Ultimo aggiornamento: 23 Maggio 2019
Oggi l’ultimo saluto a Renato Rocchi che ha raccontato le imprese della Pattuglia acrobatica
di Viviana Zamarian
da http://messaggeroveneto.gelocal.it, 20 giugno 2015
UDINE. La sua, è stata la voce “storica” delle Frecce Tricolori. Per decenni ne ha raccontato le loro acrobazie nei cieli di tutto il mondo. Con quell’entusiasmo e una preparazione professionale che rendevano ogni descrizione unica, capace di coinvolgere i migliaia di spettatori presenti agli show della Pattuglia acrobatica nazionale.
Il colonnello Renato Rocchi se né andato nella sua casa in via Cisis colto da un male improvviso a 89 anni. Per anni è stato lo storico speaker della formazione orgoglio d’Italia.
La Pan è stata la passione di una vita. Lo raccontano con la voce rotta dalla commozione la moglie Lucy e i tre figli nella casa di via Grazzano a Udine.
«Amava moltissimo le Frecce Tricolori – ricorda – con tutto se stesso». Una passione che l’aveva portato a pubblicare nel 1990 “La meravigliosa avventura. Storia del volo acrobatico”, quattro volumi che narrano l’incredibile storia delle Frecce fin dalle loro origini.
Un vero e proprio viaggio corredato da moltissime foto che dagli inizi, attraverso le descrizioni delle tecnologie impiegate e dei piloti che l’hanno fatte conoscere a livello internazionale, arrivava fino al 2000. Nel 2011 la sezione di Monfalcone dell’associazione arma aeronautica gli ha conferito il premio quale personaggio che con la sua attività ha contribuito a diffondere la cultura aeronautica nel territorio.
Rocchi è stato davvero una delle colonne portanti dell’aeronautica italiana. Con la sua voce inconfondibile coinvolgeva gli spettatori negli show acrobatici contribuendo di fatto a suscitare l’interesse della gente. Amava il volo il colonnello Rocchi, amava ammirare le figure mozzafiato che i piloti sanno eseguire con precisione millimetrica, amava il tricolore che tingeva l’azzurro sopra le città e i litorali di tutto il mondo e amava descrivere quelle emozioni che lui stesso provava ogni volta.
Un vuoto grande quello che lascia nel mondo dell’areonautica. In tanti coloro che lo ricordano con le cuffie, il microfono in mano e lo sguardo rivolto al cielo mentre sorridente ne racconta le incredibili acrobazie che si stagliano davanti agli occhi.
In ricordo di Renato Rocchi, “esule in Patria”
Alle “Frecce Tricolori” dal 1962 al 31/12/1978. Socio fondatore del “Circolo della P.A.N.” dal 1988
di Assenzio Gaddoni
da “Circolo della PAN” – Notiziario riservato ai Soci del Circolo della Pattuglia Acrobatica Nazionale anno 17 – n° 30 – 10/10/2015 – pagg. 27 e segg
Il grande cuore di RENATO ROCCHI ha smesso di battere.
È con emozione ed estrema commozione che cercherò con queste poche parole di ricordare RENATO ROCCHI.
Caro RENATO è difficile ricordare una persona unica come te.
Ci si accorge solo dopo averle perse quali sono le persone speciali.
Perdendo RENATO, il variegato mondo aeronautico italiano ha perso un punto di riferimento.
Una persona diretta, schietta, poco propensa al compromesso, caparbia, determinata.
Con alterne cadute e risalite, è andato incontro a una storia che comprende le nostre origini, i nostri valori, concreti e interiori, la nostra creatività … e vorrei aggiungere una parola un po’ in disuso: la nostra Patria.
Una Patria di tutti, per tutti, con la P maiuscola o minuscola, purché si sappia che cosa significa esserne parte, portarne il nome, difenderne i principi, riconoscendovi, con le grandi, anche le tante piccole storie di ciascuno, dalle quali nasce, cresce e si misura una comunità.
Al riguardo ricordo un breve passaggio del suo tormentato passato remoto raccontato dallo stesso RENATO nel suo diario “I sogni per una Patria perduta” sulle “sue prigioni in Jugoslavia” scritto per i suoi “figli” … “per ricordare … per non dimenticare”:
“… il 1° Maggio del 1945 Pola veniva occupata dalle truppe iugoslave …
… venivo arrestato dall’OZNA (Polizia Politica Jugoslava) colpevole di “reaxia” (reazionario) nei confronti dell’invasore; per il nostro proposito: organizzare una manifestazione per dimostrare l’italianità di Pola … inizialmente eravamo in 4 studenti: Bosè, Caluzzi, Rocchi, Elmi … con la minaccia della “foiba”, venivamo trasferiti a Buccari … a Settembre al Tribunale Militare di Fiume e processati successivamente: condannati a 2 anni in un “Campo di Rieducazione” (lavori forzati) … successivamente la pena ci veniva ridotta a 9 mesi … Sussak (Croazia) e Kocevje (Slovenia) i campi di lavoro … a Febbraio del 1946 rientravamo a Pola occupata dagli Alleati (Inglesi)… mi diplomavo a Giugno del 1946.
Lasciavo Pola nel Settembre del 1947 … con il passaggio della mia “Terra” alla Jugoslavia… rientravo quale “Esule in Patria” – rifugiato a “Gorizia la Santa” (con riferimento alla 1^ Guerra Mondiale) … che nel 1947 era occupata dagli Alleati (USA) ma era destinata all’Italia.
Nel 1947 venivo assunto da “L’Arena di Pola” il settimanale per noi Esuli con sede a Gorizia … io ero “l’out sider” addetto a tutti i servizi, anche in emergenza … a quei tempi mi dilettavo a scrivere (a tempo perduto) episodi di guerra.”
RENATO è sempre stata una persona che combatteva, che si confrontava sugli ideali, un fervente patriota, dotato di alti ideali.
Avevo intuito quante sofferenze RENATO, ancora “giovane di belle speranze italiche”, aveva dovuto subire … ho sempre percepito un recondito tormento che ogni tanto veniva a galla ….. ora se proviamo a riflettere è tutto più chiaro.
Probabilmente oggi il mondo richiede nuove modalità di impegno, ma lo spirito propulsore vissuto da RENATO nel suo essere e nel suo agire, credo indichi a noi tutti la strada unica nella quale ciascun individuo è chiamato a vivere senza condizioni e senza compromessi, ricercando la freschezza della spontaneità, desiderando quel fervore che nasce dalle radici, le quali ci permettono di recuperare le grandi motivazioni.
Arruolato in Aeronautica nel 1953, dal 1962 al 1978 per ben 17 anni è stato Responsabile delle Pubbliche Relazioni e Speaker delle “Frecce Tricolori”. Alle Frecce Tricolori, quando lo riteneva necessario, sapeva essere un guerriero, difendendo a spada tratta le sue idee e, all’occorrenza, ne diventava un fidato e strenuo difensore … la sua famiglia adottiva che tanto amava.
RENATO è stato sempre molto attento a ricordare tutti i personaggi che hanno fatto la storia delle Pattuglie Acrobatiche, diffondendo i sani principi che hanno permesso e permettono all’Aeronautica Militare Italiana e alla Nazione di essere orgogliosa del Nostro Reparto.
Inoltre ha contribuito a preservare gli affascinanti ex-velivoli delle P.A.N. che vogliono ricordare, alla mente dei visitatori ed “in memoria”, tutti i valenti Specialisti e Piloti che indistintamente hanno contribuito alla “storia” delle Pattuglie Acrobatiche nel nostro tempo, spinti da un immenso entusiasmo, con il loro lavoro, la loro tenacia, le loro capacità.
Quale “memoria storica” delle Pattuglie Acrobatiche Nazionali del dopoguerra la sua opera “La meravigliosa avventura” è stata così apprezzata dal Gen. S.A. DUILIO FANALI: “È eccezionale la tua capacità di raccogliere e trasmettere lo spirito degli uomini, degli ambienti e delle circostanze, nonché la scrupolosità con la quale riferisci avvenimenti che per noi anziani (non vecchi!) rimangono esemplari ed espressivi dei momenti più belli che abbiamo trascorso con l’Aeronautica.”
Resterà per tutti quelli che lo hanno conosciuto il ricordo molto bello della sua generosità e dovremo far vivere ancora la sua vicenda come un esempio utile per i più giovani e come un grande patrimonio da rinnovare … la nostra Aeronautica Militare unitamente al Circolo della P.A.N. devono contribuire a non disperderlo.
Senza retorica, posso serenamente affermare che RENATO lascia un vuoto difficilmente colmabile.
Riflettendo però in questi ultimi tempi dove era sofferente, ma mai domo, mi pare opportuno far emergere la testimonianza che il suo vissuto ha messo in luce, cioè: il centro della Sua vita.
In RENATO c’era un centro di attrazione di tutto il suo essere e di tutto il suo agire: le Frecce Tricolori.
Incontrandolo si coglieva con evidenza questo. Non si potrebbe comprendere la ricchezza, la varietà e l’incidenza di tutte le sue opere, se alla base non vi fosse stata questa relazione profonda con le Frecce Tricolori !!!
La sua passione: vivere e comunicare la “passione” per le FRECCE TRICOLORI.
La sua scelta radicale non poteva non far nascere questa grande passione: descrivere il “Volo Acrobatico” sempre e ovunque, al fine di far nascere, risvegliare e coltivare l’amore per le Frecce Tricolori, che innanzitutto viveva nella sua persona.
Caro RENATO molti Soci del “Circolo della P.A.N.”, di cui sei un “fondatore”, hanno continuato a chiedermi di te … Soci che hanno potuto apprezzare la tua genuina passione, generosità, entusiasmo e virilità d’intenti, di una vita indirizzata sempre ai più nobili ideali , vissuta con slancio e pulizia morale.
Conoscendo la tua inalterabile “passione”, voglio innanzitutto esprimerti il mio ringraziamento per quanto hai sempre manifestato dando spassionatamente risalto alle tue Frecce Tricolori.
Sei stato un riferimento per migliaia e migliaia di appassionati delle Pattuglie Acrobatiche Nazionali.
Infine caro RENATO, oso sperare che la tua passione, la tua dedizione, la tua rettitudine, con le quali hai sempre operato, vengano tenute in debito conto nell’aldilà per ogni possibile riconoscenza e ti valgano per trovare posto tra i giusti e godere del meritato eterno riposo.
Grazie RENATO, che il Signore ti conceda la pace eterna.
Sentitamente esprimo le condoglianze e la vicinanza di tutto il Circolo della P.A.N. alla famiglia riportando la dedica che lo stesso RENATO ha inserito nel suo libro di ricordi “sogni proibiti”:
A LUCY, mamma meravigliosa di SUSANNA, PAOLO, CRISTIANA e moglie mia … indomita!
... così Pietro Purpura ricorda Renato Rocchi
RENATO é stata una persona schietta, dalla parola diretta, pronta e sempre giusta.
Provato da una guerra e ancor di più dalla perdita della terra natia, dalla quale é stato forzatamente separato, ha saputo, come molti altri giovani della sua generazione, costruire con impegno e forza il suo futuro.
Arruolato nell’Aeronautica Militare come Controllore di Volo.
Fu il primo Ufficiale addetto alle Pubbliche Relazioni, quando ancora di queste non si conosceva il significato e fu la prima “voce”, il primo “speaker” della Pattuglia Acrobatica Nazionale.
Una “voce” che ha accompagnato il volo a milioni di persone, che ha raccontato, descritto, illustrato gli arabeschi delle Frecce ai mille nasi all’insù che hanno portato per sempre con loro la calda voce di RENATO e le sue parole. Un uomo che non raccontava freddi dati … ma calde emozioni; che sapeva incantare con le sue parole.
Uno “speaker” inventato … auto costruito … ma di prim’ordine.
E poi l’impegno nel gestire la parte burocratica relativa alle relazioni pubbliche che lo tratteneva sempre fino a tardi. Ma lui ha amato il suo lavoro come ha amato la sua famiglia.
Per lui le Frecce Tricolori erano la sua vita.
È stata sofferenza distaccarsene e sofferenza lasciare l’Arma; ma RENATO aveva il volo nel cuore e la sua forza l’ha messa a disposizione di quelle Alpi Eagles che, di estrazione Frecce Tricolori, per un decennio é stata la “pattuglia acrobatica civile” più esaltante che il panorama europeo possa aver vantato.
Anche lì la sua “voce” e la sua opera sono state determinanti… uniche.
Non possiamo dimenticare i libri che ci ha lasciato … testimoni di una passione per la cultura, il volo, la storia e le tradizioni che sono riferimenti ancora unici nel panorama editoriale sulle tematiche aviatorie.
Caro RENATO, accanto a te ci sono i tuoi cari, i tuoi colleghi di un tempo, i tuoi amici … tanti.
Buon decollo RENATO!
Lassù ritroverai li amici che ti hanno preceduto e chissà … forse anche là commenterai i loro voli nei cieli azzurri davanti al volto di DIO.