranquilla”.

Inizia il secondo tuffo tra il fumo e le fiamme: splash… sette tonnellate d’ acqua marina e schiuma ritardante investono gli alberi che ardono. Poi, tre, quattro, cinque passaggi. Al sesto rifornimento qualcosa non funziona: il display annuncia uno dei portelloni in avaria.

“Il segnale dice che è rimasto aperto, non possiamo rischiare di sfasciare l’aereo al primo contatto con l’acqua – sentenzia il comandante – torniamo alla base”.

“Can 18” fa rotta su Ciampino, da dove è partito quasi tre ore prima.

“Pisa controllo, qui Can 18, voliamo a duemila piedi, rientriamo alla base, dateci il numero di controllo radar…”.

La via del ritorno è l’ occasione per rinverdire i ricordi, anche recenti: “Pochi giorni fa, sulle Cinque Terre, avevamo individuato una Fiat 127 sospetta, alcune persone stavano affastellando dei rami secchi – racconta Bruno Vianello – gli ho scaricato addosso un bel po’ d’ acqua e quelli sono scappati, uno di loro si è fatto male ad una gamba cadendo, poi ho saputo che è stato fermato dalle guardie forestali”.

A dritta appare la sagoma dell’ isola d’ Elba: “Vede quella macchia scura sulla punta ovest? Lì due giorni fa era una tragedia – ricorda il comandante – nel cielo s’ era formato una specie di fungo atomico fatto di fumo. Abbiamo impiegato 48 ore per domare le fiamme. Ma fino a che non beccano i piromani il problema non si risolve e noi continueremo a correre dietro alle emergenze”.

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